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La commese-^ chiamma vostra i accossi ppor^ posa , t mmassiccia , che m' ha schiaffato la penna 'nmanp , c mme fa ffare fenia vre^ gogna sti quatto scacamarrune nformt dc suppreca^ tf{{5 chc pe mmeserecofdia vcgUa-* u defennerc no poverieUo , che ccotnmc fro^ stiere i ghiuto dcg porta ^nporta cercanno pt lUmmostna quarche pparoU -Napohtana* Aggiate pcr^b nformamiento , la qualc-^ mentecosa no Siampatore^t che s' i 'nnam^ mccato CO *Napole , co. ttutto cche ssia nar to diece ciento miglia lontano , ha boluto torncire a stampare chest antra vota lo C::n^ to de U Cuntj Trattcnemient^ de li Pecccr rille de J^ Qavalicro Ghmmattista Vasile t che se vo^e fa chiammare Gian Alesio Ab^ bat tut is , ni ssapenno addove shatters ha data de pietto a mmene , ehe V avesse cor^ ^ Tietto , pefchi V arigresta de V utema stam-^ pa /' avea fatta na tnagriata de manera , che mmanco lo Patre ( che' Id Cielo t ac^ A3 ^0- 6 lo^Ua 'ngrolia ) se fosse 9ivo » /' averria canosciuto ft ffigUo su/o. Jo mb ^ ch' aggio 'ro core, de fremmone ^ e na forta a la vo^ ► hntate ^ ch< ssubbeto ad ogne ttonolata se spapanmia , protf^esse €od* ogne cciiretate M ria sempreci aperta de vocca fardt^ lo ser-* 91110 ; e ttamoechiii che se tratiava i' aju^ t0re no pov€r(^ Popillo , figlio de no P^atrc \tant^ aidotto , shejato 'neiemc mtlia Jirrure de la mdlfi pratteca de li Sonature. Aggio fatto lo pposseloU per le schiafare ^nciior^ fo ehillo , ihe le mancava » anb che sefos* se amm^nato , < jfanose canoscere commera nato E che non aggio fane ? mme sh ppuost^ irinto a li soppri\ic dt nottt , t ie juorno fe llevarela da tanta porcarie . Ma daph ^ i^averence fatto jcheste , e mmui autre fati- €Ke caretative , ^dette Segnorsinc % li quale perchi pponano V acchialc a lo naso ^ se credeno de doveh p^rtare dereto* tutto lo ) munno , co na storciuta de musso ^ e na sgargiata d uocchie so ghiute decenno : E .- comme ave^ardeschu^ un ch* h naio at i Jojo de venire a fare il Correjeitore in co- } testa Civiii, e mmcttere I'assisaTa letter- j za ? Merdarebbe it presentoso una crode- lissima spoliatiira . Un pugliese coppula » piatta far del hello ammore in una Napn- li , dove 'nee songo perzone cne ppesano un wntaro Puno, c ffuorze- cchiu ? Vede- te i 7 te lie sa ftriver^, e f uol ftr del saputello Tiella lingua Partenopea ? qui ci- TOglion^ dite mm, quinci due %tf colinci due altre» c ba scorrenno. Ora chisse tab se trticno de mm^ave tro-- vato sttto I scavo^o , ^ncaruso , e senia ne^ tciuno pe mmene , i pperione to pe Jfareh no sommacco , e ddareU a cconoscerc ckt pparUno a sguano , c non satincr nfi a rrum^ mo € hussx> J it sta quartra me nn'oppelto rettOL t^nuto a lo jast^ trehonah it li VU^ le ngiigne vuostre , d ^f {6 che mmc po^ ^ate dare raggigne s^ogghruvna^v'tipfre^ senro sto scritto 'nfatte, e *niu/la\ E ^rriprifn^ ma ed amemonia sacciano ft bostre mtitc tlustre 9 ca to porjiae i se be non tdngo Napoletano aggiv fdtt^ le rtegregt)ti^e Uefc fe me mparare jso patlamiento , pocca quart* no venette a sto potest ^ ^e da tea ad otto fanno decennove anUf ^ me nnammo' raje de ste belle parole , the mme p^revan^ tanta pataecune ia potereme arrecehire h cellevriello ^ tamocchiii cm tn atleeoriava i* avere lejuto a le Fpistdte it Cecerone ad Atteco chfchillch gram PoMPi.O 'Mpanmofe Rommana , tassaje lo ppartau latino % r boie parlare Napoletano , comme se ti ac^ cor\e p9r\t chillo grann ommo de Iq Som^ monte , che lo notaje a lo cap. 6. de lo lib* I. de la^Storia de Nspote , perchi es^ senno lo pparlare Napoletano mleto grieco^ A 4 > 4 e mmU%o latino^ U farevB na tfmesai ahiu ssaporita. lo mo chc so ghiuto scmpre ap-* fjiess0 M lo GrUco , fc mmt ne sa^iare ^ ^epa pania ,^ no nee aggio lassato quar^ tiere , ehia\iej funnaehe , vichc , e hiearieU le ^ pe nfi a cehille , che no spontdno ; e eo tiutto che lo Lavenaro parte de na manera^ € ccotte pejo ha mutato 'n tutto lo pparla' re J £ lo Muolo phciolo de n antra : pure pe gratia de lo Cielo tant" aggio maenato wroccoU, e ttor^a , {^ee tani ^ggie Jtjuto tuon* Auture ^ che mme ne rentennp quarche focorillo'. Voglio dieere mh , casaccio lo foril comnC hanno scritte chilt uommene de la maglia antica : e comme scriveno It mo-- Heme . Ma pehhi lo pparlare Napoletano non fa comtn' a IV autre llengue che se por^ tano dppricsso V addi^^ionarie-, comni' a dieere wo lo Latino / ha ffdtto lo Colapino , lo Toscanese ave li Cruosce , lo Gricco stadia ' V allcssfco , e aciossl tutte It autre Nna{iu^ ne : mm\i parget o cosa commeniente lassa,^ relo stare sto povero Pepillo eo cchclla Ar^ 'tocrafia^ che IV avtya lassato lo Patre ai^ jioi^ cornmt , V aggio frovata a lo primo li^ vro , che fu stampato da dever{e Stampa- sure jornata a ghiornata » secunno , che ghitvatio ascenno . Addove lo buono Patre ,5ujo , chc npn voleva lo ssopierchio , che rrompt lo copierchio , scagno de le ddqje tarn > doje nn^ ed autre chiajcte , che pannb ': ' ' ' ' ' * ' ' c{r- cer^nno sii varvante, tf ^/hdlc pparoft per* TO , che non Ji hanno pt nnatuta lloro , nee ave puosto na cicrto signo , che no Grieco to . chiammarrid spireto , a:r^b che nee dassero chella hotUc^Uat die cchisse nee vonno dare ct> ttanta mm.y e itanta nn , c ssenia- chesso be Id sa lejere chi e Nna-^ poUtaitan ca chi i ffrostiere , miettece. chdle lettere^ che huo)e\ ca maje lo llcjarrd buo-^ notse no lo seme lejere a cquacche Nnapo^ letano , o ad autro che n* J pratteco a sto pparlare. Ona po ca starriano fresche II au- tre llengue , che pernuniiano ciento miglia , lontano da chello che scriveno . Ma chisto i no gliuommaro , che se lo volesse sciarvo^ gliare nee ne sarria pe x:cra}e » pescraje , pescrhno , e prescubna poqi . Vasca ea rf autro juorno se lo tiempo me leva ccrte idl^ le da capo t e eeerta fogna da euotlo , vc lo boglio provare eo cciento regale d* Arto^ crajia , e ^uor^e fuor\e ve farraggio lejere li fenoneme » e jfrase de lo pparlare Napo^ letano , eh* aggio nfi mo adonate , co mmil-* lama milia asservariune , e ve farraggio di^ cere ; O ^uodo aff^ ^ costv)^ j^ aierdevold di gran lod^ 9 perchfe ha fatto cqse > che non ban cureggiato di farlo i passeggiani . Ora Colennisseme miefe chisto i lo scrit^ to mio M IV uso de Romma breve ^ e ecom^ pcnnejuso , c se *dirrite eapiato nforma{io supra sposeto; tenitc pe ccieuo^ ea, non sar-^ A S rai^- raggiQ contomaceX £ co cchesto aspetfo t^ settenim nfavore » e quanno. autro nh , sti^ lo pe avere fattot la careiate cO ttanta pron^ tei^a > che da stropj>iata ch' era sto livro V aggia fatta fettare U stanfellc , con chc lassannove 'i U Segnorie vostre sc coverna-^ no , mentrc ia preganno lo Ciela , eke v^ schiaffa no delluyia dc buone juorrn ^ mmc re^a^uiglio. ' • Se fX St 'NMITANO A LLI^RE LO CUNTO DE LI GUNTE CORKICTTO DA le SCGNORE Ma^ILLO ' Repf©ne Tutu sdbne JNjctate eo sto S O N E T T O De LO M. Rr & D. PF fpaflareve ccl no pocorillo^ O^peccerille (W priefto venite Mo * che icoivMxQr lejere potitc ^ Pocca. corriette T ha compa Mafillo I E buje giuvene mieie: pe na tahtUIo O che dale coleriche ,. o tedite , SpafTareye a fti Cunte potarrite ,^ Azz6 facciate cchiti da Maflo Grillo r Retrovamte- fpaffe co gran frutto , Non efsenno fte cofe de verrilley, Ed avertite gufte da. pe. ttutto .^ Lcite Viecchie, ca pe%ull ffe chilly Lizete fongo cchia ; pocca a no aiOtti» la ve trovo« j^erzl pe Ppeccerllle • 9 h 6 Lft ;• 4 :i o 1 . IS LQ CUNTO. DE LI CUNTE NTRObuZZElONE A U TaATTENEMIENT£ DE U PlC^ CERILLE • TTKJ prvuntej^ stssciMmo ^L chille dt Is Jl ntagUa untie a , cbe c4>i ctrcd cheUo , cf^ non deve , trovs ch&ilo , che non vole \ e cchia'* ra cosa ^ , eke la Scigna ft cauzare It stiva* h restafe ^ncappata pe lo pede , comme^ socces* jf a na sctisua p9zMent0 , ^te n^n anenno por* ^dta mafe sckrpe u U piede , v^/ze portare C0* TMia *nc4po 'y tns perM tutto /o stu^ffo mp^" ta Is molsj e unm vme^cbe scant s tatfe: all* mtema , svemrose pt mrnala strata as9rpa$p ehelU 9 ett toecava ad astro , ^ncappaft a la toes de li cauce , ^gsanto s& «* era eeiik sa*. glint d ^mperecueccoTe , ^tmnto fs maggittre /# . vrpcielejata , de la mamera , cbe esecQta . Jce , ch' era na vota lo Rf^ de Valle pelofa, to quale aveva na figliaohiam- mata Zbza , cbe ccomme n' autro £o- roafto ) o n' aufro Aracrete non fe vedeva inaie ridere , pe la quale cda lo fcuro Patce ^ che non avevaeauteo fpireto , che ft*iineica 6- fUa, non laflava coia da iatc pe ilevarele ia ma* ♦4 Ntroduz^eione xnaranconia , facenno venire a provocarele lo gntlo , mo chtlie cfae cammitiana 'ncoppa a le jnrnlzze , -mh chtlie , -^ the ppaiTano (^into -a lo circhio, mb If mattacine, mo maJfra Koggiero, mh cbille che fiatmo faoche dtf matio ., mh le forze d* Ercole , mh lo cane ch' addanza , mb vracone che flavta , mh P Afenp , che beve a lo be:chiefo , mb Lucia tahazza ,, e mb na co- fa , mb D'^autra.' ma tutto era tiempo perdutOi ca manco lo» remmedio de mafto Grillo^, ilian- co I^ erva Sardoneca ,. maiKo na floccata a lo dtaframma. l^averria fatto fgrignare no^tantillo la vocca: tanto cfie lo povero Patre pettenta« Te L^utema pnM| , mm n^ientia nmto > Chit (a* Tfr, detie ordctie , che fe fkcdR na graa fonta- na d' uogKo nnante la porta de lo Palazzo co ddeiigno y che ^lezanna 9 lo ppaf&re de b Getite , cIk iacevano comm* a fformiche lo ys« canene pe ccbell^ fir^a: ? .p9 jdoq* fe fodogntce H v«fKte averrian^ -fette zumpe deGrillo vibvi- M: (tr fl&psj^ J. e'ococzeie de Lcpaxo » fcutikn- ao » e '{noFratmofe cfaifto ^ .e ccoiib' ^ p6te(fe ^oceedete <5o(t^ pc la^ (juair le icafqptOe.a. r ride- re . Fatta addonca ^ i^ntaoftr e Oanao ^za . a. la fenefka , tanto comf^a , ch' era mt|»>a. ^ito ,. venne a fciorta na vecckia ^ la .quale ^- zoppanrto d^ tia. ipogna.PiK)gtio , ne -ncUeva n* agHariello , ch*; aveva portato : e ni«iencre tutra fflfacennata i&rev^ m nfaicajt^egna , tio ctert^ tentillo paggra rffr corte , tiiair ha vrec- cidlla ^.-accofsl a ppilo^ cbe.cogluita I'agUaro , line fece frecofe r per la quale rofa ta veccina> che noil aveva pUb ar la ieiigua , -jiV portava 'ngroppa ^ votatafe a lo paggi» 9 comefiiaie a ddirele • Alv ^accaro y (vak^^ Vncardufo > pifoi^- liet- De la Jornata I. 15 Uetto , fautarieilo
  • nutfa caanlrm , ente ca p«. re li pulece Isaono la tolTe , v fe noti piglie la Prencepe oe Campo Tettinna .. Zoza , %fae ftntette fie pparofe , Jece chiammare la » Vec* chia y e boze iipere ad ogne cuhto^ fe Uaveiira 'ngiuriaft > a ianemmata >. e la Vecchia refpofe. era facce, ca f!a Prencepe ,. che t* aggio Ihen- tovato ^ na pentata criatura, e chiamnfato Tad- dec ) Jlf quale pe. na^^aftemaia de na Fata , a- -.ven^ i6 Ntroduzzeione venno dato 1' urem^tnano a lo quatro de (a vita, i ftato pubfto drinto na feberura , fora le mmura de Ja Cerare , dov' b no ipetraffip fcrit- to a na preta , «he qualefevoglia femmena che 'nchiarri de chianto 'ntre ghiiwrne na lancella, che. Iia mmedefemo (fSce appefa ' a no crocco , lo farri reforzctare , e pigliarra pe rnmarito ; c perchfe fe 'mpoffibele,che duje uocchie omane pozzana pifcioltare tanto ^ che facciano zeppa na lanceila accossi granne , che le^^a miezo ila* to , fi non'foffe, con^mo aggio 'ntifo dicew , chells^Geria , che fe fece a Rom ma Fontada de lagreme : io pe vederemc deileggiata , e coC- fiaca da vufc ^ v' aggio data fta jaftemma , la quale prego lo Cielo , che te venga a coli pe mmennetta de lai'ngraria^ che mm'> ftata fat- fa • Accpfsl deceano /sBIaje pe le ^rade-^a ba- icio pe paura de quanhe 'ntofa. Ma Zpza a lo mmedefemo pumo rommetianno , e mmazze- canno le pparele de la Vecchia , le frafette a la cecotena , a la cararozzola , e botato no centimmolo de penziere , e no molino de dub* bie fopra (lo fattp , all' utemo tirata co no flraolo da chella pafTione, che cceca lo jodizio, c /ncanta lo defcurzo dtll* ommo , pigliatofe na mano de fcute da^ It fcrigne de lo Patre , fe ne sBlaje fora de lo Palazzo , e tanto dftnminaje , che arrivafe a no CaAiello de na Fata » co la qiAiIe fpaporanno lo core , efTa pe ccompafTione de ftpccssl bella Gtovan^, a la quale erano du* je fptrunc a Aarela precepetar^ e la poca aje* late, e Pammore fopiercmo a cofa fcanofciuta, le Aeze na lettera de racconimannazione a na fore fcja puro fatata : la quale fattole gran compremiento ^ la matioft, q^anuo la igfitte fa jet. De la Jorn^ta L 17 jettare lo bannodall^Aucielle, a chi avefle iff. Ho na 'morra d' ombre negre fperdute , che fe le farr^ no buono vev^raggio, fe dette na bel* la noce decenno ; Te figlia inia tienela cara j, ma. non J' aprire maje ^ fi no a tiempo de gran- ne abbefttogno, e co n* autra lettera 1' arreco- nunnaje^a n' autra fore : dove dap6 luongo' viagglo arrtvata , ^a. recevuta co la medefema ammorofanza , e la mattina ^pe n' autra lette* ra air antra fore , co na caftagna ,. dannole la Aiffo avvertunento , che le fu data ca la noce , c da po avere cammenafo , jonze a lo CaC^ieL jo de la Fatci , che ffattole milJe carizze,;* lo ppartirefe la .matina , le confegnaje na nocella CO la fteflSr protfifta , che non V aprefle maje , fe la neceffet^ no la fcannava . Avuto fte cofe Zoza , fe tziefe le gamine 'ncuolio , e tanta vo- taje paife , tanta paflaje vuofche , e fciommare^ che dapb fctt' anne appunto > qfuanno lo Sole ha pooflo' felia pe correre le flblete pofle , fc&- tata da corvette de li Galje , arrivaie quafe fjpodata a campo retunno , dove primma ^ ch« traike a.Ja Cerate , vedde na febetura de mar- jnoro a pede na,.FJontana , .che pe vedereft drinro no cren^iienale'de porfeto , cniagneva la- gteme de criflallo, da dove l.evato la Lancella, che nc* era appefa , e poAafella 'nmiezo a l|s famme , con^m^nzaje a flare \i duje fimmolt CO la Fontana : e nqn auzanno maje la capo da lo voccaglio de la Laa male fu- jo no nc' era tennnedio \ e cbe noa fe {K)teva lamentare d* anno che de P uocchie fuoje , che mvevana male gnardato la vitelfa de le feeranze feje» s^abbiaje pcde catapede drinto la Cetate , * *>ve 'nttfo le flreftt de lo Prencepe^ e la befla razza de mogllere, che avevj^ pigliatO:, fe *ma-. genaje fiibetO'> comme poteva ptdSite fto nego« do ) e ddifTe fofpiranno , che doje coft negre 1^ avevano pofta 'nchiana terra : lo fuonno , e oa 1 De 4LA JORNATA r. fj nsL fditava ; pare pe tttnmre ogne co£i poffi. bele contro la morte , da la quale ^ fe dtfetme qnanto cchiii pb ogne anemak, fngUaie na bd« la ca& faccefronte lo Palazzo de la Prencepe , da dove nm potenna vedem T IdolQ de io cote fuio , c^ntemprasra a lo rnmanoo le nimara de ia Tetnpio , dove. & cbindeva lo bene.^ cfae ddelederava . Ma effenno vifta no iuorno da Taddea , cfae comtn* a fportegiione volava fetn- pre ^fltuosrno a chella 'tieg^ nocte de la Sckw- Ta , deveiHHie ti' AqaUa ^ntenere meme "fitc^ ne la peraona de Zoza , lo Ccd^ixit de IL privi- legte de la namra , e lo fora mtne' ne cfctani»» de ii tennetie de k beliezza ^ de la quale co& addonatofe k fcbtava fece cofe deirautro tmmno: «d eflenno ^13. pfena de Taddeo, menacclaje 1^ marito decenno. : se fenestra no -levarey ml pumm s 'ventre dare , e GicrMiello m'azzoccare •. Tad* deo, che ^eya cuocola 4^ Ia«nz'za fb;ay trem^ xnanno comm*^a ghiuaco , de darete df(giiflor ^^ fe icraihtje comm^ arma da lo cuorpo de^ la vU Ha de Zoza , la. quale vedeanofe itvare ^o p(K CO de forzico a la debolea^^a de fe fperanze A» je, non fapemiOyChe pattito ptgliare a doaftrk^ mo abbefaogno, le vennero a mmehre It doo* ne de le F&te, ed aptenna la noce ne fcettero no 'naimiiozzo quanto a naPipatieifo, Ia gargari/eme, .e paflavolante ,* che pareva na con^^ Junno , nne paflava PizziUo , e fe lafllava dcfero lo ce* cato de tV)Unza , e lo Rri de T Aadelle , jo 5[uale vifVo , e ffentuto a ccafo da la fchiava , e ne Vnprenaje de manera « dre cIiiamnMit«> Tad. !^b N T R O E U Z Z £ r N B Taddeo ) le difft : si no avtre ckilla fiscinosMj f the eanfare , mi ptmi^ a ven$re dare , e Qior^ getiello m4zzoccare. Lo Prencepe , ch«'s*ave» t- £itto mettere la vaida da bemaguallsk , manna* f je iiibero a Zoza , fe *nce lo voleva vennere ; { la quale refpofer , che n' era roercaqtefTa , ma j che fe voleva 'nduono , fe lo pigliafle , q^ ne I le faeeva no prefiento • Taddeo , che aJlancava / pe ttenere contenta la mogliere , azzb le por- | tafTe a lace Ip partoro , azzettaje l^ ofTerta : ma ^ da 11^ a quatto autre joorne Zoza^;>erta la ca- | 'ftagna, ne fcette na Voccola eo diiaece Polecu Ae d* oro , li quale puofle 'ncoppa la medefema t feneftra , e bifte da la fchiava > ne le venne go* | lio dalP oiTa pezzelle , e cchiammato Taddeo , € moflratele accoFsl bella cofa , le diiTe : si €hill» Voctola no pigltare , mi pttnia a ventre I dare , e Giorgetiello mazxficcare , e Taddeo , \ cht fe lafTava pifliare.de filatielle i^^e ghiocare de coda da Qa perra cana ^ mannaje de nuovo a Zoza , offerennole quanto fapeflfe addemman- jiare pe^iriezzo de accofsl belta Voccola , d# la quale appe la fteffa refpofta de primmo , che 'nduono fe laveffe pigitata, ca pe termene de vennetta *nce perdeva lo tiempo : e tflfo , che son. poteva farene de manco , fece dare da la neceflet^ mazzafranca a la defcrezzione ; e fcerfiicchiannone fto beHo voccone , reftaje am- xniffo da la liberalet^ de na femmena , elTenno de natura tamo fcarzogne » che no le vaftarria^ no tutte le verghe , che beneno dall* India . Ma pafsanno autre tante juorne* , Zoza aprette la nocella , da la quale fcette fora na pipata , che filava oro, cofa veratnetite da ftrafecoure , chie aw acco&l ppriefto fy pofla a la medefima fe- ne- De la Jornata !• ftil iKflra , cbe la fchiava datoce de nafo cbiamina- jc Tad dec , decennole ; si pi fat a non accatta^ ^ re y mi fun i a a ventre dare , tXjiorgetiello mazzoccare .^ e Taddeo 9 che fe faceva votart comm' Argatella , e tfmre pe lo nafo da li Ibpeibia de la mogliere , da la qoale s^ aveva bxto accavallare , non a.venno core de mannare ]>e la Pipata a Zoza 4^ce voze ire de per/ona» arrecordannofe de lo mutto , non c' ^ fnin«giio mifsO) che te ftirso> chi vole vaga, e chi noa vole^mauna^^ chi pefce vole vodere, la csda* fe vb nfonnere , e pre^atola grannemente 9^ fierdon^re la mpertenenzia fo ja pe %siioIe de na prena, Zoza che ne fe ieva* *nfecolom co la caufa de ii travagiie fuoje , facette forza a kt (lefsa de lafsarefe flrapregare pe trattenere la voca , ^ gandere ccbib tiempo cfe la vifta de lo Segnore fdjo , furto de na wtitta* fchiava , alP utemo dannole la pipata , coram* avea fatto de li'iHitre ik^ofe , primma che nee ia conzegnf ffe , pregaje cheUa cretella , ch' avefse ^uodo 'n core a la iSbiifva de fentire CQnre. l^addeo, che fe vedde Ja pipata 'n tnano, e fenza sborzare uno de cien« to vinte'a ccarrino , reAanno amniifso de t^^nta cortefia , 1^ aflferze lo (lato , e la vita 'ncagno de tante piacirei e ttornato a lo Palazzo, det- tela pipata a h ibogliere , chr non acco&l priefto le la mefe 'n2ino pe joquarefenne , di» erze n' aminore 'ilfomia d**Afcanio *nzino a *4one , che le mefe lo ffijoco 'mpietto » poeca le veAne accofsl «caiido Idefederto de (entire Cunte , che nott pOt^no refiftere , e dobbetan* no de toccarefe la vocca , e de fare > y iiglio che 'i^fettaise na nave«de pezzienre, chummaje lo toarito ^ e le diise : * /» ¥0 vtnirs gente , # %i " NtEODU^ZEI ONE Cnnte contare , mi punt a a ventre dare , r Ciorgetieilo mazzQCCsre • Taddeo pe levaref nne fcegliette lolaroente dece de Ie imiie§|K> de la Cetate , die Ie oarzera cchili provecete , e pparlettere , cKe Sbio Zoz4 fcioifata, Cecca ftorta, Meneca. voKZoIofa, Tol- 4a naittca, PopA^fcarremta , Aatonelia ^avofa , Ciulla tndtfuta , Paola sgargiata, Ciommetelhi ftellofa ,' eGhiacova fquaqiiarata, Ie quale fcrit- te a n^ carta y e ilecenztate 11' autre > ^ aixzaro CO li^fchiava da fotta* a lo barda^chmo , e a' abbiaro paliHo palilfd a do gtardino. de lo Pan tazzo ftiub , dove li ramme fronnutt eran<^c« cossl nrricate , che no Ie ppoteva fpartire loSo^ fe CO la pratteca de-'U- n^ge, e ^sedotofe fottp no pavegAone commegiiato de na pergola. d*uya, 'nraiezo a lo quale fooKe^^- na. gran fontana , Maflro de Sc»Ia de Ie Cofte(cuine^, cbe Ie 'mej^ zava o^ne ghiaorno de mormocase y commenza? ie Taddeo accos$l*a pparjare * f^oti b cchiiiaofa. grolloCi^ lo mdnnotma* gne femmene meje 9 (j^ianto* lo ssettfire li iattt d' autre ; ni feosa ragieB»;^«i^^ cbtllp gra« Felofo^- mefe IP utensa felecetate de it' onima ^(entire ointe graziufe ,«pocfa auioiiamiO'Core de gnfio*) ife. %Mi|atraao 1' aila«|i9 > f« d^4fiaito *' a li »£ L^ JOKNATA I» ^^ a li penziere faftidiufe , e s'allonga'Ia vita;pe lo quale defederib' vide II Anifcianc laffare li - iunnache , U Mercante li trafeche , ii Dotture Ic ^:can(e> K Potecane k flfacenne , e banno- canoe Sierte pe le Barvar^e , e pe li rorielle de ii liacchiariuie fent^nnQ.novellanze, avife *nincn- tate , e gazzette nti* £axo\ Pe la quale cofa de- vo fcufare inoglierema , che s* ha schiafiato 'ti capQ ft'omore nukhcon^ de. (entitle cunte ; e pper^b se ve piace de dare 'mbrocca a lo sfiolo de la Prencepefs} mia , e dde cogliere 'nmiezo a le boglie meje » farrice contente pe fti quatto, o einco juornei che ftan*^ a fcarrecare la pan- ^ J de contare (^ne ghiorqata m> ctfnto p^ nno de chiile appunto>, cite ssoleno dire le Tfm chit pe ttnkttenemteim) d^ r H' peccerilte , trovan- BOve fempe a (lo laoco (tifso , dove , dapb ave« te ngoHtito , fc darrk prencipio a ccbiacchiaria* ft , termenannbfe la j^mata co qoarche Egroca, che fe recetarri da 11 medefeme sfrattiKpanellt nnofire , pe ppaflare allegramente la vita, e tri« flo chi' wiwt . A (te pparole kzz€Jttaro tutte do la i^ botst ,. fi sfimfr'g s^^fa farrivart da no Taverffaro , a IP utcmo le d^ na/ masb^ za y la quale casti^a la gnaranzia sa/a ,, fa fagare la pene$cn%ta a IP Ojte de Jafuriaria^ t arrecchhce la ^asji^joja ^ CHi dlfle ca la. Fortuna ^ccecata , fappt cchiu de maiiro Llanza^ che le pafTa, poc- ca h cuorp^ verajp^te 4a cecato , auzaaao mperecuoccolo gente , cbe no le cacciarrifTe da no campo de fiire , e fchraflfannQ. de cuorpo merra perzune , che fso lo (fciow de 11^ nomme* ae , comme ve farraggio a fi^ntir^ • Dice I ch' era na vota a U^ Pi|»re de Mare* fjliano na FemmAa da bene chiamnuta Mafet a, la quale otra a feje fquacqiiare Zitellc zite, comm' a feje perteche , a^^va no figlfi mafcoio accofsl vozzacchio , caccia P appafcere , che non vafeva pe lo juoco de la flete , tanto cb# nne fteva 4(omm' a fqrofa , che pporta lo taccaro i eson JORNATA U , - ^9 • non era joorno, cfae no le decefse ; Che nee faje a fia cafa, pane mmarditto i fquaglia plerzo de catapiezzo, Iporchia Maccabeo, fparafotina , chianta malanne , levamette ^da nante , fcola vailane , ca mme 'iitfte cagnato^ a la connola , e ncagno de no pipatiello , pacioniello , betU nennillo, me nee m puoftoyio majalone , pap. palafagne • £ eco ttutto cheflo, Mafella parla- va , e ilTo &fcava . E bedenno , che non c* era fperanza , che Anmono ( accofsi b chiam- mava lo figlio ) metttHk capo a ffare bene , no juomo fra IV saxtri , avennote lavato bona .la capo fenza fapone , deze de mano Sk no lagana- turo y e'le commenzaje a ppigiiare la mefura de io ieppooe • - Antuono , che qaanno manco ft credeva fe vedde (lecconnejare , pettenare , e [ nforrare , coiffme le potte fcappare da le nima- i * no , le votaje le ccarcagne , e tranto' cammena- I je , iicch^ iemmiero le 24. ore quanno com- ' ! menzavano pe le pporech< de Cintrella ad af- lommarefe le Ilocernelle , arrivaje a la pedamen* I tina de na montagna , accofsi auta , che ffaceva a ttozza martino co le nnuvole , dove ncoppa I a no radecone de chiuppe , a ppiede na grotta lavorata • de preta pommece nc' era fediito n* Uerco ; o mamma mia , quanto era brutto • Igra chtfto naimuozzo y e Oreppone de fefcena , aveva la capo ccfaiii grofsa , cne na cocozza d' Innia , la fronte vrognoiola , le cciglU jonte , Paocchie flravellate , lo nafo ammaccato co ddoje forge f che pparevano doje chiaveche ma- jefte , na vocca quariro no Parmiento , da la Siiale fcevano doje fanne , che 11' arrivavano a 'oflfa pe7zelle, lo pietro pelufo, le bracciade trapanaturO) le gamme a boU de lammia, e li Sasih T^mJ, B .pi&. mrf Trattenemiento L piede chiatte comm' a na papara , nzomma pa- . reva no rececotena , no parafacco y no bnitto pezzenfe , e na maP ombra fpiccecgita , ch' avar- via fatto fotrfijene fl'Orlanno, atteirire noScan- narebecco , e fiiiajai:^ no fauza pedata » ma * An- tQono J che non fe mov^va a ichiatso de fcion- . xieia , fatto na va(ciata de capo , le dii& : a Dio mefsere ^ che fe f^ ? comme iUje i viioje , »iente ? quanto ,c*i da cc^ a lo luaco dove ag* gio da ke.. LMJerco , che fsentette do trafcur.. zo da palp mperteca , ^ fe . mefe a rridere , e pperch^ ie piacquettie l*ompre de la veftia , Ic difle., vuoj# itare a ppatrone ? e Antuono le- precaje , c^Mantp y.uojc lo mftfe? e PlJerco tor- naje a 4dire ; attienne a fservtre iMratamente , ca (arrimmo de convegna , e farraje io boono juorno ; accofsl concrufo fio parentato , Antuo- jno reftaje a fscrvire PUerco, dov* lo mmagna- re fe jettava pe fTacce , e ccifica lo fTatkare ft fteva da manqrone ; e tts^xito che nquattro juor- se fe fece A^ntwno graflb ^ comm' a Tturco , tunno coinm* a JBoje , ar^ito comm* a GaJlo , rufso comm' a Gammaro , verde comm' aglio , e cchiatto comm*a Ballena; e accofsl ntrecentu to , e cchiantuto , che pon ce vedeva • Ma non paflaro duje anne , che benutole 'n faftidio lo graffo , le venne golio , e sfiolo granne d^ dare pa fcprza a Ppafcarola , e ppenzanno a la cafarelia fpja , era quafe trafuto a la primma ipezie . L* IJerco , che vedtva le ntrague foje ^ le cano&eva a Ip nafo lo frufciamiento de ta* " fenario , che lo faceVa dare cowm' a cchelleta male fervuta , fe lo $:hianimaie tia parte , e le dliTe ; Antuono mio , io faccio , ch'aje na gr-an- ne ardenzia de vedere le ccarnecelle toje ^ pei| tb v^ktinot^ benr » .quanto le t^ifciole meje-, mme cont^lD chft'c^ 4iQghe na paflTata , e ag-- .ge do guilt -: i»gU«t^i addonca 4' Afeno , cfae te levadrrsL la 4atida ide Io:Vi^gkO| ma (la nceU JevritUo , cne^no ^o deciffe.. eiw'e ,< ^rr* cacmurey tra.tt oojpi^nte p^ U* arma d^ Vavemo : An- .tttOQO pigliatofe io Ctuccio ^ f^^iza dire faon ve- /pera , fagliHtole 'ocoppa. fe tpATe a troture , .ma Q'aveaidato ancora no Cfntenaro de paffe , che fmont^O! da Jo Smsmaif rq , ^mmenzaie a ddt» :< tnrt ^dcam^ , £ apiir^ appena la vocca, che. io Sardilgniihlo commenzaie a ccacare per« ae^ Ttibhie) fsieiande., vaffi/^e > ^ diann^te quaa- to na noce l^i!tiQ>4 AnmoiiO' co no parmo de canna aperfic taneVa mente a le belle icjute de cuorpoY^a ri/uperhe,.4urze , e a 11 r^Qctie ve^ fentie^ dell^Afenifttlo , e ceo no priejo gran- ne, chiena oa Hrevtola dt chelle gio;e , tornaje a cfaVacc^.e tfeDQ:aiulo de buopo pa(&, Qfi cb' atrivaje a na. tavatta ^ dove ftnontato , la prini- sna coia cheiddilfe-ft Io Ta^rnatK)., ^., lega fivAfeooa {a naamfiatbr^^dalle^biiODoaBiroati- cisre; mavlyooii dine ? t^tre c^caurc ca t^nne «||lte, ef.fiiparfte ancora fie ceofelle aboQa ja^r- i^Iia-TaiRrhatb , ch' em.»de li quatro delP wtc'v iftRica.de>paorJCo, de Io cjnaglio, de cop- Clla^; frhtiitaJfta&propdftarde soauzo, e vedme gioije.V'cheIbaIdBH9o^qiiatMcienti> , venne nca- Tiotetd:^ide vedeie ^ clie:i^Qifes^aQO lie pparole; ficr^ :da&>v ' biiono. teaszecare a4 . Anruono . , .e f&ttolo fcfctaie'^qiaiuo' cchiti iipotte , io fece ncaibrchiaie nfra no faccone •, e na fchiavina> e nott tihto prieib \o vedda appapagn^tQiJ'm^c- chie , e Tronnaire a ttvtra paflata , che ocotze a •ta'ilaUa^^e ddifle all? Afeno : ^f ^csure , . -f, B a la #B TRATTBtWMltKTO L 1o quale CO ia medcctoa de fie pparofte le if- / c.e la fdieta epcra.done , ff^ilatmofe lo Cttorpo « ccacarelle d'oro, e a fcOMinofsete de fpoje • Viflo lo tavtraaijo fta Vacoazione preiiofa ^ feet penziero de fcagnare W afeno , e mpapdccfafane to paccinano d*Aiitiiono y fitmanno i^eie cofii de cecare , nzavorrare^ 4izaTagliare 9 n^nar-e p inbrogUare , sfenocchtare , «3etter« ^nmiezo , e >ddare a bedere veflicbe pe Hantetne m no &)». jalone, marron^ maccafone, vervecone^nfiesm* precone comm^ a cchifto ^ ,ciie IP era mmactvto ipe le romano ; perzb fcetato cbe 4ii la mauiia^ quanno efce 1* Aiironi ji ghicttiure JP aorinale de lo viecdiio fuio tuttd areneila^rofsa a la ie-^ sefla d*0/iente, iceregaje U^ODCcliie co laoBU no , flefinecchiatofe pe mezfora , fattp na ief* (aiitina d^ alizze e bernaccbtc ^ 'jifbrma de Dia^ logo, cbiamtnaje io'taveii)ar» decenno : viene eca cammarata, cunte ffiiise v e >amicizia longa, amice fimmo , e je burze ^ooinmatuno -, fatnac io ctttito y e ^pa^te ; e a^oofisl/atto tanto ^ i>pane , tanto fjt biho,' diefto de taeneffaa, cbeL* o de came, ctnco de fiaUag^o , dece de UeN 403 e quinnece de bon'prode fe £ttda » ibdet- zaje K frifoie , e ppigliatose U' aTeiio Erazada 09 90 facchetto de prete pommece Vicagna dt i% ' pprete 4' aniello , appatoitiaje vieno lo Cafaic;, e 'nnafize c«rre, Ga £mmo riccbe ; apaca tovaglie 9 fl}eniK letJ^ola, fpanne copene!> cBe jiedarraje trefoie ; h maiDmaco im pnjezxa grainier apiert^iio cafcione db>ve en lo cocrie* to de ife nigiie da marito -; caodaje lenzola fciOi rcia]e<» vola^ mefalt .^oruTe de colara ,iqc^ '^ U per. JOaKATA I. 1^ wrnme chc tc fciongavana afacce | iacenno nx belU aparaita 'Aterra ^ sc^ra li quale pifbftoce AitHono H' afeno , commen^ie a 'nronare , ar-^ w caesura ; ma anv cacaoie cfae te Tuoje , ca^ iP afeno iaiseva unto cmto de chelie pparele , f nanto fit 4e lo fnono de U Lira ^ tottmrU tor- Banno trar a quatto voic a llebrecare fle ppa* lek , ma tutte ietlate a b> viento , d^ze de- nano a no bello* torcef«ro ^ e ccommeazaje a^ frufciare U poveca- Teftia:, e ttanto ▼ufciokije , lefofe ) * 'hforraje ,* cbe lo povero anemale se kfsaje da^ (btta i- e^le ftce nar bella fqnacquarea^ ta glalla *iicoppa ti nanfie- janche : ia povera' MafeUav ch<» oedde fta fpilascione d« cuorpo, e dove faceva foBifamiento d' arrecciiite ia pove^ t^ foja, appe no fonnamiento accotsl Tmrate ad ammorbartle tutta la cafa , pigUaje no tota* lo, e non- danno dempoche ppotefse moltrare. k ppomtnece-, le feca aa bona farciuta ,. pe ia quale cofa fabeto aflltiflfaje a- la vota de \V Uer- co». lo quale vedennoio venire cchiii dde trottOj: che dde pafso, ptfrcii^ fapeva quanto ll^e a foe* clefso ped' eftere fatato ,* fe ftce na nforrata de foco., ca s' aveya la(sato correvare da no tavav^ iiaro y chiammaiiiiolo Aftadeo y maoinia miu, -r mmocame cbiflo , vo2zaccfato , fciagailo , tad^ dbo y verlafcio y piezzo d* ancbione , fcola valle* BT) nfemprecone, e ccatammaro , e ccatarcbio* dye pe n' afeno lubreoo de trefore s* aveva iattO' dare na veftia vrogale dfr mozzarelle arranciate; l^Antoono gliottennofe fb pinolo joraje , cfae ininaje cchiti maje cchiti s'avarrla lafsato pasce* le, e abborlara da omnio vi vente;- ma non paft* faie n^ aiitro anno che le veaette la flis&i do^ g&i de $apiQ>. motcaiiD ipenito de vedere W ^ B J gea so ^ TRATtENEMIBKTO I. gente foje • LV Uefco , ch* ^ brutto , de ftece , e bello de core, dannoie Mcicnzia , lo regalaje de cchiu de. no bello ffcoja.vii6co , decennole por* Ul chiRo. a mmafnmata , ma avierte non* avere de lo.cmccid a fTare oomixie facifte cb 11' a&no; e nzi che non arrive- a^ la caia tbja , Hon dkt aprete , e /serrate 'twagjlimU, perchi fi t' urvietto ^ter*. ra , dif$e ^re» , #! J8Hiriw# $kv»gliul9 , lo aoa^ le aprennose:, ilooc) tt vedidc tante ifce buliz** 20 , tanta sterol, canta galatttatie , che ifii aa. cofa Qcredibbele ; le cquale cofe vedenoo An« tQOno, difse fnbbeto, serrme tovaglmlo^ e fer« ratose ogne ccosa. dtnto , se la ioUje vterzo la nunedefema taverna , dove trafenno difse all' o« ifte , ce , fttpame fto itojavocco ^ e bi che non decifse aprete , e sserruiu. Sovagltido , Lo taver- i\aro » ch' era de tre ccott» , difse lafsa £ire a fto fuflo ; e ddatole boono pe ccanna , e fiatto* le pafsare la fcigna p^ la coda , lo mannaje a ddormire , e iPso pigliato lo (lojaTacco , difse aprete tovagliule , e lo tovagliulo aprennofe cacciaje fora tatita cofe de priezzo , che ffu no flopore n bedere : pe la ^luie cofa afciato n' auto farvietto (imele a ccbillo , comme AntiuN ' no fii fcetato nee lo ngarzaje , lo quale toe- . canno buono arrtvaje a la cafa de la mamma dicenno: ora mo si ca darrimmo no caucio *n. facce a la pezzentaria ; mo si ch* arremmediar* • rlmmo a le brenzolefn-petacce , e pperudglie ; ditto chcfto , (lefe lo sarvietto 'nterta , e com- 4»enzaje a« ddkeic aprete' fmftsflihh g .naa pote- va JORNATA L 31 vft dicete da oje a ccraje ca nee pardcva lo tiempo, e no nne ffaceva cria , nh fpagliocca , perzo vedenno ca lo negozio jeva contra pilo, dilKq a la mamma : ben' aggia agifanno , ca m* i fjata 'ngarzata n' antra v^tk da lo tavernaro ; mi va ca 10 ed ifso fimmo dujc : megli# , ch^ no nee fofse fcfi}ufa , megUo le fofse pigliato Tota de carro . lo pozza percTere fo megtio mcf- bele de la ca& , ft quanno* pafso da chella ta< vema, pe ppagaremede le gioje « ede^ II' afe- no arrobbato , 10 no le faccio frecole de li ro- vagne . La' mamma., che ntese fta' nova afene- |ate y iacenno fuoco ftioco , le decefte : fcapiz- 2ate , figlio icommonecato y rampete la catena de la spalla , I'evamexte da nanrte , ch' io veo (e ftentine meje , r& te pozzo ccHth p];radrare , ci mnie 'ntorza la guallara # e . fFaccio' la vo7z« fempe che mme viene fra li piede ; fcumpela prieilo , e fFa che te para fuoco fla casa , ca de te mme ne fcotold li panne , e ITaccio cunto de non t' avere cacaro . Lo fcato Antuono, che vedde fo fampo , non* vt)zr afpettare To- truono, e comme sc avefse arr^baxa na cotata , va- fcianno la capo « e' auzann6 li tallune , appa- lorciaje a la vota de lllJerco > lo quale veden- nolo venire mufcio , e fcia lappa* icialappa , le fece n^ antra recercata de Zimbaro , decenno y non faccio chi mme tene , che non te sbozzo na lantema , cannarone ,- vefse^iitllo' , vocca pe- detara , canna fraceta , cuto de gallina , tatana- ro , trommetta de la Vecaria , che d' ogne ccb- sa jette lo banno, che btiommeche quant' ajt ncuorpo , e non puoje rejere Ii cicere , fi tu fti- Te zitto a la taytrna ^ non te Ibccedeva chello, B 4 che la Trattbnjmibnto L che t'i socciefToj ma pe ffarcte la lengua com- m' a traccarielio dc molino , aje macenato la fel-ceti , che t* era venuta da fte rnm^no . Lo fiigro Antuono paoflofe la coda fra le ccofce , se zucaic fta mufeca; e ftaimo tre autre anne cojcto a lo fervhio delPUcrca, penfanno tanto ' a h cafa soja , quanto penfava ad efletc Con- te : puro dapb flo tiempo le t^maje la terzana^ yertnelc n' autra vota 'ncaprtccio de dare na vo- ta a la cafa fbja , perzb cercaje lecienzia all* Uerco , lo quale pe llevartfe da nanze do ftini> molo , fe contentaje che ppartefse , dannale na bella mazza lavorata , co ddirele : porute chefta^ tnazza pje memmoria mia , ma goardatc » che *nfa decifse amzsn m^tzza^ »^ tiorcMti mM^s^ «a 10 tto nee ne voglio parte co ttico : e An-^ tuono pigliannola » t^poft y v^ eh' aggio puofto la mola de lo finno, e ssaccio quanta para fan- no tre buoje ^ non 90 cchi% ppeccerillo , ca chi yh gabbare Antuono, se vb vafare lo guveto : ^ cchefto refjM^ IV Uerco , 11* opera lauda lo maftro , le pparole sb ftmmene , e 11 &tte s6 mmafcole : Uarrimmo a lo bedere : tu mm' aje mifo ccfaib dde no fordo ; otnnao avifato ^ mte- 20 farvato : meutre 11* Uerco fecotejava a ddU le / Antuono se la sfilaje rterzo la cafa : ma non fu miezo miglio delcuofto , che ddiffe ^»- zate mazz^ y m, non fa pparola chelia , ma arte de 'ucanto , xhe ssubbeto la mazza , com- me fe aveise avino fcazamauriello dinto a lo medullo, comn«nzaje a llavorare de tuorno *ncoppa le fpalle de lo nigro Antuono , tanto ch^ le tnmazzate chiovevano a ccielo apierto , •4 UQa no nn*ifp«ctava IP autra i lo poverom. mo. 910 y Ae ie vedde pefato , e ccoactato ^Jtfbrdo- Tana , difse Aibbeto » canate m^izx* , e la nuz* 2a (cac;^ de &f» contrapiiote ibpca la canella de la fdhtda 9 P^ 1* 9^^^ <=9f^ 'hmezzato a ie ^pese so)c, cfifle, % zuoppo fia chi &je , aift ca no la laiTo pe ccorta : ancora n' % ccorcat* chi ha d' avera la mala (eva : accossl ddic^nno, arriys^e a la tavarna fofata , dove fu rrecevuto CO la< cchi^ gran«f acoiglienzia de lo munno , perchi fapera , cfae zuco renneva. cotena : fub- Deto- che Antuono fu arrivaro , difse a 11' ofle : te , (YLpame fl!a mazza ; ma ^ cha non dectfse MH^Me mmzxa^ ca' paib pericolo 1 'nrienQcme 600110 , non te lamentare; cchiii d' Antuono , ca -ia mnie ntf protefto ,. e f&ccio To lietto nnante^ !.» taventaro tutto' prejato de (U terza ventura, lo fece tMumo- abbottare de nieneffra , a bedere lo fimno de Tacciilo,- e ccomme ll'appe fca* pizzato 'ncq>pa a na letticiello , se nne corze a ppiglfsure la mazza , e cchtammanno- la moglie- xe a fla bella feda , difse , mnzate m^xza^^ > la quale commenzaie a ttroyare la Oiva de 11 ta. vernare , e ttaffete da cdi y e ttifbte da 111 , Ie lece na iuta , e aa venuta de truono , tale che bedennofe carte, e mmale. parate, corzero ferr- pe CO lo chiajeto dereto a fcetare Antuono ^ cercanno mefericoidia y \o quale vi(bfe la cosa colare a cdiiiimaio , e lo nuccarone dinto a lo ccaso , e li vnioccole dinco a Id llatdo , difle no nc'% rrematedio 9 vnje monuttte crepate de mazze « fi no mme tornate Ie ccose me^e : lo tavernaro , ch^ era buono 'htomniacato , pridaje, pigliate quant' aggio, e Uevame fto ftulctamien- to de fpalie ; e pe cchih aTsecnrare la parte d* By An- S4 TRATTEI«rfl*NTO L Antutxio, fec^ vemrt tutto die) Id cfte ravewv zeppoiiato, che comaie ll^appc^ dinto a le mma-' no, ditfe core ate mazza , e c^MIa s^ accofcia* ie , e ghkttaje da na psKrte ; t ppigUiiose la fomarrOj e Il'aatre €(k)se, se ne jeze a k cafa- de ta mamma , dove fatto Cemento rejale de k> tafanarlo de 11' a£ano , e ppniva fecuta de lo tovag iulo , tt inefe bttone^ cuoccole fotta , # fnmaretanno le sMre, e "fiaCemio lieca la mann ma^ fece vero lo mdtto L4 LAM OR T E L L A TRATTENEMIENTO IL , De la Jomata Primma • J^A Toretana de Miano p/trtoresee ns Ai#f. JLV tell a J se ne ^nnammora no Prencepe ^ e le resce na bellisrema fats : va fore , la las'* ja dinto la mofteJla , C9 no campaniello at* taccato : trasenno dinro la cammara de lo Pren- €epe certe ffemmene tristt , geJose d* isso , t ttoccanno la Morteila , jcenne la^ Tata ^ P ac- €idenB : torna lo Prencepe^ trova sto streveric^ 'ub morire de doglia j ma recuperanno pe stta* na Ventura la Fata , fa morire le ccortesciam^ # Si9 piglia la Tata pe mmogliere • ■ NO& fe ve^de pepetare nefctunor inentrt Ze- za fecotava lo ragionamienta fiiia ; ma po^ che ffece fitta a lo pparlare, se 'niefe no gre- eiglio granne^ « non se poteva chiudere v pocca V ammava cchitk dde nai £glia , « la ftimaiava quanta se fofie fciuta da 11 rine faoje. Lo Pren- cepe CO la maggiore preitzza de b munno p. fiitto portafe la tefta a la propna cammaca fcK ia , la fece mettere a na toggia , e co le ppro*. prie mano la zappoliava , e adacqiiava. Ora m2» accafcaje, che ccoicatoiTe na fera fto Preac^ a lo Itetto , e ftutanno le ccannele ^ cemme fit acqvietato lo munno, e fiacavano tutte lo prun- mo fuonnO) k> Prencept feistetle £»ittpoiivare pa la casa, e bentre a 1*^ attentune ver^ lo lietta oa perzona , pe la quale cosa (see penziere , Ob^ che fTosse qnarche mmuzzo de camnaara pe I'al-^ . legg^pive- lo vorzilk) , a quarche in^onaciell(^ pe Uevarele le ecoperte ^da cfoUa r ma comm,* ommo afrcfecato^che no* le metreva paiiramaa* CO lo bnmo 21efierno , fece la gatta morta , a- fpettanno V efietto de flo n^zia : ma quanno se fentetre- accofiarc 16 chiajeto , e ttalUannO ^ addonaje dt IP opera Kfcia, e ddo^re penzava de parpezzare puche d* eftfece, troraje na cofelU cchih mirollefe e mmoibeta de Una yarvarefca, cchih ppaftofa e ttennera de coda de martora, cchih ddellecata c ccen^ra de penne de cardillo. Si lanzaie^da nuezo a mmiezo , e flimmannola «a Fata, ( comm^.era an'^efietto > sj afferraje comm* a ppiM'pOi^ e ghiocanno a la palTara i«u- ta , facettero a ppreta ^bfin^ • Ma 'nnani^ che lo Sole icefse comtne a Protami«deco a fliare la vifeta de li fciare , ch^ ftanno malate e Han- gaedf , se fofeire lo.recapeto, e sbignaje , ias- uxam Ifi Pfcnccpe cliijiQi de docwK^ e pprieno de S8 TuATTBNBMIENfO II. 4e cnrtofiti , carreco de marav^glta • Mi cfscfh* no continnato do trafeco pe ssetce jnornc y se ftrudeva e fquagliava de jefedderio de fapere , che bene eta chiilo , che le chioveva da ie fktU le , e cqnale nave carreca de le ddocezze d' a« - mtfre veneva a ddau'e fonno a la Hetto fojo. Pe 1* quale cofa na notte , ciie la bella nenna &*' ceva la tionna , attaecatofe na trezza de k (so« jt a \o vraccia , petch^ non potefise sbignare , cfaiaminaje no caiamariero^i e flatto >alliitnmaiw fc ccannele , vedde lo £ciore de le belk , I0 ijpanto de le fiemmene -^ lo fchiecco , lo cucco^^ ^into de Vennere , 1' hce betio d' aminore ^ ved* 4e na popatella^ na penta padommai, na fata Morgana, no confalone, na pnca d'on»» veddd no cacciatore , n' uocchio de farcone , na Ivmak ^guintadecema , no maiso de pcdoneieiio y no tnuorzo de Rr> , no gtejetlo ; vedde ifmalmenNf fpettacolo da ilrafecolare , la quale cosa nnm*' zamno, difse: Ora ira te 'nforna Dea-Cocetre^ ^na , chtavate na (bna ^ncanna , o £Iena> , tor* natenne* a- Ceriofa , e Sdorella^ ca le bbellezzv iroflref sb zavanelie-a. ppafagonc de (la bellezza a ddoie fole, belleaza cotinprita^ 'nrregiia , ila- fcionata, mafficcia, cbtantnta, giazie de fifco , de feviglia , de tnioiio , de mafcefe , de 'mpor- tdanzU> dove no nee tniove piecco , no nc' au Xcie zeta • O fuonno , o doce Aionno , carreca papagne a II' uocchie de fla bella gloja, no mme fcorronspete flo gnflo de nrirare quanto io defi* dero , ffo "treittrfo de bellezza : o bella trezza , che mm'annodeca: o betrnocchie , che mme feaudano: o belle lavra, che mme recrejanb: o belle pietto , the cconzolame : o bella mano , (Ae nunc smafera; a«Mave, a-ojmfo pdeca d^ ie le ttftiiravcglte de tk natura sc fece fta yiva fl*< tofai? QuaPImua dette il'oro da fare iH capiK le? quaPEtkipia I'avolio dc fravscare Jb fron<« te ? qvale ifharemma li carvunque de compone^ t^ W mcdoAe } quale Tim la porpora da nuu. griare fk beet f quale Oriente le pperne pe ted me (U dieace ? e. dda quale moatagiie fe piglia^ je la iseve , pe fparpogliare 'ncoppa a do pie»« fo^ Neve contra tiatura, che miiiant^ie likitt'^ He , e feauda li core • CossH ddecenoo le fece wU ^te de le braocia , pe cconzoIai« la vita : # mtnentre iflo le ftrenze lo cuoilo , e(& h fctoii* ta da lo fvofino , refjponnenno co no graziufo sdtz2to a no fofpiro de lo Prencepe 'nnammoia^ 1% , lo qoale vedcnn luce ^ite jocare. a banco fallitto le ftellc^ imje fulot ) v^ie avite (peicofato fto core , vvjo^ fnlo poiille- #Mnm*OTa tefche iSfele^ nafbppatar e tto 1 belk medeca mia , muovett y muove •» ppietate che na mafiiata de fla man^ zolla, ch*io sb fsecuro , ca co U'acqua corde- jale de fla bella grazia , e ceo lajradeca de flai Jengna toja, iarraggio libero , -e ssano • A fle ppaiole ftttoft k belia &ccia K^fia comine a^ Dam« 40 Trattenemiento II. bam pa de fuoco , refpofe : Non tanta lavkie, Se« gmvc Prencepe, io te sb'bajaHa, e ppe fservivr fia faccia de ELr^ , jettarria por/1 io neceflario ; e difnmo a gran fortuna ^ che ilo^rammo de Mortella , pailenato a na teOa de eieta , fia dt« venr, to frafcone de lamo 'nipt'/2aro a U* ofliria de no core de carne, e dde no core dove ^ ttan. ta grannezza ^ e ttanta vertute • Lo Preocepe a Ae pparoJe fqnagli^nofe co«ifne a ccanaela de iivo , tomanno ad aUnracciarela , e fliggiilanno fla lettera co no vaib , ie deze h mano decen* ^ no : EccDte fa fede , ta farraie la mogliere mia, ttt farraje patrona de Io fcertro , to avarraie la chiave de uo core , accossl comme tu tiene Io tenimone de fia.. vita v e dapb cbede , e cclento autre cceremmonte e tmAtiirze ^ aufzatofe da Io lietto , . vedettero se le ftentina erano fane , e ftettero co Io (liiiro appoutamietito pe na nano de iiiotne • Ma percn^ la fortana fconceca jao- cPf t fparte matremonio , ^ ssempe mpUdeco a li fpafle d'Ammere^ e fsempe cano nigro , cht ccaca mmUzo a* li gnOe de chi vk bene t ac* oorze ,. che ffii duammato Io Preocepe a na caccta de no graii puorco farvateco , che rroi- nava chillo pajefe, pe la qaale coCa fiiccoftrlt* to a lU(&re la mogliera , oinze a llaflfare daje tferze de Io core ; ma petch^ 1' an>ava cchib de ,Ja vita, e la vedeva Bella fopra tocie le bellez- zecudene cofe de A' sonnofe , c da fia bellezza fguigliaje chell» terea fpezie ^ ch'i na troj[>eia a io mare de U cjoiriente amorofe , na chiop- pata a la colata de le gioje d*^mmore^y na fo- linia y che ccalca dinto a Io pigoato graflb de li gude de li nnammorate , caella dice , ch' b oo ferpe , che amoz^eca » I na carola « che rro* feca; JQRNATA I. 4f fcca , no fele, the ntoffeca > na jelata, cht nte> feca 9 cbflh y pe la quale (la fempe la vita pe- ible ^ la inente 'nflabeie, fempe to core fufpeca? perzb ciliammata la Fata, le dtfse : sb ccoflrit- to^ cove mto ,,de fiaie doje o tre nnotte fore de cafa r Ddto s\ co cche ddolore mme fcrafto da te, ciie^ssl IP arma mia: lo Cielo s^ , se 'nnanae cbo ppigUo to trotto .£irraggio lo trat* to y ma noA potcnno £ifr de manco de non giii« r« jpe fodUfazlone. de patiemoi^ befogna ch'io te lafla ; perzb te prego pe qoantO' ammore tamt pAiorte) a. ttraflretenne dinro la tefla^c no fciit fora finch% non torno., ca (arrk qnanto prlmma^ Cossl farraggio (difle la Fata) perchb non fac- aioy Bon yoglio, n^ppo/zo lebrecate a'ccbell^' ch»i te place ; perzb t^ co la mamma de I» bonora y ca te fecva a la coGcia : ma femme no^ piacere de laflare attaccatQ a la cimma de la Morttlla no capo de feta co an campanietlo, e ouanno; tu viene , tira lo filo , e iTena , ca ia uibbeto dk»y e ddico veccome • Gossl (aeette io^ Prencepe, anze chiammato no Cammariero^, le 'disse : viene ccl ,. viene cc^ tu , apre 1* aurec* chie 9 fientr buono , ia fempe fto lietto ogn» ssera, eomme nc'avesse a ddormtrle la perzona mia ; adacqua fempe fta tefta, e (la 'ncelevriel.- lo , ch' agglo contato le firuoae ;;^ e s^ b^ nne trovo una manco>, io te levo ht vtar de toi wa^ ne : accoTsi ddittoc, fe mese a ccavallo^ e ghiet* te ccmm'a ppiecoFOv ch'% pportato a fcanaare, . pe fsecotare no> puorco . Fra chi(lo mie^o fetir lemmene de mala, vita ,. cbe le teneva lo I^reii- cepe , vifto ca s'era 'utepeduto , e addefreddato- nne 1' ammore, e ch'^aveva 'nzoperato de Uvon rare a li terricorie lloro, traftuero 'nfofpetto. > die 4*^ 4i TRATTENEMIENXe II. che {le quarche nnuova 'btrico se fosse smehte« «to de r ammkizia antka ; e pperzb defedde- fe it fcoprire pajefe, chiatnisaro no Fraveca«< tore , e cca buone denate Ic feceio hre na ca- Ya pe ssotta la casa Iloro , che benettt a rre- fponnere ditito ta cammara de to Prencepe, do** Y» trafate fie SpitaTere Itfte pe bedere ft nuovo rccapeto> se antra, sbrifiia Paveffe levato la ve- ceta, e 'iicantato I'accvato, non trovantlo ne« fcboo, aperzero, • bifla fta bellifsema Mot* telia , se nne pigliaro na froiina ped^ uno , sulo 1* cchiii ppiccola se piglia^ tutta la cimma, a la quale era «ttaccatd lo campanieito , Fo quale taccata appena, fonaje v ^ 1^ I^^ta credennofe , che fToss^ to Prencepe ^ fcette fubbeto fbra > ma le pperchie fcalorcie, comme vedetrero fta pen* tata CQsa ^ It mefero le ggranfe adduofso , de- cenno ; Tu si cchella , che ttire a sso molino tujo IPacqua de le fperanze node? tu slccheU la y che nc' aie ^uadagnato pe ixnnano no belio tlefto de la grazia de \o Prencepe ? tu si cchel- la magnifeca, che te si ppoSa 'aiposseffione de le ccarnecelle noftre ? fingae la benvenuta : v^, ca fi arrevata a lo colatora: ob^ che nen fa- vefse cacato mammata ; vk ca flaje Icfta , aje fegliato vajano , nee si ntorzata (fa vota : non a nata de nove mife, se tu nne la^vaje. Cos** si decenno le fchiafSitrero na fagltoccolata ^nca« fay t fpartennola fubbeto 'ncinco piezze , ogt\* una se nne pigtiaje la parte foja : suto la cchitt ppeccerrfla non voze concorrere a fta crodeleta- te cosa , e 'mmitata da le ssore' a (fare comme £icevano Iloro ^ non voze autro , che no cierro dt capille d' oro . Fp^.u> chefto , se V appallor- ciam pe la mtdtiema uva. Amvaje fhi tanto lo JORNATA I. 4) U> Cammariero pe ffare lo li«tto , e a»' avernio fremma de chtammate lo CammarieiO) • ccercare ia ckiave , da de xaiict a la ma&^iutt, {paparanza ia porta » trafe disto ^ apere la fe A: ftra , e bedenno la tefta sfivnni^a, com^nzajt* a l9are no trirola vattuto , gridki^iio, firiHaaao^ vocetejattno , t> maro mene , o rcu(t> mene ^ o- negrecato mene , e chl m' iia fatto fta vanra de ftoppa? e cclri m^ ha iatto (lo triunib dc copK fa ? o roinato , o terraBnata , ^ fcotiqaafsate^. reocepe , o Mortella mia sfronnata ^ o Fa^fli' mia perdata , o vita mia neg^ecata ^ o goSt mieje jute 'n&mmo : piaciie mteje yu^t a* l^i^ to • Ghe fianaift: Cola Mat^ooe sbeatocato ? clie fTarraje 'nfelice ? fauta flo fiio&o-: annate dji Ao nnletto : fi ccaduto da ognt bene ^ e no» te fcantie f fi alleggerato da ague ttteforo , e mm ^e sbeniifgne ? fi fcacato de la vita , • non te daje VQta? addove sl^ addovesl, Mortettamia? e cquale arena cciiiii dde pepietn^ lofta n^tn' ha*' noinato. fta beUa tefta ? o ca^cilnftmasdetta ^ ^^ che 44 "fRATffcNRMlENTO 11, cbe tnm'aje cacciato da ogne ccontiento : ml ! to sb fpeduto ,• sb (Fuso, sb ghiuto ammtD- to J aggto fcompttte If juorne : boa h ppoffib* bele che campa pe fpreinmiento a fta vita fen-^ tat la vita mia : forza I ch* io ftenna If ptede ^ pocca fenza^ lo bene imo mme farr^ lo fuonno triVob , lo Bimagnare tuofleco f. lo ptacere fll- teca, la vita ponteca • Cbeffe, e autre pparole da ftoniinovere le mprete.de la via , deceva lo Preiicepe f e ddapb luoi^ riepeto y ed amaro iiciabbacco » chmo de fcbiattiglu , e dde crepan- tiglia y noo chiudenno laaje woccliie pe ddorn^* re y n^ aprenno maje vocca pe mmagnare, tan^ to se lafsaje ptgftare pede da lodolore^ cbela^ fiiccia fo;a » clt^ era ^mpcimma de mtnio orten- tale, deveftta;e d'oco pemmtento ; e lo pre* fotto de le 11a vra se fece 'nzogaa fracera. La Fata., ch^era de chtfse rrenunafogite pofte ne % tefta f tomata a fgutgliare , v^ente lo fci« g|io> e lo sbattere de lo- poveio Imiannnorato; € ccomme era tornato no pizzeco co no colore de Spagnuolo malato^ de lacerra vermefKira,de xttco de fbglia , nzokrcato , de notio piro , de Cttlo de ibcetoli , e dde pideto de Iiipo^ se mo^ fe a ccompaffione , e iciata de relanzo da la tdbc , coQime Ittmno de cannela fciuto da Ian- terna a bota, dette a iruocckie de Cola Mar- chtone ^ e ftregneanolo to le braccia ^ le difse: ciifce , crifce Prenca>e tnto , ao cctrid , fcuiape ito trivolo , ftojate n" uocchie , lafsa la coUera, ftienne lo nanfs^y ecconpe viva y e bella a dde- fpietto d(^ chelle gnaguiiie , che fpaecatome lo camfoy fecero de le ccarae meje chello che fTe- ce Teloae de lo po.vero frate« Lo Prencepe ve- icmo fla coia ^ qnanqo nianco se lo ccredeva » re- ' JOHNATA L 45 Mffbrzetaje da motte 'nvita , e ttomannote lo -ccrlore a le mniaice ^ lo caodo a lo fango , !• lj;Hreto a lo pietto, figlia de lo. Rr^ , le manna la mmardezzlone^ che ssls prena d^ issq , la quale cosa soccessf j f ssapenno essere isso lo patre de la creatura^ lo Rre lo tnette dinto na votta co la mogliere^ e li figlie y iettannolo dinto mare: ma'pe her* tute de Is fatazione soja se libera da to perim €olo , e ffatto no hello giovene , deventa Rt^ » Mostraro tutte d^avere sentuto no gusto gran^ ne pe la consolazione avuta da lopovero Pren* cepe , e ppe lo castico recevuto da chella mar-^ vasa femmena : ma avenno da seeotejare /• parlamiento Meneea , se deze fine a lo vesve^ siamiento de II* autre , e essa commenzaje s ccontare lo socciesso , cie ssecota • NOn fe perd«tte majc 10 ITare bene : chi femmena cortefie , mete beneficio ; e ccbt ebiama amorevolezza , recoglie amorofan^e : io piacer« che se fa ad anemo graio , non fu ma« )e fterele, ma 'ncna gratetudtene^ e ffi^lla prem« niie : fe ne vedeno fprementate ne' It ccmtinue &tte de ir ttommene , e mie vedarrite efempio nne. ;i8 Trattikemiekto HI* nnc lo ctiiito , ch' aggio *inpizzo de iareve fen- tire* Aveva na magna feiKnena de Caforia, chiam- mau CcccareUa 9 no figlio noDimenato Pefnon- to , lo quale era lo cchiii fcoro cuorpo', lo cchiii gianne farchiopio , e lo cchiti ssollenne fitfchiapone dP avefse creiata la natara • Pe la quale toia la fcara mamma nne (leva co lo co- le ccfcih nnigro de na mappina , c ghiaftemma- ^a mille vote lo jnorao cnillo demicchio , che l^paranzaje U pofta a fto fceliavattolo , che eon era bnono pe ioo qoaglio de cane : pocca poteva gridare la sfortunata , aprire la canna, ca. lo mantrone non se moveva «da cacare pe fTa- sele no mmarditto ferviaio ; a IP ntemo dap6 mille ^nrronate de cellevriello , dapb mille 'n- froate de zuco , e ddapb mHle dicote , e ddifse* te, e grida oje, e ftrula craje , i* arreddusse a ghire a lo vofco pe lui farcena , decennote : ora maje ^ ora de flrafocare co no muorzo , cnrre pe (le llegna , non te fcordare pe bia , e biene ftibeto , OL volimmo cocenare quarto torze flra- icinate pe (Irafcinare (la vita • Partette lo man- trone de Peraonto , e ppartette comme vk chil- lo , che Hi, mmiezo a It Cbnfrate : partette , e .ccammenaje comme se jefse pe ccoppa a IPova xo lo pafso de la pica, e ccontanno leppedate, abbiannofe <:liiaQoSbiaao , adaso adaso , e ppa- f ilio paliilo , fiiceaao sgamma a la via de lo vosco'pe ffare la venuta de lo cuomo , e com* me ftt mmiezo a na certa campagna , pe ddove correva no fciummo v^vefianno , e mmormo* jrejanno de Ik poca defcrezzioqie de le pprete f che le 'mpedevano ja flrata , tcovaje tre guai- jgnune , che i^ayeTano &tto ftrappontino de IV erya> JORNATA I. 49 erva , e ccapezzale de na preta felece ; li quale a la calantrella de lo Sole , che le ccar&ttejaiVA ai pperpennicolo, dormevano comme a fcannate» Peruonto, che bidde fte poverielle, ch'erano fette na Fontana d' acqua mmiezo «a catcara de fboco , avennone compafllione co la medefima ac-> cctta, che portava, tagliaje ctrte ffrafche de cer- cola , e le iece na bella 'nfrafcata . Fra cbiQo miea© fcetatofe .chille gmvene , ch^ erano figlie de na Fata , e bedenno la cortefia, e ammoro- fanza de lo'Teruonto , le dezero na faiazione , che le TenefTe tutto chell* , che TapefTe adde- jnannare . Peraonto avenno fatto fla cofa , pi- sliaje la flrata verzo lo vofco, dove fece no urcenoKfe accofsl fpotedato, che 'iice voleva no ftraolo a ftrafcinarelo , e bedenno , ch' era chia* jeto fcomputo a ppoteselo portare 'ncuollo, f« le accravaccate 'ncoppa , decenno ; o bene mio, fe fta fiifcina mme portafle camminanno a cca- varllo; ecco la fafcina commenzaie a pplgliare lo portante , comme a ccavallo de Befignano , e arrevato 'nnante a lo Palazzo de no Rre iece rote, e ccrovette da flordire : le Ddammecelle , che flevano a ha feneflra , vedendo Aa marave* glia 9 corzero a chiammare Vailolla la figlia de To Rr^ , la quale afiacciatafe a la feneftra , e ppuofto mente a li repolune la de farcena , a li nute de na fafcina , fparaje a rridere ; dove pe nnatarale aialenconia non fe arrecordava maje , ch'aveffe rifo . Auzata la capo Perupnto , e bi-^ fto ca lo cofiiavano , diffe : O Vailolla ; vi , che Siuoz'ze deventare prena de fio fufto ;, e accofsl ditto , flrence na sbrigliata de fcarpune a. la far- cena , e de galoppo farcenifco arrivaje fobeto a la cafa co ttaota pecc^riUe ajppriefso , ch^ le fa« MssiU Tom J* Q ce. 50 Trattenimento III. cevano PalliJcco, lo illaio dcreto, che fe k mamma non era Tefla a f$errare fubeto la portv I'aveiriano accifo a ccuorpe de cetrangolate , e de torza • M^ Valiolladopo lo 'mpedemietito de Tordenario, e dapb certe sfioIe,e pi^oHami^n- te de core , s^addonaje, ch^ aveva pigliato la . pafta, nafcofe quanto fa poflibile fta prenezza , ma non potcnno cchiu nafconnere la panza, c' «ra 'ntorzata c^uanto a no vero tuuitaolo : lo Rrb fe nc addonaje, e ffaccnnocpfe'deirautroMun- no , chiammaje lo Configlio, decenno : Gii fapi- te ca la luna de lo nore mi« ha fatto le ccorne: gia fapite , ca jpe ffare fcrivere croneche , overo corneche de le tregogne meje. , m' ha provifto figliama de materia de calamare . Gi4 fapite , ca . pe ccarrecareme la fronte , s' ha fatto carrecare lo ventre ; perzb deciteme , configliateme . lo farria de penfiero de farela figH^re Parma prim- ma de partorire na mala razza'; io farria d'omo- jre de farele fentire primma le ddogiie d.e la mor- te , che li dolure de lopartoro . io farria de era- priccio , che pprimma iporchiaffe da fto munno> che ffaceffe fporchia , e fsemmenta . Li ConH- gliere ch*avevano (Irtitto cchiu uogjio, , che bi- no , difsero : Vcramente mereta no gran caftigo, e dde lo cuorno , che v' ha puoflo 'nfronte fe deverria fare la maneca de lo corriello , che le levafse la vita: Non perb fe I'accidimmo mb, ch'^.ppcena, fe n'efcera per la maglia rotta chilio temtaurario , che pe ve mettere dinto na vattagtia de defgufto, v'ave armato lo cuorno dritto ^ e lo manco : pe v^ ammezzare la polite- ca de' Tibcrib , v' ha puefto 'nnante no Cornelio Taceto : pe rapprefentareve no fuonno vero -d* infiunia, v'M fatto fcire pe la potta dc cuor«. no • JORNATA I. 61 no . Afpettammo addonca , ch' efca a ppuorto ^ e fsacciammo quale fu la radeca de fso vetupe- rio; e pb penfammo, e rreforvlmmo co no §raQo , de fale , che cofa n' averrimmo da fare. Ncafciaie a lo Kxc flo conziglio , vedenno ca parlavano afseftato , e a fsepara : e pperzb ten- ne la mano , e ddifse : afpettammo V efeto de lo negozio . Ma comme voze lo. Cielo , jonze ir ora de lo partoro , ^ co quatto doglie legge legge a la primma sciosciata d' agliaro , a la primma voce de la mammana , a la pritnma premmuta pe cuorpo , jettaie 'n fino a la com- maire duje mafcolune comme a duje pumme d* oro . Lo Rri ch' era prieno ifso puro de crepaa- tiglia, chiammate li Conzigliere pe confegliare, lorp difse: Ecco ^ ffigllata figliama, ma ^ tiiem- po d' afseconnare co na faglioccola. No, difsero chille Viecchle fapute ( e tutco era pe ddare tiempo a lo tiempo ) afpettammo, che fe fac- cianno ^anne li pacionielle pe ppotere venire 'ncognizione de la fefonomia de lo l^atre . Lo RA perch^ non tirava vierzo fenza la fauzarega de lo configlio pe no fcrivere ftuorto,fe ftrenye ne le fpalle , appe freuma , afpettaje 'nfi a ttan- to , che li figUule furono de lette anne , ne lo quale tiempo ftimniolate de nuovo li Conziglie- re a ddare a Jo trunco , e a dove tene , uno de loro difse : pocca non ayke potuto fcauzate vo- ilra figlia, e" ppigliare lengua , chi fia Aato lo monetario fiiuzo ch'a la mmagene voflra ave auterato la corona , mmo nne cacciarrlmmo . la macchia ; ordenate addonca , che s' apparecchia no gran banchetto, dove aggia da venire ogne Ttetolato , e genterommo de fta Cetate , e fiammolairerta, e co Tuocchie fopra lotaglie- C 1 ro, S» Trattenimento III. TO , doy« li piccerillc 'ncrinano ccliife volkntiere votrate da la natura, ca chillo fenz^ aatro farrk lo Patre , e nnuje* fubito ne V auzammo comiuc cacazza de Ciavola. Piacquette a lo Rfiilopa- rere. Ordenaje lo banchetro ; commetaje tuttele pperzen^ de ciappa , e de cmito , e mmagnato the s'appe^ le ffece metterc'nfilo, e paffiare tl peccerille : ma nne fec^ro chillo cunto , che fa- c^va lo corzo d' Alifantro de li coniglie , tatitOi che lo Rre faceva fortnna , e fse mozzecava le ilavra ; e bench^ no le mancafsero cauzature , pnro, perch^ Tera flretta ^a fcarpa de doglia, sbatteva li piede 'nterra: ma li Configliere le difsero, chiano voftra Majefli faciteve a ccor* rejete , ca era >e facimmo n' autro banchetto , no cchiu de gente de portata, ma de cchiii bafcia mano, fuorze, pcrchfe la femmena s* attacca fempre a lo ppeo , tfovarrimo fra cortellare , paternofhare, e mmercante de ptettene la fem- menta de la collera voftra, dove no V avimmo afciata tra Cavaliert • Deze a lo vierzo fta ra- gione a lo Rr^ , e ccommanqaje ^ che fe face fse io fecunno banchetto , addove pe banno jettato tenettero tutte li chiaife, fiercole, guitte, giiz- {ze , ragazze , fpolletrane , ciantelle , fcanzacane, verrille , fpoglia 'mptfe-, e gente de mantefino , e zuoccole, ch'erano a la Cetat%: U quale ie- dute ; contn' a belle Cuonte a na tavoia longa Jonga , commenz^ro a ccannariare : Ora mo Cec- careHa, che fsentette fto banno, commenzaje'a (poronare Peraonto, che ghiefse ifso perzi a fta fefta, e ttanto fece, che s'abbiaje a lo mazze- catorio, dove arrivato appena, chille belle nin- nille fe la azzecoiiareno attuorno, e le facet tero yierrc , « ^fsefie fora de li fora • Lo Rxk^ che V ,.bc4- JOUNATA L 53 bedde fte- ccofe , fe fctppaje tutta "fe varva , vedenno ca la 4va de fta copeta , lo nomme de fla beneficiata era toccato a no fcirpio brutto brutto ialte*, che te veneva ftommaco , e 'nfa^ vArrio a bederelo fchitto ; !• quale otra che aTeva la capa de veluto ,' I'uocchie de cefefco^* la , le- nafo de pappagalla,. la> vocca de cerniay era fcauzo , vrenzoIuU) > che fseaza leggere !• Scioravante, potive pigliarete na vifta de li fe* Crete, e ddapb no cupo foiplro , difse :-Che fe H'^ha bifto fu fcrofella de ngliema a 'ncrapicciai- Defe de- ft' uorco marino ;• che fe. n* ha bifto a ddarefella 'ntallune co do pede pelnfo ? ah *n*> &mma'cecata fauza,che mmetamorfofei focche- fte? deventare vacca pe no puorco, azzb ch'io tornafse piecoro; Ma che s'afpetta? che fe pen* za? aggia lo caftigo che mmereta ; aggia la pe« na che farr^ jodecata da vuje-, e llevatemelia da nante , ca no la pozzo padejare • Fecero addon* ea conzierto li Confegliere ^ e concrufaro ,.. ch« tanto efsa,quanto to nialeiattore, e lifiglie fofi- fer€ fchia&te dlata na votte, e ghlettate a mmaro', azzb fenza. alhard^efe le mmano de lo fango propio , facefsero punto finale a la vita • Non m cofsl priefto data lafentenzia,.cbe vets- ne la votte , oove ncaforchiarono tmte quatto , 93a 'hnante; che 'ntompagnafsero , certe dammer celle^de VaftoUa chiagnenno a felluzzo ,. nee mefero dihto no varrile de pafTe , e ffico fecche, azzb.' fe jefse mantenenno , pe quarche poco d* ttempo; ma ferrata lavotta fu portata , e ghiet- tata a mmaro , pe dove jeva natanno fecunao la vottava 1«* viento . Tra chillo miezo Va»- flollachtagnenno, e &cenno doje lave de I'uoc- cfate, difs9 a Pperonto :. Che ddefgcazia granne % S4 Trattei^imbntO in. la ndftra ad averc pc febeftufa de liiortc la con- nola de Bacco ? (5n fapclTe a lo mmpnco chi ha trafecaro flo cuorpo pe fchiafFareme . dinto a ' fla carcere . OimV , ch* io mmc troro fpinolata, feiua fapere lo cotnme. Dimme,dimipe, o cro- dele, e che percanto facifte , e con q^ale ver- ga , pe chiudererae dinto li chirchi^* de fta vot- tc ? dimmc , dimme , chi diafcanc^ te tentaje a jnmetteremme la cannella 'nf ifibile pe n' avere aurro fpiracolo a la vifta che no negrecato ma- faro/* Peruonro , ch'aveva fatto no piezzo an- recchia de mercanre , all' titemp refpofe : Si ▼uoie che te lo ddico, tu damme pafle , e ffico. Vaftolla pe caccfareU da cuorpo quarche ccofa^ Je mefe 'ncuorpo na rrancata oe Puno , e de P autro 'y lo quale comm' appe chiena la gor^ia , le contaje punttialm^nte quanto ie foccedetce CO li tre Gitt?ene , pp co la farcenA , utema- mefate co efla a la feneftra , che pe ttrattarelo da panza chiena, le HTece 'nchire ta panza .La quale cofa fentuta la povera Signorella pigliaje core , e diffe a Pperuonto : Frate mio , e ror- rimo sbottare la vita dinto fta totte ? pcrchi Jion faie che de fto Tafciello fe faccia na bella Nave, e ghire'pe fcappare fto pericolo a buo* no puotto ? e Pperuonto leprecaje . Tu damme pafle , e ffico, fi tuoje che te lo ddico. E Va- ftolla fubeto lefta, le'nchiette la canna, percht uprefle ki canna ; e comme pcfcatrice de Carne- rale co li pafle , e ffico fecche le pefcara (c pparole frelche da cuorpo ;ed ccco che decenno Perttonto chello , che drfiierava Vaftolla, la totte tornaje Natilio, co ttutte 11^ farziamme neccflarie a nnatecare , e co tutre li marinate, che befogaavaao pe lo ferrizio de lo TafcieH. la quale cofa veduto Vadolla , fe ne jette 'nfe- coloro pe I'allegre^za , e (Ingnennolo dinto le braccia, nne cacciaje zuco de contentezza . A fto, medefemo tiempo lo Rri , che da chiUa juorno, che le foccefe do defaflro , tra Aato fempre chino fi M canna de laflfame ftare , fa da Ji Cortifciane fiioje portato pe rrecreazione a ccacciaj dove cogliennole notte , e bedenno lu- cere na locernella a i^a feneflra de chiilp palaz- zo , mannaje no fervetore a bedere fe lo voIe« vano alioggiare; c le fa lefpuoflo, ca'nce pote- ya non fulo rompere no bicchiero , ma fpezzare no c;antaio : perzb lo Rr% nee venne , e fagllen* no le grade i e fcorrenno le ccammare, noved-p de perzona vevente , far^ro , che 11 duie figliule, die le jsvano 'ntuorno decenno , vavo , vavo , vavo . Lo Rr^. ftopafatto , ftrafecolatb , attone- to fteva commo 'ncantato , e flfedennofe pe ftrac- co vicino lia tavoia , Uoco redde 'nvlfibelemente flennere mefale de Sciannena, e benire piatte chine de^vaga, e de riefto,tanto che mmagna- je, e veppe yeramente da Rr^, fer?uto dachil- le belle figliule , non ceflanno maje , mentre fteva a ttavola na mufeca de calafciuae , e ttam- jnorielle, che le jeze pe fi a I'oflTa pezzelle • Magnato ch' appe' , comparfe no Uetto turto Icumma d' oro , dove fattofe fcauzare li ftivale , fe jette a ccercare, comme fece ancora tutta la corte foja , dopo avere buono cannariato a ccien- to autre tavole pe 11' autre cammare apparec- chiate . Vcnuta la matina , e bolenno partite lo Kxty fe vozc porure co iflb li duje pecceriller , ma JORNATA L 57^ ma comparza Vaftolla go lo marxto; e ghietta* tofe a h pied'e fnoje^ le cercaje perdonanza , contannole tutte le fibrtune foje. Lo Rr^ che vedde guadagnate 4pie nepute cfa' erano doje gioje 9 e no jennero , ch' era no fato , abbrac- cianno .IV uno , e U' autro ,fe le pportaje de pe- fole a la Cetate , facenno fare fede granne , che dduraro mute juome pe fto ^ buono gjoadagno , cenfefiano asfaftio de le gargie foie^, € i VAR- 5? • VARDIELLO TRATTENIMENTO IV. * De la-Jornata L VArdiello . essendo hestiale daph clento mah servizie fstte a la mamma , le perd§ no tuocco de tela , 4 bolenno ^tQCcamente recupf^ rarelo da na Statola devewta ricco . tenuto ch^appe lo cunto Meneca^ io quale fu stimata^niente manco hello de P autro , ped^es^ sere ^nmottonato de cur'mse socciesse , che tenne nz) a la coda pesok lo pens'ierods P-audJturey secotaje ps commannamiento do lo Prencep9 ^Tolla , ta quale senza perdere tiempo deceits de Jta maneta * SE avelTc dato la natura a II' anetnale necef- feta de Tedire, e de fpennere pe lo vitto , farrla fenz' autre deftrutta la jenimma quatrupe- ta . Perzb trovanno lefto lo civo , fenza ortola- no , che lo coglia , compratore , che T accatta , cuoco , che I' apparecchia , fcarco , che lo tren- cia : lo flilTo' cuoiro lo de^nne da lo cchiovere, e da la neve ; fenza che Ip mercante le dia lo drappo , lo cofetore le faccia lo veflito , e lo guarzone le cerca lo veveraggio; ma alPommo, ch^ ave 'ngiegno , non s' % ccurata de darele Aa commedetate ; perchfe fape da fe tnedefimo pro- cagciarefe chello , che 1' abbefogna ; chefta e la 4^Ufa, che fe redeuo prdenariaoiente pezziente - li JORNATA I. 59 li fapute , e rricche li bertiale ^ comme di lo cunto ,' che ve dirraggio potarrite raccogliere . Fu Grannonia d*'/^rano femmena de gran iodizio , ma aveva no figlio chiammato. Var- dicilo, lo cchiii fciaurato ^nfemprecone de chillo pa^efe : puro percht I' uoccJhie de la mamma fo sffaxtatSLte , e ftravedeno ,- le porta?a n' ammorc sbifciolato , e fe lo fchmdeva fempre , e allr- fck^a, comme fe foflTe la cchiu Wla creafora de lo munno. Tcneva fta Grannonia na vocco- la, che fchi'udeva li pollicine, ne li quale ave. va puofto tutta la fperanza da farene na bella fporchia^ e cacciarene buono xnco i E avenno da ire pe no fatto necefFario» ;chiammaje.lo fi- glio y decennole • Bello figUulo de mamma to- ja , fiente cci , agge V uocchi« a fta voccola , e fi fe l€va a ppizzoliare , fti 'ncellevriello a ^ffa,- rela tornare a lo nido , autramente fe refredda- jio Tova, e po non a»erria ne cocche, nh ti- . tille • Laffa fare a do fufto^difTe Vairdiello , ca nh.l*aie ditto a ffurdo . N^autra cofa, leprecaje la nwmmai vide fi^iio beneditto, ca dinto a chillo ftipo , nc' b na fefma de xerte mbroglie 'ntofsecoie*, vi che non te tentafse lo brutfo peccato a toccarele , ca ce ftennerrifse li piede ; arrafso fia : refpofe VardieJlo, tuofseco , non m« ce caoglie; e tu fapia co la capo pazza,ca me Paje avifato, ca nee poteva dare de pietro , e no nc^era ne fpina > ne uofso* Accofsl fclarala mamma ^ reftajc Vardiello , lo ^quale pe non per- dere tiempo, fcette a Tuorto a flfare fofsetelle coperte de fproccola, e tterreno, pe *ncappare li pecceriUe ; e quanno a lo meglio de lo lavore , A* addonaje ca la voccola feceva le pafliggio pe C 6 fibra &0 Trattenimento IV. (Fora la catnmara ; pe la quale cofa commenzafe a ddicere , fcib , fcib , frulla cc^ , pafsa 11^ ; ma la voceola non (e movevg da pede , e TardieU lo vedenno,ca ia galllna aveva delPafeno, ap- priefso a lo fcib , fcib , fe mefe a sbatiere li piede, appriefso a lo sbitttere de H ptede , a ti* rare la coppola , app'riefso a la coppola / le ti« raje no laganaturo , che centala pe mmiezo ie fece fare io ^apariello , e (lennecchiare li ptede* Viflo Vardiello fia mala detgra/ia, penfaie de renimediare a lo danno , e fTatto de la necefset^ vertute , azzb non (e refreddafsero Tova, sbra- catofe fubeto , fe fedette 'ncoppa a lo nido : ma datoce de cuorpo, ne fece na frtttata. Vifto ca P aveva fatta doppia de figura,appe da dare de capo pe le mmura ; air utemo perch^ ogne do* lore torna a boccbne, fentennofe pepoliare lo ftommaco , Te reforvetre nnorcarefe ia voccola , e pperzb fpennaula , e 'nBlatala a no bello fpU to, fece no gran focarone, e commenzaje ad arroftirelaj ed efseno adela cotta , pe f&re tutte le ccofe a ttlempo , (lefe no bello cannavaccio ^e colata 'ncoppa no, cafcione viecchio , e piglia* to n' arciulo fcefe a la cantina a fpinoHiare noT^ quartarulo : e ftanno a lo mmeglio de lo met- tere vino , *ncefe no rommore , no firacafso ^ no ftreverio pe Ig cafa , che parevano cavalje anna- te : pe la quale cofa tutto forriefseto , votate I* uocchie, ^tdde no gattone , che -co ttutto lo fpito fe n' aveva zeppoliata la voccola , e n' an- tra I'era apprlefsb gridanno pe ia parte- Var- > diello pe rremmedlare a ilo danno -fe lafsaje . comme a li^ne fcatenaro ncuoUo a la gatta , e pe la preGsa lafsaje fpiiato lo quartarulo, e da- JORNATA !• 6l p5 a^ere tatlo a fsecutame chifso pe tttKte It ^wntune de la cafa , rscoperaje la gallina y ma fe ne fcorze lo quartarulo ; dove tomato Va^r- (Hello, e biRo> ca T aveva fatta de colata,fpi-» noUje ifsp pofz> la votte de T arma pe le ca»- fielie dell'^uoccbie; ma perche I'ajptava lo jo- dizia, pe Temmediiare a fli^ danno ,azz6 Jamam* jna noil &" addonafse de tanta ruina, pigikije no fecc© rafa rafo, varro varra, chkio chino , zip- po zippo , e a ccurnso a ccurmo de farina , e I9 Fporpogliafe pe 'ncoppa a \o ^fuib ; co ttutte eheito tacefMK). lo cunta co le ddeta de It vifio ca nefcluno la ienteva , dette no caucio a la porta , e ttfafuta dinto, e chiamanno a gran voce lo figlio, v&- denno ca nefcluno refponneva, fe 'nzonnaje lo male juorno , e renforzanno ie ddogUe , aazaje cchiu forte li ftrilie , o Vardiello , Y^rdieila , aje la ibrdia , cbe non fiente ? aje le gbiorde , che non curre ? aje le pipitola , che non refpun* ne } Dove si, feccia de 'mpifo-? dove fi fqua- gliato mala ra:£za ? che t' avefse affocato 'nfoce, quann* te fice. Yardiello , che ^ntefe flo greci- glio, a r memo co na voceUa;pietoia, difse^ec- ^come cci? sb dinto lo furno , e no mme v§< deri / J 6% Tratteni.mentO IV, 43errite cchiii , Mamma mia : Peechi ? refpofe ia negra mamma : Perch^ fo 'ntofsecato » lepre* caje lo figlio : Oim% fogghioiize Grannonia ^ t comme aje (atto ? che ccaufa aje avuto de fa* re fto mmecidio ; e chi t' ha dato Jo ruoffeco ? e Vardlelio le contaje una ped' Jina tmte le bel< \t prove ch' aveva fafto : pe Ja quale cofa vo- leva morire , e non reftare cchiil pe rpremmiea> to a lo munno* Sentenno fte ccofe la mamma, negra fe veddc , mara fe vcdde , appe che fare, e che dire pe levare da capo a Vardieljo ft* ^ynore malenconeco ; e percfa^ lo. voleva no be- etle fvifciolaFo, CO ddarele certe autre ccofe fee- ;^«oppate, le levajV da chiocca la cofa de le nnuce conciare, ca non erano venino, ma conciamien* to de flommaco . Accofsl accordatoio de bone jparole , e fTattoIe mille carizzielle , lo tiraje da mnto lo fornoy e dato le no bello tuocco de te- la , difse , che lo fofse juto a benriere , .avver- fennolo a non trattare Qa (acenna co pperzone de troppo parole . Bravo , dlfse Vardlelio , mo te fervo de mufco , non dubitare \ e ppigliatofe la tela, jette.gridanno pe la Cetate de Napole, dove portaje fta mercan/ia tela , tela . Ma a quante le decevano , che tela i cchefta, ifso re- iponneva , non faJe per Ja cafa mia, ch* a trop- po parole. E n'autro le diceva, comme la via- ne ? ifso lo chiammava cannarone , e che Pave- va fcellevrellato, e rrotte le chiocche ; alPute- mi veduto dinto no cortiglio de na cafa defa- berata pe lo Monaciello , na certa ftatola de ftacco, lo poverommo fpedate, e vraccode ire tanto 'nvota , fe fedette 'ncoppa a no puojo , e non vedenno trafecare nefciuno pe chella cafa ^ che JORNATA L ^3 che pparava cafale faccbejato, tutto maraveglia- t6 difse .a la flatola . Dl Cammarara 'nee abita nullo a fta cafa ? £ bedendo ca ndn refponneva: le parze omtno de poco parole , e diise , vuoje accactare fta tela , ca te faccio btton mercato , e vedeniiA la (tatola pnro tlttOy difse afl>, agglo trovato chello che ghieva cercanno : pigllateita, e fiattela vedete y e darhmene cheiio , che bnoje; ca ccaje torao pe \i fellufse . Coisl ditto , laCsaje ^ la tela , dove s#era afletta# , che lo primmo figlio de tnamma , che *nce trafette pe quarche fefvizio neceffario , trovato ia fciorta foja , fe ne 1' auzaje . Tomato Vardiello a ja mamma fenza lar tela , e contato io fatto comme pafla* va, I'appe a benirfc I'antecore, decennole : quanno metteraje cellevrielio a fHeflo ? vide quanta mme n'aje fatte, arrecor^atelie : ma io Iteira mme lo ccorpo y e p' eflere troppo tennd- ra de premmone , non t* aggio a la primma agghioAato li cambie, e mo mme n' addono , ca miedeco pietufo fa la chiaja 'nCorabele : ma tan- ta mme nc faje , pe 'fi che buono nee 'ntorze , e fTarrimmo cunte Idonghe. Vardiello dall'aurra parte dicevr, zitto mamma mia , ca non farr^ quanto fe dice , vuoje autro , che li tornife fco- gnate nuove nuove ; che te cride ca sb de lo ]ojo«, e ca non faccio lo cunto mio ; ha da ve- nire craje : da cci a bello vedere non c*i,tan- to , e vederraje , fi faccio mettere na maneca a na pala . Venuta Iff matina , quanno V ombre de la notte fecotate da li sbirre de lo Sole sfrat- tano lo paiefe, Vardiello fe confegnai# a Io cor- tiglio doHiB era 1» ftatola , decenno bonnl mef- fere, (laje commoto de dareme chille quattro pjc^ cio. 64 Trattenimento IV. ciole ? on suffo pagame la tela • Ma redenno ca la Aatola era muta , deze de rnaho. a na fa- vorra , e nee la fchtafTaje co tturta la forza de ponta ^ntniezo a i-arco de lo piecto , tanto cfae le roppe na vena, clie fu la fanetate de la ca(a foja : pocea fcarrupate qnatto mazzacane y fco- perze na pignata chiena de feme d' oro , la qua« le afTerrata a doje mane , corze a fcapizzacnol* lo a la cafa^ gridanne^ Mamrna , mamma ^ quan* ta lupine rufle , # quantan^, quantane . La mamma , vifto li (cute , e fapenno ca la figlio averria fprubbecato la fatto , le diffe , eke fofle -^flato a pede la pporta, pe quanno paiTava lo '.cafo recotta , ca !« voleva accattare no tornefe de latto : Vardiello , ch' efa no pappone , fub- beto fe fedttte 'ncnocca fa porta, e k mamma &ce grannen^are pe chih de mez' ora da la fe- jieQra chtii de feje rotda de pa^e , e flico fec« che : le quale Vardiello adonanno , ftrillava : o Mamma , o mamma caccia concole , miette ca* vete , apara tenielle , ca fi dura (la chioppeta , farimmo ricche ; e comme fe n' appe chiena bo- na la pan'^a, fe ne fagiiette a dormire . Accor- ze , cbe no juorno faeenno a cofle june doe la- vorante, efche de corte- pe na pretennenzta de no fcuto d*oro trovato 'nterra , nc' arrivaje Var- diello > e ddifle : comme fite arcafeneva litechia- • re pe no lupino ruiTo de chide , de li quale io non ne fac^io ftimma , pocea n' aggio trovato na pignata chiena. La Carte 'ntifo cheflo ap- prennoce tanto d' uocchie , lo 'nzammenaje , e dtfse? Camme, quanna; e con chi avefse tro- vato fli fcute ? a k) quale refpofe Vardiello , I'aggfo trovato a ao palazzo, d'mto n' ommo muto JORNATA I. e^ mifd quanno cliiovt ttero pafse , e fEco fecche • Lo Jodece , che 'ntefe flo sbauzo de quinta 'nva- cante , addoraje io negozio , e decretaje , che fofse remifto a no fpetale, comtne Jodece com- petente fujo .. Cofsl la 'ngnoranza de Ip figlio. isce ricca la mamma » e To jocKzie pe la mam* ma remmedejaje a I'afenetate de lo figlio,^ pc k quale cofa fe vedde chiarO) CAe nave che ccvuerna bkon Pelef y E* gran desgrazJa fuanno t$zZ4 a ICUOgliQ • to ^6 L O P O L E C E TRATTENIMENTO V. De la Jornata I. NO Rre^ ch^ aveva poco pensiero , cresce no Polece granne quanta no crastato , lo qua* h fatto^ sconecar^^ ofere la figlia pe premmio a cchi canosce la pel la . iVT Uorco , la sente a P addare , e sse piglia la Prencepessa i ma da sette figlie de na Vecchia con autrettante pr^- ve e lliberata . Risero a ^chiattariella lo Prencepe ^ e la schiava de la gnoranzla de Vardiello , e II au^ data lo jodizio de la mamma ^ che seppe ante* vedere , e rremmediare a le best taUt ate soje \ td essendo soll^cetata Popa a ddicere , comme futte l^ autre mesero le cchi true a lo chiacchia'- riare ) commenzaje essa a ddicere • SEmpre le rrefoluzione fenza iodizio, 'portano le rroine fenza remmedio : Chi fe coverna * da pazzo , da fapio fe dole , comme fuccefse a lo Rrt d* Automonte , che pe no fpropofeto a quarto fole , fece na pazzia 'ncordoana , met- rendo a ppericolo fenza mefura la fijgUa , e 1* onore . Efsenno na vota lo Rr^ d* Automonte moz- zecatq da no polece , pigliatolo co na bella de- Arezza , lo vedde cofsl bello^ e cchiantuto , che *1« parze cofcienzia de fenrenziarelo 'ncoppa lo talamo de 11' ogna , e perzo mifsolo dinto na carnfa, e nnotrennolo ogne ghiuorno co lo fan- go -^ f JORNATA I. (?7 4e lo proprio vraccto , fu de ccosl bona cre« ^enza, che'ncapo de fette mife bifognanno ca« gnareU luoco , Jeventaje cchiii gruofso de no craibro : ia quale cofa vedenno lo Rr^ , lo fe- ce (cortecare , e cconciata ia pelle , jettaje no banno, che chi avefse canofcimo de che ane^^ male fofse io cuojero, Ta/erria dato la 6gliape mmogli^re : dove spnibecato che fa flo manefe* do > corzero le genre a mmorra , e bennero da culo de lo munno pe ttrovarefe a fto fcrurinio, e ttentare la fciorta iloro : e chi diceva^ ch'era de Gatto maimone , e chi de Lupo cerviere , chi de Coccodriilo, e chi de n^anemale, e chi de n' autro ; ma tatte nn^ erano ciento mtgiia da rafiso , nnefciuno coglieva a lo chiuovo • All* fetemo jonze a (la Natomia n^Uorco, lo quale era la cchiu (Irasibrniata cofa de lo* munno , che 'ftvederelo fchitto faceva venire lo tremmo- le& , lo Slatorio , la vermenara , e fo jajo a la cchiu arrcfecaro giovane de (Uy munno « Oia chifso appena arrivaro , e mofchianno , e anna^ fanno la pella, couze fubeto da miezo a mmie^ zo , decenno : chifso cuojero ^ dell' arcenfanfaro de li pulece . Lo Kx\ che bedde ca T aveya 'n^ zertata a mmilo fchluoccolo, pe no msnancare^ la parola^ fece chiammare Porziella la iiglia , la quale non modrava autro , che llatte ^ e fan- go • Bene mio^ ca ve o fcorza de chioppo : la parola % ddata , befogna comprirela , anche mme crept lo cord : Chi poteva 'nmagenarefe ^ ea fla bene- ficiflr "6^ TRATTENIMBNTd V. ficiata toccafse a n' Uorco ? ma pocca non /e cotola fronna , fenza la votontate de lo Cielo ^ befogna credere , che do matremmonio Gsl far* to 'mprimtna li 'nco^pa , e po cci bafcio. Ag* giete addonca pacienzia; t fse (i ffiglia benedetta^ no, leprecare a lo tata tujo, ca tnme dice lo core , ca ftarraje contenta ^ percb^ fpifso dinto no ziro de preta rofteca, fe ce so trovare Ji tre- . fore *. A Porziella, fentenno ft* ammara refoin* zione , s* afcoraro P uocchie , fe 'ingiallette la &cc^ , cafcaro le lavre > e tremmaro le gam* me , e fo 'mpizzo mpizzo pe dare tuoIo a lo fcrcoae de i'arma dereto a la quagUa. de lo dolore . AH' utemo rompenno a ccniagnere , e fparanno la voce ,di fse a lo Patre ; e che mma- k fervtzio aggio fatto a la eafa y che mtne (ia data ila pena; che tnmale termene aggio ufato €0 biije , che fia data 'nmano de fto paputo : o negrecata Porziella : td ecco volontanamente comm'a Donnole ire 'ncanna de lo Ruofpo ytd €Cco pecora sbentorata efsere Irutto de no lupa nenaro . CheOa % V a^ezzione , che puorte a lo fango tttjo ? Chifto fe 11' amtnore , che mmuflre a chi cbiammave Popella delParma toja.^'Cof- sl fcra^ da lo core chi fe pparte •^e lo fatigo tujo? Cofsl te lieve da nanze IP uocchie, chife la vifciola dell* uocchie tttoje ? O Patre , patre erodele , non fi nnato cierto de carne omana , y Orche marine te dezero lo fango , le Gatte fervateche te dezero to llatte . Ma che dico anemale de maro , e de ^terra ; ogne anemal^ ama la razza foja • Tu fuLo aje , 'contracore , e ^nfavuorio la femmeita propria , tu fchitto aje contra (lommaco la figlia ; o che meglio m' ZJf^kQ (Irafocata inamoian»a» che U connola fof- . fe JORNATA !• 6^ k ftato lietto martoro , la zlzza dt la nofriccia veffica de tuofeeco , le ffafce chiappe , e lo fi- fciriello , che m' attaccaro 'ncanna , fofse (iato nazaraf pocca doveva cocrere Aa mala fciagu* ra a vedereme fto male juorno a ccanto , a vc- dereme accarezzara da mano d' Arpia , abbrac- ctata da doje (\enche d' Urzo , vafata da doje zanne de puorco. Cchiti voleva dicere, quanno lo Rrfc 'nfomatofe tutto , le difse : Senza coUe- ra,ca lo^zuccaro vale caroi chiano,ca li broc- chiere fo de chiuppe ; appila , ca efce feccia ; zitto non pipitare« ca fi troppo mozzecutoia , Icnguta , e ffercelluta ; chello , che faccio io , i bten*fatto s non mezzare lo Patre de ikre figlie, fcumpela , e 'nficcate fsa lengua dereto : c non fare , che mme faglia lo fenapo , ca (i te mecco Ae granfe adduofso , non te lafso zemola fana : t te faccio pigJiare fto tterreno a diente : vide ^to de lo culo mio, ca vo fare dell^ommo, e mmettere legge a lo Patre ; da quanno nicc^ , una , ch' ancora le fete la vocca de latto « ha da Icprecare a le boglie meje ? priefto , toccalc la mano , a Ha nedefima pedata tocca a la vo- ta de la cafa foja , ca non voglio tenere manco . no quarto d' ota 'nnante alP uocchie fsa facce sfrontata , prefentofa . La negra Porziella , cfce fe vedde a fie rretaglie',co na facce de connan-^ nato a mtnorte , eo n' uocchio de fptritato , ca na vocta de chi ha pigliato lo domene Agofti- no y CO no core de chi fla fra la mannara , e lo cippo, pigliaje pe mmano I'uorco, da lo quale fenza compagnia fii ftrafcenata a no vofco, dove I'arvole facevano paiazzo a lo prato, che non fofse fcopierto da lo Sole ; li fciumme fe gua- liavanoy che pc ccammenare a lo fcuro tozza- ra- 70 Trattenimento V. vano pe le pprete , e ir anemale farvateche feru za pagare nda gandevano no Beneviento, e ghievano fecure pe dinto cbeile mmacchie : do- ve no cc arrivaje maje ommo, fi non aveva fper- duto la flrata . A io iuoco nigro comm'a ccem- menera appilata, Ipaventufo ccmme facce de 'nfiemo^, nc' era la cafa dell' Uorco tutta tapez- zata , e apparata 'ntunmo d' ofsa d' uonimene , che s' aveva cannariato • Confidera mb , chi ]^ Ccreftejano, lo tremmonccio, Io forrejfcmiento, P afsottigliamento de lo core, lo filatorio, lo fpa- viento , la quatra de vierme « e la caciveisa , ch' appe la povera figliola ; fa cunto ca no le reflaje fango adduot'so . Ma chefto non fu nien- te , non fu zubba a Io rleflo de lo carrino , poc- ca 'nnante paQo appe cicere , e dop^ paflo fa- ve n^ongole ; perche juto a ccaccta IV Uorco tornaje a la cafa.tutto carreco de qaarte d'accU ft , dicenno : mb non te puoje tammentare mo- gliere mia, ca non te coverno ; eccote bona moniziene de companateco , pigUa , e fguazza , e vuoglieme bene, ca pb cadere lo Cielo,ch'io non re faccto mancare lo mazzeco . La negra Porziella, fpntanno comm'a fTemmena prena , votaje la faccia da IP antra banna. L' Uorco , che vedde fto niotivo difse ; chefso fe ddarc con- fiette a ppuorce : ma no 'm porta , agge no po- , ' CO de freuma 'nfi a ccraje mmatino , ca fo fiato committato a*na caccia de puorce farvateche , de li quale te ne portarraggto no pare, « ffar- rimmo no/ze 'ncaudarlello co li pariente , p% cconzommare co cchiti guflo Io parentato . Cof- si ditto , ammarciaje pe dlnto ar Io vofco , ed efsa reflata a ttrivoliare a la feneftra , pafsaje pe defgrazia da chella cafa na Veccbiarelk, cntr fen. JORNATA L 71' fentennofe aUancare de la famine ^ fe ctrcaje quarche refri(co: a la qaale la negrecata giova- ne refpofe : O bona feiiimena mia , Dio ^pere core, ca fio npotere de no Zefierno , che non me porta a la cafa autro , ehe quarte d' uoqie* ne , e piezze d' accife , che non faccio , comm* aggio (tommaco a vedere fchitto He fchefienzie, tanto ^he pafso la ccbiu mmifera vita, cbe paf- iafse maje artha vattiata , e ppuro fo ffigiia de Rr^ : e ppuro fo crefciuta a pappaiardietlo ; e ppuro mme fo bifta dinto lo grafso > e- cofsl de« cenno fe mefe a cchiagnere comm'a ppeccercdia, che fe vede levare la marenna : tale che 'nten- neruto lo core de la Vecchia , le difse : crifce , beiia figiiola, mia , no fhudere fsa bellezia chia- gnenno, ch'aje trovata la fciorta toja; fo cdl ped' ajutarete a varda, e a fsella'. Ora 'nticnnc: io aggio fette 6glie mafcole , che bide , fette cierre , fette giagante ; Mafe , Nardo , Cola , Micco y Petrollo , Afcaddeo , e Cceccone , li qua- le hanno cchih vertute de la Rofa marina , e pparticolarn;ente Mafe ogne vota, che mette 1' aorecchia 'nterra, fente y e aufoleja tutto chel- lo , che fe fa pe trenta miglia da rafso . Nardo ogne bota, che fpwa, fa no gran maro de fa- pone.. Cola fenipre , ^e ghietta no^ferruccio fa* no campo de rafole ammolate. Micco tut'te le bote , che tira r\ef fpruoccoio , fa no vofco 'ntri- cato . l-'etruUo'fempre che ghietta 'nterra na ftiz- za d' acqur fa no fciummo terribele . Afcaddeo ogpe^bota , che tira na vreccia fa nafccre na torra fortifsema, e Cceccone ceca cofsi deritto CO na valeflra , che tira no miglio da rafso a- n' uocchio de na gallina. Ora co I' ajuto da chide f che sb ttutte cortife , tutte ammorufe^ e ave- 7^ Trattenimbnto V. c aveianho tiatte compaffione de lo (lato tttjo ; voglio vedere de levarete da le ggranfe de. ft' Uorco , ca fso belio muorzo gliutto non e pe lo cannarone de do paputo : Maje , € mmtglio tiftmpo de fnb , lefpofe Porztella , ca la mal' ombra de maritemo ^ fcluto, pe non tornare (ka. Uxz , e averriamo tiempo d' allippare , e fTare lo sfilo. Non pb efsere'fta fera, leprecaje la vec- chia , ca &b ab poco lontatio : vafla ca craje ininatino io , e li figUe mieje farrimtno nfiem- xne a llevarete da travaglio • Cossl ditto fe par- tette, e Ppprziella fatto no core largo largo , arrepofaje ia notte. Ma fubeto, che 1' Aocielle gridaro , viva lo.Sole, eccote venire la Vec- chia CO li fette figUe, e ppuoRofe Porziella n- nuezo s' abbejaro a la vota de la Cetate ; ma non foro no mlezo iniglio defcuofto, che *m- pizzanno Male I'aurecchie *nterra gridaje ; aller« ta, ol^ , a nnuie , ch' e borpe • Gi^ T Uorco % tomato a la cafa, e non avenno afciato fta figliola 9 mb fe nne vene co la coppola fotto tetilleco ad arrivarence . Sentuto cnedo Nardo •fpuujeL 'nterra , e fTece no niaro de fapone , do- ve junto r Uorco , e vedenno fta nfaponata corze a la cafa , e ppigliato no facco de vren- na , fe la 'mbrofcinaje tanto e ttanto pe li pie- de , ch' a gran pena pafsaje (lo 'ntuppo . Ma tomato Mafe a mettere T aurecchia 'nterra , dif- fe : a tte con^pagno , mb fe ne vene ; e Cco- la jettato lo ferruccio 'nterra fguigliaje no cam- po de rafola : ma 1* Uorco , che fe vedde ferra- to lo pafTo, corze n' antra vota a la cafa, e fe vedette da capo a piede de fierro ; e ttornato , Tcavallaie ilo fuofTo . Ma Mafe 'mpizzate de nuovo i'aurecchie 'nterra , gridaje s Stk sh , ai« me, JORNATA f. ^ 73 me arme, ca mo te vide cc4 i' l^prco c^na car- rera ,: che bola , e Mmicco lefto co lo fpruoc* colo fcce fornere bo yofco terribelirtffimo , cofa defiicile a fperciare r. Ma comme jonze i' Ubrccr a fto male paiTo, caccmje maDO a na cortella carrefe , q|e portav'a Ilato , ed accommetii^aje a iTare cadere da cc^ no chiuppo , da JUjt^cter* ro, da nali|^arte a ffare tommolia^ no^ceregna- no, da.n'autra no fuorvo pftlolb ( tanto^, che 'nquatto , o cinco cuorpe ^ele lo vofco 'nterra , e icette fcapolo da chlllo 'ntrico . Mar^,chete- Beva V aurecdiie a lleparo i tornaje ail' auzaxe la voces no {lammo comtne ^nc9 radeflemo, ca r Uorco ha puofto V afcelle , mo te lo vide a le fpalle noAre ; Chedo fentuts^ PetruIIo , pi« eliaje da na fontanelta , che pifciava a fiizza a UiTiSi de na quaoaiglia de preta , no furzo d' acqua , sbruffatola 'nterra , Jldco te vedifte. no gruoffo fctummo .^ L' Uorco, che bedde ft'autro 'mpiedeco, e cca non tanto faceva pertofa ^ quanta trovavano appekrieHe , fe fpogliaje nud« imdo , e ppaflaje a nn^tune co 11 veflite ^nca^ po da 11' autra banna • Mafe , cli^ mmetteva L* anrecchia ad •gn^pertufo, fentctte to frufciode carcagoa de U' Uorcp , e ddiCTe : Sto negoziQ jDuoftro ha pigliato de granceto , e gia Ji* IJorcp fa no vattere de taliune , che lo Cielo te To ddica pe mmene ; perzb ftammo 'nceilevriello^ e rreparamroo a fta tempefta , fi nb finamo jute: non dub^tafe ; difTe Afcaddeo , ca mb cbiarifco ' {lo brutto pezzente : e ddecenno cheilo , tiraje na vrecchia , e fece apparere na torre ; dove i« fchiaf!aro fnbeto dintio, varrianno la porta. Ma arrivato V Uorco , e bifio ca s' erano paofte nfarvo , corze a la cafa , € ppigliaje na fcala de S^siU TomJ* D ven- 74 Trattenimento V* vennfegBare, € 'ntorzatafella 'ncuollo corze a la torre . Mafe , che ileva go 1' aurccchie pefolc , ^sterte dt lontano la venuta dell' Uorco , e ddif- fe ' mb fimmo a IV utemo de la cannela^dc le fperaiize : a Cceccone fti P utemo refbgio de la vita noftra , ca P Uorco mb toma , «e co na fu- Tia granne . Oim^ , ca me sbatte lorpre ^ e mme 'nzoOTio la mala jornata . CommeSi ccaca-vra- che, refpofe Xeccotic , laffa fare a Menechiellb, >B bi (icoglio^m pun to co le pparrette. Cofsl dc- xenno ^ eccote 11' Uorco appoja la fcala, e ccotnmenza ad arrampinarefe , ma Ceccone pi- gliatolo de mira , e ccacciatole na lanterna, lo fece cadere hiongo lubngo comm'a ppiro 'titer- ra, e fciuto fh la torre co lo cortelftccio Oiife, che pportava , le tagliaje lo 6uollo , cbmme fe foffe de cafo-^recotta : lo quale portattero co n* al^grezza granne a lo Krh , che giubelejanno d'avere ricuperato la figlia, pocca s' era ctehto vote pentuto d' avejela data a li' Uorco , fra po- xhe ;uome le trovaje no bello martto , facenno ricche li fcttc figlie, e la matpma, che aveva- no fpaftorato Ja figlia da na vita cossl 'nfelice, non laffanno de chiammarefe mille vote corpa- to co PjstOrziella, che pe no capriccio de vien- to J Paveva poft^ a ttanto pcricolo, fenza pen- mate qaanto arrore commette chi va cercanno Ova de Lupo, e pphtunt dv ip^hn^ct . lA LA GATTA CENNER*ENTOL'A . TRATTEMEMIENTO VI. De la Jornita I.. ZEzolla ^ftvezzata 4a la Maje^ra ad acci^ deve la Matreja^ e ccredennB , co ffai^eU Mvere lo, Patre pe mmarito , d* essere tenuta caT^a \t e pposta a la cucina ; ma pe bertute de 1 9 FfaSe , dap'b varia fortune , se guadagj^a. «• Rre pe mmarito • Far zero statole /* Ascot ai^e a, s sent Ire lo cun" to de lo Poiece , e ffacettero na dechiaratoria . d^ asenjstate a lo Rre Catammaro , c^e mmese a ttanto riseco lo '^nteresse de lo sangf^^ e la s access tone de lo stata pe na cos a de vrenna ; ed essenno tutte appilate-y Amonella spilaje de da manera.y che ssecota • SEmpre la 'nvidia ne lo mafo de, la male* gnetate appe 'ncagno d^ vefTiahe la gualla- ra., e ddove crede de vedere autro annegato a tnmaro'', effa fe trava o fott' acqua , o tozza^ ta a no fcuoglio , comme de cierte fiigliole 'ii« vediofe me va ^mpenziero de ve contare; fa* perrite donca, che \ Era na vota no Prencepe vidolo , lo- q«iale aveva na figliola accofsl ccara , che non vedevji pe d' autr* uocchie , a la quale teneva na Ma- jeftra prencepale^ che le 'mmrzzava le ccate-. nelle , lo pnnto nn' aiero > le >sfiiatielte , e I'afre^ CO perciato , moftrannole tant'-affezzione , che non V abbafia a ddiceif « Ma eftnnot^ . 'nzorato D 2 4[e •7^ TRtVTTENEMlENTO VI* . de frifeo lo pfttre, e |)pigUata na focolkta , niarvafa , e mmiciata de lo Diantane , comrnen- zaje (la ndmardietta iemme^ ad .avjsre ^nfauvor. xia 14^ ffigliallra , facennole cere brofche , facce florw , uocchie gronnufe , de fareia forrejere ; Xaato che la fcura peccerella fe gualiava fempre to la Majeftra de li male trattamiente , che le faeeva la Matreja , decenndle ; oh CKo , « json SiythTe eflere tu la mammarella tnia , che mme je tanta vruoccoie , e ccaffefie ? e ttanto feco- taje a (Tare Aa cantelena , che puoftole no ve- fpoii a P aurecchie , cecata da MazzamaurieHr^ ]e difle na vota: fe tu vupjefare ammuodode f\a, capo pazza , 10 te farraggio mamma , e ttu mme facraje cara comm^ a le bifole de ft^ uoc- chie . Voleva Ifecoriare a ddicere , quanno Z«. zolla (^e cofsl la -figliola avev* nomme) dif- ie ; perooname fe te ipe2zo p^Ia 'mmocca , to faccio ca me woje bene , perzb zitto j e ziiffe* ^e, e *nmezzame I'arte, ca vengo da fore^, ta fcrive 9 e 10 firmo • Ora fuflb , le leprecaje la Majeftra , fiente buono , apre V aurecchie , e te vener^ lo ppane janco comm'a li.fciure. Com«> eie efce patreto., dl a Matrejata , ca'vuoje fio ▼eOito de chille viecchie , che ftanno dinto l6 cafcione sranne -de lo retretto , pe fparagnare chifto , che puorte 'ncuollo ; effa che te v6 ve* dere tutu pezze , c pperuogiie , apreri lo £:a* fcione, e doirr^ : tiene lo capierchio , e tu te« nendoio , mentre jarr4 fcervecanno pe dditita , Jaflalo cadere de botta, ca fe rompari lo cuol- lo ; fatto chedO) tu faje ca patreto farria mone* ta 4attza pe ccodtentarete ^ e tu ^anno te fa carizze , pregalo a pigliareme pe pimogliere , ca viau tc, tu Arraje la patrona de la yita mUr JORNATA r. 77 *Jftif0 cBeflb Zezolla , le parze ©gn' ora miir smne ,- e fatfo com pti tarn ente lo conziglio de la Maje^ra , dapb , cne fe fece to Ihitto pe U de* fgrazia dfe la Mitreja , coranuenzaje a toccata li fade a lo patre , che fe 'hzoraffe co la Maje- Ara • D^ prmcipiD* lo Prencepe 1^ pigUaje a Knr- h y ma la- figtiola tatito tiraie de chtatto , fi che coaze de ponta ; che- aiP atemo fe ditegaje a le ppar6le de Zezotl^ , e ppigiiatafe CariTKy^ ^na , ch^era ta Majeftra pe mmogitere , fece na fefix grann§* Oi-a mentre^ flavano li Zite 'htrefca , affiicciatafe Zezolta H no gaifo de I^ eafa foja, volata na palommelta fopra no mui. rO) le diflb: Quanno te vene goiio de qaarcir* ik, mannar addemmannare a la P^Iomma de te Fate all' Ifola de Sardegtia , ca raverraje fubew to. La nova Matrejar pe ccinco , o ieje juor- ne affumaje de carizze a T^ezolla , fedennola a to meglio liioco de la tavola , dannole lo me^ %lio muorzo ; mettamole li meglio vefKte i ma paffato' a mmalH pena no^ poco de riempo , mannato a miTionte , e fcordato' afTatto de I0 fervizio recevaro ( o tri(!a T arnia c' ha itiala patrona ) commenzaje a mraetteve 'mperecuoc- CQolo fejV figlie foje , die 6 a rtanno aveva re* Buto fecrete , e ttanto fece co lo mariro , chf xreceputo 'hgrazia le figiiaOre, te cadettedk co^: re la figiia'propria ; tanto che fcapeta' oje , man- ca cra;e, venne a ttermene, che fe redufle da la' eammera a la cocina, e da lo Vardaechiiio ar te focolJire , da 11' sfuorge de feta , e d'oro , » fe mmappine, da li ftettre a \v fpite . Ne fulo' cagnajc flato , ma nomme perzl , che da ZezoU la , fu chiammata Gatta cennerentola . Soccefle, c^'avenno lO'Pjfencepe da ire ^nSarde^'ha pe cco^ ^ 3. \ (^ 78 Trattenemiento VK h neceffane a 1o (lato fiijo » dommannaie Ona p^d'utia a Mperia, Calatnita, Sciorella , Dia- mante, Colommlna , Pafcarella , ch'erano U fiieje fig Haft re , che co& volefTeno , che le por- taflb a lo retuomo : e chi le cercaje veftite dA sfbrgiare , chi galantarie pe la capo , chi cuon* ce pe la faccie, chi jocarielle pe ppafsare lo tiempo , e chi na co(a, e cbl n'autra ; ped' utemo quafe pe ddellieggio difse a la figlia , e tu che borrifse? ed efsa nieRt'a«tro,f€. qon chi^ nime j'accommanne a ia Paipmr^ de le Fiatej decetinole , che mme mamieno quarcofa , e n te lo A:iR^€ , noa puo'^ze ire ne nnanze , ne acreto.:. tiene a mmente chello clie te dico,ar« ma toja, maaeca toja. Jette lo Prencepe kct lir fatte fuoje 'nSardegaa, accattaje quanto Pavew v^iio cercato le ffigliailre , e Zezolla le fcie de piente . Ma 'mmarcatofe 'ncoppa a no vafciel- iq , e ^ac^nno vela , non fa pofTibile maj« , che la Nave fe aFrafsafsit da lo puorto , e parev;^ che fofsc 'mpedecata da la Renimora : Lo Pa- t'oiie de lo VafciellQ, ch' era. quafe defperato , fe pofe pe (Iracqno a ddormire , e vedde 'n- fuonno na Fata , che le difse : Saje perche non polite fcazs^eilare la nave da lo pnono? perch^ 10 Prencepe, che vene co buje, ha'.mancato d^ promtVsa a la' %lia, allecprdannofe de tuttey, fora che de lo faQgo proprio . Se fceta lo Pa^ trone , conta lo foonno a lo Prencepe, lo qwa- h confafo de lo mancamiento , ch'aveva fatto, jeze a la Grotta de le Ffate , e arracomman- natole la figlia, difse , che le mannafsero quar- cofa : ed ecco fcette fora da/ la fpelooca na be!- la giovane,'che bedive np confaione : la. quale le difse ^ ca rengraziava ^la fig^lia de la bona. me- JORNATA I. 79 memoria , e che fe gaudefse pe V ammore fu- jo, cossl decenno le dette no Dattolo, na zap* pa , no f«cchietieIIo d' oro , e na lovagUa ',de ^ta; decenno che V uno era pe paftenare « e ir antra pe ccomvare la chianta . Lo^ Prencepe xnaiavigliato de Ho pre^etito , (e lecenziaje da la Fata a la vota de lo pajefe fujo, e dato a tutte le figlkftre Quanto avevano defiderato ; deze ^nalmente a ia figlia lo duono » che le faceva^ la Faia : la quale co na prejezza , che j]on capeva dlnto h pella, padenaje la datto-- lo a na bella tefta , lo zappolejava > ad^ua* va 9. e CO la tovaglia de feta matino , e &era V afciuttava ; tanto ,. che 'n auattrcv juor^- ne crefcluto quanta a la flatura cfe tyi femme* -na , ne feette fora na Fata , decennole ; che de- ijddere? ti la qua?e rcfpofe Zezolla; che defide- r^va quarche bqta de fcire fora. de cafa , ae bo- leva , che le fsore lo fsapefsero ; leprecaje la Fata, ogne vota, che fl gufto, viene a^Ia te«- fla, e dli Dattalo mto ^/jnaurata Co la zappetella d^ oro t'* aggio xappato , t Co U secchietiello d^ aro i* aggio aaacquato , Co la tovaglia de seta /' aggio asciuttato i ^f^gH^ a te ^ e kieste a me ^ ^ £. quanno vorraje fpogliarete ^ cagna V utema vf erzo , decenno fpogiia a mme , e biefte a tte. Ora mo e&cndo venuta la fefta, e fciute leffi* glie de la Maeftra tutte fpampanate , ilrelleca- tty 'mpaliaccate , tutte zagarelle, campanelle , e fcarpelle ,. tutte fciure , addure , cofe , e rrofe: Zezolla corze fubeto a la tefta, e ddittole ppa- role 'nfrocecatele da la Fata , fa pofta 'nnorde- »e comuie na Kegina, e pofla fopra. n'AcchL D 4 ueaj •o Trattenimento VI. ^ i>ea , CO ddudece pagge linte , e ppinte ; jette a dove ievano le (Tore che fTecero la fpotazzeU )a f^ le bellezze de Oa penta palomma • hSk cotnme voze ia fciorta , dette a chillo luoco fK&o lo Rrib ) lo quate vifto la fpoteftau bel« lezza de Zezolla , nne reftaje fubeto af&ttorato, e difse a no (ervetore cchiii 'ntrinfeco , che ft fofse 'nformato, conime potefse 'nformarefe de fta belleeza cofa , e chi fofse , e dove (lava • Lo fervetore a la medefefiia pedata le jeze reto^ mano . Ma efsa addonatofe dell' aggualto , jet- taje na mano de fcute riccie, che s'aveva &t- to dare da lo Dattolo pe cchefto efTetto. Chil- lo altumtxiato H sbruonzole , fe fcordaje de fe- eotare TAcchiQeay pe 'nchUefe le brancbe de fellufse: ed efsa fe ficcaje de relanzo a la ca- & , dove fpogliata che fo , conime le *nvez- zaje la Fata, arrivate le fcirpie de le fsore, le Sinale pe ddarele cottura, difsero tante colebeU e , che avevano vifto . Tornaje fra flo miezo to fervetore a lo KA \ e di&e lo fatto de li fca- te , lo quale 'oforzatofe co na zirria granne, le difse ^ che pe quatto frifple cacate aveva vennu- to lo gufto fujo, e che nnogne canto avefse Tau- fra fefta procurato de fapere chi fofse chella bella Giovene , e dove s' ammafonafse flo bello Aii- cieilo. Venne P antra fefta, e fciute le fsore tutte aparate , e galante / lafsaro defprezzata Zezolla a lo focolaro; la quale fubeto corze a lo pattolo, e dditto le pparole folete ; ecco fcert^ro na ma.no de dammecelle , chi co lo fchrecco, chi CO ia carrafelia d'acqua de cocozze, chi co lo fkrro 4ie li ricce, chi co la pezza de rnfso , chi eo lo pettene, chi co le fpingole > chi co li ve- ttittj c&i CO la cannacca, e coflane; c flfattala* i^lh comme a no Sole , la mefero a na car-^ K>2za a feje caval^ , accompagnara da flaffiereg, r da pagge de livrera^ e ghionta a to med'efe- mo looco dove era ftat^ P antra fella, agghion* 26 maraviglia a lovcore de )e Ysore , e flfuoco a lb pterto dfe fo Rr^ : ma repattutafe ,. e ghiu'^ tole d^ieto'Io fervetore-, pe non fiirtfie artevare, jtttsue na vranca de peme , e (fe gioje ,, dovtr rtmmi(t clMll*omrrio*da Bcnr appizzoliarenneU tt , ca noil 'era, cofa' dk penfere v Efsa ebbe tiem« po de remmorcfararefe a: la cafa , e de (poglla* refe conformea lo fsoleto. Tornaje lb (erveto- le laongo ItKnigo a^ lo Rr¥, lo quale difse, pe 1' arma de Ir muorte mieje , ca fi tu non truo-^ Tc chefta) re ftccio na ^htofa, e tie darraggio tarita cauce 'hculo", quanto aje pile a* fsa, var* V* . Venne r'autra fefta> e fciote le' fsore , efsa^ tlftmaje a fo c&ttolo , e continuanno la canzona fttata y fu beAiita fopetbamente , t ppoftia dtnto' aa carroz2a d* oro co ttante fervitttre attoomo >. cfae pareva pottana pigUata alo pafTtggio 'ntor* niata d^ tammare ; e ghiuta a fare caAoavoia a: le Sfore, fe parterte; e lb fervetore de lo RrX^. fe cofette a- mla doppio co la carrozza • E6ar vcdfcndo, cte'fempre I'era- st tt ccofTe, diise Ctfeca cocchierO', ed^ecco fe ttiefe la' cam)Z2a a ccorreni'd^ tkrita furia, cr (Ri coSl fiatine -la corzera, die Ife cafcaje no cbtaiireUbY che non fk poteva vedere tk cc&tijb ppentata cofa • La- ftrvetore , cHe non potte jognere Fa carnia^ » die bolkva , auzaje lo cbianieno da terra » e la portaje a lb Rr^ decennole ; quanto V era foc« oriutOi lo quaie^ pigliatolo 'nrnana difse^: Se t tor 8f2 Trattenkmiei!3.to VI. lo pedarniento \i ccosl bello, che farra Ucafa? o Ueilo canneliero-dove e Oata la caanela, che mme flrude ? o Xrepete de la. bella caudara ^ dove voile la vita; o belle fuvare attaccate alsi. lenza d' ammore ^ co la quale ha pefcato cheiV arma : ecco v;' abbracci^o ,. ^ ve ilregtio ,e fi noa, pozzo ar.revate a la chianta , adoro le rradeche; fi.non pofzo.avere li fapetiellcy vafo le |>afe .. Gii figtlevQ cijjfjB de no janco fvede , mo fite. tagliole. d^ nq n/gia cote \ pp huje era auU ikk pariwa^ie.mmi^o. 4e ccfeu., chi tir^iwiea fta^ Vita/e pe buje crefce ai^o taatf) de docezzafta- ' vita^ mentre ve guardo , ^ ve pofsedp . Cofsi ddlcenno , chiamma lo fcnyano, c(un manna la trommetta , e tii tli , fa jettare no Banno , che tutte le femmene d# la t^rra vengano > na fs* fla vannuta , t a no banchetto , c^e s' ha puoi^ {\o 'nchiocca de fare.' £ bejautoIp'iJiif^Fno d«« flenato. Oh bene uiio ,' cfie nimag^z^i^a^orio,.^^ che bazzarra , che fe facette « Da ilov%yenn«fi^ tante paftiere / e ccaQuiflJe ^ dove 11 fett^te , e le ppprpette j addb-li maccartuie, e^ g^aviuo>- le ? tanto , che 'nee poteva magj^a^-^n'^afwrzeia formato . Yenut^ le fTemmen^ tutte^> e ntiobe* le , e 'gnopsle , e iricdi^, e ge-^zifntf , • b«c- chicj e .ftigliple^ e hei\9^^ e bc^Ufi^.e, buo^io pettenato . lo,. Rre , ikttp ig ,ppafitt^^ ;pr^yaie' W- . chianiello id ausij pjec(' una s^ji/a\t^4f fomm^l^ i " te y pe b^oers' a chr jeifj^'a c^^ljlof, .ed^ afT^ft^t^* , ' tanto, che potefle conofcere dt 4a4*<>fma. dfr lo* I ^ Cnkniello cneHo , che^biava cercaano ; manon I ttovanno p«de, che .'nee jelTe a ffiefto, s' appe' i a ddefperafe ^ Tuttivoca fetter flare zitto . ogn' t uno diffe;; tprnate • cr^je . a fiare pe^ewnijia co. I ipmico : ma fe rni^f volite oene > non lafTate I * ne- JORNATA I. 8 J nefcluna femtnena a la cafa, e fCa chi fi voglia: Diffe lo^^Prencepe., aggio na figUa, ma guarda fempre I'e focolaro geJ'effere defgraziata , e da poco^che nan i mecetevole de federe dove ma- gnate vuje ^ DifTe lo Rre cheda fia 'ncapo do Sna, ca r aggio a ccaro . Cofsl ||Artettero, e lo juorno apprieffo tutte^ 6 ^nfifettiffle co le ffi- glie de Carmofina vtnnt ZezoIIa , la quale fu- h|ko , che fu hifta da lo. Krh ,. V ebbe na 'nfan*. vksi de chella , che defidefava ; tittta vota 4em- jnblaje. Ma fomuto de sbartere, le venne a la- pr(>va de Id chlaniella: ma noil tamo ptiedo s' actcAaje a lo pede de Zezolla^ che fe lanzaje' da fe ftiffo la pede de chella cttccoptnto d'Am- more, comme lo fierra corre a la calamita, la' ottale cola vifta lo Rre p corze a?- f&ttle foppreC- Ul CO le braccia , e f&ttola federc fotto lo bar- dacchino , le mefe la corona *nti&fta, ehe le fa* c^ro ?ncrinare , e lleverenzie dq^rae "n Rre- g'ma UoVo. j^ flbre, ve4eada cheAo, ctiietie de crspantiglia , noa avenno ftomttiaico de vedere; (lo fchiooppo de lo core lloro , fe la sfilaro^ gnatte gtiarfe verfd la cafe de,. la manfltti.a ," con- sffanno a ddefpietto lloro ' .. * ^ . , J> 6 LO 84 LO MERCANTE TRATTENEMIENTO VII. ^ la Jomata Pritnma. rfenzo rampe la caf m no figlto de tn Rrif Ju^fe da la ^atna , e Ukfta da no Drsm gpn9 la Nfanta de Pierdeunno ; dap}^ varie jccciessw le devema -mogliere ^ ma ^ncantatQ da na femmfna^ i llikerato da Uftau^ U qmah fe gehiia avtnnolo acciso , scopierto nnozenfe ^ $0 na urta erva h totna la vita » fion vasta s mmagenarest quanta toccajt iint9 alP oisa d* ^gne ana la bona sclorte 4/ Zezolla I 9 fuamo laudawo assaje la hbsrale^ tote dt lo Cielo verzo sta figliola ; tanto Jo* dfcaro foco lo castifo dc le ffiglte da la Ma* treja y non essenno pena y che non THereta la /a* ferblaj ni rntna , ibe non stia bene a la '«• vidia • Ma ^ttfta tanto che ne senteva no, b^ abiglio ^ncapo de s$o socciesso , lo Prencepe Tad^ deo puostose lo dito ennece de la mano deritta a ttravierzo de la vocca , fece signo eke ano* mafarasserpyji quale tutto a. no tlempo *ncSm gliaro eomme it avessero visto lo Lupo , • com* ene seolaroy che a lo mmeglio de lo mmormo» tiare , vede de *mprovtso lo Mastro , e ffatto signo a Ciulla , cbe arrancasse fo sujo , cossi decette . SOngo lo cchih de le bote It travagUe all' Hommene fciamane ^ e ppalt , che le fchla- ua- JORNATA I. 85 nzno h flrata a cchella bona ibrtistia , che non . fe mmagenava « £ ttafe oinmo mmardice fa chio|>peta , che le *nftmne to carufo , e non si ea le porta abbohnanzia da cbfe sfratto a^ la famme; comme fe vedde ne la perzona dt no Glovane « comme ve diraggio • Dice J. ch* era na vota no Mercante rfcca ric- eo chiaimmato Antonieilo, to quate avesra di»« jc figKe Citmso^ e Mraea; ch'erano cofsi fimw mete, che non fa^ive.fcegliere tPuno dalP att- tro. Accorze, che Ccien^o , ch* era to primmo- geneto facenno a j>p^retate all' arenaccla eo to figlto de to Rri de Napole, le roppe h cfc^rcw" coccola , pe la quale cofa Antomello •nzorfata le ^fee : bravo , V ajc fatta bona : fcri vene a la pajefe/ vantate facte, fi n»n te fcofo; mlette la 'mperteca : va ch' a;e nitto olitHo , che ba fejit rana / a lo figlio de lo Rr^ aje sfraveeato. lo carufa ? e non avive !• meza canna , figlto de caperrone? mb che ne farri de K facte tuo- je? non te preggiarra tre chialfe, ch^aje mafe eocinato, che ft traiil^e donne pprovocato ^ ummo figlidfe to cafo ^ a rrlfsa; e prtmma deKtto , to Rri i ommo de ragione; atrntemo, che nnrme po- fare da cci a ctent* anne ? cM^ non me vb dare la mamma , mme dia Ift^figlia; chelto, che non me vote manna- re cuotto t mme to masna cnido f tutto to mun- t6 TRATTliNtMIENTO VIL }!• ^ ppajoTe^ e chi ha paura , fe faccia sblrro . Che te pb &re ? leprecaje Antoniello : Te pb cacciare da do munno ; farete ire a mmutare ajero . Te pb fare maftro: de fcola co na fpar* xnata de 24. parme. a flare cavaile a li pifc^ 1 perch^ 'mparano de parlare« Te pb mamure co no collaro de tre pparme 'mpofemato ' de fapo^ ne a 'agaudiarete co. U Vedola , e pe p{)arce dc tQccare la oiano a la xitA^ toccare 11 piede a lo patrino . Perzb can (fcare co locuojero a ppe- ione fra Iq p^nno^, e Pazzimatore > ma arn-^ oaarcia a {la medefema pedata , che non fe ne faccia ni nnava y tih becchia de lo fatto tujo; azzb Don 'nee riefte pe lo pede . Meglio i au- cidlo de vofco , che da gajola . Eccote deakre, pigliate no cavallo de li daje fatate , che tten« go a la (lalla » e na cana, ch' ^ ppuro fatata , e nft^afpettare cchili , nuglio ^ t toccare de car* cagne, ch'eflere toccai« & tallune^s meglio h chiavarece le ga^oie 'ncuollo j che tenere 1« caollo fotto a ddoje gamme : meglio e fare mi lie pafTe a la fine, che r reflate co tre ppaffe de funa ; G non te piglie le bcrtole , non t'aja* tarra ni Balda ^ nb Bartolo . Cercannole la be- ntdi^ziooe , fe mefe a ccavallo , e ppuoilofe U ciagnqla 'mbraccio accommenzaje a ccammenare fora oe la Cerate : ma comnie fi| fciuto porta Capoana, votatofe capo deieto accomenzaije a di- cere : Tienete ca te laflb, bello Napole mio , chi SSL fe v^aggio da vedere cchiii mautune de 4 zuccaro , e ijimure de pa{la riale ? dove le {^re« | te sb de manna 'acuerpo , li trave de canname* ie, le pporte 9 e fiinefire de pizze sfogliate i * oim^, cne Ipartennome da te bello PeoDino f. liime pare de ire 00 lo pennone ; ScoOannome | da JORNATA I. " I7 da tc , Chiazza larga , irime fe (Iregiie lo fp£re«* to ; allontanaonome da tc, Chiazza de i' Urmcv mmt fento fpamre' U'arou; feparannonie^ (b viiie Lanziere ^ mme paffa lanzata catalana ; fcrafUnnome da te , Forc^Ua , ma U ktadh.^ la fpireto de la forcella de ft'arma:; Dove trovar-< ragg'ta n^autro Puofto? doce Poorto de mitoia beiie de lo munna: dove n^ autre Cceuze.^ dove; P Agnelille d'ammore -fannb continue fuollers d<* fil^tentizze ; dove n^aHtro pertiifo , recietto dti tutte P uomijiene vertolufe r dove n' autra log^ ^«, dove aIbggia>io ^raffo , e s^ aififa lo gi»^' Ao . Aime ca noa pozzo allontaflarezne da te V ' Lavinaro mto^ fe Hon iaccio na lava da {l\i0GW ckie noo f^ pozzo lailare , o Mercato , sen^zau irfi. mercato de dogiia . Non pozzo fare fpartei ctffatkllo da te v bclla Chia;a , fenza portare: nnUe cbuje a (loxore.. Addta paflenache ^m flb^Ha*niolle ^ addiozeppole , e mnugliacde )4 sMio vruoccole 9 e ttarantielte ; addto jcajonzet^ e*ccidiiiio*^Uole ; addio piccMiglio , e ^ugrat* tinate ; sulJio fclore d« le Ccecate, sfuorgio de la Talia, cuccopinto de P Auropa, fcbiecco 69 lo Muono.; addto, Napole , non prefatt», d Lnna dalo mmieza co 1*^ accettullo de It rag- JORNATA L ?9 ge a ta zeppoFa de lo Cido , le diflero cfitlle tre che fTacevano' lo rtepeta : tfm vSl pigliate {b» treforo , ch' i ddeftenato a tte fchitto r «' A^c- cetillo mantenere; e ddito chello , fijnagltaro , cOmme cMllo, cbe maje porza parere. I (To com. mr pe no cierto pertufo vedde lo Sole , rozc fagl'irefemie , ma non trovaie ia fcala ; pe Iss qmh cofa cotntnenzaje a grtdare tanto , che la patrone de la Torre , eh* era trafbro a ppifciaie dinte a echilio fgarnipo , fo ntefe , e aemmatp- natolo , che flacev*, e ffenruto la cofa comme pafl^va, jette a ppigliare na fcaia y e fcifo ab- Wcio , trovaje ngt. gran frefoix), de io quale vo> tennone dare h parte a CietrzOj ifh oo nne vo^ ze friente , e pptglmtofe la cana , e ppaoflofe sc cava^lo , $e mefe a cammenare , ed elfeniio ar- revato a ne vofco jerremo e defierto , che te fa- ceva torcere la vocca tanto era fcuro , trevaje na Fata a pede a ho fciumnx), che- pe dare gaAo a I'ombra, de la quale era. nnannmorato, faceva la bifcia ne It prate, e ccorvetre pe ncoppa le prete, elm I* erano ^ntuorno na nimorra de malan- trtne pe Ibvarele h> nnore. Cienzo , che bedde flo male termene de fpoglia 'mpife, mettenno mano a la sferra nne feee na chlanca . La^ &t» c(re bsdde Ha proTa htta. pe CQaufa foia , le k^ ce na mano de compremiente.) e lo 'mmifaje » oo palaz'ze p«co lontano,>ca raverria daio lo^ contracambio de lo fervizia, che n? aveva re-* cepnto . Ma Cienco decennole-^ non c\ de che, e nttUe grazie, n'autra vota recevo lo faore ^ ca na6^ vap de prefsa , pe nfi che *m porta , fe lecenjiaie i t ccanunenata n* autro biiooo piez- «o J ^ Trattbnbmiento Vn. SK> y trovaje no palazzo de no Rri , ch' era tut- to apparato de luilo , tanto che te faceva feu- rare 1q core *n vederelo: e demmannanno Cien- zo la caufa de fto vifeto , le fo rrefpooflo i ck' ft cchella Terra nc'era apparzetO' ho Dragoneco fsette tefte , lo cchih terribele , che fe folse ma- je vifto a lo munno , lo quale aveva le ccentre de'Gallo, la capo da Gatto, V uocchic de fuo- co, le bocche de Cane corzo , 1' afcellede fpor- te$[Uone , le granfe d' Urzo , la coda de ferpe . Ora chifeo fe cahnareja no Criftejano lo juorno ; 9 ed efsenno juta fi a lo juorno d' ore fta cosa , pe fciorte % ttoccata (la bene%iata a Mmene- chella figlia de lo Rr^ , pe la quale cofa nc' % lo fciglio, e lo sbattetorio a la cafa Reale > pocca la cchiu pentata creatura de (lo pajefe ba oa ersere 'nnorcata ^ e agliottuta da no brutto' anemale-. Cienzo, che fsentette chefso* fe me- fe da parte , e bedde venire Menechella co lo ftrafcino de lutto, accompagnata da le da^mme- celle de Corte, e da tutte Is feui.nene de la Terra, che sbattenng le mmanQ>e ttirapnofe le zervole a clerro a cierrp , chiagnevano la' mala fciorte de (la povera giovane, decemio : Chi nee P avefse ditto a (la fcura figlbla de fare ce(fio- ne de li bene de la vita *ricuorpo a (la brutta beftia f chi 'nee 1^ avefse ditto a fto belio car- dillo d'avere pe gajola lo venrre de no Drago- ne ; chi 'nee V avefse ditto a (lo belio agnolillo de lafsare la femmenta de (lo (lame vetale dinto a do nigro fuollaro : E chefto decenno, ecco da dinto no catacuoncolo fcire io Drag^ne • Oh mamma ffria ^ che brutta cera : fa .cunto » ca lo Sole fe 'ncaforchiaje pe ppanra dinto a le imuvoie : lo Cielo fe 'ntrovolaje , e lo core de tut- JORNATA I. ' f% tqttt cbelle gente deventaje na mmuiiimA;,e fa tale IP tremmoliccio , che non le farria tiaAito cc creHiero na: reda d^ Poorco. Ci«nzo ch« bedde cheAo^ puoftfimano a U sierra, tufGb tta^« fe nc fece ire na capo 'nterra . Ma to Drago- Be mbrofcinatQ lo cuollo a certa erva pojo lo»- tana lo a/zeccaje fubeto a la capo, comme ia^ certa quanno fe jogne a la coda . Ma Clenza vedenno Ha cofa difse ; ChL noaiAiseconna,noa' figlia, e llcegnute It diente, auzaje ro cuorpa cofei fpoteftato , che ie tagliaje 'ntrunco tutte fette leccapo, che fe ne fauuro da la cuollo i comm' a cecere da h cocchiara ,t a ie quale !••* vato le lengue^ e Olpatofelie, le sbalaozaja na niiglio da raAo da lo cuorpo , azzb non fe fof- fero n'autra vota 'ncraftAte ^nfiemme ; e piglia« fofe na vranca. de cheir^va, ch' aveva 'ncplla-' to lo caollo CO la cape de lo Dragone 5 fnan* naje Menechella a la cafa (ie lo Patrt , ed ifso fe jette a rrepofare a na tavenaa • Quanno lo Rri vedde la figlia non fe pb credere la pre- jezza , che nne fece ; e fsenturo lo muodo , comm' era ftata leberara , feee jettare fubtto no banno, che chi avefse accifo lo Dragone, ve- nefse a pfMgltarefe la figlia pe tnmrgllere. Sen- tuto cheflo ro villano nsalezlufo, nigliatofe Ic tefte de lo Dragone, jette a lo Rte,e le difse, pe Ho fiil>o ^ (sana Menechella , He moianzoU le hanno libera ra chefla terra da tanta roina>* Ecco le ttefk, che sb tedioiouie de lo valore n)io ; perzb ogne promcfsa i ddebeto . Lo Rri fentenno chedo fe levaje la Corona da capo , e la. pofe 'acoppa la ca^arozzok de lo viUano , che pp^rette capo de forafctuto ^'ncoppa a na< colonna • Corze la nova de iio fatto pe ttutta la 9* Tkattenimento VIL la Tenwi^, tanto , che vcnne air aure«chic de Cien«o\ 16 quale difse fra fe mmedefemo. ?o Ve^ famenre fo no catarchicr : appe I« fortuna pe H capWe^'e mme fa fefsaje (iippare da masw) r chillo mtne vb dare «iiez6 lo treforo, ed A nnc faccio dailla cunto , cbe fe to Todifco de^ i^^acqua frefca :*cheHa rnme vb fare bene a lo riazzo fujo , ed Jo rnie faccia rftilto cafo , che . PAfeno de la mufeca; e mo s^ chiammato n la corona , ed io mme fib comme la 'mbre- /aca de lo fofo, comportanrro, che mme metra ;pecle 'hnante no pede pelufo , e che mme feva de mano fto beflo trenranove no joquatore Tefcazzufo, e de vantaggio r Cossi decemio d^ .de mano a no calamaro, pigiia la penna , e ftenne la carta , e commenza a fcrivere . A la bellifsema ^o>a de le fiemmene >^ Menechella *Nfanta de Fierdeftnno . Avennote pe grazia de lo Sole Lione farvato Fa vita ^ ^htenno ca autro ie ft bello de le &ticbe meje ; ed amto fe met- te *nnante de To fervizio , ch*^ aggio fatto ', pet- 2b tu , che ffufle prefente a lo *ntrico, paoje facredere lo Rr^ dc To veto , e non confenttre, che autro giiadagna fta cfaiazza morta, dove io aggto vt>ttato Ie 'mercote, ca fanr^ dovuto'ef- fetto da fta bella grazia de^ Regina , e mereta- to premmio de Ha. fotte mano de Scannarebec* cb : e pe fcompettira te vaia le ddelecate mat^- xolle :'da Poftarta d^Il' aurinale , oje Dbmme- neca « Scritta fhi lettera , e fRgtIIata co lo ppa- ne ma^aecato , la mefe 'minocca a la cagnola decenno v^ cnrre correnno, e portala a la fi- gKa de lo Rri, e non la dare ad autro, ehe nmano propria de chella faece d'argiento • La cagnok qtuie volaafio^ c^rze a lo ^laz»& via- le, JOHKATA L 93 le V ^ £ig(iuta a ia fala, trovaje lo Rrb , che ffaceva ancora zeremonie co lo ziro, lo qi)e fare de fli chiajete ? refpofe la mogliere : ajece apierre Puocchie? te fofse' venuto quarche male omo- I re .^ o t' fe flufato Id grafso , non te vafta fa j ^* came ch'aje' a la tafa? CienzO' vafciafmo la 1 eapo comme gatta c' ha fano dammaggio , non difse niente ; ma fattd 'nfenta de ire pc ccLerto negozio-^ fcette da lo^ Paiazzq^, e fe 'ncaforchia- ; je dinto la cafa de chella giovane , la qnale veramente era ito morzillo regalato^ tu Vediye na joncata rennera , pafta de zuccaro , non vo- i tava maje li bottnne de I'uoccfeie, che ixm i facefse no rettorio ammorufo a ti core , e non 'apreva maje lo Wofenaturo deie ilavra, che non facefse no fcaudatiello a IParme: non mo- veva chianta de pede, che non carcafse' boae le fpalle a chi penneva da la corda de le fpe- ranze. M^ otra a.ttante bellizze , che a^tto*- tavano, avevana vertate , che fempre chelxK leva *ncanrava , legava , ncjltenava , e nzavo- gfiava P uommene co li capille , comme fcce cie Cienzo y che nott temto priefio mhk pede » •' . do<» JORNATA I. 95 rfove efsa flava, che rre(laje 'mpaftorato com* •Hie a ppollitro : Fra chifto miezo , Meo , ch* era lo fratiello menore^ non avenno maje nova de Cieiizo , le venne 'ncrapiccio de irelo cer- canno, e pperzb cercato lecienzia a lo patre lie dette H'aatro cavaHo,e n' antra cagnola |^ ro fiitata ; Cammenanno addonca Meo , ed ar- rivato la fera a cchella Torre , dov' era ftato Cienzo, lo'patrone credennofe , ch* fofs^ lo fi-ate i le fece H maggiure carizze de lo mun- iios e po volenno dareie denare^ ii&o non oe voze ; e' bedennofe fare tante zeremonie le ca^ dette 'n penfiero , che HA fofse Oato lo frate ^ e rrzb pigliaje fpeianza de trovarelo ; Comma Lona , nnemica de li Poere , votaje le fpal- le a k> Sole', fe mefe 'n cammino , ed arrivato dov'era ia Fata, la quaie credennofe, che fofse Cieiizo , le fece na mano d'accoglienze, fern* pre decenno .* figne lo benvenuto , ^iovane iriio , che mme fervaffte la vita ; Meo rengra- iiannOla de tanta amorolanza , difse perdoname, •s'io fion me trattengo, ch'aggio prefsa ; a^re- vederece a 4a tornata : e rrailegrannofe fra fe ftifso, ca fempre trovava pedate de lofratiello, fecotaie la ftrata , tanto , ch' arrivaje a lo pa- bzzo de lo Rr^ la matina a punto , che Cien- 90 era ftato fequeftrato da li capille de la Fa- u, e trrafuto ointo firi^ceputo da li ferveture CO granne onote , ed abbWciato da la Zita co gianne aiEezzione , le difse : ben venga la mia snogHere, la matina v^ , la fera vene : quanno egne ancielto a pafcere , lo Luccaro ammafona, com me ii (lato tanto Cienzo mio>comme puo- je flare lontano da Menecheila : tu m' aje le- Tato da ^ttcca a lo Dragone, e mine fchiaflfe g6 Trattknemtento VII. 'ncanna a lo fo(peuo ; mentis non me iaje fem- pre fciecco de d' uocchie tuoje . Meo ch' eta no trincato , penzaje fubeto fra fe fiifso , ca diefsa era la mogliere de Jo^frate , e botatofe a Menechella, fe ^faje de la tardanTa , ed ab- 6facciatola jettero a itixnazzecare ; ma quanno ta Luna comm' a boccola diiadnnia le iielle a ppizzoleare le rrofate , jeze a ddorinire » e Meo, coe irelpmava lo nnote de lofrate, fpartette le lenzola , e fe ne mefero tmo ped' uno , azzb noii avefse accafione de toccare la cajenata^ la quale vedenno (la novetate , co na cera brofca , e co tia &ccie de matreja le dtfse; bene mio j da <]uanno nnicci ; a dK giaoca joq^iammo, che ghtocarUlIe sb chide ? che fimmo mafsaria de parzonare Uticantis , >che ce miette li termine : che fimmo afercete de neniice^ che ct faje fla trincera , che ffimmo cavallej forefteche , che ce artavierze do daccione^ Meo che Isapeva contare nfi a li tridece , difse non te iamentare de me , bene mio , ma de lo miedec^ , che vo* iennome purgare , m* ave ordenato la dejeta : otra che pe la dracquezza de cacciare^ vengo fcodaro . Menechella , che non fapeva 'ntrovo- lare I* acqua , fe gfibttette da paparacchi^ , e fe mefe a ddormire . Ma quanno ia notre aufole* iara da tp Sole , le sb ddate li crepufcole de ttempo a coUegenno farcinole , vedennofe Meo :i ia defsa fenedra , dove s' era vedttto lo frate ., vedde chella defsa giovane che 'ncappaje Ciea« zo , e piacennole afsaje , difse a Mmenech^lla : chi ^ cheila sbridia, che dace a la fenedra ? ed efsa CO na zirria granne^ refpofe, e puro cofs2 mme la tiene? s'^ cofsl', la cofa \ niiodra; je* re perzl moie frufciade lo csmotrn^ &a cer- nia ; JoaNATA I. ^7 nia ; e aggio paura , ca lU va la lengua dove te dente dole ;- deverriiTe portareme reTpetto , ca all' utemo sb ^giia de Rrb , ed of tie ftruszc ha lo fummo fujo : non fenza che ft^ nc^te avtve iafto PAquila 'mperiale a fpalfa/a fpalla , non. feaza c|i& t' jere^reterato ca le 'ntrate toje : t* aggio 'ntifo ; la dicta de lo . lietto mio ^* pe fTa- re ban^tto a.ia cafa d' autre: ma. fi chefso veo , voglio fere cofe da pazza, e che ne» va- gano r afche pe V ajero . Meo j «h' aveva ma- gnato pane de cchiu Soma, , accordataia co ba- ne parole ,< le iJA(^e , e ghiuraje y ca pe la chiliL bella poftana^ de to miinoo non avema cagnato la cafa foja^ e ca efla eta la vifciola devloccife fujo. I^enechella tutta conzotata pe fte-pparo- k , jette dinto no rifretto a farefe da le dant- iaecelle paffare lo vrit6 pe la'fronte , a 'ntrez- *zarefe la capo ^ a. ftegnerefe le cct^ia , a mmsigriarere la f%:ce , .ed a 'nciricciar^^tutta pe pparere cchiu bella a tchifto , xhe^fe crede-* va che foffe lo nf^arito wrp ; e Meo fra ^ tanto dale pparole de Menechella trafutd 'nfofpetto, che non foffe Cienzo aja cafa de chella giova,i lie, fe pigliaje la Cana , & (cinto da lo Palaz- 29 Y trafette a la csfa de chella ^ dove a pena arrivato effa diffe v capille mieje legate chiffo ; c Mmeo fubeto^ co lo negozio lefto, refpofe : cagnola mia, manciare chefTa, e U cana de re- lanzo nne la fcefe c^mme a velti'ciolo d' iiO¥0k Meo trafuto diato , trovaje lo (i:\xe com me 'n^ cantato, ma puoftote doie pile cIl^ la Cara (o^ pra , parze , che fe fcetaffe da no ^n fuonno , a lo quale contaje mito chello y d\Q I'era foc- cieffo pe lo viaggio, ed utemamente a lo pa, lazzo^e ccomme pigliato nfcagno de Menechel^ BajiU Tom J, E la . 9% Tratitknemiento VK. la, avea dormato 'Cod'eflTa^ ma vokva tanno fecotare a dicere de le Jlezenzola fp«rttite, qnan- no Gienzo teveato da parafacco cacclaje mano % aa lopa veccfaia , e le taglia^ lo cudlb comm' a ccetralo ^ A Ao resimore afTacdatQfii lo R^ jCO la iiglia , e iredettno Cknzo , ca aveya accU fo ifautro Ammek ad iflb ^ T addeintnaimaie la catt& s e Ccletizo le xliffe , demannaioll te ftef- £i m, ch^aje dormuto co fKatemo^ cred^nnod' .avcre dortputo co mmico , « pertb nne 1* aggb HieiTiato • Deh ouante nne lib accife a tniort# ( difle Meiiechella ) hella ptova aje &tto : m no lo mmeretave flo ftate da bene ; pocca tro* vannofr a no ftiiTo liettf^ co mmlco , co na mo* deflta gnnne ^parteono le lleazola ftce Arvo t ffarvo . QenzO , <:he fentette fla co(a , pentlit». fe dVanore accossl gruoflb^ fielfo de no jodizio temmi^ario , e ppatre de n'afenetate ^ fe fcLp- fAyt iti^at facce • Ma vemm>Ie a tnmente IV er^ ^a 'mm^emtale da lo Dragone , la fcergaje a lo cuollo de io frate , cfilh fsubeto *nzeccaje ^ ed applccecatole co la capo , tomaje* lano e bivo, ed «M>racciatoto co n* allegrezza , e ccenratole p^rdoaanzia d' efsere cunco troppo 'nibria » e oamale *iiformato a ccacciarelo da lo munno , & tie iettero 'ncocchia a lo Bala^zo , da dove *n. vtaro a cchiammare Antomello co ttutta la ca» fa , che ddeventaje caro a io Rr^ , e bedde nnt Ift^perzona de lo figlio verefecato lo proverbio : LA i 99 La FACCE DE CRAPA tRATTENEMIENXa VllU TH la Jorns^a Piimma* %yj(i^figlia dip mo VHlano pt ieneficio de Ha JL^ Fata J devnna mogher^ de Rre y nuf iWd- strajtnose sgrata a chi P aveva fatto tamo bs- ne , h fa aeventare ia facet de Crapa . Pe la rah COS a spretzata da h marito , rccTeve mik* male trattamientt ^ ma pe d* opera de no tti9na. vieechio omelia$ase recupera la ptinnmt faice , e ttoma ^ngrazia de lo marito . . Scomputo Csulla de c falio da perzon^L da bene , edagge compafsejone de ib povero ftiilo , ch' av6 dud^e regnole da cam- pare : Ptf cchedo , r^fpofe ta Lacerta , !• mtxie . so mofsa ad ajutarete : perzb portapie crajc mmatino la cchiu ppeccerell^ de le, ffiglie toie, le db Aa figlta , le db V arma mia : Ct nee k nego (e pi- gliarri (lo cuorpo : fi nee la . concedo , fo fpo- ^liato de le blfciole : H [a contradico , fe zuca So faitgo : fi confento , i|ime leva na parte de me mmedefemo: & recoTo , fe plgtia la ttittto s. Che mme reforvo ? che partlto piglio ? a cfae foedicnte m'attacco; o che tnal^ jornata aggio fetta? Che ddetgrazift m'^ chioppeta da fo Cieio ^ accofsl decenno ; Iq Lacertone difse^ re« fuorvetfr priefto , e fa xheik) , die t'aggio ditto^ fi no 'lice lafse le flracGe, ca ia cofsl bogtto f t cofsl fia fatto ? Mafaniello .fentttto (la aecre- to , ne avenna a chi appellarefe , jette a la ca* & tutto malenconico , cofsl gialliato Je facce ^ che ppare^a 'nfolaccato, e Cecciizza vadennolo cofsl appaglianito, afcelittto y annozzato, e 'n- gottonato , h decette ; che V e focciefso , marl* to mio ? aje faito a coftiune co qaarcuno ? t'> flato fpeduto quarche fecotor^p contra ? o nee xnmuorto T Ale no? Niente |)e ciiefto refpofe Mafaniello ; noa na Laeerta cornuta m' ha puD«* do 'nmoina , ppcca m'ave ammeDacdato y ca Q. non le porro la fegliola nodra cchiti ppeecerel- hi farri cofo de chelle che £teno; che la capo mme vota comme ai'gateLIa : non faccio , clie ppefce pigliare : da una parte mme coflregne Ammore , e da 1' antra lo pefone de la cafa • Ammo fcorpovatamente Renzolla mia, ammo icorporatamente la vita mia : & no le db fla jonta de li rine mieje , fe piglia tutto lo ruoto- la de fta mara perzona mia ; petzb co.nfi^glia- E 5 me, 101 Trattekemiento VIIL me , C^ccuzza mia, fi no fo ffirfi . Sentttino chefto la mogliere It difse : chi si , mariio i»io, fi fla Lacerta far^ a ddoje code pe la cafe ho» Ika? Chi si fe fta Laccrra'^ la Gcrta fiwe dc h mmiferie hoftwj? vi 2a lo ciJhiu ^ le b6t« ircc dam mo nujc ftifse Paccetta a la pete , c ** ijuinno deverriamo avwe la yitla d* Aquila a ccanofcere lb bene cha nee cotw , avimmo I'ap- pannatora alP nocchie , e k) gunto a le mmano pt I' aggranfare, pcrzb vJt ^bTfa:ncelte » ca lo co- te rotnfe pasrhij^ ca farri qiiithc bona fciwta p^ fla povera peccerella > <^raro fte pparole a Mafai^ello, e to ihalina fabbeto, cN lo Sol« «o lo fcupolo dc li i^ige jaachejaie la Cielo, «h' era annc^ratb pe P^aibre dc U notte , pu gliaje U p^cet^Ua pe la mano, e la portaja dov*era^ gtotta. Lo Lacertone, che ftcvaa la vcletta y ^uanno venefsc lo villano » ivbecc , che k) fcoperfce, fcettc fora da lo r«cuonc6lo,c ppU , gliaiofe la %UoU deze a la parte no facchetto de pataeicime , decennole : vi tmnarita I* autre figJui CO m fellufse , e ila allcgramente , ca Ren- zolla ha trovato la mnnina , e lo pane ; o via- ta efsa, ch'i 'mq^attutia a fta hoiia foitona . Mafaniello tmto prejato^ rengraztajc IaLaeeit% - t fe mve jette a la moglieTev-COlitanftole lofiit- to J e tiiinoftrati*»l« H frifole» co li qeah ma- yitattero tutte 1* autre figlie, reftaiinole puro agfefta pe gliottere ca gufto It uavaglie de la ¥ita . Ma la lacerta avuta ch' appe Renzolla , fecenno apparere no hellirsema palazzo , nc« la m^ft dkrto , crefcennola co ttanta sfuorgte , a friale, all^uocchie de na Regina : fe ointo ca no le mancava k) llattt de la forrmca , Lo ma- gnare era de Conte * le bcftirc de Pttncepe , avea ^ JORKAtA L 10$ irm ciento^ tnelle Mlecett r che la flarvevano : CO H ^^^ btione tcattamiente 'nqliattro piz* ^etlitc le fece qjjaanro na cereola. J^orze clie ghictmift a caccia lo Rr* pc chiHr vuofche ; k le fece hotte pe le 'm«aao : nV fapenno ,. dove' dare de capo, vedde lucere na canneU dinto a flo p3Lkw/x^ ; pt I2I quale cbfa mannaje a chella vota nd fervctore ,. azzix pregafse lo patrone ft darel^' recietto • Juto lo fenretore, (e le feci *iiante la. Lacerta 'nfbrtn« ick na^ belilHlma gio- irane, cbe fentuta la ^mroafciata difs^, eke- fofse ardlte tote lo buoiio vemito , ca ito 'nee farria matlcM) pane , e ccortielle • Sentato lo Rr^ ly refpiofta verme, c (a trtctytito cto- Civaliero » fceiinoJe ciento pogge ifnshite co Utorce allom«r xnace,. eSe ppareva na granne afse^t^^ dS n'bm- mo ricco ; ciento autre pafgg* ptwrtaro-l^ bdvan- Bc a ttavola che pparcvaiio tante gnatziine de Ipetal^, cbe pona&ero li faazarielte a II tnih,- te r ciento autre co ftcdmtettre , & ftordemient^ fBiOfechejavattO : ma fopta tcfice Ren2oUa^ fer-* vette a dare a bev^rc a lo Rri , ca tantar gra- 2ja , che bevette ccMU atitmore , che bino • Ma fcomputo la mazzecatorio , e Itevate le ttavole, fc jctte lo Ktt a ccorcare , e Relnzolla mddefe- irm le tiraje le ccauzette da li: pi6de, e lo co- xst da lo pietto co taifto boono termenevche lo iisi fetitk daiP ofsa pezzeJle , toccato da chella b*Ila niana> fagltre lo veninaammorufo a 'hfet- tarele Tarma : tanto', che pe' remmedlare a It ifiortc foja, proctiraje d^avere I'Orvietano de chclle bellizze ,. e chi'ammanno la. Fata,, che n* aycva protezzionfe, Hce la cercaj^ pe mmoglie- je. La ouale; non cercanno aurro che lo bene de Renzolto,;ndn fulo nceif hi dette liberamente». E 4, ' ma^ I04 TRATTEHEI^iiNTO VIII. ^ ma V ^^dataje ancora de fette cunte d* Qto • J^o Rjre glube]|ig6r de Oa y^ntura , fe partettt eo Ki9nzg!\U£f^ qiial^ fprupeu , e fcanofccntd- . a quarii^, ie. i?efa fatta la Fata , fe V allicciaje co lo'xnarito fenza^direle sa parola 'mardetta de | eompriem lento . £ ia Fata vedenno tanta rgf,a" tetudcne , ia 'tnai-dlfse , eke ,le tornafse la facce a fsemeletudene de na crapa ;. e dditto a ppeua | fie pparole, fe le Aefe lo mufso co .no parBio i de varva,fe le ftrenftro le mmafche, fe le *n- dwraje la pelle, fe le-'mpeJaje la iaccC),,© !•- ? i trezze a cznMrelie toraaro corna appontiite,.lar q\iale cofa yihq lo nigra Rr^ dfveataje 43a piz«« I '/eco , n^ fapeva , che J' era foccief^o ,. pocjca na 1 ^Ilrzza a doje fole » s' era fatta accof$i flrafor^ mata, e fofpiranno , e chiagnenno, a uitto pa- \ flo deceva: Dove fo li capille , che nl'annode-, ^ I cavano? dove TuoccMq, che mne sficcagli e ffemmena de cafa ^ hSz Ren^olla pigUatofe lo facco , feirza dire 2( CFammerzB de lo fervizlo , fe ne iette a Ao Pa- lazzo Riaie ; tanto- ch^ la Fata tirava prete de lo male termene de (I) nzamotata - Ma . avnto lo Kit Ip ffilaK) deze dt^e cane una ad efsa , e ima a la cammafera , decennole , che 1' allevaf- fero> e e chi addomnuiifle ? e KrenzoIU tematofii fare (la propafla de sbaozo y ie difse : No nim« canufce varva de crapa ; a mme ca lo cortiello? refpoTe lo vieccbio ;. lo nij^rtoalo fecnti la sbtr« ro ; allafgate, a^ mme tigae, difie la caudararo; jettate nnante penoa cadeit arrets lo vacrva de , crapa : ta fi barva de ccapa ^ e mmKa > ca pe la pre(bll£ione toja te mnuerete chelso « t peo $ ed afpetta na poca , sfacciata prefentoia , ca mo i tc clitacefco^ e iHdana je 4ove t^ave arttdaua lo fummo i e la pretennenzia tofa . Cofsl dde<^ cennd corze diata a no caiiiaiariella,.9 ppiglia- to no fciecca y lo mefe nname a LrenzoUa » la quale vifto chella brutta tiaira pena , appe a ccrepantare jde (jpafema , che noa tanta fentetfic abbafca Rananda mirannofe dinto-a lo fcata 'n- cantato^ Arafbrroato da chiHo ch^ era , quant* efsa piglkije dolore^ vedennolfe accofsl fttavvifa* Uy Cbe »noa xronofceva fe IVefsa , a la qiicUe de^ cctte le viicchio^ revive al Iccordate » a Ren- zola , ca Sl ffiglia de no ^^llaino , e jchr la Fitta t^ aveva amdotta a termeile , ch^ jere fiitta Re- gjiiia : ma ta nztpeta defcoit^e , e fgrata ^ aven- nole poco grazta de tanta piadce, d^aie tenaca a k cammara de nue^o (eaza moftrace nofigoo j fchttto d^ ammore • Perzb -ptglta , e ijpieiine ; fcippaae cheffe , e ttorna pe la Tiefto: ta nne atmehwM^ de le ccodiane : vide, che ffaccie nne puorte.: vide a che ttetmene fi aneddotta pe la fgratetvdefie toja , clie pe la mmardezsdo* ne de la FaSi aje non fulo •n3at4ro facce , ma ftato per/} . Ma fi vnoje far«> a mmuodo de fta varva ianca > trafe a troyare la Fata , jettate a li piede fuoje , fdccate ift zervolej rafcagnate fla 1 JORNATA I. 107 fa ficcle; pefate (To pietto , e ccercale perdo* nanza iri^ fo tnale tercnene , che 1* aje nioftrato, CSL efla ,, ch* i. de prommone tenneriello , fe. mo* vacr^. a. ccotnpailionft de te xnmale fciagure to- je . Renzolla* , che fe fentette toccate. li tafte , e darele a lO'Chiuovo ,« facette a t>ierzo^ de lo Viecchio,. e la Fata abbracaadnola,. e bafati- nola , la fece; tornare a la forma de primma ; e plWlWenb vefHto ciirreeod* oro, na carroz- 2a. fpantbia , accompagtiata. da na morra de fer'\reftifc> la pprfajfe a^ fa. Ri4:, fo- quale, veden^ iftifa cof^l belfa. sforgiofa ia. piglfafe- a ccara' ^ntb la vtf^ dannofe dtlt- pptwiat *ii pxetto de qbanto firftzio P^veva. fttto a teatere : fcafan- nofe> ca pe. cbella mmardetta mcce de crapa ,. r.ivcva tetiuta juilo a li befie . Cofsl Rrenzolla fidtte cohtema,.ammannO' lo> maritb , annoranno> la. Fata, emmofbannofe: grata a lo viecchio ^, s^ttuHO; CaaDfbiuto. a. proprle: fpeft ^ \ t^d; fftd. simft^. P'eUeflf tdrnsS M^ E 6 LA I .iq8 LA CERVA FAT AT ill TKATTENfMENTO IX; ^ '. '. De la J6rftata' I. %T4S^ena pe ffatazi^ne Fo?3zo 9 e CcannelarQj * Xy Q4nnelovo e: nyidejato ,da^ la Reglna , m^mma 4e Fonzo -, eh tJompe la fyonte* Qanw tuiloro s». pafte y / adsyentata Rrc y passa no graft pericQla . FonzQ pe betpu^ de na Fanta* . na^e de na Mortella i§a It travaglU suqj^.y^ € i)ac^ a lleberarelo, ^ * StetterO' a canna aperta jx sentire lo Bellisse^i mo cunto de Paola ^ e cconcrusero tutte\ c/i /*. ttmele h comme la pall a\ c he quant cciJii sc. sbatte ^nterra^ cchik.ssaut^\ e aamfne-'^ U.i^r,. perrone J che quanta cchih se tira i^eto^cchiU fforte tozza. Mi^ fatta signo Taddeo a Gciom^ ^ metelUj che ^coff^ej0i\rQkuC4yQ(^ ^^^^^^ [ te la lengua nvota , . • • i^ ^ I E' Granne fenza dubbio la forza de V ameci- zia , che nee fa tenere le flfatiche , e li pe- ricole fotto cofcia pe fTervizio de rammico : la *rrobba r» Aimma na pagliofca , lo Inore na cu- fece J la vita na zubba , dove fe pozza fpenne- re pe shiovare 1' ammico , comme nrie sbrom- iTiano le ffavole , ne so cliiene. le ftorie cd io ojc ve ne darraggio no 'nzjempro , che me fo- leva contare vava Semmon^lla , ch' aggia reco-* la: {1 pe ddareme no poco d'audienzia chiuder- rite la vocca ^ ed allongarrite T aurecclft • Era / JORNATA L . TO€f ' Eia na vota no cferto Rr^ de Longa-per^- la xkianunaro Jannone , lo xjuaie. avenno f^arr- defederiode av9ere\iiglie < faceit^ prepare .fen>J pirr'K 'De>e, che ffacefsero *morzare XaL^BXizz^^Sk fti&i^ohtidiua , era tant»'car Kiiiava de- v»>^ kftra a t\k ^nce accofiava.r'pe la quale coik> paflaiQio ift> graa varvante da cheila terra, e^oofti fiiprnno ia miitata d^^regifba de i« Rri , o pnfo^ &pennoiay e bolennoceiremmediare , jutoa trrv vare ]annone, to pregaie a ddarele recletto ne- la ca^r foja ; lo quale co biofca , e eo na gron-^ na • terribele Ie difle r St n' aje aucra caiU i^eia: de che (la , te. poioje cozcace a ia fcura.: pafTjije'-do ttempo ^ icbe BeFfa filavft r mo hanncr a{klercdragone . AK iiteina no 'ate perdo; mente;* E. ccosf nsmannata^ ciente pefca* tare a. maro< aparato fpetunevClHiiiacane,. pa^* fengrefe , buole , naflJe ,. lenze ^ e ffelsaecihne , c^ tanto fe vota^S', -e g&aje, ficchi fe pigliaje na Bragone, e cacciatone lo. core, lo portar© a io Kr^ ,, lo' qvale* to. dette a. cocinare: - a. Aa belia 4itfii9cell», la qvuie fenatafe a na. cammara.^ non^cofsl priefto lki|6 it lo fTuoco. lo. core.,: e ieette lo iiimmo> .de*lo.< vallo i che. non fulo. fla bella^ Cocai dknenxk]^: prena ,. che mtte IL tMh&* tfir de la; :cafit. ittorzxiO', e ncapa de noche j«or- ne figliatten),^antO'chc la ttasaicca fece nolet* ^ecciuolof, lo for^nerO' fece no fcrignetiello , le flegge: facetrero feggioieile, la tavola no tavoIi« BO , e lo cantaro fece nox cantatielb iiipetpnato accofsl hello , ch.' em* no Tapore .. Ma. cuotto , ^ che fa lo core , e a^apprata a ppena. da. la. Re- gina, fe ientette abhortare la paniSa,. e fraqnat^ tro juome tutto a no tiempo co BkdammecellaJ fccero 00 beHo mafcolone pcd'^ona ;:cofel fpcce- cato. I' aj?o alPautro, che. non fe canofceva chi- flo da chillO' ; ii< qoarfe crefcettero. 'hziemne co tanto ammoTCi che non fe fapevano fpartAe poo- to. fra loro; ed eta ccofsi sbifeiolaco lo bene , che ^1 i I JbRNA^TA U XI i chc fe portavano , che la Regina commenzaie ad a'^etne quarcbe mmidia> pocca loi figI«o mo- ftravai cchih arfesziefie a. Id figHo de na vajaiHt foja ,, ch'a. & fldfa- , e tu>n faf^a de che niuo^ de: ievajrefe; (to fpnioccora da iC'iiocclile:;. Orar no. }q0tnO' volenti^ la Preocepe ire- a ccaccia^ co^ La. compagno fujo , feee: allbmmat^. ftioco a na^ dBllllllnera. dmto la* cammara foja;;e accoituiien* zaje a fqoa^tare- la cchinmBia pe* fare paltotd-^ ne , e inxn^cannol'er noa* faccio. , che ccdfa ieN tft de perzona: a ttrovarela ; e^ fra fi6- miezo- ar*- xLvaniio la. fUgina pQ bedece ,. che Skc&rw lo fU- 5lio ^, e tf rovatoce* fula Camieloro lo- figlio de [a: dammecella.; i^enzenno de levarelo. da. fto. iDomK)^, le dene co na^ paNtmera. 'iifocata^ ver^ ip^ la faccie , pe la qmil'e cofa vafciannofe, le cogii'ette fopra- no* cigUo ^ e Te* fece no> lisale ^a«^ tacca , e gik vdeva afseconnsire T atfrra>. ^mn^ no* aiteiriije; Fonzo^ lO' figiia, edr efsa fegnenno< efsere venuta a bed^re x:omi#i* ihVa ^.daj^ qiiac* tro* cattztiellef 'nfipete , fe nne. jette.. E C^an«» neloro^ carcatofer no- cappidla 'nfronte: nott- face: addiuiare- Fonzo de lo; chiajeto< « e flette faucfov fauJov fi bVfer reiitett)& friere da Id doio^res » comme appe formito de iare pailer comm' a fca* rafone ,, ccTjcajft: lecitnzia a la Prencepe de ke ibre ; £ rreftuma tRaravegliatO: Ponza de ibi nova deleberazjbne , le demmaniiaje fa caufa : lo qnale refpofe > non ^ercare- autra Fpnzo mio ^ vaiRa fapere rchi^o. Prence-^ pe 5 cbefla e la me^lo' memoria > cbe te po7ZO lafsare , pocca a lo correre de (la fontana iaper* raje la curz<^ de la vira mia : che fe la veder- raje fcorrere chiara, facce ca ilarraggio cofsl cUara, e tranquillo de ilato 9 fe fa vederraje trdvola , mmagenate ca pafsarraggto travaglio / e (i la trovarraje fe|^a ( non voglia lo Cielo ) fa cunto ca fanri fTormito. U' uogiio de la can- nela mia, ^ fsarraggto arrlvata a la gabella 9 che tocca a la natura ; e ditto cbefto mefe ma- no a Ja fpata, © danno na *mbroccata;'n terra 1 fecc nafcere no pede deinortella , decenno, feoi- pre che la vide verde y. 6cce ca ftb becde com- m^'aglio; (e la vide mlofcia, penza c^ non van- no troppp *hcriccate le fTortune raeje , e fi d^- ventarri fecca a^itto , puoje dife pe Ccannelo- ro tujo requle , fcarpe , e ^uoccolp' . E ditto chefto, abbracciatofe n' antra vbta"*, fe pofe *n- cammino, e ccammenato, dapb varie cofe^che i' accadettero, che farria luongo a rracco/itare , comme comrade de Vettorlne, '^riibroglie de ta- yernare^ afsa/Snainientt de g.abellate, pericole de r ; JORNATA L* ^13 ^ «iale (jtdfse , eacavefte de mariaole v air ute^ no arrevaje a Llooga oergola a'tdempo the fc &ccva nft bbMifsczna ioffra, e fe>promerteva la figlia de ]k}'Rr^ a lo tnaarenttore ; dove pre- fentantofe Canneloro^fe portaje cefsi i)ravamen^ te , che ne frufciaje tmte li Cavalterc vennte da deverze parte a guadagoarefe nomme . Pe la quale oofa le ivt data Fenizia la figiia de lo Rr)^ pe mmogliere , e fe fece xia fefta gratine ; ed ef^ ienno^flate pe quarche mefe 'nfanta pace «enne n^ommore malcDcODico a Ccanneloro de tre a ccaccla ^ e decesno fk cofa a lo Rr^, le fu dLtr. to guardar. ia gadimfr, jennero mio , vi che' noit te ceca&e' paraJAcco , fta 'nceUevriello , apre 11^ uocchiey mefseire , ca pe fst yoofchenc'^ n'Uo2% 00 de lo diantane f lo qiisrie, ogne. .gbiuorno ca< gOia ionna^ in^ coifipareiino> da Lupo, mo da- \ipnt y.mh da ciervZ^^.tna da A*fiisat e. mb. da> na cqfacy e :fn& da n' antra ; e co ramsHe firata^ gem^e carreja li poverteUe,'che ^nce: mmatte* no > a: na grotta y dove fe le camiareia ; pei;^^ non metter^ figlio mio la fanetate 'Bcofttnne ^ ca 'nee lafse li ilracce* Canneloroy di' aveva. lafs^p.la panra.'ttctiorpo a. la mammae , noacuv ranno li confine d^s lo iuocio,^,noR cofsi prle^ f^o lo Sole co.Ja ibopa'rde vcu&o* de. U raggo a(pnet|a>e le fiblloie -de la iioue,^etce a licac-. ci^ I ed airlv^ra a no-yfyko, dove focto la peti-i n^ta de le ^oaee, i»- congregav^nori'toolboe ^' flare tnonopoUo.t ed a confariaie coriixa.Io So«f le y V Uorco vledetmolo venire , te tiasftirmaje tar n^ MUa jGerva, 'la quale Cannelofo , rommr lai veddCj accomipe/ij^j^. a, ddarele caqcia, e tanto^lai C^rva |a tracc.heg^aie , e shanzaje da luDco r'a* llupcq^' cbe l'aii£ddii{se 9^ lo^fcwo de lo. vofcoir 114 TRATtEilKMIENTa IX.. dove ftce veniit tsattM. chtoppeta de ttnta ner^, che parevi. che I« Cieb cadeTse ^ e ttrovat^fe C&nneioio nmnte la^grotra de P Uorco, tra* fette dinto> pe isaneaiefe ; ed cfsenno aggnucato df fridda ,. (ngliaik oertc tiegna , che trevaje llidimoif e ccaeciatoie da la facca io fiicile » allommaje no gran focarone ^ t flannoie a fcar- &re , e afdugare 11 panne ^ fe feca a la voccsl da la gcotta la cetva , e di&e , o $ignore C^ valieio ,. damme lecenaia, ch' io- nune pozza (cm* alientare no poeonlla^ ca sb nteftcata de lo viddo I Cannelora, ch' era coreeie, difse 'nzec- ^te, che finghe la beavenoMr. Io vengo, refpo- ]pe la Cerva, ma aggio paara,ca po mf acctde: ^on dtthetare, Im^ecaje Canneforo ^ viene fopni la paiola mta^«. Si wojei che benga , tomaje a dieete la cerva, l^a fti cane, che noa me bo^ * ciano difpiacea^ , e lega fto cavallo che noit mo- dia de caoce • E Canneloro legaje U cane , 'na* pa&oraje lo cavallo , e fa cerva; dtie^ fi. mb sb meza afsecoiata, ma & noa lighe la sferta j. io son nee trafo pe 1' Wtma de vavo ;. e Ccannelo- 10 , ch' aveva gufta addomedecarefe co 1^ cerva Iq^e la fpata., comma a. patzonaro, qaanno la porta dtnta la Cctace ,,pe paara de li sbiere • E VUorco,. comme: vedde Oinneloro fenza defe(a , fHgliaie la forma, ptopria, e datole de manolo- (fafaue dinto la fofia , ch'era 'nfanno a fa grofr ta, 6. la conraiegliaje co na preta pe mmagna^ fe/illo • Ma. Fonzo , che mmatina, e fera face- va la vireta a 4a mortella , ed a la fontana , pe £ipere nova de lo flaco de. Omneloro, trovato 1* ona mofcia, e P antra trovola ,. fubbeto feni- aaje che pafsava tmraglte. lo. catdafcto fuja ,. e Atftderufo da daida fiMcurao , fenza cercaie le* dea* f JORKATA f.. It J ckiizia a Ic^ pafret nV a. la. mamma , tt nde sk coL^nMay cd armatofe biiono. codaie cane &ta« tie s'albbiaie p& fa munno, e tanto giraje , « ttorDa}€ da. cheft)., r da chtlb. parte , cire ani* vaie? at libnga-pergola,^^ la quale travaje tutu appacatai deluitto pe bu crednta. morte de Can- oelora, e non tanta prtafto fa anivato^ h cor« ttj, chfr ognuno' credenno, che. ifbfse Canneloro pe U fomeglumza cti**aveva, a ifsor, corzero sl ccescare lo- veveraggia a. Ffenizia ^ che fcapiz^ 'isinnofe pe le fc^te ,. abbracciaje a Ffbnzo , du cenna : marito. mto , core mia ; dove fi. data tanta^ juorne ? Fon'40 de (la. colk trafette ftd>bd- to 'iiniaiizia ^ ch.^a fta. terra, fofse venuto- Cait- ne^ra/e fse ne fofse partuto, « ffece pemie-* ro de 'niammenare deftramente ^ p^ ppigtlare Wermonfr la. Pr&{icepe6a,, dove fe- potefse tro*^ vare ,, e fenretmo. dire ca pe fla mmardetta cac- ck, s' era ptioflo a troppo peHcoIo^ e mmaC fema* fi la trovava. l*U6rc0|.guale Vtanra erode* le colHuommeofr, fece fubbeto la mafsema ^ che Iloca fofse data de ptetto V ammica fojo » c fsemmolaro fto. negozto, , la notte fe* jeze- ai. ccoKare. : ma: fegnenno^ avere fatto- vuto a Dia- • na de rton roccate la mOgUel^e Is^ notte , tnefe la ipata. arrancata^ comme (laccioiie 'miezo ad. ifsa ^ ed a Fenizis^ , e noa vedde I' ora^ la. raa-^ tina^ che fcefse lo Sole- a dare 11 pinote nnau- rate 9:. la Ciela pe ffarele- vacoare V ombnr : perch^L foftttoTe d^ la IksttaY non- patenaolo re- tenere li prieghe de Fenrzia, ni lo comman- namiento/ de fa Rr%^, voze ire a: ccaccia- » « ppaoAoTe a ccavallo. co It cane fatate, jette au ^ 10 vofcou dove foccfiduto^ lo ftifeo:, ch* era. foe- ciefso a: Ccahneloro j^ & tta&ta tsk grorta2>. ved- de. ii6 Trattenemtento IX* de Tafinc de Canneloro, li cane, e lo ckvaiU lo legate , pe la quale cofa tenne pe ccieno , che iloct) fofse ncappata V ammico , e <^enn(K le.la Cerva, ch'avefse legatqi^l'arme cane, e cavallO) ifso ^nce Ij 'nterreraje adduofso, e nne fecero petaccie ; e ccercanno quarche autra no« tizia de i' ammico^ lo nrefe a bbafcia lo fuof- fo , e auzato la preta nne cacctaje Cantreloro eb trntte T autre,, che pe Rgrafs^re tenea atter* sate vive : ed abbcacciatofe co na fefta granae^ " jettero a la cafa , dove Feiiizia vedetino (fi dn- je fimmele, non fapeva fcegliere fra loro lo . marito Ajo; ma auzato lo c^ppiello de Canne* loro , vedde la feruta , e ccanofcennolo V ab^ bricciaje : e dapb efsere Aato no mefe Foqzo pigliannofe fpalso a cchiilo pajefe , voze repa- triare, e ttornare a lo nldo fujo, pe miniezo de lo qnale, fcrifse Canneloro a la mamma , chebenefse a ppartecepare de le grannizze fo-. je , comme facette , e dall' ora *nanre non voze fepere nc de cane, n^ decaccia, airecordanno- (e de chella.fentcazia, AmmMf0 cii s j#/V sfin se ess f sea . LA LA VECCHIA SCOPERTA TRATTENEMIENTO X. De la Jortuta I. y O Rri de RoceMfor$9 se nnammota de Is JLu voce de na vecchia : e gabbato da no di* to rezocato , la fa dormire cod^ isso\ ma add%* natvse ^e le rechieffe^y la fa jet tare pe na /#- nestra ca na letrera ftracciata V aveva 'jitontotato na fpal- la, mb ca no poco de porvo'e ra«.eva amrna- tontato na cotcia, tanto che fsentenno flo fcaf« fone de dcllecatezza lo Rri, facette argomien- to I che fsotto ad ifso fofse la quintafsenzia de le cgofe cener« , lo primmo Ugtie de le cca* munu JORNATA I. 119 miiipme mollife , e 1' accoppattua de le ttenne* r^nillie , pe la qual6 men^cofa le venne go- IfO cla P oisa piezzelkr , c boglia da le ccata- aaelle de V pda de vedere (lo fpanto, e cchiarire- ft de fto &lBro , *€ accommeazajcf a ghiettare fo- fpire da copfA, e bafcio, a jrafcare fenza' ca- tarro , e finakmente a pparlaie cchtii fpeduto , c ffora de li diente , decenno : Dove , dove te nafcunne^ ciojello, sfuorgto, irce«.betlo de lo nuono ? iekse )efce fo|e , icagiienta 'mparatore : fcuopore flc^ belle gra^k , mofir^ fle itocemeUe- de 1' addorcia poteca d^ amtiKK-e ? caccia da c»- tarozzola banco accorztito de li contante de U bellezze : mm ^re accofsl JTcarzogna de la vf • fia toja ; apre le pporte a ppovero iarcone , famme la 'aferta u ,mtn^ la v«oje fan ? lafTem* me vedere io ftromient^'da dove efce Isa bdia voce : fit che bea la catnpana , 4a la quale fe forma lo ^ntinno , hwm^ pigikre na vifta de fs^auciello, non coKlfeotii^e.) ctie ppecora d^ Ponto mme pafca de ijafcie^jEO , €o nnegareme le mmmrti e ccoateqp^^aiir rfla bellezzetudene cofa ; chefle , ed antus pparok deceva- lo Kit ; ma poteva fonare a grolia , ca ie becchie ave- vaao '*ntompagQate I'aoreccbie , la qoaCle cofa refbnneva kgne "a lo ffooco . £ lo Rr^ , che fe feateva coRun' a ffierro fcaadare a la fot nace de lo.defcderio, tenere da k^tteijagite de lo pen- zkio f e tnmarteUare da lo ma^lio de lo tor- Hiteoto amoriiifo , pe bat na chiave , che potef- Ct apme la oticeteUa de le gioje , che lo face- vaoo jnorije fperuto ; ma non pe cchefto fe dette arretOi ma fecotafe a iftmannare fuppre- che 9 e a xrenfoinEare afsunte , fenza pigltare ma- je afaWeate • Taato che le becchi^ , cne s' era- na «ao . Tratt£K*miento X.. fto pofte ^ntuorio, e 'ngarzapellute de l*«ffetfe, e' 'mprornmcfse de \o Rri, ptgliattero co(i4||tio de YTon fe lafsare perdcre ft' accafione de *nc^- i)aTe ft' auciello , che da fe ftifeo fe veneva a ckiaffare drinto a no cadavattolb / Accofsl qAan* no no juorno lo Rri faceva da cOppa< la fetw- flra lo fparpctuo, le difseiio da la fe^ratura de ii porta co na vocella 'ncupo , ca lb cchtugran fevore, che te potevano fare fr^ otto juotne., Tarria ftato lo mmoftrarele fchitto no dito de k •xnano . Lo i(ri, che ccomme fordato prattcco, ftpeva 5 ca a pparmo fe guadagnano le ffortezze^ noil recofaje ho partlto , fperarmo a ^dko dc •^uadagnare fla <^hiazza forte , che tteneva r afee- diata y fapetyio ancora efsere mutro antico , pi- glia e addemmanna ; per^b azzettato ilo te^ne- ne perentorio dd T^tiVo juorno^ pe bederie I' ottavo mirazolo de lo munno , le becchie fr^ tanto noR fecero aotro farzizio , cfae damm'^a fpeziale , che ha devacato lo fe^mppo y zocarefe le ddeta co ppropofcto , che ghianto lo terraenc ihto /cht de loro avefse lo dito cchiii iifcio , 'nne fecefse moftra a lo Rfi , lo quale fra chU fto miezo fteva a la corda, afpettanno 1* ora appontata pe fpontare fto defederio ^'Contav8t li juorne,*nnl menava le nnotte, pefava IP ore , meforava U momiente , notava It pirate , c fca- nagliaya 1' atome,> che I'erano date pe ilaglio sv 1' afpettativa Ae \o bene deftdderato y tnb pre- ganno lo Sole , che facefsequarche fcortatora pe ii campe celefte/azzb avaazaniio* eammtno ar- rivafse prim mo de 11* ora ofata ,a fdogliere lo carro 'nfocato , ed ahbeverare ti cavalle ftracqoe de tanto vlaggio • Ma fcongiurj^va ta notte i che fparafonnanno le ttenebre , pctefse vedete la lu- ce , JORNATA L . Ill ce, che non vifta ancora, lo faecva flare cfinto la-carcarella de le fciarame d* ammore ; mo k la pigliava co lo tiempo, che pefFarek dcfpiet- to s'aveva puoflo le nanfell^, e le fca/pe de chiuiimio , azzb non jognefse priefto 11* era de llquedare lo'fhomiento a la cofa amata pe fo^ disfarefe d^ 1' obrecanza ftipulata fra 4oro . Ma comme voze lo Sole lione , jonze lo tiempo , e ghiuto de perzona a lo ciardino , tpzzola;e Ift £orta , decenno : Vienela vlenels. Dove* una de becchie la cchiu carreca d' anne yifto a la preta de lo paragone ca lo dito fujo era de me- glio carata de chillo de la fore , mpizzannofo pe lo pertufo de la ferratura , lo moftraje a lo Rr^ , lo quale non fu dito , ma fprtioccolo ap* pontuto , che le smafaraje lo core : non fu ipruoccolo, ma faglioccola che le 'ntonaje lo* carufo , ma che ddico fpruoccoio , e (agliocO^Iaf h zorfarielio altommato pe II' efca de le boglie foje , fu mmiccio 'nfocato pe la monizione de li defiderie fuoje ; ma che adico fpruoccoio , fa- glioccola , zorfarielio , e mmiccio , fu fpina fot- to la coda de li penfiere fuoje , anze cura de fi- co jedettele, che le cacciaje fora lo fraro de 1'- affetto amorufo co no sfonnerio de fofpire ; e ' ttenenno la mano , c bafannor chillo dito , che de rafpa de chianellaro era deventato 'mbrone. toro de 'nnauratore ; commffizaie a ddicere : O arcuccio de le ddocezze ^ o repertorio de le' E'oje , o regiftro de li privilegie d' ammore: pe quale cola fo ddeventato funnaco d^ afTanne , niagazzeno d* angofcie ^ doana de tormtento ; ^ poflibele, che buoglie moftrarete cofsi ncotenu- ta, e ttofta, che no» t'agge da movere a U > lamience mieje ? deh core mio bello y s' aje m^. BasihTmM F ftca. ^%% Trattenbmiento 51, (Initio pe lo pertiilb :1a rcoda , iftifiui^ mo ITo nmSo y .c fTacimmo na jelatiaa de .covtiente : ^ :aje:iBoiinito ^no.cannolicchio ,'0 jnaro .dt bel« hzzZf re pregs^ coramanna,^ che la zerronar^a de :no vafsallo move 1' omure co- lereche :Jie lo cuorfK) pe lo patrone , .<:he po sbotuno a :berentierie de mine , fe fece a ccor- rejere , j^ co ^a voce'lla de gatta fcortecata , dif- fe ; Sc^nore mio ^ pocca y^ 'ncrinate de fotto* mettere a .chi ye flace fotta y degnannove de fceftnere da lo fcettro a la conoccbia , da la fa. Ia riale .a na flalla , da li Vporge s^ le ppettole, ia la ^ranqexTa a le ^miferie, da Paftraco a lajcantina^ e da lo cavallo a Il'afeao, non poz- ^ JORNATA !• JT^J pozzo f' not) devo , n^ boglio leprecare a la vo._ %oItte fare fta lega de Prencepe, e de vajafsa , fio 'nterfejataro d'ayolio, e de ligQO de chiup. - po, fto 'ncrafto de ddiatnante^ e de vritilfe , eccome pronta, e panua a le 'boglie vodre , Ibpprecannove fchitto na grazia pe pprinuno fi* £0 delP affezione] , che mme portate , ch' lo receputa a lo liecto vuoftro de notte^e fen^ za cannela y perch^ non ine fopporta lo core d* ffsere viila nuda. Lo R.ri tutto paparejanno de priejo y le jataje co na mano ^ncoi>pa a 11* antra, ca I'avarria fatto de bona voglia^ Cofsl tirato BO vafo dc zuccaio a na yocca d' afsa fe<- teda, fe parterre , ne bedde 11* ora che lo.Soii le 'nfoperato d^arare li campe de Ip Ctelo^az- 'z6 fofsero femmenate de ftelle, pe fsemmenare lo campo dove aveva &tto ^de/igno de^ racco* gllere le gioje a ttommola y e u contieate a ccantaro. Ma vennta la notte , che bedennofe att|iorno tante pefcatuie de potiche , e ferrajno- le ,^yeva comm' a fscccia jettato lo nntgro , la vecchia tiratofe tutte le rrechieppe de la perzo- na , e fatton^ no recbteppo dereto le fpalle , le* gato flritto co no capo de fpao » fe ne venne a fa fcora portata pe mipaiio da no cammanero i£nto la cammara de lo Rri^ , dove levatcffe le seandraglie, fe fchiaflfaje dtnto a to Uetto; lo Jiti che fteva comme lo^ miccio a la ferpentida, comme la 'ntefe venire , e ccorcare , 'nibForcina- tofe tutto de mnfco , e zibetto , e sbazzanatofir tutto d*acqaa d'addore, fe lanzaje cotnm'acca^ ne corzo dinto a la Uetto, e ffii bentnra de la yccchia che lo Rr^ portjdfse tanto fprofiumnlo , akzz6^noa fe ftnte&e lo fcianro de la vocca fo« Fa ia, ^a4 Tl^At'TEKIMRKfTO X. ja, ll'afetd dc le ttetelleche, e la mofcta it chelia brutta cofa . Ma non cofsl priefto corca* to , che benute a li taftc , s' accorze a lo par? " ]>ezzare de la cbiajetQ dereto , addonannofe e xlde le cajonze fecche, e de le befliche mofce , jch* erano dereto la poteca de la negra vecchia ; e rreflaimo tatto de no piezzo , non voze pe ttanno dtcere niente , pe fe facredere meglio ct }o into , e sforzanno la cofa,, dette fiinno a no tfiantf acchto , mentre fe credeva ftare a la coffai de Pofilleco ; e nnavecaje co na pormonata , penfaADofe ire ^ncurzo co >na galera • Ma aon cofsl pneflo ^enne a la vecchia lo prxmo fuon* no I cne lo Kxt cacciato da no fciittorio d* eb- bano, e d'argientb nm vorza de camufcio co no focile difltOy ailommaje na loceriiella , e fatto perquefezione* dinto a le llenzola , ttsovata n^ Arpia pe Nnin&, na .Furia pe na Gsazia^, na Gorgona pe na Cocetrtgna , venne ^ntanta furia, che boze tagliare la gomena, ch*aveva dato capo a Aa nave , e sbrufianilo de zlrria , chiatn- naje tstte ii ferveture , che: fsentenno gridaread aime,Tatta na ncammifata, Vennero 'ncoppa , a n quale sbattenno comtn'a ppurpo , dtfse la Rrc : Vedite bdl' abuffa-comacchia , m' ha fat- to fla Arava de p^afacco ? che credennome '^de ^nnorcwe «a vitelluccia lattante, m* aggio trova- to na fecontia de vu&ra , penfannome d' avert 'jncappato na |)enta palomma , m' aggio afciato "iiinano fta coccovaja, fmacenannome d' avere no iinorzillo de Rri, mme trovo tra le granfc fta fcbifienzeja , mazzeca-e-fputa; ma cheilo e ppea nee vole a chi accarta la gatta dinto lo fycco* Ma. efsa m' ha fatto fso corrivo, ed efsa fine cftcansl la penetenzia ^ perzb pigliatela prie- ft© JORNATA I. 'I non & roppe 1st' catena de- lo cuollo ; ma paflaQtio be^ maiino certe F&te da chilio ciardino 'ttiiafite,.clie lo Sole plgUafse pofsedione de ti tefiretorie^ che 1' aveva ciefTo la notte , It i)juale pe na certa crepamiglia noin avevano maje padatx) ^ iie rii»» . fo 9 e viAo .pennoliace dall' irvolo cJhella mal* ombrsty ch*aveVa fatto ^Itante tiempo fporcfaiare 14*" ombre-, le venne tale rifo a ccrepafec^tOycK* appero a fguallarare, e mmettenno 'la lengua 'nmora> non chiufs'o. pe na piez/o- v#cca de fio bello fpettacolo , talenaetite ^ ehe pe ppa^iare (lo> Ipaflb , 6' fVo sfuAO le dezero^ ogn' una Ut^ fata>« zione foja, decennote una ped\nna , che ppotef-^ £e deventare giovane , bella*, ricc»9 nobele , vertolofa, voluta bene , e bona afcioftata>: e partutefe le Ffate , la vecchia fe trovaje *nterni ledata a na feggia de vciluto 'nquaranta co^ fiance d'pco fotta I'arvolb fiifsa, ch^erade^en* tato no bardacchino de-yelluto verde go ffunn0 d'^oroy la fkcce foja era tornata de figliola dt Juinnece annff,-<:ofstbella, che 1* autre beilcz* ^ avfurciat^ .pmetQ foarpun^e fcarcagoau a pa* F 3 to 1^6 TRATTENIMENfO X. iQ-de na fcarpetelta atttllata , # caozafiire , i ccomparasione de fc^irpune a li piede » s^aflacciaje a la/ene(lra pe bederey che &^ em £ttto de & vecchia , e bUlo chello , che non ft fmacenava de vedere , co no parma de canna ^ aperta', e ceomnie 'ncamitta fonatraje pe no piez« 20 da la capo a io pede^ chiller hello piezzade fciancbne r ^^ roiranno H capilie , parte (par- paglfate ncoppa le fpalle ,. parte \ifpaflorole din- to no kzzQ* (Tora ,. che facev^ano *nvidia a la $&\»y mo tenenno mente a te cciglia vateAre a fpozone , die to ; a non fo io ? da qaale trvceo i beauta ^'061 bella palk a tu^oaat i\Q HA do imttkra > che JORNATA I. Itf c&e fo g}iiut0 a i|»aluorchio ? fo ffiifo-, fo ttar- nfinatd fi Mon me- recatto ;: cotnme V fponuto* fto Sole? qmiine ^ %uigUato tio fcienlcomttf i fchlafo fi'auciello^pe nirare conim* a boipara le- bodie mtith quale varca- V ha portata' a fli paife r quale onvola V ba^ chioppeta ? che llave drbbellr^za mme nne portano^dinto a no ma- ro d' aflahhe ? co&l> deceono, fe vrociolaje pe le. ggrada:/e cconenno a- jp Ciardinov jette nnante a la vecchla: renova^ , e 'mbrofceoanno« fe. Quafe pe- tterra-, le dijflTe , o maHTo- de peccion« cielio mioy o pipaptella de> le f razie', penU' Pa- lomma-de lo carro de Venere^flraolo trionfale d' am more , , fv aje popfio' nnammuollo ' fio core a lo fcrammp de* 5arno».fi no nee- fo' trafutie dinto 1^ aurecchie le (Temmenze^ de^ canna', > fi no ' oc' \ dato neir'uocchie la-mmerda de Rennena^ , io ib flecuro ca fentarraje, o vedertaje^ le ppe« He, e. li tormiente, che de brocca, > ^ xQlaxh ZO' m' hannO' refiifo a lo {^etto- ffe bellezze to- je ;. e fi'Qonicrkle a lo cennerale de fia'taccie, la lefcla, che bolle dinto a fto pUttO ; fi poa cride a le fciamme de It fofpue, la carcasa^h* arde dinto a fte> bene ;icomme-'a compiiennoteca, e de rjodizio* poo je fare: argomUnto> de H capil- le d'oro, quale fana m'atlacca» dall'uocchic Aigre , quale cravnne^ mme coceno ; . e dall'arche voue de ftelavre^auaie frezza mme fma&ra : pensb^non varriare la porta de' la piet^s noa- auzare. lo ponte de (I'. meferecotdia^nVappila* fe- lo connntto dela compadione : e fi no v^tA judiche^merdevole d'avere''hnuIto> da fla bella ficce,.fiunme.a lo mmanco na farva'^iardiatb Itone fNUolev no gqidatecode' quarche promef* &>^e.iia carUi a^ettatira* de bona fperaaza ^. V 4. peu \ laB Traittenmento X. perch^ autramente io mme ne pi^Ko li fcftpQne^ e tu pirrde la forma. Chefte, e mill* autre pa- xole h foktero da Io /prefiunno de lo pietto , che ttocow) a lo bivo la Wecchia renovau, I» ^KJe alPutemo I'azzettaje pe mmarito ;e cofsl aiizatafe da federe , e bpigliatala pe mmauo ft lie jezero ^ncoccbla a lo palazzo nale, dove p€ 1' ajero fu apparecchiato no grannlfTemo banchet* to 5 e mmannato a mmitare tutte le genteledon- ne de lo pajefe, ttaT autre voze la vecchia zi- ta che tice vetieiTe fa fore , ma nee fii da fare « e da dire pe ttrorarela, e ccarriarila a lo com- xnito , perch^ pe la paura granne , s' era iuta a 'ntanare , e a ^ncaforchiarc , 'ehe non fe ne tro- vava pedata : ma venma comme Ddio voze , t ppodafe a ccanto a la fore , ^he 'nee voze an* tro , che baja pe la canofcere , fe mefero a ffa- $e gaudeammo: ma la vetchia fcura aTeta antra lamme ^ che la^ rofecava , pocca la crepava I« 'nvidia de veders lucere lo pilo a la fore, • ogne ppoco la tirava pe lo manecone decenno; che nee aje iktto fore mia, che nee aje fatto t -Tiata tc CO la catena ;^e la fore refponneva ; attienne a magnare ca po nne parlammo ; e Ip Rrb addemmannava , che Paccorreva, e la zita pe ccopierchio rrfponneva, ca defederava nppo- CO de fanza verde, e lo Bjh futieto fece venire ag^iata , moftarda 'mpeperata, e mroill* autre fa- porielle pe fcetare T appetiro , ma la vecchia , che la fauza de modaccluolo le pareva f<:K de i^cca, tornaje a tlrare la fore decenno lo nTf- m , che nee aje fatto , fore mia , che 'nee aje fktto ? ca te voglio fare na fico fotto a Io maiK tieUo : e la fore refponaeva > zitto , eh' avimmo cchm tiempo , cfae ddenare > mangia mb , che te fee- £iccKi fiipca r ^ po t>arlaaniio ; e Jd lli%^ corii». U> donunaanftv», ghe cofa vol^fsc ; r h zita ^ ch'eriPntcicata comm'a pppilectno a la (loppa> r nn^ averrk voltfto eflere dcjonad* chUlo vom« ' Ik^miento de chloQcbe , qefpoft ^xa Volera qiiar* cofa doce, e Uoco fcioccavano . fe (^paftetdle ^ iloco dell v^ carina l^iiiv iJitto a ffiir^ 40 :^ vogliQ io* perzl tQ]«aiC I« fovcnna , ca egne. fputtto ha. lo ftommaco ; e £> Urcofe mr «icliil»l pe la. mano ,. non farraje fofo. a gMd^re , ca^n&> 'VQgUo }0 perzl la. pam mia pe 6 a n# lenuc«> €Uo^^.<|of8) decenao ; e levaleie dtaiito - le ttst*< iffihts^tffa, fatto 'nfanU de ire pe'^m dofatiieceP faiii 5, iiuqe corfe de poat^ a^ na^ rarvada^ ctov#' . typvalo lo* ii£EiftK>, e reetatttoio a rfi»rett-'em> 9:; Ic: 4ifle : eccote ^inquaiita docateyz-e £borreca^ da)Ja.x:apo e (Kcaraoicnta yenanaje accom- , Mgnata ; e la vecclita c6 na 6fice de pepiemor M|NWC#M« J^^ tiiy.€ii^:iipa.cani|fcr la (ottvt* na toja i perchS otra de Ir citiquanta docate.,^&f na cofa mme xefce- 'mparair te iarraggio tenere lo facile a la varva che la formna : perzb miet- ^ te mano a fierre , noa perdere tiempo ^.ca farrl la ventutatoja. Lo yameroovenno contrafla- to , letechiato , e pproteftato* no buono piezzo , - a 11^ memo tisato pe nnafo*lecab.cQniin^a ccBil- F f lo^ la, tegt R^ftleflo d6ve vb io patrotie^ « tSattt^ Uk Mm n. tiOk (oainiiidla, (Stuiurtenzaje a^ f&re la cUaoca de chilla ittg.rd. fcoorzoi^chft cfflioTd-' kc«^, c pi^fcidyiani totra fangb.» e datota \{taitta f»m i GOinine fe radefle „ doteVit Ull^ ' chl hella:^ parare , ptda vb. pacere ^ ma. chil'* io continsaaoa ^^mmmtatisL a'^mmita i. eflii fecocianfiA (la motto ,. fe lit iezero. contnpaii* tianno- Io cjdaBoM d«b cfaiila cuoi^po fi a U fo« fk^ ten MlUcoiaiddV^affinnole maficata 1» liarza (parafe da.' teca fl|^ fim diet anWRUt^ pc0» vaitt^'Cflt rfifeco fajo Io vtoraa M SitinaaaMi : . Fomette a^ ttl^patr fta cimto „ cli^era data a^ om de cermena a w Sdi»^ che comnue ibidSAtt fidSadinfa sftaXtaflb dk It quattiere^ ddtl*^ aietd , qnanno la Prttcepe it^e" cfalammara FaUello » a Giulu»viiccjua, r umk. gnacdaiobha , a U^atttra dfffpenfier# de: 'la ^fa, che bendsero a daiie lo^ foprattavola a fla. jomata ^ ed «c3B0« fe tmiraNK Jttte contn'a Sai^e&te; I' uno veftiita cif ocaito ze a la mattiHg^ dt aifro r e !a cabcea * ceampana ctotna-ia ftfiif tat d' A^ A^ Dofeaccofs^de {k>ntft^.d' JiicenKXio}- /kirj^; A ppprtare^fla?diellit4'si:is^ca&»^ Pif *. E q^tc6fei dtt bcllo V J^r. Aipwito*,,e.'de;ffiefcefeiiiF i^if^. M^iipuro.' ^ /iiv. Evna*CoppeUa-,. ^ I'if^. A ccliete ftrve?^ J4V. Si to fepiffe.^ jTjt. Elit fti *AcellevrieII« ^ . 'E^9ita&tt da me •- j4Pr. fttcVk fU jr^i^: C&l (ape ,. . . « Che parafacco lnb^ iMm te'citane ^ . /ifr. Te.'mennQ-:: Ma tu : nne fi da: laflb^ cttiito ' idiglti i* FsH'Ckt face* to •• » /4vr. Chi nen a^,.fiitt!ttda eappUa^* ]F#^ Saccio/, |(|non d AttftcCt^ NV Aianca^ftmatore : - Fa m.Iatcofifeaueazia.^ J«^. Tihimii«)ce'da'parte',;.o^Fa!biello t Ca v«gli6, che ftordifce'i e che ftofiecofisV Fst. JammQ * addove ^ te * place % • J^. A'caoftaminoce *fdtto a fU ^ peanatt | ^ Qi. M fitftaggio fdie da li' panii0 • >|^ LA COPPELLA f'ab. Fiate fcumpela priefto> Ca oime faje tfennenre. J AC, Adafo, frate mio, * Comme fi preflarolo • Accofsi prif«fio^ dl, tt- fece mammata? Vide buono (l^ordegna, JFiiA lo la vea, ch'^ rroa^nd, Addove fe porifica T argiento • ]aG. Tu 'nee ajc datoa lo pUzo : • . L'^jje naeyenatp a pprimino* "*. f /^^Z Commbglia^icli^ non pafla (juacche ta^tQM% E foflSmo pdrtare a na iDantruIIo • JaQ. Comme n c^a<^ fotta : ^ Tremma feciuo^xa non "fe de chellci Dove fe fa. la paita , : - : Co tanta matcangcgnc ^ . , ' ^' .* ^ ^ Ctie tredecinco refceno tre Feghe » , ' JF*^^* Ma dimme, a cbe I' aduopre ? * /^^. Pc affinare le ccrofe de ftp . munno > / E canofccre Taglio da fa ficdw^' F^^^ A>e pigCato gran lino a pmenare: Tu Hwecchiafraie \^x^ priefta ^ ^* " Ben prieftb ti^rrije u pile janchc • Jac* Vi ca nc*b ommo 'ntcrra *, Che pagarria na vifola ^ e ua /iiola, . Ad a¥tfff no *nciegno comm'^a cchifta,.^ Ch'a p«i|amaj;»rova cacciarria la^macciua De quanto fca 'rl^aof po ogn'jjpimo ,, Ue quanttk v«le b^tf airte;^ o^e foirtufla ^ Perch^ cca dinto vide^ ., , . V \ cQCoz;i^ vacante ^ ^ ^ left flale ^^ ' Se^^la ctof^'i flTofifleca, b riale. Fa£ Gomm*a dicere mo. J AC. Siente fi *mponta, - * Qoanto'ca txit fpalifeco ccbih moii^irq^f'^ , «EGROCA. 135 Quanto a fa ncornatura i e a piiiBiaft fitfote Pare cefa de prlezzo , Tutto 'nganna la vifta» Ttitro ceca la gente , Tvcto ^ fchitto apparen:da> Non gbire fumrno fuoMno ^ Non ghire fconsa fcorza, • Ma f^ercta , e trafe dinfo f, Ca cbl^ non peTca *ii&nno , E no bello catammaro a fto mnnno t Adopra fla Coppella y ca fai^e pcova Se lo negozio ^ bexo, o fegneticcio^ ^ •^.^ S'^ ccepolla fguigliata, o-s'^ ppafttcci<^» P^^. £ na CQfa de jhanta ' • Pre vu» de Lanfu&^ * Jac» Si'entcme *Jtichino , c fpantate .* Jamma cchlh nnani^e » e fj^wta 9» < Ca fentarrajc miracole j • . ' . Aude mo, verbe grazia^R r. j Tu criepe de la 'nvidia*.^- ' * Abbtttte, e is^^ la gi^alMt*' )''''- ^ De no Segnore Qome , a Caalier^> ''^ Perch^ vace ^acarrozza : * • Ca lo vide fervuto, e accom(^gaato Da taata frattaria , tanta mariaaglla t Chi lo icngpa da €cane> Chi lo 'acrinar da llane> v - j, • - .' Chi le caccia la coppoia^ Cbi le ^ice ,, fchiavuottolo ^ ' Straccia la feta , e H'oro ^ . » Quanno ifso ciancoka le fanno vlenta |^ ' .£ tene nft a lo cantaro; d' argienio > Non te 'riiprenare fuhNto ^ ' De fti sfarze , e apparen'i&ie , Non fo^irare ^ e fa la {fotuulba}.^ REet* ii4: LA. CCfFFELLA. IfiMele t fta. copfielfs-,. Ca*vedanaje quantegarrifev e qiianto> Stanno rotto> lai feilai de: vellutto ;: Tniove% quanta fcantitnc Statmo aaovate tra: ti'. fciitres e 11* erv« |, T'addbnarraje: fii fedtopre- la feggetta Co. flFranc& V ^ co> iftj^kitune^ De cannotttdie , e fiete',, S)i lo negcNua 21 de pf^ffitmnio «» o ftir •. Hk lo^ vaciie; d^oro », £ nee.- fpttta lo. lango :: 'Aver II muonEe gliatte y, E le- *fitonsiino* ^ dtama », •£ fi buonoi mcfure ». e:* meglio' fipatrej^ Cbiilo', cKe. (U'mmef dnona die. iorttiaa ,, £V ppena. de. lo < Ciela .. Di pane a.ttama:cttonre,. Giie le. cacciaao^ I? ooccbie r Maotene tatita; cane v> , Che. 1? abbajano^ 'ntndnio ;: Dacet faladd^ a. II nemmice Ittdje p, Che io iHtilteti^'haiie/Oy, Che lo' zttcano^ vlvo^, € lo« nzaTajgltaao^ Chi^ da cc^ ld> (^ixrogKa ■ Co rmor6e , e pftpsnracchie ;; Cbiida 1^ te PaUottaco nomantece ; Uno ' fe: tnoflra: amno^ de lenannofenaj m Lopo; fofito. la.pella, fta na pecora ,. Co' beiiaimeriana-^, e briina meaza^^ E ie £i fire aggravkf;, e-^niuftjzie:. N'antrtf h. tefse macKene,. ChtUo' Ie porta J e adduce > E ie ii^t|^, a. pparticO' La negracataro'xsolac ^ . £ chi^Q to tradticei. Email* JE manna: a befeatieridr,, Tantd the m^h non^ dotrnt: co»9nif»0>^ Non: iijuigiia! ma^e ca guAp y, VBt rnide male de core ;; LI fnofit ,. s^ifsQ' Aiagtui ,, Jo* fearvelladd f, Li f!idnne««i?1fs9<^diMiiiet,rattere(ceM«. L* arbafcla to torm6iit» Co0un! AnodiOi de, Tizio^ S&: le bagUnaiirPaoqiie, e li: fnitie^ Ghe rt^e ft*; tLmte«o,.iede: la Eusunau aUaocik L» raglone nfen»gtid ilr lagfone ^ La rota. V d* IfEonr,, Gfee mmaje redact afabiantOy Li' defigne« e chimeipe ' Sfl^ h pprete che ia^te ^ Sk'efb a ia. moatagnav Cbe pb ttuffete a^ bafdo ^. Sttlie. a la: feggi^^ d' oxo* Mofijata d^avoIib 9; ^ / Co. ccentralle 'hnatnatt ). Tene fotta a li. pLede ^ Cofcine di^ vroccato', e* mmMS&if. E' tttappjte tozchifche : ma k. pefeiM? Na fenecclia a^pcMfota. 'NcoppflL la cKincoccola*,. Cheja. milleene; liihkto no. captUb 9. ' Tanto c&e fiace femprer 'iicacavtflte »• Sttapxe filk' fottile ,. ed h». lo^ jaio ,. Senipre ha la jtttoitamtj, Scmpre I0 filaiorio^e Aemtire. ftacr Somefseto , attarrutO' r E all' Qtano delL^'ntefflOi Ste sfarzle,, e (le* granoeize ^ So tutte ombre> e raofiaettOj^ E no poco dc tf na Din* • ^ Iks* LA.COPPELLA Dinto no fiiofso ftritto ^Taiit6 cupTc no/Rr^ , quanto no- guklo • • Tab. Aie ragione pell* anna de nacfsew, Affe , ca i cchiu decbello , die W dice> Ca ii Segmitt quantc cdbi^ so, g^ranne , Cchiii provano chiantute H malaiui* jr E 'nfomma difsc buono Chiir ommo de la* TteccWeiia ^ Che. ghsea vehneno* nocc ^ - '^iWon i ttutm ero ni,^ chello che lluce* iJac. Sicntc ft"«utra , eddeventa-milo fcmocQftM* Nc'i chi lauda la Gucrta^ La mette 'inpe«cuoccolo> - E comme vene Tora , Che s' arvolcja na nzegna f Che fsente taratappa y De corzera fii fcriye,, Tirato pe la canna • Da quatfa jettariille ^ . / Spafe *ncoppa na banc* r Rglta tornlfeYrifche^ ^ Se vefte a fi'fdfccar, - ^ S« metl« to f^fi»iiai< ' E te pare lU mula de^pwcaccio-, .. . . ! . Co lo pennacchio, c lo pafeu*aval;I<> j . Si.n*am«nico Ic dice, dove jammi^^ Rel^onne aMegiamente ^ Ni ttocca plfde- ntJwra y A la guerra, a la gaernr» i * ^ Sguazza^^ ieTtaverne^ ♦ Trionfa pe le cccwze , ^ Vace a ralftggtami«nm y. Recatta le cearttlle, Fa remmctfv, e flt^cafso^ E no U cederria manco -« Gradafti^ : Jdat* EGROCA. 137 Mkr'ifso, fi & fcnne a lla CoppeUa^ Ca tutte ft'allegrezzc, ^ Sti sbuozze, ,e fpanfiamiente Le retornana a ttrWoIe , e a ttormientc. La ntefeca lo fridda , Lo reMve lo caudo , Lo rofeca la famme ,, La fattca k> fcanna, L' ^ fempre lo pericolo a It iciancBe i £ lo premmio da rafso » Le ferite 'n contante, £ le ppaghe ^n credenza , Luonplie Paffanne, e le ddocezze corte^ La vtta ^ncerta , e fsecura la morte : AH' utemo , o Aracquato Da tante patemiente fe raffuiTa^ £ CO ttr§ fsaute 'nvczza Si lo cannovo c; tiioikcio ^ o ^ ccapez» ^ O *n tutto % sbennegnata O rcfta'ftroppiato J £d aiitcd noil avanza, Che, ho n'ajuto de coda de Aanfella> O no trattenemiento dc na rogna > CVpe no manco male, Tira na chiazza morta. a no Cpetale : Fab. N* a>e cacciato lo ffrac^o » ^ No nee puoje dire niente , E bero , e cchiu che bero i, Pocca la fcofatura De no fcuro fordato , E ttornare, o pezzente , o rmafkrato* Jac, Ma che dirraje de n* omnao tutta cuocoh) ^ Ire 'n ponta dc pcde, •Tutro fc. pavon«;a , £ fe ^mprena i e k. -vanu [lit LACOPPELLA Or* vene de ftreppegitas «• de jeniiimr n'AchiUo, o d» Alifintro ,. - Totto lo juorno & defigne d' arvple,, E ttintda nactppo de cadatnt: Ko/ ounmo de lecina ^ Ttttto 16 jaern% fcrive Stone , e Ciarnalogie: ' De patre, che non apperir maje finite • Vb, che n' ommo I che.benne I'ttogliaa q!Ult!S» Sia. nobele' de; qiurre y. Agghiufla: prifUegie. 'ticarta pecora • Fatte vieccbie; a lo fitmmo y ' Pe- ppafcere la. ftimma , e IP arbafcia ;^ S^accatta fepoture,. E nee 'mpizza.fpetaffie. Co^ mmille. filaftoccole ; Pe acconciare. le ppettole Paga buono le. zaccare ;: P& accofdare campane ,. Spenne sl 1l catnpaniie^r,. £ pe ghiettaie quarche fdanamicnro^ A. cafe Icarropate ,. Spenne n'*isocchrQ> a le pprete;. Ma puofta a. ccoppelUre. Ghilfo., che ccbtn fe; flint,. Cbillo , che. cchiih ppietennc ,, £ la sfelizzavc. fiappa^^ Ancora. ave. IL calle de la zappa •. J*^& Tw tuocche: addove dole , , Non fe pb dire cchiii ; cuoglte? a. lo) chinof o;., MValiecQido a ppmpofeto £ E' parola agge. a. mmente ), v^JL dirse nOj<^fitpisto r ^ Non c' V peor che* bellano iefi^liMta#« Jsci. Vide 00 110^ bAggi^nOy^ r ' ; - EGHOCA.. 134JI Ne»? cacftpozonttco, ed: aiixifcfiifo y, Che. ftaice Unpm^nenzi& Decafecafalluccef^ft cbe j^ pkca. Co gcin profopc^ja, Cb t^ah|ptta pallaiie, Che. sb. o la pezzata ; Chiamma^ ventL de. snlei I Vedi. fe vuol venerV alquanta a. fpsi§^ Nfptttemo ,, lO' Conte . € Quauno T erario^ nDoftco. Ml rccarri* *1 caru^o /' Dite^al maftro chi^io Toglio* thnaii'/i ftfift& La.eanza. a braca regaiaata d' 010 y Ble^nne a cfiellai Sdamnia ,, Che. fpantecs^ pe mmene,, Ca. fuorze fuorze. le vorraggior bete : Ma comnk'a ftacoppeihk)b ccementatc,, Non, cc- truave- na. inagtia i. ti, Tiitta I. ffiioca.de paglia, Qimntott cchiiL fe. l^allazza^ oebfi^ & afiasse y ra:Ia: fiempre do. d^ppie ,, e^Ha^^zenziglio f. Fa. de lo^ sbozza ^ e nnienre aire a^ b: vozadi ^ Lo coUara ka: 'ncrefpato ^ e. til. knfpxto y ' iFripjUa comettta fenza no contance;, E pe cconrroTionr,. Qgne barva: fe refee. Ha: t/kn^nat^, C^ne. ppertecai pi\iz9 ^ Ogne; 'tDpanaUi allefla^i. fm 140 lA COPPELLA E la pommarda fe reforwr a btffa ; fai. Che ta fia benedetta cheffii lengoa y Comme P a;e fmedolbta , E comme i' aie fquatrata ; ^>tfomma ^ (Tentenxia aritica , - Ca lo baggiano % ccomme a la feffica* Jsc. Chi fecuta la Corte De chella bratta flrega afiattoxate, E s' abbotta de viento , £ fe pafce de fumrno de Parrafto^ Co le befliche chiene de fperaaza^ Ch' afpetta campanelU - De fapone, e liefcia, ^ Che 'ananze d^arrivare^ Crepano pe la .via| Co la cannft aperta refta ammiiTor ^ D'i tante sfuorge , e ttanie t E pe na pezza recchiap E pe forcmare TroJ* a no teniello > Co na Bandla feditkcia > e ttoOa » Venne fa liberty , che ttanto cofta • ^ Chi da lo cenneraccio 4 ff ora iaii^ ^ Vedarrsl laborinte De firaude , e ttradem!eate y TroFerd , frate, abbiffe, De 'nganne » e fegnemienle , Scopreri gran pajefe ^ De lengue motsictttole y t mmarvafe : Mo fe vede tenato * 'N parma de mano^ e mnao pnofio 'nzeSanno^ Mo caro a lo patrone^ e ratna 'ozaviiorio, Mb pezzente, mb ricco, Mb grafTo, e luongo, mb arronchiato > e (Bcco; Serve > ftenta j. e f&tica, Svda coxmnt tio cane^, Gam EGROCA; i4f Cammina cchih de trotto , che de paiTo , £ porta pe ii a Tacqaa co Paur^cchie; Ma nee pierde lo rietnpo^ U' opera , e la femments : Tutto i fl&tto a lo vicnto , Tutto )■ ghtettato a mtnaro* Fa^ quanto yuoje , ch' fe giiiota ; Fa defigne, e mmodielic De fperanze, de rolereto, e de flientOy Ch* ogne ppoco de viemo > Contrario, ogne fl^tica jetta a ttena. A la 6ne te vide puofio 'nnante No bofibne^ na fpu^ ooXanemede^ Na cuojero cptecone , % O puro uno , che (lacce Caiaa ddoje porte , o n* ommo co ddoje faccfr Tab. Frate , mme daje la vita : Cride , ch' aggio 'nvezzato Cchih fto poco de ttempo , E cchih fta vota fo(a De tant'anne, che fpifo aggio a la fcola. Confiirta de Dottere : Chi ferve 'n Corte a lo pagliaro more • J^. Aje fentiito , che fia no cortefciano : Sientexhi ferve, mb de vafcia mano* Piglie no fer?etore BeTlo, polt|o, e nnietto, Che flia de bona n&nzia , Fa ctento lla?erenzie, T' arreWia la cafa , tira 1* acqua , Te mctte a ccocenare«^ Scopetta li.veftite, Striglia la mula , fcerega li piatte ; Si lo manne a la chiazza , Torna 'nnaute che fecca na fputazza • > -Non ^4a LA COPPELLA- Non $i tnaje (hie co le mmano «ll*aiic« j Non s^ maie flare n' ozio , - Sciacdua becchiore, ^ ghietta lo ntgozio. Ma (e nne faje la prova A cccmiento TiaU Retrovarraje, ck*<^ne no^iello > l)eI(o f E che la «orza d' afeao iion dara, Ca paibte tre ghkiorne^ Tu io fcuopre traiano , l^otronc pe la -riu^ Roflfiano de trinca, Mbroglione , cannamto, ^oquatOVTi Si fpenfie, & Io gianciOj ^i da biaTa a la mula , Le d^ dall' ova all^aceno ; Te mmezeja la vajalTa, Te cerca le ITaccocciole ■, £ 'n fine pe la jonta -de lo ruotolo, Co n' arravoglia r^ofemo Te fa netta paletta, e ITe la fola, Va legale 11 pnerce a le ccetrola • Fai. Parole de (oftan2i2l So cheflfe tatto zuco : O ntgro, e sbent(»atD - vGhi 'mmattt a flervotoTe ^mmeEiatd. Jac* Eccote no fmargialla, Lo protoquanqna de li fparte fpfccht , Lo capoma{l|:o de li fquarcia npi^rti Lo majorino de li capo parte , ^ Quarto de Ti^rte de It rompecttolle, L' arcinfanfaro vero di li brave, Lo priore delP tiommene YaUenlcS' Se picca , e fe ptefiminie D' atterrire la gante , De te fare forrejere EGROCA* 14s Cb roL votata d* upcchie , Lo paflb ba de k picca j La cappa qoartiata^ . Carcato lo capplello , . Ncriccato lo crefpieilo 9 " Auzato lo iDoftaccip Coll' uocehie ftrevellatt , ' Co na miino a lo icianco , Shrtxfb, J tbatte li piede , Le danno 'lii^accio pe^^ a le pBafUofdre) E fe la ;irb f igtiare co le mmolclM s Va femme co icoglktte 9 No Jo fietitc parlarc DVaatro che sfeccagliare , . . Chi fpercia, chi fpertofa, cbi sbennegna ^ Chi iinetiza, chi fmatricola, chi fcre^, Chi fcatamtlla , fgongol^ , € fgarrefa ^ Chi zolU) cbi Aompagna» Chi s^tta , chi fcoco^za , chi Ictrveccbia) Autro ftrima ^ avtro sfecata , Autro abuifk , ai^tro ^ntomniaca , Autro amnucca ^ autro smafara • Si lo fientt frappaic ^ terra tiestte : Chi fcrive a lo quatierao ^ Chi lA^ da fto munno , ' . Chi manna a li parieme, D'uno. caccia U picciole, . N' autia metre a lo ffale , Chifto pafteoa 'n terr^ , De chillo fa inefefca , ciento nne votta, « deiito nne ftteflTeja) E flempre co (liv?erio , e et> ifracaflb ; Spaccaano capo, e sgam$taano gwunf> Ma la fpata pe cquanto Moftra a fforza, e Uiotfp Zi- 1144 LA COPPELLA Zita i de fango , e bedola dc ftnore : ^ Ma fla coppella te lo fcopre a rranuna , Ca fo le sbraviate de la vocca Tremmoliccio de core^ Le gaz'zate dell' uocchie , Jleteiate de pede ; Li tmone de livance , Cacavefle de jajo ; Lo stnafarare 'nfaonno L* avci#^otte nveglia ; Le ttante liberanze a le nfrotite , No fequeftro a la sferra, La quale comm' a femmena nnorata, Se vergogna modrarefe a la^nnda: & pare male kh , ha fempre file , Se rofeca Itune, Va cacaniio coniglie , Si desfida % (arciuto , ed i 'Aforrato ; Si menaccia % ffrufdato , e T b rrefufo ; SI joqua a ddade de fmargtafiina Sempre l*b fatto 'ncuntro: Nne le pparole i bravo , Ma nelr efftttc i breve : Gaccia mano all' acciaro ^ Ed affarpa lo fierro ; ^ Cerca arrifTa , e s' arraila , ' Ed i bolante chili., dre Trovanno chi 1' attoppa , e lo chiarifce • Trovanno chi 1* afsefta k> jeppoae > Trovanno chi lo sbozza ^ e 'nee le ccagna | Chr 1' agghtufla li cammie , | Chi Le carda la fana , i Chi le dst per le copgna , • | Chi le face na 'ntofa, Qhi le fifca I' auUcchie , I EG ROC A, 145 Cbi le *otrona Je 'mmole, Chi le trova la ftiTa, ' CM le mena li tare , . Chi !• fcomma de fango , O sbozza Ra lanterna. O fa na pettenata, O concia pe le ffcAe , O piglia CO no ufciolo , O frufcia cb no totaro, O afTerra a fsecozzune , O piglia a barvazzaie , o a fciacqiiadiente Mmafcune, mano 'nverze 'atronamiente^ Chechere , fcoppoliine , fcarcagoppole , Annicchie, fcerveccbiune , Qiuce , ferrapotechc , e *ntornmacune , E le mett^ na foca , o pollecara ; Valla ca piglia punte , e Ucva taglit ^ Fa la voce de Ir ommo La corzera de crapio; Semmena fpotazzate Recoglie molegnane, £ quanno tu te cride, ' Ca vt> 'nveftire comme a ccapacrone , Che dia 'nvaQo a n' afserzeto , E che* botta le 'mercole ; Scoppa d^, fa buon juoriio, Te refce no cavallo de retuorno , AflTnCa , alliccia > afsarpa , ed appalorcia , Sporchia , sfratta , e sfiia , e fparafonna , e fpaia Lo tiro de partenza , Se la dace 'ntallune , e sbigoa > e fcorre ; Se nt piglia le bertole, Ajmame tallone , ca te cauzo , Le ccarcagne le.toccano le fpalle, Ed ha lo pede a Ileparo, e te joca tJ^6 LA COPPELLA Lo fpatone a ddoje gam me ^ E commc a gran potrm« Arranca, e fiuie : receve , e Wl 'mprefone t Tab. Retratto fpiccecafo De (ti tagliacantnne . O comm' i nnaturale ; E dl ca non ne trove Cchifci d' una afl> de chifse Che CO la lengna fmaglia, E non vale pe cane de na quaglii* Jac* W adolatore mk. te laoda , e sbaux9 P^ 'ncoppa lo circbio de la Luna, Te yace ftviptt a bierio , Te d^ pado, e ccalomma , Te dll viento a la vela , Ne mmaje te contraddice : Si fi n'ttorco, o Jafdopo^ Dice ca fi Nnarcifo/ £ s^ aje 'nfacce no sfrifo , Jura, ch'i^ nnieo^ % ppentata cofa , Si tu fi no potrone, AflPerma , ca fi n' Ercoloi o Sanfone ; Si de (Ireppegiu vile Attefla I en' \ ghienimma de Conte : ^Nfomma fempre t' allifcia , e te mofseja Ma^vi non te legafse a le pparole De fii parabolane cannarune : £ b) non nee facifse ibnnamieiito : No )o credere zubba, Ne le ftimare nibba^ , Non te fare abbajare , Ma fanne fperienzia'a fta Coppella, ' Ga tuocche co le mmano Ca ChUse hanno doje iacce, Una &cce da -naate » una dereto , EGROCA. ^ X47 Ed hann' autro a la Jengua , autro a lo core; So ttutre lava facce, e ilegnemiehtey Tc co.ffeja , njettc 'n miezo., DSt ia quatra , pafcheja , piglia Je paifo , Te 'nzavaglia , te 'ngarza , c te 'nfenocchta , £ te 'mbrogjja , te ceca y e te mpafDcchia • Quanno ifso t' afseconna , . Sacce Ca tanno tu curre tempefle : Co lo rifillo moazeca, Tc 'mbratta co I'encommle, T'abbotta lo pallone, £ sbotta lo Torztllo , ' Tutto lo fine fujo E da zeppolejare, e (corcogliar« , £ CO li Vracche de le llande foje ,. £ CO le ffilaAocche y e ppaparacchte , Te caccia da^ \o core li pennacchie ^ Che fchitto pe fcroccare Quaiche poco d^ argiamma ^ Pe ghire a le Ppottane , (f le ttarerne , Te venne le bemche pe llanterne . Fai, Che fe peida dt cnifse la femmenta, Uommene ammafcarate , Che fongo jpe fcfaiafTarece a no facco. Fore Narcilo , e ddinto Parafacco • Jac. Siente mb de na- femmena , che bace A chi venc , a chi vace : -* Vide na pipatella , NMfce beilo, no sfborgio na palomina^' 1^0 fciecco , no giojello • No cnccopinto, na Fata Morgana^ Na I.niia quinquagefima tetonna Fatta CO lo penniello , Xa vevarrifse a ni Ucchkro d^acqva f No muotzo de Stgooie y G 2 Nin« 54* LA COPPELLA Ninnella caccia core : Co Ic trezzc f annodeca , Co P uocchie .te iinatricoia ^ Co la vc«c te fnaafara ; Ma comixie b coppellata^ Uh qoanto fuoco vide , Quanta tagUote , e ttrapole r Quanta .raaftriile ^ e ttra&che * « Quanta matafse, e giiuommaiie ^ Mille vifcate aparano , Mille malizie 'nvenjano, Mille trapde , c mmaeheney Nvofcate, e ftratagemme, E mmene, e contramene, e 'mbfoglie^e ^rogUe, Tira comme a n' andno 9 ^Nzagiia comme a Barviero, Gabl^. comme a .na* ZingarAy E mmiile yote pienze^ Che. fia vino , cne ccrefea ^ Ed i ccarne j Ae *inniefca : Si paria 'ntramiaa , e fi cammina ntefse : Si ride ntrica, e fi te tocca tegne, E quanno non te manne a lo fpital^ Si trattatb d' aucielio , o d' anemale , Che CO 'mmarditto (tile Te iaisa , o fenz? pefine , o fenza pile .^ ' Jab* Si tu mettifse 'n jcarta ouanto a;e ditto 1 Se vennarria feje pubreche Aa floria, Qt te nxi^ caceia efsempio , Ca fe fa Pornmo fpireto a flare allerta, E noa darefe 'a mano a fse fquartate^ Perchfe i mmooeta fauza^ .*' Ruina it la carne ; e de k fauza •. J0C. Si vide p0 (orfUna a «» feneftea • Una , cbe pare a tee , ch^ fia na fata , . . Ha feGROCA. Y4f Ha B cSpHle tahnc , Che parena a Mete Catenelle de cafo cavalluccto ; Lo fronte comme Ik fciecca ; (^n^uocchio, che te parla; « ininirc •nfrutto^ Dore lavra ; comme a ftlle de prefutto , No piezzo de fchiantone Auta 9 e xleTpofla comme a Confalone ^ E tu non tanto nc^ aje 'mpizzato I' uocehie # Che mmttore afcevoluto > « Che fpaqteche fpenita - - Catammaro y catarchio ^ Saccela coppelliare, • Ca chello , che te pate Na bellezza de sfiiorgta, ' ' . Troverraje, che I no deffrcf *i3npettmit»> I No muro 'nronacaro ^ * * * Mafcara Ferraxeft , Ca la ziti ave fpafe Ii ttappitfe , Xie ttrezze sb a ppofticcib, Le cciglia fohgo tenta a la tiell^ , r La ficce rofsa tchiti de tfa fcotelFa ' De magra , cauce vergene , e bertiice y Ca s'alHfcia , fe 'nchiacca , ' . . Se ftreUica , fe *HchiafVra , » fo Impaikcca; Tutta cuonte , ed agniente-,. Tutra pezze , arvarelle , Porvere, e ccarrafelle, Che ppare, quanto fa tanto appatato^i^ . t Cthe Doglia mmedecare ha ^chiajato- w^' Quanta dcfiette , ec'quatitk' Copreno le ccamorre > e flbttaTjfiene ,, Otra ca fi fe leva B chianidle- * ' . Co ttante chiaflTe> ettant clofie , e ttahte Viderraje hito 'mialmo no elagante » ISO LA COPPELLA JmL AfFb mme vaje refcenno pe te miiguio X lo devento na mumnda , r^jto ammiflb ^ So ifbre de me (liflb , Ogne fententia, frate , chu to fpitte , Vale fcttanta fcutc ,• Nee puoje dare a fli ditte co no Oiftglio,. Ne te fcazzeche puato Da^chilla mutto antico : . 1^ (emmena V flecnnno la. caftagna ; Da' fore ^ bella, c drinta ha la magagaa* ^ac. Venimmo a lo mercaitfe Che & catmnie , e recaitimie , AlTecura vafcielle , e ttrova aocmte c Trafeca, ^mrica, e 'mbtogUa, Tene parte a gabelle, Pigl^.pajjjif©, e ttira le ccarate, Fa(*e vafcielle, c ffraveca,* S' eiichie baono ia chiaveca ; Para k cafa fo ja com me la Zita : Sfor^la comme a no Coote , E firafcta feta , e sfragne , Mantetie uotntnene , (ierve , e donne libere 9 Ch'ogn'uno nn'ave 'nVidia j Nigro > £ fe coppella , Ch'Vina recchezza 'n ajtfo', E* na fortuna ^nfummo, Fortuna vitriola, Soggetta a mille Tiente . ^ A r^fpco deir oi;ne , / E bejlar appai;efceBzia Ma te gaJbba a la vifta., ' E quam^or cKhiu le yide Fellnfle a ffiiria.^e a ppietto « le ccatene ^ Tenecara la frezza, Che \o Tpertofa pe na gran bellezza ^ Confcffa , ch' i rreftato Co mmorirt allan^ato , Co vivere flentato : Chiamma gioja le ppene, SpaflTo It sbota-capo , e le ccotttiFe , Gudo le ccrepantif^ , e li martielle ^ Non fa pafto, che gtitova, Non fa luonno , che baglia , Saonne fmefate, e ppate fenza doglia, 'Senza tirare p9ga , fa la ronna , 'Ntuorno a le pporte amate \ Senz' eflfere archetetto fa defigne , E fa caflielle tin' ajero , £ fenz'eflere boia^ Fa fempre (Icazio de la vita foja, Co tutto chefto pampaneja , 9 'ngraila ^ E fa tanto de lardo, Quant* cchiti pogne , e smafam lo dardo / Tanto fa fefta , e ghiuoc* , Quanto coce lo fTiioco ; £ ilimnu felecifleaEia fortnna. ^ G 4 L*er* 15^ LA COPPELLA ^ L' effere cnnodecato co na funa ; » Ma fi td lo coppielle, T^ adduone , ch' I no rammo de pazzia , Na (pezie iFcttecla , No itare fempre 'nfaorze Tra paure , c fperanze , No dare fempre 'mpifo, Tra dobbie, e tra./ofpette : No -ftart fempre male , Comme la gattii de Mefsi Vafile y ^ . Che mb chiagne , e nab ride ; No cammenare (lentato, e stxinuto,* Non parlare a repieiieto, e 'ntcrrutto^ No mannare a tutte ore ^ La ceTlevriello a ppafcere y \ E avere fempre maje Lo core pe mappina, La facce de cblata » Caudo lo pietto , e I' alma 'ntefecata • £ fi pure a k fine S^rfa lo jaccio , e fcanton^t la preu _ De chella cofa, ch'amma ^ Che quanto arraffo % cchiu, tanto ^ cchiu arrente Prova apnena lo ddoce , che fe pente • Fai. O trilto chi 'rice *mmatte A fte rrotola fcarze : Ntgro chi mette pede a fta tagliola, Ca ilo cecato manna Li guf!e a ddera , e li tormiente a canna • Jac. E lo fcuro Pocta • Dellovia ottave , e sbufara foniette , Strode carta , ed angrefla , Secca lo cellevrielio, E cconzumma le goveta , e lo tiempo » Solo perch^ la gentc Lo iMGKOCA, K$§ L# tfi^a {len^ara^a a lo maOQ^l Va comme a fpiretato , Stentaio^ « 'nzaUam^to, Peafasina a li cpaciecte^t ^ Che 'ni{^ 'afantafiax -E bi parlanno fulo pe JBI via y Trovatino vace nove a, mille, a milic ;» Torregfjgiatui pupUIe , . . i j FiiheMI, e ilridolettode ^ Anjmati piropi ,: r ;. Pi W]rfc*:§^l)j|nga,:* O che difmifurata oltncotanza ar Ma 9^,^i^ ^oppdlatQ Se nc vi tutto 'n fiimaio : ■ ' €> che bella: conipejfa^,-t .llocateffa ehc matrecale? I fpicnne^.* «,.-:. * E fatto le {csLm§\i(!^r , < ^ • 'f%^ Qmnta fejc :¥ieczfi '«chia in^;m» W « tagpo^* Lao^ chi To deijprezza>. . . Eflaata chi I'affimna,. .* . v . Stipa meiprnMia «ern»'. . ^ Be chi fe fcorda ,d; ifl^^ -. .^ . IDk le fl&tiche foje - i .; * . A chi ifmm* W dJrTmbba^" . : GoM la^fi^s&agne;, :. : . { * Ganta pt gfoleja,<^sfie mmi^a^ thi^iff»i ' Wsb. Con a^tfO' VWUi^i r.\'v ^i . Cli^.ftiit^ Mmctine, cbe pp&tfirtor Era 'n chianta de laa^e ogof 9oMt tf^ Ch'» cfa«Ila. negra aitare.,, ;i' ^ "- Li Mibenatt &igo maceo^^ ^ E ^. Nnap^f fra. rantre:,'^ ../ Ch' 10 ,Qpe feUaito 4^»dog(ta r o ^ Lo laiuo lb pjpiofto 9XX^x$t4^M>fi^^» :. .rv^ T C $ J^» 164 LA CO?PELLA tr Jac \J Aftiohco iflfb puro * Ave da ciento hanne Tante , c tame «ditemraanne', Cht vb«.fapere fi fii iiglio'marfkdoi • ^ Chi s'ha lo tiempo profpeio, - # Chi ft vcnoe lo chiajctof Chi s^ ha fciorta cofttrari^',' L' uno fi la Segnpra p^za ad iSif , L'autr#, fi hik da tronaie^ 6'^fa Vt^Stt^k E lloco di paftocchk'?- -. • '.• ^ ; Che ncc vorria na varra, '- - ■' E mmeze ne 'nnevina<^ «'€cteiit(^ %»ta>^ Ma dinto ar (la CopfifeJla' Puoje vedere s' i iM>¥vie|rt», ^ 4riisai< Ca II forma quaftate^ i • Se ttov* kkmgo , He ^^de^ E fi defegna^afcj ^ i v .Won ha cafa, ne ffiioc6; *• • Mofti^ ftg^r^', ^ fcd^ bra«c ilork |*': • Saglie 'ncoppa a It (telle, '-' -» E da de cuio 'n terra: '*' All' memo ftracciato^ e^bMitMfft • . - /^ Tutto ienzc , « perutglid ^ ' Le cafcano le brache, '■ ^- ^ • •' £ lloco mire aftfole^^c^Viti blt»'v '" Ca moftra 1' afi^olabio^ tcftivitt* sSSff •• ' * ' Si bi non n'^j^gio v«»lwmj ' ' Mira le ftelle , e<{mi^o4af t iif6 iboifo • . ? Jsc. N'auttp ref^il#. Li metaile malate » . - . Ed ifso fe nne corre a lo fpetale : • E 'ncagno de quagliare ^ 1 L^ argiento vivo , azzb fe fpentia , e bagiui i La fteffa vit^ faticanno fqiu^ia ', E mentre trafflnotare . Se< j^nfa nn^'oro fine ogne tnetallo f^ Se trafmuta da nVommo a no cavaUo» FoA, Setiza dabbio ^ ppazzia A pigliare fla mpreU: io n' aggkr viAo Ci«nto cafe fcafate , e ppgfte ^ifuano ^ » NuUo nne fcce maje, . Ma p^. igranne fperanza defperato Ma v^ fempre affiimmato , ed afiamtfiaito • ' Jac. Ma dimme ; ne i^aoje iccliiii pe. treccallf? Fai. To ilongo ^ ccanna aperta, p^ fcoQws • Jac. Ed 10 me iM j^ria.pe It aja Tofa«# ' Fat. Secuta puro mb che (laje de v§na«. Jac, Si,quanno Tar ma non mm^.Aeffe'mptzzOs : ^ : ' Per. EG ROC A* iR7 Petzh sfiUmmonnelU » E vieae fi te f^lace A la poteca mia, Ca menarrtmmo *hfieiiiiiie It morfiente, Non manca tozze a la cafa dt pezzieate* Faro U pareU de si* Bgr$ts scvrnpagnsu dW CQSs\ grazit4se jesu^ e eo smorfie cossl MU^ eh§ p%tive Cdcciare is diente dd quanu h ^ntesera : e pirch^ H grilU chUmmavano la lente a rrenrdtese , h Prencepe tecenztaje le femmenty can che fassero venute la mdU* na appriessa a sec9tdi% la ^preia , ed iss9 CB Id schidVd S€ retndje a Ucdnmhtre sajf. Scompctttfa de la Jornata Prinma« j S E C O N N A * JO R NAT A l3iE U tilATTENEMIEl^B: DE 11 ^ECCERILLpV ERa fe^uft r Acbar ad ogner^ le m>te cle- 4 toLtm. der lo Sole,- e pe la fatica de. lo^ bQ&* tare U'erva co la- mazza dioto . la &mi]3oj», i^ era fatta rofla cdmrae a no milo diece , quannc^ levatofe Taddeo da lo lietto , dapb na granoe ftMinecchiata , ckiammaje la fchUva , e beftuto- fe *a quatro pizzeche , fcefero a lo ciardino t dove trovaro arrevate le ddece femmene, che dapb &tto cogliere quarto fico frefche ped'uno, che CO la fpoglia de pezzente » co lo cuoilo de 'mpifo , e CO le Uagreme de pottana , facevano cannaola a la gente, commenzaro mille juoche pe gabbare lo tiempo fi all'ora de lo mmazze* care , non lafTannoce ne A«ca Nicola, tA Rro*^ ta de li cauce , n^ Guarda mogliere , n^ Cova- lera ; Compagno mio feruto sb ; A Banno , e comtnan/iamiento , nt Ben venga lo Mafto , n^ Rrentinola mia Rentinola ; nc: Sareta la Botta ; ni Sfaata parnio -y rib Preta. 'nzino ; rib Pefcc marino ; ne Agnelo , tit Anola tranola pizza ibntanola ; tA Rr% mmazztero « n^ Gatta. ceca- ta , n^ la Lampa a la tampa ; nh fiienne mia cortina, n% ttafero , e ttammurro ; n% ttra- vo loongb ; n^ le GaUehelle ; tA lo viecdiio n* I benuto ; nl fcarreca varrile ; n^ Mammara >/ aNnoc- 'f(fe TflATTElQEMIENTO I. a Nnocella , n^ Saslie pengolaf ; nt li Forafem- te ; n^ Sgarriglia Maftedatto ; A Yhxnth vie- neh ; ni che ticoe ^mmano Raco ,'e lo {Bio ; ni auciello aucietlo , maneqi de ficsia; nh Grieco , o Actco,^ n^, Aprite apnte porte a ppovero Farcone • Ma >veniita 1' ora de *nc&Lm lo fte&no , ft mcfero % ttavbtaj^e mmagnato cfae appero-, lo Prencepe diife a Zeza , che fe htk- portata da valente &mmena ad accommenz«:e b> cunto fu- jo ; efsa c&e' n' aveva tanta ^i capo , che ghie^ yatio pe (fbra , chianiinannole tutte a ccapitoloi Iceoze pe lo meglio chUlo^ che ve decraggW*' m , x4i PETROSINELLA TRATTENEMIENTO 1. De la Jornau II. ie frometPe lor razza , che avevs da fare : fi: glia Petrashelta ;. 11* Orca se la pigiia ^ e ia ^nchiude a na Twre ; No Ppeaeefe nne la fie- fey e ^n.verth de tre ghantre gavitana la pni- cole de II- Orca , e pportata a la eat^ d9 /# ^Nnammorato , deventa Prencepessa » B cossl granne lo desederio mio de mantene* re alJegra la Prencepessa ^ cbe tuna Ha notte- passata dove autro^ non se renn ne da cape y ne da pede , »* ^g^j^ fatte autro , cike rrevota^ re le ctasce vecckie de la cellevriello , e ccer^ care tutte U scaracuoncole de la memmeria y scU^liennO' fra h ^cose ^ cAe ssoleya contare cbeXla bon* arma demaddamma C At are/ (a Us:l(^ loy 'uavadeziema^ che Ddio l^aggia^rkgroleja^ e "^nsanekate vos$a , ahe c hi Lie cimte ^ che mme- ^\ pparzefe cchih a^ pproposeto de ve He ^or: zare uno. la jaorno ; de^ le cqtkole , i' io non m^ aggie cauzapo IP U9cchie: a la mmerza ^ me:. mmageno che aver^rite sfazione ^ o si non ser» veranno pe squatre armate da sbaragUart li fahidie de iP anemo vuostro^ saranno a to fnanco tronunette da scetare ste compagne meje a sfiire ^ncampagna co cchik petenzia de le ppe* Vfre forze meje ,. pe sopprire c% P abb^m^nziM ese *fc yUATTKNEMIENTO I. de lo *ngiegn$ lof a lo iefietto de U ppMfoh \ mejt. j ■ \ ERa pa vota na femtn^na preaa chiammau | Pafcadcjiozta ) la quale afTacciatafe a na fe- neftra, che'sboccava a no ciajrdino de n'Orca , vcdde no beiio quatro de petrofme , de lo qua- le le veniie tanto golio, che fe fenteva Afcevoli- It 9 tanto che non potenno refidere , abiflato cuanno fcetre I'Orca^ nne cogliette na vrancata* Ma tornata V Orca a la cafa, e volenno fare la &aza, s' addonaje, ca 'nc'era menata la faucet e ddifse : Me Fe pozza fcatenare lo cuollo , fi #nct mmatto flo maneco d' ancino , e non ne lo fiwcio pentire, azzb fe 'mpara ogne iinoa mma* gnare a lo tagliero fojo , e no feocchiariare pe U ppignate d'autro. Ma continoanno la pove* ra prena ^ rrefcennere airuorto,nce fu na ma« dna 'mmattitta da I'Orca^ la quale tutta ar« laggiara., e 'nfelecata le difse : Aggiote 'ncappa- ta, latra, mariola? £ che nne paghe to pefo ne de ft* uorto , che bietie co ttanta poca de- fcrizbne a zeppoliarene T erve mt je ? afffe ca aoti fe mannarraggio a Rroma pe ppenetenzia • Pafcj^ddozia nnegreeata commenzaje a fcufarefe, diecenno, ca non pe ccannarizia, o lopa ch*'' ai^tfse 'tt cnorpo, T avcva cecaro lo Diafcance a- ibxt ft'arrore, ma pe d*efsere prena, e dobbe* tava,.cbe la faccc de la criatura non nafcefse iemmenata- de Petrofine; anze deveva averele grazia , che non V avefs^ mannato quarche agli^« ralo. Parole vb la zita, ( refpofe irOrca ) no iftme nee pifchft co fse chiacchiare : ra aje fcom- Sto lo ftaglio de la vita , (i non prommtettc dai^ipe la criatura, che farrajei o xnafcolo o JORKATA n. f^ fttmnwA, ebe fe fia. La negr^n Pa(i:aMo%ia (hp fcappare lo peticda , dove ft trdvava , nne }0^' -raye ca tiz matio ^rtccppk alPauffa, cofsl V O^^ c% la la&ijd*icapdla. Ma^ veptito lo ttem]:$o de' pftfr#rite, fete na figMoia cofsl bella , ch'eraiKi* jgioja , che p^ av6re na bella cimma de Petrofi^ no 'mpieno la cblatfimaj> PetrofinoHa-) la qtias U ogoe gifkiorno crefc^nno no parmo , comme fii de f«ttp'ifiAe , la mainnaje a la Maieda, la* rfaale femp« che ghifevi pe la ftrata,, e fa», krorttra^a coll' Orca , li deceva : di a mmam- mata, che* s^ aliecorda de la 'mprommefsa ; e< tranta vor^ f&ce §o tataomo , che la fcura man^ na non avetsno: ccbiu' ceilevriello /le fentire fta^ iAti(eck,-le difse na^ Vot4 , fi te fcuntre cO It' foieta . veCcMa , e te cercarra fta nfimaTdettah prommefsas e m le >e(]piunne, pi^Uatella . Pe-' troiineUa , dpte non fapeva de fcola » trovanno II* Ofca , e ffacenrtole la ftefea ]iropofla , le refpo- fe 'aocettemenre comme I* a vera ditto Ja iham* ma , c 11* Orca aflerratala pe li capille fe ne la/ portaje a no vofco, dove non traievano majc li cavalle de lo Sole , pe n^ efsete affedate a It pafcole de cbelt* ombre , mettennola dinto a na torre , che flfece nafcere ped' arte , fenza porte^ niM feala , fiilo co no ftneftrMlo , pe lo ^uale T6t li capille de P^tfofinella , ch* el-ano iuon^ft itionghd , fagHeva , e fcenneva comme fole Brat- to de nave' pe )e 'hfatte de T arvolo . Ora fo^* cefse , ch' efsenno ftra de thella torre P Orca f Petrofinella cacciato la capo fora de chHIo pet* tttfo , e fpafe 1« ttrezze a le Sole', pafsaje lo^ flgUo de rio^Pitncepe, lo qaate viedenno dlfj^ banhere d^dto' ^ die chiammavano Parme ad aTsentkteie a lo roollo d'aimmorte « e mntifann* dim* U64 Trattknemibnto !• dhito a chetPonne preziofe na iarce de Snerm^ che 'ncantiva li core , fe *nciapicciaje fiura de mefura de tanta faieilizze ', e mmanimrole no ' memmoriale de fofpice » fa deccetatis die fe i* sUsentafse la cfaiazza a la grazia foja^e la mcr- canzia refel de manera , che jo Pxeoctpe appe calate de capo, e bafate de mano^ voecbie a zeiinariello , e. ilevcreftcte , ren^aziamiente , ed aflerte , fperanze , e promme&e , bene * parole , e Iliccalaleintne : la quale cofa coatiniiata pe cckiii ghiuorne s' addomeSeearo de manera , che benaero ad apponutniento de trovatefe 'ancme: ila quale cofa doveva efseio la aotte, quanoo i» X'Ona joqna ^ pafsata^ muta co* le ft^l^ , cb' ef- fa averria dato Taddiiobbio a irOrca, e ilie P averria aifato eo 11 capille y e ccofsl reilate de commegna, veiine U?ora appoatata, e lo Preii- cepe fe confeg^aje a la torre j dove fattfs cala« le a fnfco le ttrez29e de Petrofinella, e afferra- tofe a ddoje raaoo^ di^, aija ; e ttkato ^ocop- pa 9 fchiaf&tofe fopra na feneflriello dinto k cammara , fe fece no pailo de chillo Petro{in0 de ia fauza d' athmore , e nuance ctjie lo Sole 'avezzaffe li «avaite fuoje a i&iitar6 pe lo cbic« chio de la zodtaca, fe ime calaje pe 1^ m^ defema fcala d' oi:^ a fare U fatte fuoje , la qua- le cofa contenoanno.fpifle vote a flare ^ fe a* ^donaje na G>nunare de II' Orca ^ la quale pi« gHa^inofe lo 'mpaccio- de la rufib , voze mett&i^ ];e lo mu(!& a Ila inmesd«^ , e di^e a I* Orca , die fteflfe 'ncelievridlo , ca Petrofinella fiiceva L* atlamore co no ciecto ^ovene „ e fofpettava ^ ebe nbn fofiero pafTare cchiu 'nnante le ccofe ; Eerch^ vedeva fo moifchito ^ e la rrafeco , che \ £u:eva> e ddobeuva^ cbe fiattanoa leva ejo» BOfl JOR^ATA 11. 1 6$ non foflero s&attate 'nnaqte l&fa/o da chella ca- fa. LPOrca rengraziaje ia Commare de lo boo- so avertemlento , e diise, ca farria flato penfie- to fujo de 'mpedire la Arata ; e Ppetrofineila ^ otia cbe non era pofsibole , che fofse potuta -bite ped* tverele fatto no 'ncanto , che fi n* aveva 'n mano Ic gliantre mafcole dinto a no tra^ VQ de ia cocina , era opera perza , che ppotefse sfilarennella • Ma mentre erano a fli nigxond* joniente, Pecrofinella, che Oeva co T aurecchie appezzute , ed aveva quarclie fofpetto de la Commare , nteie t^tto to trafcarzo , e ccomme la notte fpafe li veftite nigre , perchi fe confer- vafsero da le ccarole, vennto a lo fsoleto lo Prencepe ^ lo fcce faglire 'ncoppa ii trave , • rtrovare le ^iantre, le cqoale fapenno corome t'avevano ad aiildperare, ped'efsereftara &tata da V Orca y &tta na fcala de fonecella , fe ne fcefe- ro tutte duje a bafcio , e ccommenzaro a toccare de carcagna rerzo ia Cetate . Ma efseno vifle a lo fcire da la Commare , commenzaje a flril- laie , chiammanno 11* Ora » e ttanco fu lo ftriU htorio,,che fe fcetaje ; e fsentenno ca Petrol jiella fe n' era fojuta , fe ne fcefe oe la mede« iema fcala, ch'era legata a lo teneftriello , e commenzaje a ccorrere detera li nnammorate )• li quale commo la veddero venire cchih dt^^io cavallo fcapolo a la vota lloro , fe teinero perdute; ma lecordannofe PetrofineUa de le gliantre , ne. jettaje fubeto una 'n terra, ed ecco- te fguigliare no cane corzo cofsl terribile , ch* o mamma mia^co ttanto de Canna aperta abba* janno iefe ^ikootra all' Orca pe fe ne fare no vocQone : ma chella ch' era cchiti mmaliziofa de de parafacco , paoflefe mano a la iaccocciola , nne "166 Trattbnemient^ I. nne cacciaje na panel la , e ddatola a lo cane , le fece calare la coda , e ammofciape' la iiiria , t ttornata a ceorrece dereto ajohitte, che tfoje- ivano , PetroiinelU viftplar^tBbecenare , jettaje te Ceconna gliantta^^^ed^ecco fcire no feroce lionc, che sbatteniio.ia coda 'n terra , e fcotolanno li crine co dduj^ parroe de cannarone fpaparanza- to, s'eia pubfto^Pordene de hxe fcaftccio de ir Orca ; e r Occa tornanno arrcto fcortecaje n* Afeno , chci pafceva 'n miezo a no prato , e ^ppuoOofe la pella 'ncoppa , corze dp nuovo 'n-^ contra chillOvLione, lo quale credennofe , ch« ^fse no ciuccip , appe tanta paura , ch' aneora fbje ; pe la qual^ cola faurato do fecunno fuof* fo , 1' Orca tornaje a fsecotare chille povere giu- vane » cbe fentenno lo fcarpontare , e bedenno la nuvola de la porvere , che $' aozaya a lo Cie« lo , conjetturaro ca I'Orca fe ne veneva de nuo« vo , la quale avenno fempre fofpelto , che no la fecotafse lo Li^ne , non fe avea Tevato la pel- le delP Afeno, ed avenno Petrofinella jettato la .^rza gallozza, nne fcette no lupo, lo quale fe^za dare tiempo ^iirOrca de pigliare nuovo panito, fe la 'nnorcaje c^mm'ad Afeno, e li nnamorate fcenno de 'mpaccio , fe nne jecteio chiano chiano a le Regno de lo Prencepe , do- ve CO bona lecienzia de lo patre , fe la pigliaje pe HMnogliere, e provaro dapb tante tempefte de travaglie , Cie n* Ota de iuon puorto Fa scofdare ^Unt* annt i'e fortuns » VER- VERDE P R A T a TRATTENEMIENTO II. De la Jorni^a IL ^ A7^^^^ ^ i^w^^^ da no Prenc0pe , lo quah pe JLy no connntto de cristallo va spisse vote xa gaudere con ess a. Ma rutto lo passo da le *«- vediose de h ss9re y se t ace are j a tutto^ e sta' '» fine de morte . Nell a pe strana fortuntL *ii- tenne^ h remmedio , che se p}i fare , /' apprec^ M lo malato , lo sana ^ e to piglia pe mm0* ft to • O bene mio , e io quanpo gusto se sentie fi ^mponta lo cunto de 'Z^a , tanto , che si aves* - ^e durato »* autr* ora , le saria parzeto no mom mento . Ed avenno da fare la veceta soja Cecm ca ) ess a cossi secotaje lo pparlars • E^Na gran cofada veroquanno facimm^ bao* no lo cunto, chejia lo ftifso ligno refcano fktole d' Idole, c travterze de forche ; -fegge At ^Mpf ratpre , e copierchie dc cantare : comme ancora ilrana cofa i , che da na pezza flefsa fe iaccia carta , che fcrittace iettere ammorofe , ag« gia vafate de bella femmena , e (lojate de brut- to mafaro ; cofa che farria petdere k) jodizio a Jo meglio Aftrolago de lo munno • TVinto fe pb dire medefemameDte d^ na fiefsa mamma , da (^ quale nafce na iiglia bona, e n* antra ruina; na potrona ,. e na mafsara ; na bella , e na brutta; na 'mmediora> e n' ammoicvok 5 na cafta Dia- na. kSB TraM'BNemiento I. na , e na Catarina papara ; na sfortonata , t na bona afciortata ; che pe nra^t>ne efsenno tmtf de na fireppegna , deverriano efsere tutte dc na natnra. Ma lafsanno flo defcurso a chi cchiu ne fape, ve portaraggio fchitto Pafsempio de chcfso che v' aggio azzennato co tre ffiglie de na Mamma, addove vedarrite la deversetate de coflumme , che pottaje le nsmarvafe dinto no fuofso , e la figliola da bene 'nco^pa la rota de h fortuna • Era Da vota na Mamiija , ch^ aveva tre ffi. glie^ doje de le quale erano accofs) sbentorate, che mmmje le venea na cofa mparo ; tmte li dedgne le refcevano travierze , tutte le fperanze le refcevano a brenna ; ma la cchi^ ppiccola i ch'era Nella, portaje da lo ventre de la Mam- ma la bona ventura ; e ccreo , ca quanno efsa nafcette fe conzertaro tvtte le ccofe a ddateie lo cchiii mmeglio meglio , che le potettero ; lo clelo le deze Taccoppanira de la luce foja ; Vennere lo primmo taglio de la bellezza ; Am« more lo primmo vull« de la fofza foja ; Natu- ni lo. fcioVe de li coflumme: non faceva fervi- zie , che no le colafse a cchiummo ; non fe meneva a ^mprefa, che non lo venefse a ppilo ^ non fe moveva a ballo , che no ne fcefse a nnore : pe la quale cofa non tanto eta da le 'guallarole de le fsore 'nvidiata , quanto era da tutte 1* autre amata , e boluta bene; non tantm le fsore V averriano voluto mettere fotto terra , quantd P autre gente la soruvano 'nchianta de mano : ed efsendo a cchella terra no Pveocepe iatato , lo quale jeva pe mmaro de la bellezza foja ) tanto jettaje V ammo de la fervetute am- moroia a Aa' Jiella Aurata , pe fi che la 'ncroc- ca« JbRTSFATi^A rr. I^J •Ajc pe le garge - CO pre2zat< , e manco ftimmate . Ma perchi Jo ccofe da crepare, diraggio fchitto chello , ch' % froccicffo a" lo .figlio de lo Kr\ , lo quale avennofe fravecato na ftrara de criftallo dove paffava niido a ^nderefe na bella guagnaftra ; non facctQ comm^'fe ftato rutto lacammino, e JOR^ATA II. 171 a Jo ppaflarc , che ha voluto fare,.s'V.ttrencia- ' tO' de manera > che 'nnanze che appila canta jpLertofa y fe le fpilatra 'ntutto lo tufolo de la Tita y e fi be lo ,Ri% ha fatto jettkrc baflno co . |)ronie(r« granne i chl lo fana , c (pefa perza , ca fe ne pb fpizzoliare 11 diente ; e lo meglio , che pb fare , > ttenere lefte U lutte , e appa- xecchiare V aiTequle, Nelta fentenno la caufa de Jo mmale de lo Prencepe chiagnenno a ifelluz- «o , diifc 'nfra fe mmed^fima • Chi i ilata ft' mrma mmardetta, c'ha fpezzato^lo canale pe ddo- te padava lo pinto auciello mio j. azzb s'.aggia. m fpezzare lo connutto pe ddove pa^aito li ipU rite mieje ? Ma fecotanno a pparfare I'Orca ilettt zitto , e uimutto ad aufoleare ; la (jual'e deceva ^ ed V poffibeie , che e p^erduto lo man- no pe flo povero S|gnore ? e che pen s' aggia ia, afctare \o rcmmediQ a Join male fu jo ; di « Ja romedccina , che fe 'nforna ; di a li ^ B^iede- c« , che fe qhiavano na capezza 'ncaniia ; di a «Galeno, e Me&j^. chc/ttornano^Ii denare a lo inaflo ^ inihtre nol (anno trovare : rezzelte a ppropofeto pe la falute de lo Prencepe . Siente . vavofella mla , refpofe V Uorco 9 non fo ohbre- cate li.mledece a ttrpvare remmedie, che paf. „feno li confine de la nat'ura,. Chefsa^ non i ceo- lecapaffa , che nee jova. no vagnp d'uoglio.; .nen i filato che lo cacce co fsoppofle de Hcq jedef|lle , e ccacazze de'furece'; noji ir ffreve.., 'che ^ nc vaga pe mmedicine , e ddieta; x^ mango fongo ferute ordenarie, che 'nee vorria floppata y e uoglio de pereconna , perch^ lo percanto ch' era a lo vrlto rUttb , fa chillp af* &tto ftifso , che fa lo zoco de je ccepolle a lo £erco de frez'za,:pe la quale fe fa la cUaga If ft TRATTrNPMlfcHTO IL ncorabek .'una cofa (arrla fchitto bona a fsaf- ▼arele la vita ; ma non me lo (fare 'didere , c]f % ccofj^, cte 'mporta. I^mmeUo ^ Sanniito mirc4, l^rcti^ cdiiu ppriefto fe ve^erraiino H puorct CO le ccoraa , i« Scigne ^ che compefsero de ctancoliare ; e fc^fa da 11' arvolo , facetino buon' armo , tozzolaje la porta deir Uorco gridanno ; deh fignure mieje orchif- ^ fetne na carit^L , na lemmofena , no (igno lo Rtl , dilce a lo figUoy cheda bona femiuena meretarria la lemmpners-i •zione promm^fsa pe id banno , e cfae tt la pi- gliafse pe mmogii«re . Lo Prencepe fentemio cb^fto y. refpofii ; da mb fe p^ pigHare fo palic-. ^€o , ca non aggio ^hcuorpo quarche (fefpenza de core, die nne pozza dare a ttante ; gia fomia i 'ncaparrato, ed antra femmena nn*i ppatro- na : Nella , che fsentette chefto , refpofe ; Noa te devarrifse allecordare chefta , ch* i ftata caufa de tutto lo mmale tti^o . Lo minale mme V hanno fattp le fsore , leprecaje lo Prencepe , ed cfse nne deveno cacare la penetenzia. Tanto che le vttoje ptoprio bene, tornaje^% idicere" Nella : e lo Prencepc refpofe , cchiii '& fte bi- ioU: $"1 cog} repigiia)e Nella, abbracciaoie i H } &iU 174 Trattenemiento IL flHgneme, c^ io Co lo fufto de fso core ; ina la Prencepe vedennole cofsl tenta la^^pe, re- fpofe : ccnill j^riefto farra>e lo cravoiif|>the Io moco: perzb arrafsate , the non me tiine. Ma Nelia vedenno ca no la conofceva , fattoCe ve* nire no vacile d' acqua ffdfca , fe lavaje la fac- ce , a lieTcatofe chella nuvola de ioKnia , 4c mo^ flraje Io Sola , che canofciuta da )o Prencape y {e la ficenza aoname a ppurpo,* e ppigUatofella pe mmogiiace , fece fravecare dint€» ne focolaro la fsore ; peich^v porgafsero comme a fsangozu* €a dimo m ceanera Io &ngo corrutto de U la-**- vldia , iacaniio vero lo mutta #b//a m0h {h mm i$m^ css^ic^i VIO. . . 175 V I ^O L A 'fTRATTENEMlENTO IIL De la Jorn^ta II* F'UU y''nvidUtM da te sson ^ dapl assat bmU fatte ^ e recevute da no Frencepe ,; s dispietto lloro le deventa m^glnri. Trasette dinto alV ossa pezzelh sfo cunta # auante lo sentetter9ye bentdjcevano milU v^ to Prencepe , r/5' avrua pigliafo la meiura dc io pppone a le ssore de Nell a , $ ppottato la nomme^ pe fi a le stelle , de I* ammote sbiscio-- tato de la Gfi>me , ebe seppe « tanta st}entff medecare r amm$re de lo Prencepe y ma fatt9 jrigno da Taddeo^cbe stessero tutte zitto^com*^ mannaje a Meneca , che fdcesse la parte soja I la ^uale de sta manera pagaje lo Viiefo ^ LA 'nvidia fe no j^ifinto, cBe fciafcia po tta»^ ta forzay cKe £ cadere le ppontelle de la; trolia dell' uomoiene da bene^e ghietu pe terra ) femmenato dc le bone fortune . Ma fpifea Ipifse pe caftico de lo Ciela, quanao fto viea- to fe crede jeftart de facce 'n terra na perzona^ fe votta- cchiu priefto a ffarela arri^^^ anante _|iempo a k felecetate ^ che s^'afpettai. comrafr fentarrite twe lo cunto, che voglio direve .^ Era na vota no buono ommo da bene chiam* Sfiato Cor Aniello, lo quale aveva tre figlie* femmene, Rofa, Garofana,.c Viola: ma Pute- ina de chefte era tanto bella , che £iceva 'fee- H 4 xup i'!6 Trattknemiento ITL ruppe folative de defederio pe purgate H core d'ogne tormiento ; pe.la quale cofa jeva cuot-^ to , e arzo Ciulkxie figlta de lo Rr^ che ogne vota 3 che pafsava pe 'nante no vafcio (h>ve la- voravafno.fte tte fsore, cacciatofe la cjAolade- ceva, Bonnl^ bonnl Viola, e efsa re(iiSnneva / bonnl figlio de lo Rr%; to iaQqip cchiu de-te^ De le quale parole abbottavanb, c mormoria* v.ino P autre dofe fore, decenDo; ta fi zpale criata, e narraje fcorrucciate lo Prencepede ma^ k manera : e Viola femiqenanaofe pe ddereto le pparole de le fsore, le fu (atto da chelle pe ddefpietlto male ofTicio co lo patre,, decennole , t2L era troppo sfacciata, « pTeleatofa, e ch« re- iponneva fenz^i irefpetto a !o Prencepe., commt ie fofsero tutto nno , e quarche jtiotBO nee larria ^ntorzata , e ne paterna Xo jufto pe lo peccatore . Col* Aniello ch*era oramo de jodi- 210 , pe llevare T accafione , mannaje Viola a Ifere CO na Zia foja , chiammata Cuccepannclla^ tzzh mmezzafse de lavorare . Ma lo Prencepc , che pafsanno pe chella cafii non bedeva III cchiti lo ver/agUo de li defiderie fuoje , fece lu inano de juoFHf comme RelcegniMto , che nort trova li figlie a lo nido, che vS^. firomu *nfronna •ntornianno , c Uamentannofe de lo danno fujo, e ttanto mefe I'aurecchle pe le ppertofa , che benuio a fsentorc de la cafa addo|p fteva , jette a-^trovare la Zia , decennole :* Imddamma mi^ til faje chi fonge , e s' io f ozzo , c baglto , pe* r^ da me a te zitto ) e mxnutto ; fammd no piaccr;* , e |>o fpienneme pe la moncu ,che buo- )e ; Cofa che pozzo, refpofe la vecchia, fo tut- ta^ ftna a lo commanno vuoftro ; e lo Prence- p« , nofi bogUo aucip da te , che mme &cce va- JORNATA II. 177 vafare Viola , e ppigliate fie bifole inej« ^ e U veochia leprecaj« : ia pe fservirftve non pozzo f^re autro, che tenere it panne a cKi vace a niiatare : ma non vogUo 9 cHe efsa tt^ a mqia* lizia^ cbfio faccla 1ft maneea an^; Itancelia, a ch' aggia tmvito mano a fte. htw»: yregc^ne , e n' au^a(^ a. ta |pmpeni£| f(ev U iuorn^ xnieje , iK»> tixolo d^. g^rzQiiti 4e ^rMU[o> che mena It xnaatojces p9trl> ch^llo, che. fon^ iare pe dda- iete« guOo e 1 che ve j#te: a Ma^fldi»^ie dinto^ ia, cemm^rmtihtenm^ de riiQCto^jclQv»cocqiiaf- ' ^ chofcu&f iQ.#ni|NinQ4tp:aeiia Viola , e cconv me tuayerraje-lo ppaaiu>^.eJ«.iBuQfffece 'hroa^^ no.-) e ncm te iaperrjaie ferrire>, b corpa ' ferri tQJJb>f Lo.Prence^v fentuula de. itt buoco' a&c* tQ fenza periiere tiempQ fe .'^caforchtajie a. hii ' catmnara ; e fa Vecchia co festa; de« 5i^re ta* gikre-noA^ faccio cbs ttels > iiifse, » la; nepote- ;. o- Viola » va-fi mme vuoje bene , a |o vafcio ^ « ftfgitaiAe ia meza ceipia > e Viols trafenno a lai; caimBap p^r^ fiirare ai la Zia t. s^uidiiMiaje dt lIlaggMjetiQ^y.e ppigliata ia m«» caBoa-y deih'a^ coauQi a pitU: zoc^je fesa.dr b caiagnaisi lai^. faao la Ptcfice|ie cie&imos de»]ttliDF:pt{ bergognsj^ s^ e ^nteraeato^ cmpaml^ia^ B< hi Y^cditaity ciwi la vedde vantre pmiraj RacceffrennoF ^ te £crfpeti ta)e,'Ca Taftuzla da la. Pteacepe. noii^ aiwTa p^ cUatoefiiacaiy m-. da 11^ »' aittro poce> difte a^ la- fi^oIa.:v,¥4» mcpoca.inta, a> la. cammara de vap«* £cio^ p'^^amft 1« ^iii<»iimar& d& filo i»refd». BJclIo^ da, c€f^pa chlter ' (lipe> ; e . \tt6la^ eorrermc^ e fpigUanaoL io fib> iaidiaia camme aagmlla^ da niano dft IrBfencepe ; ooia poco ilttte , cho ta vecchia. la^bcnaje a ddkete : Vtok Inia , fa^ turn moie pigUe la-fiioefisGa a bafoiOiJEOt fa«cot»« 178 Tratten^miento IIL fomata ^ c Viola a bafcto appe Fo terzo aflati- to , m.^ farto forza de cane , fcappaie da ta ta« gliola , e (Piginita ad aato , taghaje co la fiior- fec^ (lefTa P aur^cchta a la Zia , iectennol^ tie- nett f^o buono «reveraggto de la fanfaria ; ogne f&fica^erca premmio : a s6lata de nore , fgar* rata d'aurecctiie , e s to non te»taglH> lo na(b perzl , ^ perch^ piiozze fentire to male addonr de la.famena toja. Roffiana, accorda meflbre ^• porta poUaftte, iManeia ^naricU, mmezeja pec- ceriHe : cofs) <[ecenno fe ne jeze *ntre zumpe a ]a cafa fo>a, laiTanoo la Zia fcarz^'d'aurecchie, e lo Prenctpe china de laffame Ikre r ma ter- fiannd a ppafTarepe la cal^ de lo patrr^ e be*. dennola a lo iHilb luoco , dove foleva ftare , fornaje a la foleta > mufeca : Bonnl , boanl ^ Viola, e»eflSi fubeto da buono Jacono, bonni figlio de lo Rrb, to faccto cchih de te; ma le fs»fe non porenno cchtu comportare (la miette ^iinante , iecero confarfa ua loro de me^renei- la; e co&V.a1renn6 na feneftra, che..rMfpoaneva a no gi;iniiiii» 4e < n'Uorco , fe paypoTero pe cchefta via. de ^aociarene H pt«riole'; e ffattofe caden na .mataflTeHs^vdr itio^ co la quale lavo* ravano np portiera de la Regina , c^ccttero « o mare nuie > ca ummo arroinate^ e non pottm« mo fornite la iavore a ttiempo, fi Viola, ch* V la cchiU ppeccerella j eiocbiti leggia de naje, . son fe iaffii calare co aa fitoa a pigiiate lo fl-'^ lo cadmo;.e Viola pe non vedetele cofslaffirit* ^ te, s' afierzcTfiibeto de.fcennere: e Hegatala ac a na futia la calaro a bafcio y e ccalatala lalTa- ro ire la funa.. . A lo fiiflfo tiempo trafette *1* Uorpo pe pigliarefe na vida de *lo ctardioo , aveimo pigUato granne omodet^ de lo terteno « fe ft Jaflaje fcappare no vernacchio , cofsl Tpote, flato, e CO tanto remmo«,e ftrepeto, ctie Viola pe la paua ftriliaje, o mamma mia aju- tame , e botatofe I'Uorco, e biflofe dereto na bella figliola:,- alkcordatofe d'avete ntrfo na vo- ta da certe ftodiante, che te cavalle is Spagna fe ^prenano Co lo vient*, fe" pttizaje , che !• fdaurd de lo pideto aveffe- 'ngtavetato ^uarche arvolo, « nne foflfe fciuta fta penta cnatuu , perzb abbracciatHa co gtann' ammore', ofecette , figlia mia, part* de fto cuorpo , ftitto de la foirito mio-, cfti mme ravefiie ditto raa)^^^^ CO na wntofetate aveftedafo forma a fta ««» fecce? cW mme 1' avefte' dim , c* n efletto «»■ fteddezza avefse *ngnenetata Ho fnoeo d* ammo- re ; e decennb chefse, ed autre pparole tennere^ « sbjfciolate , la confignaje a- tre Ffate, che a «vef«ro penziero,. & la crefceftero;a cceralene. Ma lo Prencepe-, che «ofr bed»ra cchitt Viola^ e ■ non fapennone nova , ne becc^iat , ti apper tanto defguftb, che rnoccfiie fe ffe &««" * guallareHa , la- facce deventaje momccta', le favre de cennerale,. e nott P'gl^ava "«orzo , che re facefsr came, o fnomi6f, ct# le- detse quiete ; e-fecenno delegenzia, e prbmettennv veveiagM, tanto jefw Ipiamio , c» apP« "?**' Saddove'ftevjtv e f&ttDfecbJ»iftmate l^lJor, CO , le- dtfse , cBe trovatmofe inaiato ( comme poteya vedere 7 1' avefte- ftiro piacere fk cow. tentarefe , che-potefse ftatts no juofnft fulo , e na notte » lo giatdino fnjo, ca; le viftav* iM cammara' fchitto pe rrecrearefe lo fpireto- r J Iforc*, cfimme vafsallo de te Pawe , non-poten- tm negate flo piacere de poco- c^fa, rafferZe , & noB. T*ftaya una , wcte le ccammeie foje , » ' iSo Trattenemiento 1H, ■ la^ vita fkfsa J lo Prencepe rengraziatolo , fe fe- i ce confegnar^ na cammera , che pe bona fortu- i na foja ftcva Ticino a cchella dcirUorco , la \ (jLiaU dormeva a no lietto ftifso co Vjola : E comme fcette la notte .a ghioqaare a fiieiuie mia^ Cortina gq 1^ ftelle, lo Prencepe trovanna la porta de P Uorco ape^a , che pcd* efsejre ftate , ed a iiuoco fecuroy le piaceva de pigliare fii* fco , traiette chiano chiano , ed ajEt%flato la. banna de Viola, le de/e duje pizzecic,kquale^ fcetaaaofe , commenzaje a dicere : a tata. cui^n* ta pulece : e l* Uotco fece. fubeto pafcace la. fiU glioU a n' autre lietto , e lo Prencepe toriiahna a fire lo tt^oledefeaio ; e Viola gridanno de la. ileisa maiiera^ c P Uorco tornanno a &rej^. ca^ gnare mo nutarazzo , e mo leazola, fe ne fcor- ze tutta la notte co fto trafeco , ficch^ portata. nova P aurora, ca lo Sole s'era trovato vivo , s* erano levate I^panne ^e lutto da tuotj^ 9k 16 Ciek); ma fubeto, che fu &tto juorno , Ic^ ' Prencepe pafsejanno pe cchella cafa, e Ufto la* figliola a pede la porta. le difse, comme foti^va:' Bonnl , bonnl Viola , e, rrefpoimeima Vicja., konni figlio de lo Rre / io'faccio ccWIi.derte j" leprecaie lo Prencepe, d tata,.quame. pulece .. Viola., che fentette (to tiro, trafette fubeto z, mmaiizia , che^p, frul^iamiento de la notte fo(.. fe {lata corrivo^ lo Prenc.epp , e ghiuta a ttrKv... vare le Tfate , le confaje feo f&ttol Si i cW*^ fa ( difsero Ift Ffete ) e nuje facimm^ da ^ corzan;^ a ccorzaro , e. da mariparo a gaiiou i c^ (i tlha.moz3tecato fto cano, vedimmo d' av«r«* > ne lo pila; ifso te u^ha fatta una, e npuie & cimmocennc una , e meza ad iflo : &tta a ddon* ' ca faiO' dalP Uofto no p che lo Cielo comm'a^ ffemtnena Gejtio^fa » fe Hiettefse lo taflettfe nigro 'muomo la fecce, fe nne'jettero tutte qvatto de couferva a la calX de lo Prencepe , dove le Ffete co Viola fcnz* efsece vifte » trafetterp d'mto la cammara foia ; e coranie lo Prencepe accommeozJiie ad appa- pagnare P uocchie , le Ffate fecero no gran pac* rapigiia , e Viola fe meCe a sbattere tanto It piede , ch^ a lo renimore de le ccarcagne » e a to frufcijo ' de ie ccampanelle , fcetatole co no forrejemiento granne lo Prencepe , gridaje ; a mamma > mamma ajutame : la quale cofa fkU to doje , o tre bote , fe la sfilaro a la cafa llo» ro ; lo Prencepe dopb avere pigliato la matisa agro de citro , e fsemmentella pe. la panra y dette na pafliata pe ddinto )o Ciardijio , nen potenno uare no momento fenza la vifta d« chetla Vtola , ch' era ^ntelligenzia a ti garuo« fane fuo>e ; e ikdennola a tocca la porta , le difse ; Bonnl , bonnl Viola ; e Viola , bonnl fi- glio de lo Rr%, io faccio cchiU de te ; e la Prencepe , o tata quanta pulece ; cd efsa ; O mamma , mamma ^tame : la qnale 'cofa fto* tenno lo Prencepe, difse, mme Pa|e fatta , xnme P a>e catata , io te cedo , . • aje vintds^ e ccanofcenno veramente , ca faje cchik de me , io te voglio fenz'autro pe mmogliere ; cofsi ^hiammato P Uorco , e ccercatancelk , ca non voze mettere mano a le gregne d* autro^ aven* no iaputo ia maiina Aefsa, ca era figUa doi Cop tfa Trattenemiento !V, CorAnietlo , e ca s' era 'ngannato' P uocchlarfe der^ta a ppenfare , che fta vi^a odorofa fpfsc parto de no Zefero fetente ; e perzb dato nz Tocc ft Jo patre , e fl&ttole fapere la bona fbr- tuna I ch' era apparecchiata pe la figlza , co granne allegrezza 6ce la feda ^ iacexmo refcire \Kk chelfat featenza. Ca ifffia Zita ^n ciiazza st rnmaritm^ GA- its G A G L 1 V S O TRATTENEMIENTO IV. I>e la Jornata IL jf^Aglius^ pt ^nnuskris: d^ na Gatta lass4t§: \y dM h Pane , devema signoxe ; ma mo- . strannost sgrato , /' ^ . rrei^acciata la sgi^atem^. dine soja * , . . Nqm ^e P% d'ne^Jo, gmto granne- cl^ apper^^, nttt^ de I A bona f^rtttna de^ Vi^a , che ca l» ^nciegna siaJo « seppe fravecart cossl twaschr"' ta a sfasiio, de iegatge- de U ssore ^ cie nnem*^ micAe de^ io proprio s^ngo. h faeevano faate r^- vallettti pe ffarth rompert lo cuoUoy ma es^ Sifnno titmpQ > che Paola pdgasse h cienzo j, . che d&veva ^ sb^rzanno da la ^ooca monetr^ d^ OTQ de, le belie parale ^ cojsi s lo debeto sum LA . fgratetodfftfy S%nore , % cMuovo arregg^^^ to , che *knpezzato alParvoIo de la corte- iia \o fa feccare*: chiaveca rotta ^. che fpogna It ibmiafBienre delP af&«zziDne ; e fbltnia^ die ca- feanno dinto- Jo pignato de P ammeeizia , le le- va P addore j e lo fapore , comtne fe vede e ppreva jornalmente ni» la crnita , die ve- dis^ laggto. Era na vota a la Cet4 die- Napolc mio , no Viecchto pezzente pe/xente , 1© quale era cofs> 'fl/enziglto , sbrifcto , grimmo , granne, Heggio, le fltnza na cteCpa 'iicriifo a lo ciefpano", che ghie- ♦84 Trattenemiento IV. ghieva nudo cpmme a lo peducchio • Lo ^uale tffenno a lo fcotolare de li facche de U vita , chiammaje Oratiello , c Pippo figlie fuoje , de- cennole ; gia sb ttmo zitato fopra la tetiore de lo ftromiento pe lo debeto , ch' aggio co la na- tura, e creditemc ( fi fite. criftiane ) ch* 10 fenter'ria no goHo granne'de fcire da fta man* traccbio d^ a&nne , e da flo mantrullo de tra« i^lie, fi notvfoA ca ve laflb fcadiMe^ grannie comine- a^ S. Chiarft, st !• ccloco vie de Meltui^ e fenza na magib^ niette comm'a hacile dm varviero , lifle cormn^a fargente » afcmtte conui^' ooilb de pruno , che tC avh» quanta p^rta 'nir p*de np. molca > e (i con'iie dented tmglia , noa ve cade no picciolo : pocca h. fciotte xsia^ ib^ d^e arreddufto dove ii tre cane c^ano, che a* a^iO'Ia Vita, e comme imne vide, coisl niiii# ferive) che'fempr^ comme fapita aggla fan» alizze, e ccroceile, e mme s6 OBrcate fina^ caimela ; co ttutto clu0b vogHo puro a tx mor* te mk/ laflartve qttaiche fflgno d'ammort , per* zb tu Oratiello, cbe fi la primmog euet tf^ wM o ,. ptgliate cbiUo crivo che (hce ap{Mfo a ta ma- ro, CO Ip quale- te^ pupier ^dagnare lo ppanef - e tu che fi lo cacAaitplo > pigUai^ h gatta, ed allecordateve de Iq ta(a vuodra: cosl decenna, fcappaje a ccUagaere., e poco dapp decette : s^ Dio, ca i nnort«.. Osttiello fatto Jittenarot pft Itmniofena lo-MCie, pigliatofe lo crivo, ietce cerneuQo da.cp^,.e da Hit pe aUjofcare la^ vkar tanto che qoanto ccbih ccemeva , cchiti giiadar* gnava ; e PIppo pigHatafc fa Gatta, difie : Ora vide , che negra redeta m' ha laflato patremo -^ che p' aggio da campare pe mmene > mo a«e^ raggio da fare le fp^e a di^'e^ Che ft n'huivi- fto fto d? fto fcaro I^fftto? che rnraeglio fe j^ fi>f^ fe ftato. Ma la Gam, che ffenrette fto taluoi- no; le dtSe : Tu^ie bpiicnte de lo fibpi^rcfaio, e aje cchiu fciorte , che finnp ; ma noa c^nufc^ la fciorte tpja , ca io fa bona ,p« f&rete riqco ^ fi mme ^nce m^no . Pippp , che (Teotetta fta cov fa rengraziaje. ta gatt^^na fqj^ , e facennctJe^ ife.^ o quatto a^Uifciate ibpra ta ichena , fe le i(«;cck mgnna|e caidam^rvte i mita che 1^ Gaf U coifin paflion^ole de Iq no^gr^c^to GagliuC^ ogne os^* tlna , chei la Sole co Pefqa de I91 luce poftajco V ammo d' oro ijne^" p^fta P ocnhre de la notie.^ fe con/i^llava a la ma/ina de Chiaja ^ & a la preta. de lo pefce , e j^bt>ii!aaoo qu^ucinB cefarft. gruolTO) o n^ bona auxata, nnp lit -^eppoluVat • portava a lo K.r^ , deceuno y l^ Sigoi»rci G^ir. glii;ifo fchiavO de V. Autezza fi ^cop^ Taftrsir CO , ve manna fto pefce co lleverenzU 1 € dd^- ce, a gran Segnqre picciolo prefiento « Lo KA CO na facce- allegra , comm' i foleia de &re 4k chi por{a rrobba , refpofe a la gatta : dl a ft# Segnore , che non canofco ca lo fcngra-rio ^ gran merzb . Quarc* autra vota correva fta Gat* ta, dove fe cacciava a U ppadttle, o Taftrnne^ e comme li Cacclature aveano fatta cadc^e i % Golano , oTarrella, o Capofufcolo^ noe i*ai* zava , e lo prefenrava a la Rr% co h nunedefe- ma 'mmafclata y e tanto ufajte ft' a^eficio ficchii^ - lo Kvi na matina le difle : 10 mme fi^nto cofst^ obrecato a fto Sognore Gagliufo,, che ki.defide. ro canofcere pe le rrcnnere lai p^rigUa de ft* amorolanza, che m' ha moftrato, a lo quale refpofe la Gatta : Lo defiderio de lo Segnoie Gagltufa, ^ mjiMttere la vita , e Ic^ fango pe- la Coiona foja ^ e ccra^ mnaatino f«a£* aitfro , quaiflb- "^it^ TRATyjtNEMIENTO IV. \ qnanno lo SoU averr^ dato fuoco a le rreftoc- chie de ii canipe delP ajero venerra a fareve lle- verenzia . Cofs) vcnato la matina y la Gatta fe nne jette da to Rri , decennole : Segnore mio , lo Signore GagHufo fe manna a fcufare fi nou Yene , pcrch^ fta notte fe nne fo fojute cierte Cammariere , e no I' hanno laflato manco la cammifa . Lo Rrl^ fententio chefto , fubeto fece pigliare da lo Cuardarobba foja na mano de ▼eflite , e biancarie , e le mmannaje a Gaglia- fo, e non paflaro doje ore , chMffo venne la Ciazzo , gmdato da h gatta, dove appe da lo r^ mille compremiente , e fTattoIe ledere nn* ante ad ifTo, le fece no banchetto da ftrafeco- lare« Ma 'ntanto , che fe magtiava, Gagliufo ak botA a bota fe votava a la Gatta , decennole .* nofciamia, fianote arrecomtnannatechille c]iut- no peraoglie, che non vagano a mmala via; e la gatta refponneva fta zitto , apptla , non par- kre de ftt pezzentade j e f o Rrlfe volcnno fape* re, che raccorreva^I* g^tta refponneva, c^ V eta vennto golio de no iemmonciello piccioto ; e lo Rfi nnannaje fubeto a lo ciardino a piglia* rene no caneftriello , e Gaglinfo tornaje a la ilefTa mufeca de le zandragiie ^ e ppettote foje ; e la gatta tornaje a dtcere, che ammafaraffe ta voccav e lo Rr^ domannaje de nuovo , che 1* ftccorrefse, e la gatta co n" antra fcufa pronta pe rremmediare a la viletate de Gagliufo ; alP utema naanciato , e chiacchiariato no piczzo de ' ch»(lo, e de chelPautro, GagTiufo cercaje le- cienzia , e la gatta reftaje co lo Rrlb , defcre- venno lo valore , lo 'nciegno , lo jodtzio de Gagliufo , e fopra tutto la recchezza granne , che fe troyava pe W ccainpagne de Romnia, e de JORNATA Ht 1^7 it Lommardia . Pe la quale cofa ramer«fava d* appartntare co no Rri de Corona ; c deman- nantio lo RrV, che fe poteva trovare : Refpofe hfc ^ta , ca non fe poteva tenere canto de H mobele , (labele , e foppellettoU de* fto riccone ^ che hon fapcva chella cb^aveva ; e'fi lo Rrt- fe nne vakfse *nfomftire , aveftr maiinate gente ' cod' efsa fore te Regno , ca P averria fatto' ca- nofcere- a la prov» , Ca non c' era rtcchrzza « le munno , comme la foja • Lo Rri ckiammat^ ^rre fidate fiioje, le .commannaje, cht fe fpf- f«fo ^nformate menutafnente de fio fttto , li qtiaU jcttero pe fe ppedate d« la Gatta , Ta:' quale co^ fcuTa de hme- tmvare refrifca pe la'- flrat» de pafso 'mpafso , comme fu fciuta ii con^ Ime de lo- Regno , correva 'hnahte , e quant t QinfH>rre de pecore , mantre de Tacche , rezze d^ davalle , e branche de paorce trovava , deceva a It Pafturt , e gnardiane » OH , (late 'hcelleyrier' lb, ca na mano de vannite v6nno Taccfaiard- . quanto fe trova a (hr campa^a,. perzb fr voli- te fcappare fki fiiria , c ch* ifia portato refpetto » It ccofc vdftre, decite-, at (xy rrobbe de lo* Signore GagttHfo , ca non ve farir^ toccata no pilo •. La fimnieie decenna pele ninaafsarie , che Ytrovava pe lo canKntno ; tale che dovanca ar* mavano le gence de lo Rr^, trovavana nft' sampogna accordata ^ che- tmte le ccofe , che fc6i|trairano , 1'4» ditto, cll'erano dt 16 Se- gnbre Gagliufo : tanto ch^ e&enne ftiacque d^ aadenunantiarecchiii, fe nae tornaro a lo Rre, decenna mare e nmiunre de la recchezza de le Segnore Gagliixfo : Iv qoale cofa (entehno le Rti , premntefe no buono veveraggio a h gat- ta| A tra^raxa (la matsenunonio : e la« G^tta fac- ta tp la navettola da cc^, e da 111 , alP trtetn*- ccmcrttfe io pajwntato ; e beaoto Gagliufo ,^ e confegnatole k^ kr^ na grofsa dote j e la iigti4» dipb no tnefe de £e(le cKfse ,ca noe voleva.poF- tare la Zxxa a le .tterw ta)^ ^ e accotnpagoafie da lb Rr^ ft a li <;onfiiw y fe ne iette a Llom* mardia ; dove pe cconzlglio , de la 6ai{a Gom« 6vaje na maxio de texritorie , e de terre , eke fe^ ce Baroae. Ora tno Gagliafov^dennore ricco. ^ flfiiiuio, reagraziaje la Gatta, che non fe pk ^ddicece cclitu , decennO) ca da e6a recatifOfceva 'la vita y e la grannezaa foja » da li- buoBe affi- tie (n&ie y che P aveva fatto ccbUi bene V arte* jQlpb de na Gatta, cbe Io ^^ficiegficr de lb patrc; p^xzb poteva fare e sfare de ta rrobba ^ e de la vita foja comme le pareva » e ppiaoeva^ danno* le parola, che comme fofse naorfia da Uk a^ cieot' anne , V averria fatta 'mbaiKatnare ^ • mmettere dinto a na gajola d' ora dint^ UtRsC' fa cammara fo-ja, pe tttnere fimpre rm^z^ aii* uocchie la mamtnoria ibja • La,Getta,ch«i^a*< tette chefta fpaofiata» ncm pa&laln.tre gbiuome^. ch0 ffegnennde morta^ fe^ftefe longa longadiat<> to 1q clardtno; ta quale coia vedenao- la tno- gliece deGagNiufa} gndajej oh liiarito mio >; che ddeigrazia graime ^ la Qatta % mmi^a • OgnCr mmale va^ apprleiso a4 efsa i.refpofa- Gagliufo , m^ia od efsa ^ c^ ha nati>e . Che mm farrimnio.? Leffleca^ la niogliere; ed. i&o: E'gliala pe na pede» e ghiettala pe na ftnaOca*^. I Gatta , che fsenterte (to buoao tnmieceto » quanno manco ie Taverria mmag^sato ; com- lyenzaje a ddicere : Chefta i la gran meizi de li peducchie , cbfr t^ a^io levato da cuolto f Cb&^ I la 0iille graate de le j^etacce^ che t* JORNATA n. fif agg5o fatto jettare , che 'nee potive appennere It ITufa? Cfaefto b lo cammio d'avenete poodo 'a forma de Ragno ; ed averete sbraxnmato , dove avive V allanca , pczzente , iUfaccia-vrache ; Che j^re p/^ sbrenzolufo , idellenzatn, fpetacciato , oerogliufo , fpoglia 'i^apife . Cctel va chi lara la capo ali' aieno , va che te fia 'inarditto quan* to t^aggio fatto, ca non mmierete, che re fi« fpmaxo *ncarina: belja gajola d'oco, che mm* avive apparecchiata ? bella fcbetwra , cfce mm* ivive confegnata ? Va ficrve tti , ftthta , fati'ca , fuda ped' avere Ao bello pretnmio . Oh negre« cato chi niette lo pigniato a fperanza d'autro • pifse biA^no chiUo Felofofb^chi afeno fe corca^ afeno fe trova , 'nfommg chi cchiu fa , mancH afpetta . Ma bone parole , e trifte fatte 'ngan- Dano li fapie > ^ h matte • Cofsl decetino , e ccapozzeanno fe pigliaje la Via de fore ^^ cqmn<*^ to Gagiiufo Co lo prcmmone de T omelet^ ceN? icaje alliccarela , non ce tUx rremmedio ^ cht tor-! nafse. arreto : ma cortenno fempre fenza votare m^k capo dereto , deceva : • > •• 2>/# U gtisrda de rUc9 ^mfove^utQ , ^ 3f dt f€zz^»fi,9 qHsnn* c rujMgliut9»' ^ - i ' LO ^96 L O S E K P E TRATXENEMIENTO V. De la fomata IL {T O Rre.de Starz^-Ionga mrnartta la fig^4 J j' CO, no Scrpe ^ e scopierto , cA' era no beJle giovene , P ardctti la sj^l'ta : isso volenn^ rompere na ^striata pe ffoire , se rompette la cafo'y ne ttrovanno remmedidy i^ figlia de /• Rre I ass a la cat a de Jo Pat re , e '^ntis9 da na Vorpe 1 9 secret da sanare /• '^nnammorato , ac* cide maliziosamente I A Vorpe ^ e cp lo ggrass9 sujo , e de varie aucielle , 9ntanno lo gtovane ferut0 , ci* era ^figlip de Jo Prencepe , h deven^ ta wittfito . Th compatuta.fpra de 'muodo ia, Jcura Gat^ ta pe btdereia C4)ssi male . remurisratd^ ; si be -^nce fu perzona \ che disse , ca se poteva con-^ zolare co /' avanzo , e ppr^sa , non esseni^ io- la s ca ogge la fgratetudene k fatto male d%^ mesteco , comme a lo mm ale franzese , e lo cra^ stone \ essennose de' P autre , r' hanno^faito , e sfatto conzummato la robba , rohfata la vita ' pe servire sta razza de sgrate , e qttanno se tenevano '« mano autro , c£e gajole aP oro , se destinano na sebetura a l^Ospeiale, Frm ciis* so miezo vedenno apparecchiata Popa pe par* lare^ facmero selenzio , mentre essa dtsse . SEmpre fe dette rafcia a lo pede chi cercajtf troppo coriufo de fapere li fatte d' aiuie , ccm- \ JORNATA IL 191 coxnwe ne po fa^e tcftemmonio Io"^ri de Stir- za-longa, cne pe nimettere lo mafso a la chel- leta , fgarraje lo ffilato de la figlia , e rroinaje jo nisTO jennerO) ch^ dove em vefiuto a sfra* cafsa? CO la capo , reflaje co" la capo sfracjif- Tata . ^ Ora dice , ch* era na vota na Foretana , cfae iW^fiderava cchiii d'avete no figIio,'che nond «i (idera lo liticante la fentenza 'n favore , lo ma- lato I' acqoa frefca , c lo tavernaro la pafsau de lo pmcacclo ; ma pe (Juanto lo marito zap- para a ghiornata , maje arrevava a bedere la lerteletatt, che defederava: ma efsenno juto ro }uorrio lo poverommo a ffare na fafcina a la montagna , e fciarvogliannola* a la cafa , 'nee trovaje no bello fcrpetiello dinto a Ic flfrafche, Ja quale cofa vedenno Sapatella ( che cofsi fe chiammava h foretana ) jettato no gran fofpi-. ro , difee ; ecco ca pe fi a li fierpe fanno li' ferpunchiple , e 10 nafciette sbentorata a 'flo inunno , co no guallarafo de marito , che con 4lteo , che Ha Ortolano , ndn t da tanto de fa« re n^ 'nzierto : a le cquale parole refpofe lo Serp6 : pocca non potite avcre figlie , e tu pi- gliate a mme 9 ca farraje no buono appiello , e te vorraggio bene cchiii de mamma. Sapatella, che 'ntefe* parlarc a no Serpe , appe a fpiretare; ma fatto armo , le difse quanno maje ped'autro» pe fs* amorevolezza toja 10 mme contento ^* azzettarete comme ftfse fciuta da lo denucchio tnro ; e cofsl confignatolc no pertufo de la ^fa pe cconnola , le deva a mmagnare de chello , che aveva co la cchih grsmne aflezzione de lo iBunno 5 e crefcenno de jnorno 'n gbiuorno , comme fu fatto granneciello y dlfse aCcoIa-Mat- teo 1 9a Trattjbnemiento V, teo to Foretano , clie teneva pc niefsere ; o fa- ta , 10 mpie voglio 'n;W)rare • De graziar, 'difs« Cola Mat'teOj, trovarrimmo V antra ^erpe comm* a tteue , e ffarrimmo fta lega de potecai* Che Serve ^ rcfpofe ho Sefpetiello, farrimmo fatte tutte «no CO ft vipcre , e li fcorzune , b"^ ft fare ca fi n'Antuono, c ffaje d*o.Eine erva &- icio . lo voglio la figlia de io "Kvi , e perro vavatieniie a fia medefema pec'aia, e ccerca a lo Kii la figlia, e di ca la vole n H no tnazze quanto V arena . Qra facce , ca no ferpe irole figliata pe mmogUere , perzb vengo com* xne Oriolano a.hederete fi potefse 6re tto 'n- zierto de no Serpe co na palommclla • Lo Rri, che ccanpfcette a Id naib ch^^era nO vozzacchio- fle, pe llevarefello da cuollo, ii(se: Va dl a flo Serpe y che fi mme farrk li frutte de ^> parco tutto d^ oro , to le darraggio fi^li^mx', fattofe na gran rifata^ U dette iecienzia • Ma dato ColaMatteo la refpoda a lo Serpe, ifso le difse : Va craje mmatino , e aduaa txnu V ofsa de frutte , che truove [>e la Cerate , • nne feramena lo Parco , ca vederra je perne -'iifilate a Jo janco • Cola Matteo , ch'era tatto a ]a flor- ^ , nl isapeva reprecare nk contradire , comme lo Sole CO le ghieneftre d'orofcopje lemmpn- tiehe de rombve de 11 campe aoacquate da 1* arba ; nfilatofe na fporta a lo vraccie , jepe de chiazza 'nchiazza adonanio tutta Tofsa, che troyaje de perzeca , de grefemn^ola , d'albei:ge , de. vifciole ^ e de quante nneviople , e T arille 1 JORNATA IL I 93 ijtyvate pe le flrate ; e ghluto a lo Par«o , el fscminenaje, comme aveva ditto lo Serpe , che 'nnitto 'nfatc6 fguigliaro, e ffecero li troncune de le chiante , le Sriinne , li fciure , e 11 frutre tutte d'oro lampante, che lo Rri vedenno tale cofa ) jette n'eftrece de flopore, e ppatnpaniaje de pit jezza • l/U efsenno mannato Cola Matteo da lo Seipe a cercare a lo Rrb la promefsa , ac]afo li cuorpe y difle lo Rrb , ca voglio n^ autra cofa , u vole figtiema , . ed ^ , che fkcdk tQtte le mmora, e lo fiiolo de lo Parco de prete preziofe ; e rreferuta (la cofa da lo par- -sooaio a lo Serpe , ilTo le refpofe, v^ craje HiiTiatino , e adooanno ttftte le grafte , che tnio-» 1!^ pe la terra , jettale pe le ftrate , e pe le ttitnura de Ip. Pared , jca volimmo arrevare (lo znoppo. E Ccola-Matteo comme la notte ped* avere &tto fpalla a H marioole ave I'aufilio , • b^ raccoglienno le (Tarcinole de li crepufcole da lo. cielo , pigliatofe no cuo&no fotta retille- co, commenzaie a ghire adunanno grafle d'ar. cJttle , piezze de tiefte , e de coperchiole , fun* ae de pigaate , « de tiane > urle de fcafareje , mamecne de lancelle, lavre de cantaro> arrefe- diannone quante locernelle rotte , grade fpezza* te, fefine fefete , e quante ftaatumme de roa« gne trovaie pe la via , fattone chello che ave- va ditto lo Serpe, fe vedde lo parco ammontona- to de fmirande , e caucedonie 'ntonacato de m- bineVe caryunchie, che lo loftrore fequeilrava la vifta dinto li tnapazene de V uocchie , e chiantava la maraviglia dinto a li territorie de ii core > a lo quale fpettacoto reftaje To Siri tatto de no piezzo , e non fapeva , che 1' era ieccittCo : ma fattole dire n' autra vota lo Ser^. Bauli T§m.L I pe. 194 Trattenjemiinto y. pp , che r atrennefTerla parola ; lo Kxh refpoTe, quanto s* ^ fatto i zabba, fi non me fa revea« tare flo palazzo tatto ^l' oro ; e Ceota Matteo , referuto tPautro capriccio de lo Kvh a lo Set- pe , lo Serpe le diife : v^ , e pigtia no. fafcio cP erve deverze, e ugnene le ppedamente de lo Palazzo, ca vedarritnmo de contentare Aa re« gQoia. Cola- Matteo a lo ftiffo puoto (e fece na ^roifa mappata de foglia inoUi», de rapefteife , S'^selle , de poreUacche , d'j^ocole, e de c^ itfiiogUe , e iattone n* onzione' a lo pede de lo palazzo lo vedde fobbeto tutto flralucere com« me a ppinolo 'nnai^rato da ^re 'Vacaarc la po«. vett^ a cciento cafe ftetecQte da In foitma * E tlornato lo Foretano a nnotntne de lo Serpe a fare ftanzia pe la mogliere, lo ' Rr% '- vedentiofe ftagliate' Ir paiffe , chiamma je la figfia , e difse : Graanonia mia, io pe delleggiarjB no mariur ,^ d^ te< volera, aggio cereato pane, che rame p^xfiWi VnpofTibeie , che fe pof^iseto comprire ^ ma vedennome arrevato , e dbre^ato ^ non fae- do comme^ te prego , ii fi ffiglia beifederta , che inme faece mantenere la fede j t che te contiente de cheHo, che bola lo cielo, ed 'lo fo ccpftritto de &re • Fa chello , che te place , Tata Gnoit tnio , refpore Gfannonia , ca no^ feiarraggio na iota 'nttfo che* .fio lo Rr^, diffe a Ccola-Matteo , che facefse venite lo Serpe , lo quale fentnto la chiamma- ta , •ncoopa a oo carro tutto d* oro , tirate da quatto alifante d^ oro , fe ne venne a la Corte. Ma dovonca paffava , sfr^ttavano attetrute le gente , vedenno rio ferpe acco^ gruoffo , e fpa- Vemufo fare io f|[)a{nggio pe la Cetate • Ed arrriVato 'ippalarzo , tremmat^ comme a gbtun* 00 \ ' JDRN ATif ' ft* ' * t'9S 00, a ammarciarono ttftte It Cortefciaiie , cbe non ce~ reftard manco li guature • £ io Rr^ , e la Rtfgina fe^'ncafo'tchiato ttn lo jajo dinto x na cammara, fulo GraniioniaTftetteiiMida fauda* E benchb lo Patre, e la Mamma grtdaife: fii« j# , sbignai Grantionfat » (ai vate, Rienzo , efla non ft Voz&' fcsK^zecare moUica, dl«Kxniio : ca che bogUo^Tom dxAa mantis y che m'avite dato ^ ]fia trafuto to S^pe a ia-caniitnani , afiertaje pe mmiezo co la coda a Gcaiitibiua, a le dertt na Branca d^ vafe , che lo Rr^ ne fece na ^atra de viertn^, t (i lo 'f»zagnavl, tuni ne fctvstfygh go. E pdrtatafella dinto n' antra camtnata , ft. ce ferr^rre la porta', « fcotdaimo lo cngjerof merra , deventaje no bf Uiflemo Giovane , ck* aveva- tA capoi tntta tiece d' oro , c colP uoc*" cfaie te affattorava , to qi»le abbmcciato la Zi« ta , couze li |ninHniie''frim:e de t^amtaoxe fujo ; Lo Kti, che Mde ^scaforchiare lo Serpe cci la la Figlia , e cchindete la porta, difle a la iM« glier? : lo Cielo -&ccta ^^ce a chelta booa'annlBi de iigliatna, ca % gbiuta feiMs^alitro't e ciiiU# 'marditto Serpie nne V avMrl fccifa comme a ve. luocciolo d^ uovo ; e minetjs^iio T ttdccliie m lopertufo de la chiavatnra, voze vedere^/ch^ cofa nn'era fatta*: ma vtfto la ffifeinat»^keU de chiHo Giovane , e la fpdgila de Serpe , M aveva Jaffato 'ntctra , dato no**caiice a^ la perta, trafettere dinto, t ppigliato chella- pella la jet- taro « lo ffiioco, iacennola abrofctare; la «- f^"*^* ' ^ nia..le re^<*:*nine ne feje pia«ere, commare mUj ca wm to trqppoprat- teca de lo pajefe . E cofsi.caininenanno , amvar 8> a so vofcoj dove r arvple joquanno cpmm' a ppecceriUe, fepevatro cafawlte pe 'nee acco- Ywe 1' orobte . Ed eflinno otainaje ftracque da lo qunmino , volemp^e arrepofare , fe retuara a lo ccopierto de ,Ie ff«a»nne, ^e na fontana ipquala a caraevak co T erva 4refca , Icarrecan- ■2e adduoflb I' *QqM * .iTancelle; e,p0a«cato* »ncoppa no mataraAzo d'wva tennei»ll4|;paga- to lo dazio de rtpuofo.che devevaao a la na- tura, pe la mercanzia de la vita ; ae f« fceta. TO maje, ficl^4o Sole non dette Cgno .co lo iyeto fuoco a jOJinarinare , ,ed a corriete, fhe ppteyano fecotare lo cammino Uoro : e fceute d>e fforov fe feijnaro ancora no buono pjezzo ' » il«iaiire 1» c»ntar^ ,de varif apcwlle, i«ott):an- JOK^AfA II; le sfteoate vagUe de a? €>rca 'moiardeitirv I' era (lata data na* imnav* dezzione.) ofae feffe trasfbrfflato 'flSerjge |>a'^fle^ te siome j e die gti era viciop' a iu>nui« la tiempo qoanne 'aammocatole >de Qa %lia We £:r^ fe ne fieva co la Zigt'din|||.tta caamiara , ad aveva'- laflato le^cuoiffo 'iiterca^,^ ma lo-P^ tfe ^ a la Mamma de la zitir tl 0{ypa corlufe , V aveano abbrafciato la fpoglta, lo-.qaale foienno ^'iiibrtna de t» Mlonamav^ a lo nompere na vU ttiata perftite'da^im ieiieftra>$?fra siravetaca dt tnanera ,.cfa'eta de^ram da miedcce. Gcaii* aonxa y. cht^ fiyentette panlate de U- aglie (iior 9es demmaanaje la ptimwA co(a i^di ciii eia £glio fto^ Prencepev.e: fi' nc'era fi>erani9t' dc jremmedio a lo lalnale fujo-;, a'la Varpe refpo- fevca chill6 aucielle a^vabO' dhto'th^ era la pane fii;o lo Ri^ de Vallone^gmofso ; e che ooa a* en* autro feaeto pe appiiaie le ppittofa da la apo'feja, Azi2)'noa fe ane fcefse l-anna t 1 I cha 198 Trattxnbmisnto v. che ontaie ie ftrite co lo iango de V ancielte flifse, ch'aiveyano contato fla iatto. GxamioQU a bt ppawle tt ^nsenocchiaje nnante la Vorpa, pKpnnola a fiaide ft' ntele de pigliavele chiiF avGicUe, pe ccacckrene lo (aogo, che averria* 00 fpamico da boon compagne lo- gaadagno « Chtano, dilse la^oqie : afpcttanmo k notte^ m ccoocune Panrielle s'ammafoaano, hisa 6rea. arniamuHM ^ ca^^igHo 'ticbppa a: V arvolo , • jme k foenreccUo tmo ped' uno . CoCsi paisato tatio W iaomo , ma parknno de la belkzzadft lo. GigfkK ) mo de r anore de lo Patse de U ^ta:^ ma de- ia^ def|;iatfk Toccefia^ ttafi:orreinib , tnfcorremio ^(taje lo juorno t e k tena fpafe mo gran cartoae nigio pe Raccogli^ct U cen dt k 'ntorcie de k none • La yvotpo comme vedde appapt|>nate t^ancktle *ncoppa a li ram- At ,-.fe nne kgliette giMtfo giMto e ad^oo ad iMio tone pittzaje qoaaim gokni, can&lk^ mlie^ Iroacilk , gaMiHf , «iofe , coccov^ , paporce ^ nsnfifae^ keovs; m^fiaielk, le pappamofcfae erano hieoppa ali'arvek; ed ^ccuoiey sieTero lo (aitgo diiito>a no Ikfchetkiio , che portaTa k Vbrpe pe* ntfrefcarefe pe k ym . Grannonk te lo frk^if itoii' toccata pede 'aterra : wa k 'orpe lemhtf dbt che adl^nezea 'nfaoiiM, figlk mk , tUrliioh ^ fibtto ^inkiite^ ^ non aie aoeoi^ #a Idlangi^ ndic^ pe'^ftre ttapiata co chillo de.P afici^V^ dttliO>dfefto fe mek a fbire:. Gian- i^k^cbe bedde denopate Ie fperatize fbje , tecorfe a l^arfe^de lefemmene, ch'i raftazia, i k tofeti^ , deceimole : Cwnmare y deva Tnaje^che fe trovafse^mnta'eiseiizia Von* pinayfe tiovaje vorpinau da na iMSmeifa ; .per«- ch tn^mme to darraje libero e fsano^ io te o darraggio fano , e Itbero , che if i ^^n cofa dare no marito > a chi mme dace no'figllo : e cofsl jute a la cammara de lo Prencepe , non coft) priefto I'appe ootaco co ciiilb fango^che i 4 te •eo Trattenimbnto V, It trovaie comnie n' avefse avnto maje male ; e Grannonia comnie vedette lo iPrencepe forte, e~ gagliaxdo difse a lo Rr^ , che 1' arteBoeiTe la parola , e lo Rt% votatofe a lo f^ito , dif- se • Figlio inio , gi^ te fi bifto moorto , cd 10 te vedo vlwo , e mmanco k> creo • Perb aven^ no mpnmiinifo a fta ciovane , fi te fanavat , che tn le fiifte marito , gia che lo cielo t' ha &£to la grazia, famme cotnprite fla 'mprommofsa pe Sianto ammoce- mme pnorte ; pocca ^ noecefli- de gratttadene pagare Ao debeco . A fle ppa^ role refpofe lo Prencepe: Segnore mio, vorria ftvere tanta lihertite a le boglie meje , pe da- teve siazione, qaanto ammore ve porto » ma trovannome 'npegnato de parola ad aotra. fem- mena, n^ vnje confenterrite, che io romoa h fede ; nc: fta giovaoe mme conigrurrl » cne io faccia fto tuorto a cki vogUo bene , n^ to poz- zo mutare penfieio : Graonopia fentuto chefto , appe no giulo ^ntrideco' , «tie oon fe porria di- cert , vedennbfe viva dinto a la mammoria dt lo Pitncepe , &tto na tenu dt carmofino a la iacce, diUeouanao io facefst contenrafe fia gio« vane amata da voje, che mme cedefse fta par- tita, aon te chiegarrifse a le boglie meje? Noa farri maje, refpofe lo Prencepe , ch'io fcache la bella mmagene de I'amanza mjut da chifto pietto , o che mme fiiccia conferva de P ammo- re inio y o che mme dia caffia tratta ^ fempre ibrraggio de na ftefsa voglia, de no ftl(so pen- iiero, e mme porria vedere 'p pericolo de per- dere lo luoco a la tavola de la vita , che io non farraggio maje ne fto cavalletto, ne fto trucco • Grannonia non potenno cchiu ftaie din** 10 le ppaftore de lo fegnemiento , fe k fcoper- ze JO&KATA IL* %Oi) n ch«U» f eh* era ; pocca la cammanT ferrata tttcta , pe le ff^te («^ 1^ icapo , e lo bederela llraveftota, non ce Taveva fatta canofcere, t io Prencepe* tecami^^iit^a « fubtto Pabbracciaie CO na ginbelo de iKordiTe , decehnd a- lo P^itre la perzona ^ <:he ^a , e diello ciie aveva pattt- la, r fattir ped'*cfsa ; nfnmnato a chianfinure lo Rri^e^ la Regina de Starza-Longa de bona com- me^a fccere to matrenumio pi^iamiofe fopra tittto gmAiiHs^no^iizio delo cprrili) de UVor- pe y coacnMienno^a I* utemo de V tttemo^^ -km\r I ^ ^ C * f**l Ci "iti^dit L t' a R Z A TRATTENEWfEliy0 5rii . ? ' ' . . . ' IT O Rr^yii JUkCC^ Aifra va.piglhtf Ja Ti» i a lU^rve.y e bemnno '» manQ de no Prtmef^ p9 , U vede nelP aspetto proprio dinf in turn* dino , dov9 se faci^^^^'^dpo ^^» f^'\m *^^lt^^i^ mora ; ^p^^iwi^A 4fmmmj%^^^Si(>{p€ ffirm* men ay It dtventa mogliere , Tutto lo cunto che disss Popa fsce rtdere f Sciiattfrjfllo U ffemmene: ma dove se trattsje dk le mmaltTJe lloro , bastante a eoffiare na yorp9 , lloc^ avettevo a ccrepare pe U>ecimmcie de I0 risQ ; e heramente In femmena ha le mm4* lizie c%mm^ a granateih ^nfilate a ceiento p^ cgne €apilh de la capo : la fraude /' ^ mmam* ma » la buscia nutrtceia , la losenga maestr^t^ lo fegnemiento conzigHe ^ e lo ^ngannijm€ompa* gno , che bota ^ e rrevota P omri^o amme le place. Ma tornanno ad Antonella^ che j'^ftf ^garzapelluta pe pparlare : la quale stata no foco sopra de se^ comme se pigHasst mostrsdoi' si fenzlerCf accossl dficette • Dl&e buono chillo fapio , cA noti fe pb « ccommaiinamient0 de fel^'obedire de zuc« Carff. Deve I'oQsmp ccpiniannare cofe jiifie de ipn^, jpe'movaK omdieniU ag^iiniita de * -• ^- pu JORNATA IL, t«t pifo ; dalP urdetie , che noti domMncm , nafce* nO'Ie rrefiftenzie , che non. s'' agghittfl;ai|0 ^ catiH m'appiint8Lfoccefs/a lo Rri de Roec^Afprn. , cb« pe cccrcare na oc^Ta 'ndebeta a la 6gi^ , le deze.caufa de fuIreTetine ^ a rrifeco de pef- derc Fonore, e la vita. . Ora dke, ch^era na vota lo Rr^ de Rocca AQ>ia , che aveva pe mmogliere h madima dt la ilelsa J)ellezza » la quale a la meglio carrera idie Tanne cafca^e da lo cavallo de la fanetate , e fe roppe la vita. IV&t 'oinante, clie fe tiilKse la cannela de la vita a lo ncanto de ranne^fe chtammaje Ii> martto , e )e dtftes lo faccia ca lempre mm'aje atnato fvifciolatiitnettte , pevih ndoftrame la fenmarigUa de Panne nrieje, P ao coppatora d^. P ainnfrore tiijo ; prommettencoma de noa re 'nzorare -mate , fe ndn trove n' autri lemnieaa beila cotn^pe To ilata to ; aurramente tt lafto na mmardizione a ztzze -^fpremmiite s < te fle portaraggia odio p^ nz^ aPaotro naupiio; Li^ R», cfae le volev^ t>ene^ nzt ncoppa Padre* CO 9 f^tammo ft?^ utema volonti y fcaf^je .4 cdiiagnef e , e pe no piezzo non potte fefpon^ mte m parola 'mmaioetta ^ all' utemo fcomp^. to^ Je mvoliaie> ie difse^ Ch*io itpglia iapere Gchtk de noglttre , 'nanze mme fchlaffa gotta ^ 'nanze fia &ttd cooun^a Starace : bene' mio fcor- datellOy non cttdere a fsnohne, ch^io .pozza. I oeHere tomoie ad aatni feounena i m (nUt k ^igtiatitta de P aflfresfKione ,niia,-tu te nns' porurnge le fltacce de le boglie meje . Mentre ifso decevx M pparole, la pov^ra Gioveue, ch« &eeva lb tacano, ftr5vellaje i'^uocchte, e Iten- aeccbiaje U pUde . Lq Rce » cfae bedde f(Hlata Parda « {jpUaje le ccasiielle deil* uocchie » ^ ficd I 6 n0 S04 Trattenemiento V. DO sbattetor£|i^, e no ftrillatoTio che 'nee corz^ tutta U ^Corte , chiaoiifianno lo nomme de chei^ la bon' arma , iaAemmanno la fbrtuna , cbe 1' avcva levata , e tirannofe la varva , ne 'ncaca* \a le A«lle,che Pavevano mannato fta defgra- 'zta • Ma perch^ voze fare comm' a cchilio ; doglU de gttveto e de mogliere , afsaje dole , e Boco tene* Doie^ una a la foisa, e n' aatni a la cofsa . Non era ancora ^omttL la none a la cbiazza d' arme de lo CieloT ' a pigliare moftra * de 1i fportegUune ) quannb accommenzaje a iare li omte CO fe ddeta. Ecco morta mogliefema pe mmene , act io rello vidoio , e nn^tecato fenza antra fperanza de vedere fi nb (la nfgia ^ figlia, cbe en' ha lafsato • Perzb farri Jiecefsario procarare de trovare cofa appropofeto pe far«i. ce no figlto mafcolo . Ma daire dongo de piz- zo? dove afcio oa femoieii^fpiccec&ta a le odU. kzze de moglierema . St ogne autra pare na fcerpia a fronte ad efsa : ora lloco te voglio • 2)G^e nne traore n' antra co lo fpruoccofe^ do- te nne cirche n' autra co lo campaniello, fi na- tora fece Nardella ( che fia 'n grolia ) efo nip-» pe la flampa : Olmmi ,. a che lalxHiQeo m' n puofto . A ^e '^fcole la prommefta^ che V aj^ gio fatta ! Ma che I lo ancor^ non fl^gio yim io Lupoi e fib jo : cercammo » vedimmo , e 'o» tennimmoi^E podibele, che non ce vole efie- xe autr'afena a la fialla de Nardella ^E poffi^ bele , che voglia efstre perdnto lo Munnt pe Bimene? Nee farr^ faorze la fcajen^a, la fpor- fhia de le femmeoe, o fe ne farrtl perduta la femmenta ? Cofsl* decenno fa fubeto lettare non banno , e com^tannifa^iento da parte ^ siaftro Chiom];niento »* che tutte k ifemmeise heUe de ♦ lo JORNATA IL tog- lo muhno venefsero a la preta paragbne de IsT beilezza, ca fe voleva pigiiare la cciiiti- beUa pe minogliere > e dotarela de no Regna • La quale cola ef^tennofe fparza pe tturto y non qii » fTeminetia a T uaeverfo , cbe non venefse a tentare la fcrorta foja, non ce reftaje fcerpU ^ fcorciata, che fofse^clie non fe mettefse V * oozzana, perch^ commt ALtocca flo tafVo delft belkzza, non c'% gitalinola,' che fe dia pe ben*. tft > non c' ^ Orca manna, che ceda ; ognuna fe picca y lo Ktt iacennole n^^ttere a ffilo fe snefe a pafllare y comme & lo gran Turco quan« no trafe a io ferraglio pe fcegliere la meglia !»reta de Genova pe affilare lo cortiello dam9> cMno , e gbienno , e benenno da coppa a ba* fcio cpmin.'a fcigna, che inm«je abbenu-, e ichindenno e fiipatranna cbefta e cchella yum h pareva ftona de fronte , una longa dt xiafo v xht larga de vocca , chi .grofla de lavra y cbefta^ longa ciavana, chellft eorta -male cavata y chi troppo 'mbottonata , chi fopierchio fpepohafta f la^'Spagnola no.Ie ptaceva pe lo colore crepa«» to; la Napdetana no le deva a lo 'mote pe ie^ fianfelle , co le quale cammina : la Todelca 1% pareva fredda , e ghielata : la Franzefe troppo ceUyrriello sbentato : la Veneziana na- conoc- diia de lino co li capille cofs) jancacce ; altf memo dell' utemo , cht pe na cofa , e chi pe n' antra , nne le mannaje tutte. co na mano nnan- te^ e n^ antra deteto y e bedenno ca tante belle acto* ereno refcittte a garzetu, refoluto deftra- fo? ikoS Trattenemiento VI. focarefe, arere femmetm comme si , e isarraje hmpft , tQ levate lo fprttoccofo da vocca, ca tornartajo i la forma de 'mprtmma • Preziofa abhcaccia^a la Vecchia, e ffattole dare no buono mantefi* nato de farina , e de felle de prefntto ^ de lar« do , nne la mannaie • P accommenzanno lo Sole comm'a potta^a falliita a cagnAie qoaniaro, io JORNATA II. t07 Kth feet ytsAre U 'Votta fuoche » ^ comtnitaniio. totte ii Sdgnuce vafsalle, fece na fefta granne « e comsi^ apptr^ iatto cinco^^/O; le|e pra de ca« tabba , :fe mefom a ttavola, e maiaztecat6 fortr de mefunc' fc.jette a^^rcaie, c chtamnianno. U'Zicaa portare k> quatiemo pe fsautace U ounce ^amsnorufe ^ -^fsa piio(lof« Jo fpruoccol^ *RfW€itXB, i pi^tale I^ figura de n'Orza tertibe*^ I0 j e- te jea^e ncontca ; la. quale. atterrutode ib^. inaravegKa,*8'artavogtiaie dimo a ti matarazze, daTA>ve fitascQ pe la. oiatina cacciaje la cata>Y- xecaols'. Trateanto Pi^iofa fe ne'fcetce^fcfa ti enoGoaje a la Tdta. de no vofeo , dove fiiceva^ xap monoDoIio 4' ombre comme potefsero a ie z^: Qre.iaie quaiche aggtavio a io Sole , dove, fit ftcttexo la doce commettaftione de T autre adlmale , ficch^ vemie a chille paife lo.iigliode. UoRr% d' AcquaCorreofie , lo qiule vedenno t*: Otzm appe atomrorire cu^fmi: ma addOnatofe de fi' anemaley «|^ totfo cocdoUaBnofe 9 e men^ n .iduttce cucee, mifce tpiffle, ti ti, ruc-^ che- mddte, cicco palb, enfe enfe., ft' la porta- je* a la* eafa , o&oenamiq che la ^overnafsero coitime la 'i^rftma .pit>pria , j&cennola mettett dinto a no cialKliiH) a canto lo .Palazz6 Riale ^ pe pdle^ela vedere femprei che boleva da oa fenedra.-Ora efseano fciute tmtt It gent^ de., It'cafll; e rreAato Alio lo Prencq^e > $' afTacciaje pe htdeit V Orza , e bedde 1 che Prezioia pe. covemarefe It captlle , levatofe lo fpruoccolo da la vocca, fe pettehava le ttre2;ee a oro: pe la^ qoslte^cofa vedenno fta bellezza foce de*Ii fore , appe a ftrafecolare de lo floporlb i « derropatose P« pe le fcaFe , corze a lb ciardind ."Mb PteztotSi addonatofe de I* agtiaieto- fe fchiaffaj« lo fpmoo tolo 'iptimocca , c ttornaje c6mm''«Sfc. LoPren- tepe fcifo a bafctb, e- non trav^mtio ohellorciie tt^evl vifto da coppa i reftiHe ^ofs^ amni&a. pe 16' cbrrivo , che puoilore a na grattnc* ma&icQ^ ifta, 'nquatto* juorne fcapczzaje malato, deccH*. ift) fempre, Orza mU, Orza mia. La Mam.« ma , che fentfc flo- taltwrna^ fc ^3aiag«fi»/e , che r orza- Tavefte fttto- quarchr male tratra* miento, e dette cif dene, che flfofse acci^« Mt fr fervttiire , ch'erana 'imammarate- de &. d^.- lAeftecbes^a de I'Orza, cfie fe feceva. mmaam da le prete.de la via , avenno^ compaffione dt ferene na chianca, la portaro a lo* Yofco, n^ firenno a la Regidk ca n'avevano cacckto H Dtcciole : h qirale cofa ventito « 1' arccchie dt lo Prencepe , wee cofe da'iion fe asedfete ,' «d au2atof« malato r bruono da lo'^NettO',.VQZi»&<> re tniefefca de |! i^rveture, dtt li qvaie fentlM cemme pafsava' U> liegozio, f« 'mm pe .mmnor-. tor a cavaHd^ Itanto cercaje e^gtenje^cfce tro- Yard P Orza /la carriage de nuovo a. » xala, c p&ftola dinto a; na cammara , le dt&e ^ O betio IJinorro db Rr^ , cHe ftaje 'ncaforchtate ^to fki I^IIe, Q cannela d'anmioi^, che "ftaje ncfaiB(k dinto fta tamerna peiofa ; a oii^.fiae ftreme td gatte feliftpc, pe bedeteme fparpatiare^.e gWre* sfheant ^ pib 'mpilo^ lo mofro allancato^ fpe* ;mrO) cd alloeignato pe fh belle!iaif e tm nf» ^de li teftemthonic apparentc ,*ca io'to arretU dutto 'ntierzo comme a bino cttottO)Ca n'aggio A no I'lipfso e la pella, ca la ireve mme s' i* ocofttta a ffilo dubbio co fte i)ene; perzb wtM^^ M rtla de fso cix>jexo fetufo^ e ftmme vedere JORNATA n. t09 V apparato de fse bellezze ; leva Itva le fTrunnc de coppa do ff^rtone, e famme prgliare na*vi- fhi de ill belle ftntte ; awa fto portiero , e fa ttafire iV iioccbie a bedere Ta^pompa de lemma- raviglie . Chi 4ia puoft6 a xw carcere tefsut^ de pile , n^opra ccofsi lifeta Chi ha feriato dinto na fengno de cttojen>,.cofi»l bello traforo? Fam* me ^dero do moflto de grazie , e pigliate 'm-<< pagamiento tucte le bogKe meje ; bene mio*, ca' lo gtafso de ft' Oraa po fchitta remmedtare a i'attrazione de niervo, chMo tengo. MaMapb ditta, e dditro, vifto ca jettava Ifnpterdeto^ le pparohe, tonlajl^a fchiaffitrefe dlntcy a to lietro^ e le venne accoTs) fporeftato azzedente , che Ir Miedece fec^ male^ ptonofteco dfe li fatte fiio* je . La Mamma y che n^'ayeva autro bene a- l# jnunno , fedutafe a no lato de lo lietto , le di(^ fe : Fig4io mia , doniie nafee tanta crepantigKa^ che omore matenconeco t^^ pigiiato ? ta fi gio- irane^ t» f^ amajta., m fi- granne ,- tvh & mcco » che te manca figlio nrier ; parla , ^ezzente ver- gc^nuTa porta la tafca va<^nte • Si vuoje- mo* gfere , to fcigUe , e ior^caparro : m piglia , ia pago ; non vide m car lo male taio k lo male muyl a te sbacte lo puzo , a mme to core ; tit c» la freve a Id^fango-, io co V azzedente a I9 celtevriello; a'arenno autra pontelt^ de^k veo^^ chier^» mia , ch^'a nene • Pera6 fiamme alW gvamente , ped' allcgrate fto core,, e non vedere nagrecato fto Regno, terrafinata fta cafi), e^ccaw rofa fta Mimma . Lo Prencepe^ fentnto fte pa^- role , difse : Nefciuna coia mme po confolare , , fi no la vifta dell' Orin, ', perzb fi mme voltte vedere faito , facitela ftare* a fta cammara , i¥e boglio y cU aiuro mme covecna, ^ &cci»" lo • , ^ liet* ftio TrattenemibnIo VL liettOy f mme coclna , fe noD eisa medefiema ^ cbe fenz'avtroco fte guflo farraf^io fat»s 'nqusuT'- to pizzedbe. La Mamnda , (t bi le parze no fprepofeto « che T Orza ave&e Prencepe decenno alF Onar Chtappino mio , noD me vup|e cocenate > e dajfe a mnifr. gnare , e ccovernareme ; ^ vafdaje la capo , viofhanno d' azzettare b pattito ^ pe la quale coTa la Mamma fece veaire im maoo de galti- se , e allommare lo ffaoco a no fiKolaro dinto % la ftefsa cammaia^ 6 mmettere acqua a boUe- ie , e r Orza dato jk nano a oa gallina . fcau* datata la fpennaje deftramente ,. e sbeotratala f narte ne Vnpizzaie alofpko, e parte ane fece no bello 'ngrauenato, che lo PreHcepr, cfae non potevtf fcennere lo zuccarO , fe mie leceaje le ddera « £ eomiiK appe fornuto de cannariare , le d^ze a bevere co ttanta grazia ^ che la Re* mmsk la voze ya&re '11 fronte • FacttK ^hefso ^ o ii[(f, lo.Pr^cepe a. &te la pfeta pamgotie de Ip jodizio de h Miedece , U Ona isct fobetolo Ketio « e corze .a lo ciardinq , cogliette na map* etade Rofe , e fciure de Cetrangcrie j e ^!iioe fcarpogliaje pe ccf^ppa, tanto che la Regiaa <£fse, chefi^Orza valeva no treforo, e ch^ave* va no cantaro de ragione lo figlio de volerele bene . Ma lo Prencepe vedeopo fli belie fenrU sk , jonze efca a lo ffiioco, e fe primma fe con- sommava ai dranune , 090 6 (kodevaa irotola; # fdiA JORNATA II. ttl c di&e a la Regina: Mamma Gnora mia , fi noil dpm^o no vafo a fl'Orza, mm^efce lo fcia>- to • La Regina , cbe lo vedeva afcevoIirKf dif- fe : VafalpTy v^fa, bclPanemaie mio,«on me lo vedere fperuto fto povero figlia : eS accofta- tafe r Orza, lo Prencepe pigliatala a pezzecbit- le , non fe fazi&va de vafarela ; e mentre (lava mufso a mu&o , non faccio cdmme fcappaje lo fpru Figlio , che fe contencavavcbe \fiM^ ftaft^ jnogliere; e To PseDcepie, (hit non defedecava autra cofa a fla vita vl« 'dette fubeto la fsdt ^ ed efia bene* deceonole ^nieocchia , fece (to. bello ^ncxaflo ffeftev e HonMnenarie sraape; e Preziofa facewp fcaaaglio a la^vatanza dedo iodizia amaaat » ' • ; / ^ / illflr I, & F A L O U MA TRATTENEMIENTO YIF. De la Jomata IIk TfctO Frencepe pfnafoHemnui dstali^ 4^ n^t J^ vecchU coTT^e gran travaglio ^ U qumle" $9 fec9t cciiUppeo pe U mmardtxxiMt de n^ Oreo-: 4 la fine pe nuasma de is figlta dm- P OreapasM tmtt H pericole^ t s9 accasm»9^ *0sigmmt • Arrivaif a-- io rumme , 9 tuse^ S0a cuato €p JbttonMa^ ehe-fu a bina-wte latMhto^ pe beU lo , fi graziusQ ^ $ df ^ranne assempiope nafi^ gHa nnorata^ Ctuila^ a cii vtmva la^. benefit ciata d^ asse€9mna99 4e ttommola; dna perck^ a candaro viec^^ cfto y ylogmdo , o pertofe , e a ccavallo ma* gro Dio manna mofcne , e ad arvolo cadoto ac« cetta accetta , fciuta la negra Vecchia , e an* ivettate 11 fafale , e ickiafiktole dinto a na pi-fr gnata , la mefe fora la feneflra , ed efla jette a mtcare quatto sproccola a lo vofco pe fe le ccQctnarej ma tra fl0 tienipo, che gh'tette, e isenette , paflTaje ^a cliella cafa Natd' Anielb , lo figlio de lo Kxi , ^e ghieva a ccaccia , lo q«iaUe vi{k> la pigaata a lo feneftrtello , *le ven« oe goliQ de fare m^ tfello cuorpo , e ifacette 'n- guaggle CO li ferveraif^ fuoie, a chi cecanno^ ccbik dderitrO) le cogliefle mmiezo co na (a« VGtT^ y e commenzanno a berzagliare chella pi- . rta 'nnozente, a le ttre^o quatto pantofcne, _ Prencepe 'nzertanno a ppilo 9 nne fece la fe*^ fia. Jonze la Veocbia a^uiempoi che s' erano^ partqte , e ttrovato fl' amaro deiadro , commen* ; TSiifi a fare cofe 'mmardette :.gridaano;di che fe fika lo viacciO) ,e che fe ne Taga vantanno lo ca- «i4 Trattehemiento VIL ciiparrone de Fogeia ch'aire tozzato. co fta Pt« gtttta : lo figliqi% vaeca, c'iia rotta^ la foi&' ^4a came fe|a^ lo Viilano tfOtacone, c' ha finnmen^to contra Aagione ' it ialule tnie je ; c. poro fi ik>&' ave avnto na (Hiza tie compsLfliqne de le mmiferte meje , deveva av«re ^narcke ine- fpetto a lo ^itereflfe proprio , e noa ^liettare. 'ntefra T aime de la cafata foja.; ne fiire ine pti IV piedef le ccofe , cbe fe leneno 'ncoppa la ca* po : ma va ^ cbe prego lo Cielo a 'dde*: mcchfe fcoperre*, co le bifciole de Id^re.^, clw fe pozza nnammonire de la figlialifjLvar- che brc9 > ciie lo ^ocia vollere , e min^K co* cere; la 9bgr| nce'ne dia>^tanto pe le coegne , cbe fe vea Tivo i e fe chiagna muorto , e . .cbe trovantiofe inpaftorato e da le bellezze ae la & gjta, e da li petcante de la manjma, non fe ne pozza cogiiece maje le bertole, ma. fKa, 4ncne tine crepa , foggetro a li ftrazte de cbel« li brutt'arpia^ la quale P*aggia da coiDmanna<. re li fervi'zie a baccnetta, e ledia lo ppane co la vahda-, tanto, che ccbiii de quatto vote vengm a fofpirare H fifaley che m' ha jettato • Mefero le mmardezzione de fla Vecchia T afcel* lev che fagUfettew fubeto 'n cielo, tanto , che fe b% fe foie dicere pe proverbto ;- jaftemme de femmena pe ccolo fe femmiftna , ed a cavallo ja« ftefnmato lace lo pile : tanta vote deze a lo lufo de lo Prencepe, che nee appe a llaflaie lo Cttotro , che non pafTaro doje ora , che ftarnio • dinto a lo vofco fperdnto da le genre foje ^ fcontraje na bella fegliola , che f^ieva coglien- no^mamzze , e pigliannofegufto, deceva, jcfce jefce corna , ca mammata te (corna , re korx»^ ccoppa I'afltecoi che fa lo figiio maftolo . to^ r JORNATA IL «I5 Prcnctj^ 9 che & vedde cdoiparerd anante (To fcrettorio de le ccofe ccbiu pre/iofe dc la tiat«^ roL , fto banco de li cchii) rricche depofcte de lo. ' Cielo, ft'arzenalt de k cchiii fpoteftate fbrised* ammore ^ non iapeva , che I' era, foccielfo ,:e .dir chella facce tontia de crtilallo trapalTinno li ra^« ge dell* aocclrie a 1' efca de lo core iujo , alIoai« Diaje tntto de manera , che deventaje.na carca* ra, dove Xe cocevano le pprei;e de li (kCignt M flfravecare la .cafa de !« ffieranze . Filadorv ( cm rofsl le cfaiammaira^Ia.giovane ) non nsoonava nefpole , che ped* eflere lo Prencepfi bravo mo» fiaccio da giovane^ le fperciaie fnbeto da parte a pparte locore; tamo che I'uno all'^iutro cec^ cava mefetecordia coil' uocchie , e dove le Hen* gue lloro avevano la pepitoia, 11 fguarde eran^ trommette de la Vicaria^ che fpobrecavano I9 fecreto detl' arma , e. fiato no birono piezzo U*,, Qno 9 e U'aiitro co Parei»lla a lo cannarone ^ cl^ non poteva fchizzare na^parola mmardetta^^ alP uteino lo PrencSbpe y fpilafo lo connutto de la voce, oofsl le dilTe : Da quale prato abeta- t* da fto.siuoigio 9 alluftrate da jQa lomoienaria' d« le ffcue d*amiiioBt,»q, viiofche,*e ferve,do-. VIS lion fe tagliano txmzt de foope r travierze de forca , ni ccopierclit^ de cantaro , «9* porte ; de la Tempio ^e' la bellezza , tiave de la cafa d* le gr^Kie , ed aft» da* fwe le ffrezze dVammo- re . Vafcia ft mmano , Cavalicre mioi% refpofe - Filadbro , non tanta defgrazia , ca f(» le berjtu- te voftei no li mierete mieie, do fpetafib de lau- ' 31* TRATTOKEMTOtWO VII. U«dc, che nfT Invite dato ; ca lo fe ffemnwna che mme mefuro , ui boglio che aatro imne ferva de meza canna , ma tale quale ion^ , o bella j o brutta , o nnizzola , o janca , o ^fiifa- la , o chiantuta , o proveoeta , o pecofa ,0 Peencepe , 6ce na facce de Marchefe « anze fece na iacce de tavolozza de pettore ; dove fe vedde na maie- fca de nunio de <«rergogna , da cerafo de paura , de verderammo de fperanze , « de cenabro de ^fedderio : ma taiioo voleva Nard' Aniello af- feconnare, quannd ie (a :6occato Io ddire, per* cfai a Aa negfa vita non c' ^ vino de sfaztono fenza feccta de defgofio ,^on c^ i bmodo gcaflb de contento , ^enza fciunma de defgra^ia , «cho mentre flava' a Io mmegiiotf ecb»te ck v^rocca la mamma de Filactero ^^.^qiwic ent n' Orca accossl brutta , che la feei^ia natura pe Io mo- dkilo de 11 fcurce . Aveva ii capillt comme a na fcopa de vrufco , aoa gt^ ped' annettare le ^cafe de ftinie, e ragn^tele, ma pe annegie- car<, ed afTommare licore: la fronte era de preta de Gcnova , pe dare* Io ti^lio « Io tor- titU JORNATA II» ^17 titllo de la paura, che sbonnegnaTa li piette ; Tuocchte erano Comete,cbe predecavftno trem- molicce de gamme^ -vennenare 4t oore, iajo de fpiretey nlatorie d'arm«, t cacarelle de cvor- po; pocca p^rtara lo ferrore ne la facce^., ki £paviento ne V occhtatura ^ lo fehianto de li pail iti la cacavel& ne le pparole. Era la vocoi hn^ mUL comm' a f^or^ , graane comm^ a (cor(a>> DO , fteva eomnim cU patute de defcenzo, vavo- fa cemm'a nvmiiio, 'n&>inma da la capo a lo f^e vedife no defteilato de bnittez'ia, no fpe- i^t de ftnippie: tanto che io Prencepe deveva cierto portare ^rcbe ftoria de Mateo , e Scto- rella cdiita a lo jeppone , che no fpiriUfe^ fia vffta : la quak dato de. msuio a lo cozzetto de Nard' Anietlo y^dtlTe : aiiza la corte , anciello audtlio , maneca dt fierto : teftemmonia vofha^ feipofe lo Prencepe : arreto caaaglia , e boze metteife mano a la fpata , ch' era na lopa »ec* chia, ma relbje comm* a na peeota , ^uanno ha Tifto lo l»po, che non fe potte moveie , n^ pij^tare $ de manera che fti carrtato comm* afe* no pe ccapezza a la'ciifa de U'Orca , la quale ' fubito che fu arrevata, le diffe : Attienne buo- no a fTaticafe, comm'a no. cane, £ S9n vnojo norire comin'a no piiOrcoy e pe io pnmmo fervizio, ^ che pe tmt'oje fia zappato ^e feiM- menato fto niiiojo de terreno ncniano de fla eammara; e (11 *ncelIevrielIo, ca fi torno fla fera, e non trovo ;fornuto Io lavore^, io mme te gliotto 'j e ditto a la figUa , che attennelTe a la caia , fe nne jette^a fcommerfaztone co i^api^ ne Orche dinto alo vofco. Nard^ Anieilo, che fe veddk arreddutto a fto male terrbene , accom* menzaje ad allavamareTe lo pietto de cbianto : ManU Tom,L K xnmar« ^ l€ TaAT1*KEWatKT0 VII. jnmafdecenno U fcrtona foja « che .P«Veva iha^ fcenato a flo male paflb. Filadoro dalP antra .parte .lo confoiava, deceimolf^ che ileile de bnon' aroio^.ca effa 'nee averria pnofto* lo pioprio £ingfi^pe I* Ajntare^ avere cMffmo io 'Palazzo Hiale CO fto cafoowkie V U banebeM vanimte co no XUQxm de pane., Jo cortiggio de feiveture ca ffetvite a (taglio , lo .fcettro co na zappa , do iTare attemre P aferzete , co ibedereme attermto da na bmtta cajoida, percht tutt^ le de%rame (sldecea« ^ jetfava 11 ielliizze a ccuofanove le llagse- tne a bottt ^^fcUb : ^a Filadoro. afciiicaraiote 1^ liocchie le diiTe : iionKrredere vita mia, ch'ag. fe da lavorfre autro terreiorio, che P ikh^co d' a^mmote , non dubetare che nDammama te toe* che no pilo fchitto de, fla perzona, agge Fila*' doxo J e non 'dtth^tari; , ca u np Io Sf^e^ io fa ft. JOR-NATA IT. a 19 Hataita, e pozzo quagliare I'acqtia^ e fcurare lo Sole : vafta , e zaffcce ; perzb ftamme aliegra- ^ mente, ca ftafeiaMe trovatrfi leappatp , e fern* ineoato lo terreno fenza cite nee dinglfb no cuorpo • Sententio ^efto ^teni' Anielio , diffe fi til 11 ifiacara ( comme dice ) o heJIezza de lo miinno , pef cb^ non ce ne sfrattamaio da Da pajefe , eate vogUo teileie comme na Reggi- na a' la xafa de patremo ; e . Fiiadoro tifpolc ; lia certa .cheJleta de (telle. fcoqceca fto juoco : urn paCTar^ fra poco fio 'Rfhtfcio, « flaminm6« ^Uce^^ T^i^cltifley e niBiiUe antce d^ce Ta^io* "^ fiamlente , pafTaje lo JHorno, e beaeeAo TOrca^ de fora , chiammaie d^ la fttada la figlia j de- cenno ; Fiiadoro cala fti capille , f^rch^ ^tkn^ nO) fenza fcala la cafa, fempre fe nne faglieva pe le trez'ze de la figlia ; § JFiladoror feiHuro la voce de la mamma,, guafiannofe la capo, oa* laje li capille, facetmo fcala d'oro a oo cor^^ de fierro, che (Tubeto.. faglinta 'nceppa., corze* all'uQtto, e trovatolo covernato, reilaje fora de li panne , parennole 'mpoHibele , ^he no gio- . vane dellecato aveffe fatto ila fatica de cane > ma non fu cofsl priefto Taiitra madna feiuto lo Sole a fciauriarefe pe ll'ummeto pigUato a lo fciummo dell' Innia , che la vecchia tornaje a fcennerefenne , lafsanno ditto a Nard' Aniejlo > cbe le iacefse trovare la fera fpaccate feje canne de Icgna a quatto pe ppiezzo^ ch' erano dinto a no cammarone , fi non T averria adacciato com- m' a Uardo , e fiM^tone im piccatiglio de cola^ «ione y e la fem lo mgro Prencepe fentuto fla ^utim^ione de.decreto,appe a mmorire fpante- cat0 5 e Fiiadoro vedennoio mttorto, e fpalle- to/|e diise^comme ii ccacafoua, b«n. ag^ K 2 ilguaa- a^o Trattsnemiento VII. aeaalnio^ tu re cacarrlfse de ll'ombra toja • E cbe te pare cofa de no lippolo ( refpofe Naid* Ankllo ) fpaccare feje cantie tia legna, qmtm ft p^ezzo da cca 9 fta ttm ? oiiim^ ! ca 'nnan* ze larraggio Tpacf^to da m^zo a mmiezzo pe 'nchire h> c^nartfne de ftft negm veccMSi* New 4ub^rc ^ l«precaie Fiiadoro , ca fenza pigiiare- te &ttca> le tlegne fe trofaisntmo fpaccate , e bone; ma fta flo mtezzo ftamiae de bona to* giia, e no mn^c fjpaccare ft'arma co ttante la* miente ; ma comnte io Sole cbbfe la poteca-^ li it^^ pe non vennetie luce air^n^rt y ecco- te tomare la veq:hia , e f&tta catare la ic\tti kdsL 9 Te line fagjiette, e trroyato ~ipaccate te liegt^ y trafette ^n fofpetto de It jfigUa, che mm k defse fio fchi^co matto, ie 1<^ terzo juorno pe Ifare Isr terza piovi^. le dtise, che 1' avefse an* nettato na cefterna de mllle 7iftUi d' acaua: jHr- ohi la- ▼oltva *acUre /k nuovp , e foise mto pe la Qua , autratneutt n* aveitia fatto fcapace , o aiefefca . Parciica la yecchia, Nard^Aniello comm^nzaje de nuovo a fai'e lo trifolo , e Ft« ladoro yedennp c^l le ddoglie jerano 'ncaazannot, e che la veccMa areTa dell^afieno a cc^ttecai^ fto pover' ommo de tatite guaje , e tatalaje ,' le difse, fU zitto, ch*eisennp j)afsato lo panto , che fequeftrava Parte mia, nnante che lo Sole dita m' jitrreqva^mlio ) nttje vpijmm^ dire a flx eafa , coremarnette; vafta^ cai lla fefa ma^ma- nia trovarri 4sfratrato lo pajefe ; e b vogilo ve-^ niremepfie co tticoo viva, aaorta.NLo Pren- eepe fentet^o lla nova, foapora^e, di'^a adefa etepato , e abbtacciaftiio FHadbro , le dtfae": Tti fi la tramomana de fta ttavaglhira varca , arma ana ? tu fi la pontella d# 4e fperanze mtje . Qia et^ JOtNATA 11. %tt efsenno vfrzo la fera , f^tto FilAdofo no pertii- fo pe fsotta Puerto dov* cfa no gran connutto, ft ne fcettero ibra toccanno a la vota de Na- pole . Ma comme ibro arrivate a .4a grcrfta de Fozzulo i dilse Nard' Aatello a Fiiadbftor Belir tnio , non convene de farete venire a io Palaz- zo vnio a spede^i^ beftufil de (^ Tnanera, perib afpetta a {fa Taverna , ca t^rno fubeto co cca« Valle, carrcKffzc , gente, e befttte, e d' antra frafcole • Cofsl reftanno Filadoro , i(so s' abbiaie a la xtota de laDBetate; e ttornaofio fra Ao miea*. zo POrca da fore, ub refponnenad Filadoco a le iblete chiammate) trafiita 'h fofpiettor, coi^a lo yoCccr , e fatto no grm perte^ne , P appoja* ie a la feneffia , ed amnnfttnattafe eetnm^ a gat- ta ) fagtietre a la e^fat ,. la quafe certata ttftta dinto, e fibre 'ncoppa, e abbafdio^ n^ ttrovaia nefciuao, s^addonaja de lo pertufo, e bifto ca *jeva a sboccate a la chtazza, n^a ^ Ia6aje zer* vola fana, iaftemThanno ix figl&t ejip' Ptmsf* pe ) e^ ppregannc;^ lo Cieb,.cke la pcffia^mo vaf^, che recevefse to 'nnammorato fujo , fe fcoidy*se d^ efsa. Ma tafsammo k v«cchla diie paterntt»- flre larvatcche, e ttornammo a 16 Prencepcf ^ che arriraro^a lo palazzo, dove fe teneva pe "inmirorro, niefe si rremmore ^ c^a tmta, c6r« Tennde 'ncontra ^^ e decennole a la boo' ota , iSncfae io biiono arrivaco : cccob a .^rraQneii* to ; comme nc^ pare belld a M' paife f e tUmXlm k autre parde d^ ammoa^: ma UgUoto ad an* ^o r t fcontrarolo a nf>e2'za fcala 14f«iamma ,1* bracciaje , e bafaje deccnfeole': Tigllo miorgio* jello mio,^ popeUa detP uocchie mfsje , e ddoft ii ftato^ comn'^ie tatdato tanto p64ai«cetdtce Aeontrii^ I toi Fiencepe ma &p^(^ , che teCpoOi. S12 Trattenemiento VII. ^ vere , perch^ averri^ contato le dde<^razie foje , isa noti tanto priedo co le hvri de papagne T appe vafato la manama, che pe la jaftemina deM'Orca -Ip fcette de mammoria qaanto aveva jMifeatp^^ mA l^prtcanno la Rtgitia , che pe le- ^varele ft' ^^pGanone de ire a caceia , e conzoma- 're la vita pe 1^ vuoShe V averrki ijzorato . Sia €0 la bon»ra ( It>^ refpofe lo Prencepe ) ecco* me prunto, c pparato a fare tutto chelfo , fbt bole matntna gnora mia* Colj^ fanno li figlie il^nedttte ( Uprecaie la Reg^Ma ) e cofsi ap- pantato^ quauro joorneide pbrtarene ia Zita a^a caia', la quale era na fignora de ciappa y cbe da le j^iffe de Sciannena era capetata a cfaella Ceta#^.' Ordenaro addonca gran fefta , t banehett^ ; ma fra/fto n^ezo vedenno Filado- lo ca lo marito tricava troppo, e fifcannole Boa &ccto comme Taurecf^hie de fla fefta\ cbe & )eva fpobrecanno pe^ttatto, abbiftanno Id <0Hraone de lotavemaro, ch'era corcato la fe- ra , le Itvaje li Ycftite da oopo lo faccone , e * laftttt P abete fuoie flraveftutafe da ommo , ft m venne a la Corte dc lo Rr% , dove li cuo- cbe tanto di'avevaao 4c f^ , befognannole ajn- tOt lo pigUlro pe gtwtaro^ e bequto la mati- na de w ^ppgntamiento , qoanno ff fole fopra Jo batic^, de lo cielo moftra li privilege fetteie ^:U na^a^ fi||illate de luce^. benne fecrete i^e (chiarite la f tfta , renne la ^ita a faono de .oartoielle, e ccornette; e apparefchiato ietta- v fpstnteoitt a mmirare fta bel^ezza cofa ; la p - quale co- na voce ptetofa le difse : Aje magna- te cellevriello de gatta o Prencepe, che it fl fcordato imitto nfatto 1' affrezione de Filadcro- > Cofsj- t' e- fciuto de mammoria ii fi^zie Fece«« Vute, o fcanofcente ? CoB paghc Irbeneficie r che t' ha fatta, o fgrato, I'averete l^ato db le granfe dell Orca , T t^txatt datA la vita , e fe ftefsa ; c chefta )b la*, gran merzfe che daie a chella sforttinataifigHa.de lo^ sbifdolato ammoL re, che t^ha moftrato? dl^xhefe dia na vor^ e levafe; di che fpolleche d' oofso, fichb bene P arrtiflos o negra- chella fetnn)etia<, che troppo k 'mprena de parole d'fiommene^ che portaM fempre co le pparole la- fgratetudetie'^, co li bet jieficie la feanoiMiza ^e co li de()tte Id fe'ordaf micnto % Ecco la fcura fe 'xnniftgeiiavft de iarr hi pizza dinto^a k) donato co rtico, e mo ft vecie pazziare a fparte cafatUtlo ; ct«deva e pe ia Termte de la fa- tazione y cfa^ aveva fe venne ad allecordare 1' ob- brecanza, ch* aveva ffipolata a fecce foja a la curia d'Ammore, (iibeto la ftcette anzare , e fledtre sl canto ad iflb ; contanno a la mamma Pobbrego gtanne cb' aveva a ila bella giovane , e qnaiito aveva fatto ped iflb^ e la paro^ da^ tale, che era nece(Eirio> cIk Pavefle compatnta* La Mamma , che n' aveva anttv bene > che (lo figlio, le di0e : & chello, che te place , pmo che *ficf &3L lo nore > e lo giifto de fla figno^ fella » che t^aje ^liato pe miaogliere: e no ve.ptgliate fit &nidie y refpofe la Zita , ca lo pe ve la dicere comme (l^ , refkva de mala vo" giia a (lo pa^fe y ma pocca lo Cielo me V ha mannata bona, io ca vodia bonalecienzia , mme tie yoglio tornare a la vota de Sciamiena wky attro* JOKNATA IL ^ %^S 41 .ttrovare It vave dc It becchiere ^ che s* urano H .Nnapote ^ •che fiiiro le rtavole, vennevo li vo/ra faoche , «-3^accoItlenza>e io ballo , ohea qoate cofa to f rencepe de- ttUfc.A la mamnm, chefta^ bxiA ^pmtcbe bella xnafcarata pe nnorare la. fefta , aS^ ea If Cava^ Here Napoletane fo ccomprite affaje , e dove ab- befogna nne frofctano Io ccuotto , e io ccrudo $ ma, -'ntanto che ^face^aho^ fto M^^zio j compare' mmiezo la fala no bmtto mtfodfone, ehe non pafTava tre oarme d* autezza , ma eta groiTo cchiu de na vitotre , ia quale arrivata 'nnante Io Prencepe « diffe : Sacce , Nard' Antelio , ca li vierre, e Io mmale procedere tujo t'hanno re- dutto a ttante defgrazie ch' aje pafTato : io fo IP ombra de diella vecchia , a la qaale rompi- fie Io pignato, che pe la fatnme fo mtnorta ceflfa ; te jaftemmaje che fulFe 'ncappato a it firazie de n'Orca, e fibro e&udme li priegHe mieje ; ma pe la forza de chefta bella fata fcap- pafte da chelle rrotola fcarze , ed avifte n' antra mmardizzione'dall'Orca, ch'a Io primmo vafo, che te folTe dato te fcords^e de Filadoro , te yafaje mammata , e efla te fcette da mente s ma mb te torno a mmardicere, cfae pe mme» moria de Io danno che mme .fiicifle, te puozze uovare fempre nnante li iafole che mme jetta- ; K s fte, a«itf ^RATTKIJ^MIENTO VH. fie, e (t facca veto la.proveibxo ,.chi (emoM- na fo£ok le nafceno come ; e ditu^ cbeflb fgiM- j|Uaje 4S»fDm.'A]^eQto vivo, che non fe'ne vcd- gffiim^ : Iff Fata , ch^ bedde So Prefice|9e ^ &Ueciato a fte pparole, le dette armo , decen- , noie^ y.non dobetare , martto mto , fcktola , e matobi , 8^^ ftttnra non vaglia ; ca io te cto cio da lo ifiioco ; e cofsl dectatio , e fcompnia la iffta , jettero a ^aircaiefe , e pe qonfemaee lo ftromiento £itto de la nov^ iede ptt>mefla , nee (ece femiaie duje teftemmonie, e li tmvm* glie paflate fececo cciiii^ i&pocite U snite jm- &ate , vedennofe i Ir xxopelU de li focdefledi ,Jo miiibo, eke Cit ntfoppocM^ e nm cads- * u tA SCHIAVOTTELXA TRATTENEMIENTO VIIL. De la Jornsta 11, '^ ha njfsce da la^ fionna ie na^ roM , r pf JLl ghiastempm dv na Tata mQre'yepposfada la mamma a na^ eammara^lassanna ditto^ a /• ffate ^ chp. no /' apera \ ma^ la^ moglterei g^losm voUnna i^der& , cks ne^ e'jt , nee frova Lisa x»/TML , e iestutala da S ait ova- h fa miUe spra* zie , recanoseiuta all^ utemo da lo^ Zio , caccia la mBgliere , e mmarita ricca la nepote . yeramente ( disse la Prencepe ) ogne omm9 dev^ fare //' arte soja , h signore da signore ^ lo staffier§ da stajfi^ra , e lo sbirxfi da sbirro ^ she u comme /a ragazzi^ vatenno^ fave^ da Prenm cepe deventa redicolo y c^s4 h Prencepe facen" no da ragazzo sct^eta de report azi one : cosi deceunoy vatatose a Paqla , le disse , che se idssass^e correre ^ la fuale fattase ^mprimmo na bona zucata de lavra y e na graft ata de Qap9^ ^osfl accommenizaj^, • ENa pefleim fercota ( li vale a dicete fo ve- ro ) la Gel6(ia, vertecene , che fa vbtare la capo^. freve , che fonuda le bene,, azzedente, che rrefredda li mlenibre , vefenterio , ehe fcoin* ndove lo cuorpo , male finalmente , che leva to fnonno , amareia lo civo , ntrovola la coiete e e fmefa la vtta% effennd ferpa , che minozzeca, CMola^ che nofeca, &le « che ^ntoOeca, neve „ K i^ che iftof Trattenemiento Vllf. che 'ntefcca, chiuovo , che smafara, ^arte ma- ^ tri^Wjoio de H gufte d' atntnore , < feazzella cape de li contiente ammornfe, e conttnoa trope ja , ne li tnare de li piarire de Vennere^ la quale inaje fguigliaje cofa de bene , cojKitne confeflSi- rite CO la Tengoa vojha f^temno io cunto , che flecota. Era na vota Io Barone de Serva-fcara., cbe Bvenno na font zka, la quale fempre jeva ooir autre giovane cfe P eii foja a fautarlare pe no giardino , e trovanno ita P autre bote na bdla Rofa fpampanata , facettero 'nguaggio, che cht ta faurafle nerta fenza toccarele na fronna^ gua- i^sLga^e no tanto ; fantannoce mi mano de ieni- fnene cavallone ^ coppa , tutte nee mmorrt- vano , e nnefciaaa ""la fcariraccava netta; ma toctanno a Ccilla, ch' era la fore de Io Barp- ne , pigliato na poco de rantaggto arreto det^ na tale corzera , cbe fsautsie de pefole pe ccop^ pa la Rofa, ma fecennole cadere na ironnayUi accofsl accortai e deflra, che pigliannola fra Jumme , e IIuim> da terra, fe la gliottette.^ guadagnantio io 'nguaggto ; nia non ps^aro tre f hiuorrie , cbe se fentette prena, perla qtiale cofa eorze a certe Ffti^ ammtch^ foje , le quale le difTero , che non du* betafle , ca e|a -^ata la f«onna de rofa , che $' aivieva gUbttnta.. CiHa iieni^uto chefto at&tfe a mfconoere quanto potte la panza , c benuta 1^ ora de fciirrecare Io pi&mo ,^6glu^ iectetameu' te na ^lia iigliola, a la qual^^uofto Bomme ]4&» la aiaminaiea le F£tte> la 4]ii4^ oga* I JOKNATA .IL 1l«f fina le dette la iata^iotie foi« y nm P utiems de cheile volenno correre a bedere ihi peccerella , I sbotatofe defaiflrofamente la pede, pe lacblore L la jaftemmaje , che a Ir^tte anoe petteiiant1»- \ la la mantma , fe le (catdaffe lo pertene dinto's li espiite 'mpizzato a la capo , de Ja quale co^ fa morefse . £ arrivata lo / tiexnpo j e foccieffiy •la cofa,Ja negra mamma defperaia pe da dc« fgrazia y dapb ayere fatto n^'ammam tsWolo , br •cniufe dinro a fTette cafee de cniUlIo, una 'fl» ferrata dinto aff' aurra , mettennola ail' utems xammera de lo palazzo y te«ieniio(enne la^ chtaf Ve • Ma effemto pe fo dofore de tto foccie(fo fedotta a la fcolatura de la vita; cbtammaje to frate, d^onnofe: Frate mlo^ io mme fento it 'poco a poco tirare da la vorpara de la morte , pereb te kfso tutte le fcarcapelle mefry^vbe i^f;e figne fignore, e parroae; Mo m* aje da tfarre paroh de n^apnre maje chelF utema csaa^ -iiutra de ffa eafa , Aipannote fe cfaiave diDto a lo fcrittorio. ^Lo fmte, che t'amava ^bileioia* faitlente ^ nee ne deie la fede , ed efsa a lo iHf<> fo ttempo dtfse , addio , ca le f{ave fo cchieneu Ma 'n capo delP aano eisennofe fto Si(|nore *nz6- rato , ed e(senno nvit^to a na cagcia , reccont* [ ififtimaie la cafa a ta i^ogltere, pregannola fo^ rtvitto a n'aprire dieilacammarc.yde laqna^ teneva la ebiave dimo a to icrirrorio . Ma ' Yi^appe accoisl prlefto voiaro Ic ftalte, ch^efta * tiVata da lo fofjperto, vottatafia fa gdofia , ^ fcannata da la cmiofetate, ch*i primma dote la femthena , ptgliata la ebiave , aperze la cam- mara, ed aperte le ccafce, pe dove vedeva ftra- lacere la figliola , trovaje cofa, ch» pareva,cht ' iiotinc6e:la )«a!e em crefeiota goanco ogne aurra Sfto Tratte^kmiento vni^ antra femmena VzUme co k «*«», che s»e«- oo »ngranDUte, fecnnno jeva ctelcenno. I^to fiibeto : bravo ptevim mia i chme «»ciilto , e «m s'aprefse la camirara, azzb,non fe vedeu fc lo l/aometto , cBe adoraya dmto a le aa fee; Accofsl decenno, U mglwje ^ '^^"r'** rirannola fore; pe la quale cofa «f«=»«^« " terra lo pettene, fe venne a nfeoore , gndanno namma 5a , mamma mia ; va « « ^J^^^*; » mamma, e ttata, refpofe I'^aron^,. afelata comm' a fcWava , arrag^iata com" a ccaoa figliata, 'ntofsecata comm a Kerpe,'"*^ S fJbeto li capUle , e ftcennole j» ^ntofou era, e non dimmo tanta P«?"«°-^ * r"" ^^ tM. fiamma. Lo.Sigaore^ ch'tr* cortef«,vo» . * JORNATA II. ' 431 nn' ogne ctftito che la fchiavottella cercafse quar- ch% cofa ) ta quale decette ; io hon voglio autra^ che Ba pk>ata,«no corttelfoy)^ na prera ponv- n^tce; « u te ne fetiorde^non puozze maje paf« -fitfe lo prtgamo (aammo y che truove pe ftrata; «e coinpralo , lo Barane tiitte le ccofe fore cbe ccbeile, che Paveva cercato la nep^ ^ a lo pafsare de lo fcittmnio, che ecarriava prete, ed arvofe da la monctgDa a ia marina , pe ghiet^ tare fontiamtente de paura, ed auasare mura d* maraviglia , not! fa potfibtle cbe fto fegnore po^ ttffe pafsatey pe la qual cofa allecordatofe de)A -Ikftemm^ de la fchiayottella ^ tomaje arreto , ei accattaj•^-potltuahnente ogne ccofa , e tomato a ia^ ca(a , (partette una pedana le ccofe , che avcf- va accattatto^ tA avuto Lifa fte ccofetle , fe.ne trafette a la cocina, e puofiofe 'nante la Pips^ ta , fe m'eft a chb^gnere, e.tfevolejare, contan^ -tfio a chitlo arraviMglio de pt^fze^ tutta la ft«h ril^A li travagiie> moie f comme fe patriate cq -na flerfona viva ;- e faiedenao f cbe non le re« -fpoxiaeva, pigliava to cortiello; ed affinantido CO la pomm^ce;, degeva ; vi ca fv no 4nme y4^ feunne, mo mmr 'npuzo ,e (compimnio la fe^^ . ila ; e la pipata afa^ttaonde a poco a poco , comme otra de zagipogna, quanno P% ciato to id^te, alP.utemo rtfponti^va: Si cat'aggio 'i»- tifo cchib de no furdo . Ora duranno fia .ranCei^ ca pe na mano de juorne , lo Baione , ch' ave- va no tettatto*fujO muro a mmuro co la cogl« na, fentenna na vota flo medefemo taliierno , e 'mpizzato 1' uocchio pe la chi^vatura de la Srta , vidde Lifa , che contava a la pipata lo itare de la mamma 'ncoppa la rofa , lo ma- gnatcfe la fronaa, lo ffigUare , la fatazione da** d3^ TAatteinemie^ito ^III. tale , la jafkmma de la FaU , la reftata de pec« tene n capo , la niorte , P ancfaiafa a fsette. ca- fee, la flipata dinta U cammara , la morti^ dfi U mamn^a, la lafsata de chiave a lo frate^.k^ ta a ccaccta , la gelofia ^ h magUere , ia ,tca- ifnta dinto , dove . {lava coatra I'ordeoe de- W fcati^ Idy^Iiata de^li capUle^ lo tmttamiento i^ fchiaia'co Unte e rtante ftrazie, che V avc* \ ya fatto , e cofsl decenno , e chiagQenoo decev^i refpucmeme pipata , fi no m'accido co do cor- tieilo , ti amknnolp ii la >.pr^a pomo^^Cje , j(ie voleva rpertofare , quanno lo Barone dace /kijt cauce a la porta , le leiraje lo coitiello da ma^ no , e fsentuto meglio la ilork , «d abbra^cUui* 2u>la comm'a nn^te ^ la poctaie fbra de caft^ dannola a na certa par-ence foja a re&refe no j»oco^ ch' era deir^entaca meza , pe H male tnc* tamiente de fetwU CIO , ancora che jm la gran vecchiezza non po> teya ftrafcinare le gammes^^nia Liiciella,ch'eni la cchiti ppiccerella difle, iatcci msmma nria ca fi b^ n' aggio tanta forza , qnanto mnie vaRa , poro^ te voglio levare ft(f travaglto ; e ppiglia- tafe fa laiTcella , jette Tora la Cetate , do^ve Oe- Ya nsi fontana , cha pe bedere li fciufe fmajate pe la panra de la notte, le jettava acqua 'nfac* ee, dove trovaje no beilo fchiavo, cne le^dif- fe , befla fegfiofe mia-, ft vnoje venire, pomiiit* CO a na grotta poco lontano % te voglid dare ittmte belie (loCeUe . LucieHa , che (teva fempre fp^mUk pe; na grazia;., le refpofe ^.^laname por- tare ko poco d' acqua a anmamma,che m'afpet- ta^ ca {vbtno torno; e pportafa la iancella a la cafa, CO (cvkUi de ire cereanno qoarche tozza , tomaje a la fontana , dove tnivato lo- medefe- mo fchiavo fe V ablnaje apfmeflb , e fu portata fie ddiiito na grotta de tale apparata dexapille vieaiiese, e c^eUese tSstoa dq DtUiflfaRo pala«- W JORNATA IL (Ijlg zo fotto terra , ch' era tneto lampsnte d' or& , dove le tu (Tpbers apparecchiata na belliffima ' tftvoh, e Ira tanto icettero fcordarefe de-la via, ma che tornaflSt prielto , fenza din da do?e veneva , naa dove iltfft : ora juta I& fegUola, e bedennela le (Tore cofsl betta veflota, e cofsV bona trattata « n appero na 'nv«4ia da cnpate ; • bolennofennt< tornare Lucielhi, la mamq^, t le fsore la vp* 'Zero accompagnarr; ma ffla refetanno la conw pagma^ fe nne tomaje a Io m«de(eitia p3ia»# pe la (MSk grotta ; e ftanno n* awra mano de mtfe cojeta, alt'utemo le venne lo IKlfo sfioloi^ 6 4b CO la ftHfo protiefto 9 e co. li fK& donatii- ve natfnata a la mamma ; e doppa eftere ibc«> ciefso' tto* chiajeto tre ,. o ouatta vote, eo rro» fennere: fempre fceroccate de 'nvidia a la gpak lara.de Je fsore ; all' ucemo tamo ibervecaro (le hmtte arpie, cbsipe bla. den^Orca fapetter* tutto lo fatfa comme pafsava , e benuta q'autra 90ia da loro Lndella , le difseio; fi b^ non c? aje votuto dicere niente de 11 gufle tooje , agge da fapere, ca nujie faprmmo ogne cora> e ca •gne niiotte cjlseaix>te daioJ' adduobbio:|. x»n m i . poe. tfS^ Trattsksmiskto IX. puoir addemre , ca dorme co ttico no belli&t- mo giovane ; laa tu (fauriaje femptc co fl' alle- rzza a repkaeto , fi non tc idiiofve ,de hxe coo^fio de cU .te vo bene ; alPtrtemo fi fango nniioflro^e defiderammo V utele e lo ga- fio tujo : -perzd qmnno la fera te raje a ccor- caie, e bene lo (cUavo co lo ioacqna dente , e ta decenaole cbe te piglia na tovaglia. pe tie fiojate lo mufso, ietta deflmmente lo vino da Jo beccbtero , sath pnozze (lareJcetata Fa none; t comme vedarraje madeeto addormufo , apre (lo catenaccio , ca a ^efpietto fojo befegna cbe sfaccla (lo 'ncasto, e to reSanaie fa ccbii^ flelice feinmeoa de la moAoa r La poven Lo- ciella, che non &peYa,ca fottoilji fella devel- Into nc'^era lo garrcfe , dUito fti fciate nc' eta ^o ferpe , e dmto fto vacile d'^ord no' era lo ttsorsieco , ciedette a ie |^>aro[e de le fsofe , e ttoroata a fa^rotu^e benffU te notte^ fece ootnme k di&ero emit ^miciate , ed' efsenno waxu le ccfe zitto , e /rnnutto, aflomaje co lo focile na canneki , e te vedde a canto no fciore lie bellezza , no giovane ch^p "non bedive aatro , cbe gigtie e rrofe ; efsa vcdenho tanta bellezzc- CifdeDe cdfa , difse affb ca no nime £:appe ^cbiU rfa le graofe ,-. e pufiato lo Catemccm I' aper- oe, « bedde na num^ tie ifemineMr, che port^« vano 'ncsioo tanta belio fiIato;!a mi de le cquale cateata na matafia, L«della ; cV^rsi no ctmno de lenrnTofena , non reconlaMofe dove fleva^ aozaje {a voce decenno , aoaa Matddam- ttia to jafibto; a lo quale ftrtUo, fcetatofe* io Cioyane ;: fentette tanto defgnfto d' efsere flato icopierto da Luciellr, che r la medefema pecfa. t* Giitatamato lo fchiavo , e fibttole mettere ie prinr JORNATA ir. ©37 pntnme flnu:cie ncuollo , nne la manna je , cfat CO no colore de fciuto da Jo fphale tornaje a le fsore, da le qimie fu co mifie pafde, e peo htte cacctata, pe la quale cofa fe mefe ^ P^*#' eire pe to miHino , tanto che dapb mille ftien^ 16) efsenno la negrecata grofsa prenai arreraje a la cetate de Torre-Longa , e^gfaiitta a Ip Pa- lazv^ riale , cercaje quarcho poco de - reciettp ^iicoppa a la paglia ; dove ria dammecella dt corte , '^h' era na boosi . persona , la raccouze ; ed efsenno I'ora de fcarrecare la panza, feceno figlio accofsl bello, ch'era na puca d' oro*; ma la primtna notte , cbe nnafcetb , meotre tutte V autre dormevaibo ; fiafetre no bello giovaoe a cchella cammara , decenno : o bello figlio mio, fe Id fsapefse m^iiinia mia » ^'rico^ca d' or* te lavarrla,*^rt fifce d' dro te 'nfafciarria , e fi maje gallo canta&e ^ maje da te 'n)e pajterria : coCsl decenno, a la prininia cantata .de gallo ^ fqua- gliaje comtn' afjgiemo viyo^ de. la quale cofa^ ^nno(e addonata la dainmecella , e blfto , ch' ogne iinotte veneva lo (llfso a ftarela ilef^iDn^ feca , lo ddifse a la fte^na, la quale fubbeto cbe lo Sole , comm' a miedeco , Ucenziaje da lo fpitale de to Cielp tutte -le ftelle , fece no ban- no crodetiflimo , ^he s' accedefsero tutte li.gal- le de chella Cetate , faceniio tutto a no tiem- .. po yedoi^, e ccarofe quanta gal line hc' erano ^ e ttornanno la (era chillo medefemo giovane > la Heglna, che (leva fopra lo fierrb , e no fee- glieva nemmiccolc , recanofcette ch' era lo figlio, e Tabbracciaje ftrettamente , e perch^ laoiardez-^ zione d^ta da n'Orca a fto Prencepe era , che^; fempre jefse fplerto , Ipntano da la cafa foja , -\ 'jQfiche IfL mamma no Pavefse abbracciato, e lo gaU gallo nofi avefse cantato, tanto che isqbeto ^ che (ii'tni le braccia de la mamma fe desfece ftojpercance, e fcompette lo triOo 'tifrnfcio • ^ Coui la mamma fe rrovaje avete ^acquiftato no ^MT ikpote., comme na gioja; Liiciella trovajc no maritp cQmmfe no &o , « le fsore avmo nova de le* graoaezze foje , fe hc venettere co na , faccc de pepierao a trovacela:; ma Je fii^rcfa fi'i2Z pe ttortano , e fToro pagate de la ^fsd { monera « < co gran CtepaoBglia d* arma caoo* ftettero^ LO LO COMPARE TRATTENEMIENTO X. De la Jflirnata II* ^^Ofd Jacruo sggransMto ha no Compare sit* ^ viento , che se le zftca tutto , ne potenn9 g« artefifie y e nrautgemme scrastaresilh da €uolU^ c^a€cU la capo da lo sacco^e €• mman le. parole lo cacci>a^4a la €asa • • Tu hello ver amende lo cunto ditto co srazia^ ^ jj£ntHto M attenTJi ne , de maner'a , efoe con-» corzero miile cose a darele zuco percke places* se y ma perchh ogne pi ^ca de t tempo , che se metteva ^nmtezf da canto a canto teneva la schiava a la cotda , e le deva li butte , /'^r^.. se jollecetaje Jacova de ire a h XHorno , Id^ quale mese mano a la 'Ootte de ie Jilastroccale^ per rrfresiare lo ftesederio.de P audetare , d^ chest a maneram LA poca defcrezzione , Segnure , fa cadert la meza-canna da mapo a lo mercante de lo jodizio , flffgarrare lo compa&o all' architetto de ^ la crianza , e petdere la vufGioIa a lo marinaro de la ragiooe, la quale piglianno radeca ne lo tenreno de la gnoranza , non prodaces autro fnir- 9t , che de vergogna , e de fcuomo, .comme fe., Tede foccedere ogne ghiuorno ;.particolaremente accorze a no cierto facce-tofta de Compare , comme dtrraggio • Era no cierto Cola JacoTO aggrancato de Po« jne^ ^4© Trattenemiento X* snegliano ^ marito de Mafella Cevnecchia de Refina, ommo ricoo eotnme a lo nf^ro , che Bon fapeva chello, che fe trovava, taiito ch* aveva 'ncjbinfo li pnorce, e tteneva paglia ft a ghiuouip • Co ttutto chefso , fi b^ n' aveva n^ Sgiie , rA sfittiglie , e nunefiinva li de qaibus a ttommola , fe correva ciento mifia , non le fcap* pava nno &t ciento viBte a ccariiao, t fiacen- nofe male a patere , facet a tn vifta ftentata da cane pe mettere da firameto y t 6re ftipa rtutta. Tota fempre , che fe metf»f a a ttavola pe mmjui. tenere ia vita, nc^arrevava pe rmotolo fcano no male-juorao de Compare, che non lo lafsa- va pedata.e comme s^avefse rallopfgio ncoor- po , e 1^ ampollerta a li diente , fempre fe con« figntava alPora de lo mazzeco, pe iremefcareft CO Iloro^ e co na fronte d^ pefataro fe t'azzec- coliava de maneia .'ntnorno , che non ne lo po* teva.cacciare , co li peciioe , e tanto le conta- 3ra ii jnuorze *n canna,e tanto deceta mottete, e ghiettava mazze , fi *che i'era ditto ; fe te piacefs«,dove fenza fiirefe troppo prepare , fchia& mnnofe da miezo a mniiezo fra fo marito , e la tnogliece , -t coaiine fe fofse abbramato , allan- cato, ammolato a rrafalo, alsajato, commeca* ne de prefa , e co Ja lopa scuorpo ^ co na ca]> Itra, ciie bolava, da> dove viene^da to molino^ menava le mmano comme a fonatore de Pifero, votava i' nocchie comme a gatta foradera , ed operava li dieNte comme a pfmta de macena , e gliottemio fano , e P uno voccone non afpet* tanno 1' autro^ comme s' aveva biiono chino li vuoflfole f carrecato lo (lefano ; ^ fattone na pan- za comme a ttammurro , tbpb vifio la petena de li piatu , e fcopato lo paefc ff hza dicere , CO- . -JORNATA JI. .^T 34% covernamme ^date 4e ja^na a^ Il^al9Itt)o , ^ fciorct^itlo f z^avila , -dev9£at9lQ ^yj triacatt^k), c fcoUtolQi.t«tU9r»a ^^ (cia{0 ii ;;be ne ' vedey/l Ia ftino0,,ofeoW pigUava.k .fttata .a^ftw tt (al4. ID«orim«i/i#^^|it)0i£oU J:acovo,.« ^l^af^la cf^ fkQ ^aiin%!do;tM(6..; io Equate vddeatio.la p^c^t 4efer^zzicMie'de lo Camparef<:i[|e«ci(^rae afsac <^ Tcofiito. (^ ^nnQvcm^f caanarUva) ciancola^va V)g0r£sva yt gUottevn., 4evaca^va ^ fc^^vecchi^kva , |»iuziava ^'.aimvegiiava ^r fcrofef^iava » fcliianiifya t pectenava ^r j sha&ieva «. $foFmatva, Y»e - arref€;^iava ^u^nip iic'^ca'ala ;^oU;f^Qea fepevavo j/cbi^ ,ire, p9 fcraftarefe fopr^uofso, ilo4>ero^,;ft9 cienzo perpetuo , flo p«rpQ, fta. fafina, Uo pL- ^^^o , .fta doglia de.capo; e«4ioo .V€(kvaDO ixMh^ ie €heH\ora. 00 na vou magnacc;. fciampracc; / fenza A^.ajuto <1q ^oQa , fenza fla^ grafsa, de fib- varo^ tai^o Qpo ,d^ Jtnofseco ^ M^felb , njentre to C6i9p»e fonaira ad anne , t fcampanbva a {j^olia^ 'lyipb^je |^ angoilb 0tTetQ a 90 repnofto ^ fo tMko*feitH io liette , e b przza Ira inatarazze ; « Ccpb fatovb fe 4Uiraf&j.e fiirta b tavoIa,4tehetioa mente pe no ^evrafo de lo trappito , che penndbva 'ntcjv va, !q Compare pe Ifi chUi^afiira de b- porta - veddc mto ffo trafeco. Comrne fc'api^rto, co nt belb ta(a 1 ttitto abagortut0 , e Iqrfiels^ traGnre dinto ; e d^mannatp da Mafelb , che V era foecii^so; jdifte / mentte ai'aje fatto fternie- nrt CO tanto fpromiento e' pen^enbmteiiio faife '^ . ■ • • la h pofft kfpmmmio !• fttminolo , e la venvta 4f lo cuor?o, clie avirse afHertp ^ m^,| beauto eli piMt no fcrpe, uh mamma mia, checo* fporeliata, e brotta $ fa cunto , cfa' era c|Qajira l*Angi]iHa, cb^aie pofta dtnto lo flipo;io cim mmt victda eurfOt e male |»arat0, tremmamio toiAm^agUmicOyavcnno k> filatorio ncnorpo p« lo iaio , la vermenaim pe la panra , lo.tremmo^ Mcckrpe % fchianto, aozo oa preta da tarn ^nto lo fiafco , ch^ % fotta^ lo Jietto , e ^rufle- tt 'ncapo DM faccio na {Mzza comme cKelU di*i fra li matara£ze;e memre moreva , t fpar* peieyava vedeva j at mme teneva meote , com« me fa lo Compare d% fotta la tavola , ifbn mm' )t reftato fango adduofso, taato fto fchUntafo , • atternito. A fie pparok non potenno cchiii flare faudo CoU Jacovo 9 cht non ne poteva ftennere lo zuccaroF, cacciato la capo font de lo trappilp comm' a nraflulio , cbe s' afiactia a la fcena 9 le difse i*i accoss) , \ ppafticcio , mo fi ch* avimmo chhio io fufo vi , mo avimmo &t« to lo ppane ' vi ^ tnb avimmo vinro io chiattO| vi f fe t' avimmo da dare , accnface a la Vagli- va , €1 le avimmo (atto defpiacere , fance na ^aarera a la Zecca , fe te liente afiifo , legama • curto , fi aje qaarclie cmpic^io , fance na cu* n, CO lo fnntillo , fe prttienne quarcofa , &nce na fecotata co no coda 9pera perza , ^ cofa de viento , e non c^ ccbiu tlca i ne c.c9|[lio pt tene ; avive abbeftato li QomMf 9 « li pecciune , ^\ivs allomato li pu- Sille , avive (canagUate V afene , avive trovato ; coccagna ; otm va tornatenne., ca non te ve- ne ccliili ^ffatta , e a {la calk pnoje mettere nom« mn penna , ca non Heve cchiti acqua cp lo fat* to 4nio, ca fi no fpia pranzo , no* sfratta- panel- le , no arrefidia tavole , .no fcopacocine , no Ijc- ca-pignata^ no annetta fcotelle.^ no pannarone^ aa .canna de qblaveca., chVaje lo ctancoIo$Ialo» Sa ) lo delUiviQ , e lo sfonnerio !nciiorpo i ^e arri^Te 'mraado a n' afeno ftinno a 41a xiave , che te -^norcarifse V tirzo de lo Rrencepe , nne ftureiacrifse lo iangradale, ne te vaftama JoTe- vere , ne i'angravio,, e te mangiarrifee le bra- cbe 4^ Mariaccio j .va pe fs' antra Acciefie > va a tirare la fciaveca , va adonanno pezze pe li monne^zare, va trovanno cbiiiKxve pe le IbYeV ya abbofcanno cera pe ^ afsequie , va fpilanno conQuttp de tatnoe pe VuJute isa vozza , ~e fta JORNATA U. %4S eafa te para fiiocoi ,cti^ogn« utio iia K guait faoje , ogn'una si , che porta f0ttO|.«gn*una si , ch^ le vi pe lo flommacO : ca^n^ avimmo abbesuogno de fie ditte fpallate ^yie d' accunft dilute y e de fie Jan^e fpezzate : chi fe uh far* yare fe farva; befogna imammarete da ua zb« zcoellar •' Andelte pierde^ jornata ^* defsutefe ,» mantrone , fatica iatiea , miettete a Tartf, novate patrone. Lo negrecator Qpmpare^.fea^ tennofe tare (fl parlata fore de li diente , fia sbottata: de pofteoma, fia cardara ftdza peflena- ruk) ; rvttto friddo , e gbielata coiame^ ^ mma» riuoia trovato 'jg^agante, comme a Pellegriati^ c* ha fper^luto la firata , cooinie a mm^rinaro , e pnbfto Wcbiavc d^Ofo foito k p^rfa*, s** tra miflb ^nfarv^^ , ma Cola Ambfuofc i-c Mar- chionno fclute co ccofciale de cammufcio -, »eca. ftcche de^ faj^ frappata, fare h>' fecanno'90- tivo , (cecarono V aureccli^ totte a fleiYtire- io^ foetajSo de ft' Egroca ^. che fiecota 1. I, A T E N T 4 * • G R O C A CfiU AmbfHOXOy € Mafcbionno • -C#/t V^Ra^tte quanie P.arte9 Marchi vetrejuolo » t altiQUiia » Comm' aMetena juflo de gugiumma « C. Anae i b cchtb ppoHm Pra tDftse Peferdzie; Cofa Jip n^ommo appvtilsOt ' CIi« vo parm nietto^y id ^ ft sM. Mme oariaie a rrgiUitiH€rf» Chi 6sk de.Sproffi>mMBo^ O de Ragaminatoce » V^ tornatenne , vi , ^^AH^ C. lo ta ir€gUo proA»se ^ E tutnaittenere dlnuf^le so fiiiM^ Ca P arte de Tentera £^ CC6& ^t Scgnore ; ^ Cha& a io joorno d' oje<$* ilia ^ tiitt»» (3o -cbifla r ommo campa 9 ^' Ed ^ tenuto 'ncanto ; ' Aggia mtHTOglie a lo xnorpo » ' • Aggia inzie a lo pvttq^ Ca CO la Tenta coopr^dgne 4defietto* . M. Com^e iic*^» la, vUio d» U ^ttf Co.la^enttdelai»;«<»aptfc»U? - C. Coramc fe ved^a nw fejc^i* ««• * Tu te^Me ca%pario : ^ * D«. ttgiwteocanatltc^ 0;p«5|^ t»cc«^^f -^ La Tenu, che,cfic*}o> ' ' \ ^ E d* toito c^a ^ ch* itineco , o vfmno I Tenta , che fa paicie a It ppwrzoiur . "> La coterc moritlla 'ncatiMWO^e • M. lo fla dinta na (acco^ * Noil tr 'nteona fpagltofca t •^ _^^ ^ G. Vi ca fi ttt ipittt 'htrcflne ^ Te *mmrzzarraje Ttntorey O pure dc canofctfe chi Ifignf ^ E avcrrajc gran gufla ^^ Mparare ft' arte ntWLf^wMf cm cmsm F» le pntr cdttBf fcaifttai Artt Che mglia a ppattg^ ' NafcarrafeirrcHe«#» gttto*. Sienre ^ far*, na fbr«.dr ^tir colic * Clic fcopa qu^aia 'taawir, • ^«iito^lWmffl«f Ciw n* auza quanta ^99i»^ Of azzimma^ qmnta nova ^ * Ota cbi s^ fiaTTeEtjfr Ko le di^nomme 'ufiiinBit^ De latio mareinolo ^ Dt ihiba marranchitiOy Ma dirri , ca fir fcrve ; , ' _ De la jodizia, e cacch h «»• ^ Da fotu terra , abbula , t ilama MMO A ccampare fi dinta dc no voico. ' Che $*approveccia , ed t no \mxm»9^mtf Saraco , tartarone , e ptecacciuoio t Gotzarode coppclb, v ^j^ Utt -LA' t£HTm Cht ifM ftttt b coppbU a U fcfe • • E 'n iiiNnflMi^c^ fb-tciilai ../« •Piglia noAne d*accaoft» ^G^:fetfiAle<^ i. r Cheda k n'aVte de /pantov'"-^ *-•' ^ ^ -i* Mat iii*ail^, €lie«>ftm re(ce -a* povcri«H^l^ ;*. Si Doo^ cicfie imfaiitt , . . ) A H qnale i bconckAo de citt»niiia«e •' yen|nno da lontai^> afciatfe y ifctattb , CL;iWa far^iijib tpacrans^ vota ftoa^v '^ ' > ' No >odio , caca^vracbe , aa i^altini^:: . <^ '^* No poveriello d'lanno:^ ^ -.-.: ' r :.' 'jT Core de potipehia ^ - >. . . O Sorridleto , atterruto ^ Aggfabfato ,. fcUaatttfo ) ^ Ghe tremma comnr^a gbiuoa^ ^ . . . Semprt 61a fotdle> • * / ' • .% Sempre ha la v tM i iyi i a » 3 >o^ 'itl ^ '( Lo ^latpiio 'ncQOrp^', :\i v » ^ . '^ > ! ,c£'k. fiioe paunt |*.« S'uno lo mmira ftMicto ^ •? . \i .« ' Fa na qsatra de viensie^ ^ Si n^'^ttro I' ammcnailcia , tu lo vub- : ^ Gomm' a cquaglia. pelatia > '^ . Deventa rauorto, e fp^lIetOy. • ^ ^ Le matiea la parola^ . . / j^. E (Tubeto le vencno ^ li xwrz^ . >>« Si fhillo omeiaf mkno €i6arpa„»e slt^tWy,. : MjT^f^r fta teMa fipbbeio Lo tenetK^ le gente l?e perzona prodsnte , ■, Pofata , QQunK) da beiie 9 €Ke bace co lo chiummo> e U c«mpar99^ EGROCA. H% N^^plglia flrunze *h^uolar ^ • Ne a denace contante Compra le ccoftiune , * Now eje efca dc cortc ,. Se fa lo %tto fujo ^. o E cauieto /c ccagliato , ^ De im^ mancra ^ o figlio , E tenuto pe Vorpa no comglid^ M» Me pate , cKe la ^tenoe ' • * ChV fe farva la pelle ^ Ca nr vota ftjette A n% ftoria , non faccip Si fatta a mmano, oa Hampav Ch' un bet fbfr tutu la vita fcampiiiV :^ C Ma po dall autra parte Vide n'ommo'de piintov h. Un ommo arrefecato, ommo de corer <^he non cede mollica a Rbtamonte j . Che (ia da joccia a toccia ca n'OrlannOf'^ Che Aa da tuzzo a tu2zo ^ n' Attotre ^i -Che non fe fapafsare. La mofca pe io nafd'^, ed it» li fitter' Nnante , cne le parole , Che ia (hre a fticchetto, e fa che oametUP Duje piede into na fcarpa Ogne taglia' cantoae , e capo p/trte ^^ Votta buono ti 'mmefoole >. Ave armo de Leone , S'acdde co la morte , M% dii, n)aje pafso arreto^, e fempsd ''nve(& Comm'a- nd caperrone ; Ma s'Vnjlfso a (li ten» E ttenuto da tutte Pe no fcapirza cuoUo 'mpetteneftie; • Temeraiio, Wdentt, L^ No aso LA TENTA . ' No toecnAi no parzo, vetrejodo f Ho tentillo , no filBro fcafa care , Che te^ette lo pede ad ogne preta , Che te cerca rarrifse co lo IpruoccoIOf N^ommo fenza raggione, ~^ Una "^rzona rotta e, (ctiiz vriglh ^ Che noa ^ ghiuorno , che noo & fgunglia t Che fit ftare ^nquiete li veciae^ • Che provoca le pprete de la viai • Nfomma % ftimato n' oinmo , che bediwuMI Digno de rimme » digna de n<^ imvo^ • H Zitto^ c^haoflo raggione, Ptrcht perzon» fapt& , ed agghiu(|itts^ E chi fc (k ftimare (et^ fpat^ • C» Ecca nc' 1^ no fpizeca ^ Una miiorto de famme,! Uno ftritta 'ncentora ,. Una vbr;^ picofa » una tanaglia • De caodaraio^^ cacaficco | e ftij^ca^ Uno rofeca chmpyc^^ No cavalla teme^^ No cetrangolo s^fciutto , No fttvaro. fuino , uolso de pr^tuTr Na formica de fnorvo fpeiuorcio » . Mamma de h. mefeii;^ poveHelIo> Che comme a no cavallo caucetara Nnanze darrSl no paro de panetle i, Che no pilo de ccxia^ No grimmo , ed aggrancata p Che- corre clento mi^lia , N^ ie- fcappa no [ri.cciolo,^ Che darr^ cienta ipuorze » ng ^nlo » Che fink ciento liodeca A na meza decinco^ E ch< noa cacSI majie pe a» mmagnare^ V, Ma fetfflimedia fubeto (b t9Qt$, E if dice , ck'^ JB? ammo de -fparagno ; Che non ghietta> 6 ^i^gUa ckeUJl Cfr we, Cher.0n^ki^ n<*ba : -^ Ire pe V acqua abafeio , * Ch' I (jnotf ^mmo de caCi f E fhtre i^Orm ^ iinpUiel verm , AU'tttemo Vcmammala i' f Ma dft3C«e cQWiglia > ^^. . Ommo , cU' t na conyNusa > .ca e tieaagtia "M O che fcoictiia. ft» lazia^ > C'banna la core dkito a h tpraift^ _ ^ ^ Fa; diete: nojftdette da la mied^c#> ^ Porta dem» pe^zolle^ Sempre lo vide aflfrUta »- i - Se tratta da Guidqne , e da VajAfco, E mmore fiqco *n mieza de lo gcate » iC. Ma lo rewrao po de Isa wcihsUa^ E dr chl fpanne > « t^gm^t n Daniii teno^ ana^ nckv^r Darria. 'mmafto a; m xecc* Saa«^itofiita>jelli*«nto^»o^»^ - Cfir nQ» fii cvme: de la^ tnAi^m Wfi % La vide cieata attnoma S6MC0gliiinev alivieate }, . Senza nUilia >er4£lite r ^ Ed i(sa a^ botu bido^ If mfoaoe: .. Sffagne fenza jodti^ioi, Vott» fenza; nigSM>Be> Bace a. cane,, |4 d^^ Ppuorce y E fe nnr vace hxfamwo: r Ma CO iia tenf a: acqptfia opemOM De n'lMHEna liberalev Dr eortefe, magnannemo , e gentlK|i « Che te dania U Ufci • Cuotto comm'a lo pparx^^ Docc comm'a lo mraele ,. * ' r . Nne faie ehell« ciSe budje,^ • » E *h tanto fenza fare* Miente Iap6ctia, Fa mercato de carne , e fiarva F'ofia^^ Mi Chifse* oje caro^aao a grafsa > Verfe, fc>i de notte a la tav«nlt^ * ' Pbcca pe'Pofsa luce la lamcfna. €• N'ommo fia reteiato, ; Ne ^prattecar c& gtAttt , e co bertilk^ Fuje le fcommmitme,, - ' ' '_ Npn bb dbglic tfe-raga^. • ' * \. Noh vole date 'ctttita«te."' '- A' lo tieho e to ^ • -> - • - ^ Patrone de fe ftifso , Non av^ chi lb feet* quamte A>nnr|' Ne lfe*bohfii-lf muorze guanno magna f Puro nc*i chi lo tegne , ' »' E lb driatnm fortefteoo ,, c feuvaggio ^ * Nar .'hnnerda* de 'fprovfero y Che n' addbra, no ^etc-, Ko fpurreto , no nzipeto , Cnftec(^, cotecone , M'ommo fenza fapore, e feni'^mmorr,: ^* Sciauraro, beHiaiV, Catarphio , maccaroiie fett^a fale • ' M. O fcRce chi ftace a hadefierto,: Oft non-vede, mi abbottai ' . ' Dica chi vdr> io trovo No mntto afsaje'provato, * Meglio fulo, che mroale accompagnatov C. Ma po dalP antra banna . Troran6*commerzcvole , Che (e. ia carne , ed ogna co F atnmico • No- buotr compagno afiabele , Che tttatta a lacarlona, E CO fta Tehta , chi lo ccredarrfa , Trofa chi lo retaglfa', e Horfecheja, Cofe, a fcofe, e Havora a ppito 'ounierza, £. U^ facie la caufa da demo ^ . Cbianiik.^ a pponramte^ . *<^ Che bo nomr lale a oqoaoto vede Che bo due de nsifi^ a. cqinnfo icnte. N i MMmftil nOy anoBotr, Bipafnarirlte^ AvBuie chefio^ tfllicaKy q ptTeiicUoi JC Nee vole chcOo, e p^ ^ Lo ^ pyulo IzhutStr Che cfite^^brw puntzsot La mociadieUa cs caiU de delp&QO» C» S 1^ ommo pe beotaca. nurIa%BliD9^ chiacdwaia , e ttiaiainet E u pompa de 'nciqgiio^ e de loqocb » E dovoaca lo t«bdhe> e lo zeviioce Lo tnanre fpierto i e fr lefpomie a ttkBoA Sa Tenia I'airednce dr muicsa,. Cbe n? ava no cappiello ^ Dr no panbbolaoo cannaraoe^ De na canoa de chiateca> D^OQO) dhi^dviia nvaHa a le ocecakr C*ba cchiil puQk> cBr non ha aa^pkai^ Che te ^itroiia la capo, e te fi:enreUeca^. Co tftite pqpaiaccUe « e ffilafloccok«, Taoca coote drll'aoico E CO tanu taloome ,. e bBsr ▼!& r Che qnaiiDO- mette cbella lenpna ^ota> Co na voGca de culo de galiina ^ Te 'oiett^^ te OoasdUke: t e t' ammoina ^ Semprr fifiddo^^ gl^ebto,^ Comttie la Zita/ch^male nee veaat; Tanto che pe (to Gopr^ TrammoBtaoe io dqo veo ; Si parle trifto, e fi dqq park Tt |y|te#«, M Yeratneiite oil to inocoa Non faje conune tratrare. Nod (aje qomme pelcare , ; N6n c* % (Irata vatmta a cU. cantuiiiMi f Viato chi a do itiutino la ^iiiievi|ia.« C» Ma ciil porrU nmje dm $ a Io- nunaiA U a&tte de fta Tcuu f Ca nee vorrta miU'aaoe ffQza £iUoy N% vadarria na leogaa da SEUI^dlo : Faccia(e^ che ft vo|[lia^ . Trat^a comiAe te ptace, ad ugnc iiiiie<0 Se le cagiu colore* ed ^ cbisH^umtQ Lo BQ$>ae facete,. Che da trattenemiento f Lo fpione, che fsape la CQolbiim» D^il^gebilebo ihuano^ la feifiiace 'bc^gpafo , e^flaracone ; L<^ piflra ommp ftiimiateGo > ha canQarata omnia de bona viia i, IJ adufatdre hrava corteffilMo > . % . Che canttfce Totnore De lo patrone ^ e che fe vace a bierzo y La ppttana cortei^ , e da buoQ traito ; Lo gnorante ch*% fsemprece, e da bene; Cofsi de mana 'a mano > Vis tU LA TEMTA^ VtrA n'% mtnanveglU s' a. la Ibtte: Lo tiiito pampaneni' L^boondfe gualejaV* Perch^ fo li fignute Gabbate da fia Tenta a li colair^ E fatmo cagfK) , e fca^no, Comme fempre s^% bifto , . Lafsatmo romtrio tmono pe bttiila* M lilegrecato chi fenre > . ^ O che meglto la mamma L' ave(se ntto muortd ^ Cone borrafcay.e mmaje m'i]iera puofttt'i. O. La €Ditr i^ fiicta tela' Pe gente- vrido(a , Clte^mie tene lo Kuono fempre arrafso^ E lo leva de pede , e botta , e sbauza y Ma lafsammo fti cunte , Ca mentre^mme fe rafpa a dove prode, Nanh& lilA %baMare, facenno^ Ro«teta , ViHartelU , lo Odhft> deir Uorco iSfcflfania , to VilUtno vattiBt6f'!mto to jnorno co ch«lia Pa* it)tnniella , Tordi^NdnifV Bal'o ^ le Ninfe , la ZtQgaraV ta Grapicekyfa , fat mia^chiara fteila > to ttiio doce a^moToib* fooeo r Cbella , ch£ faao cercanno, la Ctanciofa^ e danciofeIIa> TAccof* da tnefTere » Vafcia , ed auta , la Chiaranzana €^ kf rpoma pedt. Giiarda dexU m^ iette a 'ADamniorare , Rape , ca t^ e uteie y le Nnuvotls che pe Varia vanne y io Giavol^ 'Qcaptmtfa , Ca^pare de fperanza , Cagna mano , Cafcarda, Spagtioletta » chiodenno U baUe co Lucia cauaz- va^pe dare giido a la fchiava . E cofsl fe ne eorzt le. tiempo , die noa &• n' addoimra, e ben- DC L' ora. de io mazzeco , dave venae tatto io be«» ne 4^ Ip Clelo , che ancora magnano ; e Ile- vato le tavole , Zeza , che (lava ammolata a rr^ (ulo pe comare Io cunto fujo ^ decette de chefla flMuiera. ' ^ • CAN^ CA UH £ T £ t L J[ TRATTENEMIEMTO^. L DeblaMcallL ^ ^m^re , ma /» p0C€s0^ fuh ta fa ^9$0fp0^ ft Vi mam a n^Uorc^^ ^ it da wuU vita : mm da na ^hmptttitTti f^auatU d^ Im Padrt ^ Uittraia. ' ^ E mm4ihf ctsa S^tgmttrr^tt ctreof^ mtgUaps^ ty tta dt gioma^^ ptrcU te vtat a ttnmtwada^ dttidttare mtlU , tkt j* h giitnaf^ » dt^tmam ta p§iff§ua otmtt^artsf dt /^ aatsit : tJkt cii $mta perdty t cU cammiim ^mcppfia a U ciwt^ •mtt dt f ar^tt^ km tamf ftrw^^^nctfpa i* ahirktctola^ qmamti^ pttittlt sttta U tcans^ gm : wtmmt tt vtddt a Hi^JUlia dt Rr^ , cha aair^i mamia dt U. tmua tit V 4|fia a ddU JC# cehib defed«rio de bn iaszt» cbt nonhM* MO li PorctT0bbe » che (t ftcciano aflc^oie pt ftccogliett cera . Tanto che fece vQto a U Dta Serenga , die ie ^acefle fare na iglia » ca le vo« fc^a mettere notnme Cannetelta pt memoria^ca S* era ftrafbrtnata 'ncanna ; e tanto pregaj«, t ftrapegaie, che recevenno la grazia, avQta dft Renzolla la mogliere na bella fqnacqiiaia ) k nefe lo nomme , ch* aveva 'mpiomifro : la ^vu le cicfcittt' § pparme y e ffittu quan^ anaper- •^ te» JOdtNATA III. figf tecft , It difle Jo Rr^ J»Fjglia oiia 5 ^jjik^ Cx &^ lo CUIo te benedica , quanto na cercola.^ « fi a bu^ tienipo d' acconmagnarete co no Mam- litilo 'inmerdevoU pe (la beiU facce, pe maiv tenere la JenlmmA de la cafa nofira ; p^h vt^ leonote bene qiuato a le bifdoleye defideraiwtt lo gufto n»|o y vorrU fapere , clhe rraxza de om^ rito v^rrifle » cbe fciorte 6* ommo te darria « ViMQtCy k) Yuoje letterummeco^ o fpategiac- co? Guagnonciello ^ o de tie^ipo? MoncaTcato^ o .janoo> e rruflb ? luox^o ciavano o fireppone de fefceoa f ftritto 'ncencura , o tunno comtn' a •Boje i ta fciglie ^ e io me 'nee fermo • Canne- telM* che featette fle ilaighe a/Tehe, rengca* zianno lo Patre , It difle ^ ca aveva dedecato h vergeottate fota a plana » q% boleva pe itpefciii* no cnnco Qrafocaitfe co lo maiito : co tutt# €he0b pifgata » e (Irapregata 4a lo Rii > difle ^ pe lo^npofirareme 'nfamorata a uanto amoce^ mme coQtevto de fare le boglie voftre t pnro , jcbc; IMM fia dato onuao tate^ cEe noh ce at fia^ciehiili pe lo maoao ; lo Ratre femuto chefTo 00 n* altegn»3a granne le f^t da la matina % ta (iM» a.la/en#Bra aiTacciato, (quatraoiio , Rie« fttiatiQO I a fcaiMglUnno tuttt ehitle^ ^ pa^ ftva«9 pe U.ebta^stty.e pafl^nno cert' o«mo de bona gn«ia> difle lo Rrb a la iiglia. Curre p a^ciate C^netella ^ e Ude fi chiflb ^ a mme* fura de It boglie to je ; ed tflSi racennolo la* glire i k ftcero no hellifltmo fancbetto dove ^ce fa qvanto poteva defederare ; e mmagnaa* BO magnanno , cadatte a lo^ Zito da la vocca n'^unmennola , che cahtoie, ntena TauzaiediN Oramente , metlennola fotta a lo me&Ie , - e iicompttto lo maxzecatorio » & ne jette : lo Rr^ di& e^O TkATTSKTMSHTO <»' 4Uk a CcMiBcrelfa , coiAbe te pbce lo )Sto ^ «iu mui : ed tBs fqnagliamillo da nmntr fto CrifelalSo: pocca n^^omnxr ganne, e gruo&o crnnm^^d ifso , noQ ie doveva lafsare fcappare tt* ammeiuiohi da la vocca : lo Krh femiito ch»- ffca , tornaie ad aibcciardfe n** antra* vou , e paf* fthno n* antio de baono taglio , cinabnnaje Hi liglia pe %teiiiiere C I'avefie grazk chifl*aiitni^ e idpooDeiino Cannetella , che lo frcdse fagB- te , TO chiammato* ad auto ; e ffattole n' antce eommho, comme-fii fcomfiato lb mmagnaie, e ghtmofefme chiir ommo , add^mmaiiDaje lb KA a la figltay ft le piaceva y la qoale di&r y e che one vogHo hre de- fltr fcmo eoDPpo , lo qnal^ deveva a lb- mmanco portarr co ifso non paia de fenreture pe Ilevarple.Io ^rrejuolo da cnoK lo . S"^ codsl, ]h palticcio ( difee lo Rr% ) chef- b fo fcofe de nffie pagarore , e tii vaje cercam ao kppole pe non ihe dare fto ga^^-pcni^ Tttfaorvae-j c^ te vogJb ^siinaretaie, e trovare xadeca vafbnte da fire fgnigltare la focceflioae dt la cafa mta • A & oaroft 'nfitaiate-, refpoft Cannetelb: pe ve la dire , Segnore Tata*, ion do li diente , e coxmne la (into , vnje- Aupai9 ix lo marO) e &cite male Fo conto co le mta; perch^*non me foggettafra^o ma}e' ad ommo vevente , fi non averri la capo, K cReate d oro* to Rr^ negrecato vedenno la figKa co b c^uio tofta , fece jettare' no banno , d^e cbi s'afctarse il fo Regno fiijo fecunno lo defedderio de la-I% glia, fe facelse ^nante , ca le darria la figlia , e lo Regno » Aveva fto Rr% no gran nemraico chiammato Scioravanre , lb quale* non- fe poteva vedere ptn« to ^ no mure f else (seatuto fto^ banao pedF eC> JORNATA ni* t(Jf it fffe no bravo Nigromanto , fece v^ntt^e ba n* I no de chille arcafso fia^ comaiaiinannole , che ii le facefsoro fttbeto la Capo, e li rero, Qhe con |[ran ^orza Pav«r-^' » mniM^tto ^ccvizio , ped' efsere co(a flravagant* I a lo jNdunuo t ca ochiu pprieilo raverrianodaco I h ccorna d'.oro ^ comme cofa cchi^ ofetata a Id titiapo d' o)e . Co tmto chedo sibi:zate da M ^liciarme, e {}ercant6> iac^t^r* mianto voUva.t lo qvale vifiote la Capo , e U aieiit& de vinte qiuuto earate^ cfsifsaje pe fsotta le -fTeneile de K> R^ ,' lo qaale vifto chillo « che ghieva pfo« pio ceroanno , cUiaininaje la Figlia , che fubeto Tedennok), difse; Ora chifto V ifso, ne porria efsere meglio, fi mta^ I'ayefse 'mpafbito co le mnano me|e , e bolennofe auzate Scioravante pe ghirefeone, lo^Ar^ le difse. Afpetta no,po« €0 frate^, we fae la negca Oumefdla, e fi iaflemmaje P oia , e lo pDofOy che nne ik poatoia ; e no* flanno fiedda , e ffMattk ft fiiiva aotio tamo aafto de chianto , manto Ie mancav^ lo dvo , onmalcdeccmio la fciorte^ e de%ia2ianiioleftel- k, che Tavefleio aneddotta da io Palazzo Riap Ie a la flalla, da li prodnnmie a lo fieto de h lofamoia ; da li mataiazze de laaa varvare- Ica a la paglia > e.da fi bnoae thnoree cabna^ toco a la reflnnafiiglia de It Cavalk ; la qii^Ie iriu flentata paliaue na mano ck miie cb'era da^ to 4e mapiaie la biava a li cavalle , e non fe vedeva da cbi« e lo relievo de la tavola foflea- tava lo ciiorpo fnio : ma ^ncapo de tanto ttem- ao affacdannofe pe no penafo « vedde no bel- ^ kfiemo giatdiiio, dov'eiano tante rpaliece de cetxangoley taate fpotte de redia , tante quatre de iAmt , e ppieck de fmtte^ e pergole cP uva eh' era oa gioja a bcdeie : pe la qatle coCi Ie ▼enne goUo de oa bella aifpia de 'nzoleca, ch* aveva Jdlojnnuta » e ddi&e (ra ft ftefsa : vogUo icire goatta guatta a zeppoUarennelia , e bengau ne chdlo che bemre vok, e cada lo Cielo : che h efsere maje da cci a dept'anne , cbi *oce bole dtse a amarittiim ? e ca lo ftapeiie pe c Mtfgrszui , che mm^ vb fiire » nlVn^etn^ diete % ^nxotcca ) non ctfrtieeella . Cofi) fcette , e ft recrcaje to fpirita ai6ottigKato pt la ftrnme ; Ma ^ Hi a pocd 'nnairze lo tiempo ftabehie» irennejo murtto^ e no Cavatto de chitio acciK i^ Caflnetella y ca s^av^va piglkita Puva.Ta- le tlie sd^ato Scioravante , cacciato da inie2 mefefca de la ipita toja ; perzb (hiSme *n. ellevriello xa vao «* intra vota fore, t ftartaggio da ^ero fettVanne, jt fsorca dertttO', ca tion te vene cchiii ^mparo ; cd io te fconto lo biecchio , e lo Jifiuovo. Cof* s! ddittp partette , ^ Cannetella fece Jia ^clo- inara de n^greme , .e sbarteiuio h iiimano, e Ssfifannofe la pietto, e ttttantiofe Je zervole ,' ceva !^ che non ce fefsc ma}c ^ngriata a I9 jDunno; pck^ca doveva avere Oa ventnra ponte- jea. O'patre mto , t cornme m^aje affocata t Ma che itime 'dogUo .de patremo , s' io flefsa ^'aggio fatto lo danno^jio ftefsa jn' ^io fr»» Vecata Ja jnaJa SiAoxUi jecfco deftderato la capo jd'^Oto 9 fe ccadere ^ncbiinnmo y e morire de fier* TO • O conrnie ^Ke lo bole 9 ca pe voiere d'oro It diente , faccio te ddente d'oro; chifto i cc^b ilico de lo Cielo « ca dovcfva Ikre a boglia de Pattenao , e now avere tanta vierre ^ e mmet- tnoiere: chi non ^ntenne mamma, e patre 9 fa Jb Vlai che non fape^ Cofil non c'eta juomo, che \S4 TKAT^Emmm/ito I. cbe noft iftotfiso. fto riepeco ; imro the PiMc^Ine ihoj^ eanafatte doje foiiu»e» e la ^ce^ ^m toriiatt fmafcaxa , -e giaUot^ca ,. che > baJt^e na €ompa{Iioi>« ;4ove ^raaa chlH^ noccfci^, frcKSeiJUH te ; ^ove cbelk mmeladiece ? 4ove Jo. icfiUo 4» cbella voccai* no raverriarxanofciuu < la pafiMi ftifso. Ora 'ncapo de 4;i'anno paisanao pe/<|d^ fm^zia da chelia flaila lo diiavettiero de lo ^ Canofciiuo. da Cannetella i lo cbianimaie , e fc^ fe fora ; ma chtUo , che fe 'nrefe clyan^naro p^ nnorame , n> ccanofct^QO la -pov^ra i fegliola ^ tatuo era ftcavifata , appe,^ ||r^ecolare ; ma % ^(o cbi era^ c comme fe t^pyava cofsl. ^^^fiv ta dair ^(sere fuio , par|6 pe ; la pi^tate de 4^ gioVane, parte pe(p guadagnarela giazia deJo Kxh^ la mefe driato 4ia votte: vacaiite,cfae por- ta va. 'ncoppa ft na iarma , ^ trottanno a la vo- ta de BelLoPaojo, jooze a. lie q^at^^ore df none, a loPal^LzzQ de lo.Rr^ ; de^e toz:(olato la portft^ e, alTdcciatore 11 ferveture , e 'nttfo ^ che era lo cliiav,etnei:o.» le fecero oa 'agiwij^^ a doi^ foletfi ciiianimaDn#lo anmalie feo^a t de> icrezzipne^ che beneva a chelPoraa Itoncecare lo fttoiiKU) de tutte ; e ea tC aveva hiiion .mercft- to , fi aon le tiravafto quacch^ iayonra ^ o inaz. ^ac?D0 a la chlrkoccola • Lo Kr^ fiiituto fto semmore , «e ilictoi^ da. no Camoiariem cbi (o^ & , lo fece fubeto tca^re , conziderai^no , che mentre a n' ora coftd nfolita k pigliava 4la ie* .4!ucia, qoarcbe gran .co& era acci^ta,) e fear* recata la farma To cbtavettieco , ftooipagaaie b votte da .^onne fcette Cannetella \ bi fpale 'nee voziC auiro xhe pparole ad efsere cwoTciu- ta da lo Patre ^ e fi noa era pe no pvorio^ ch' iavi^va ,a i^^ yjcaci^io derittpi cfs^ pot^va tqH^o^ JoasATA IIL ^6s ftnne; mn, commes'accertaie de.lo ttatto,l^ab* braociaje , e bafaje miUanta vote ; « fsubeto fat- tole l^re no fcaodatiello , e poHzzarela , e rre- fidlataia tutra , la fece faart x:olarione , ca de la famme allancava; e decennole lo patre, cid aime P avefee ditto ( figlia. mia ) de ^edei^te As fsa maneia ^he iacce i a,ciie Regina a la caia d'atttro., imaBze yoglio na tnappina dove tu (iaie, die no maato la qoale cms** me fc lo coflc P aveA parlato f votatafe a chel- la parte y s'addonaie de raggnajeto, e jfnV' patare pe fe fcaie » corzt a lo Patie , gndan- no : SegiBore mio , fe no aune 6cke a ila ae* iMiniift'^pcdata na camnara co flette porte dt fiorr^V^ fo banta. Pe flo pfba>- te voslia p0^ere\ dift lo Rii , die fe ^ima a' noccKk^ m fedia s&zione a tta bella %&ia : fufaeto, too caia iocaia , foto flampare le ppone , la qnatfe cola fapnta Scioravante , tornaje a la vecchia » i^ le diue , cbe antra cofa vuoje da me ? va a la cafit de lo KA co fcnfa de venocie quarcfce kioellsL de luffo , e trafeono dots fta la figlta , fliiectcle :deAtamente fta^ li oiatamzzi fta. carto- foeUa , decenao oientie *oce ta miette fotta len- gna ; futta la g$me stiat9 mdd^annfmatm , e CannHem nui sulo scetata ^ La Vecciiia ac« coidatare pe c%€:nt* autre docate , lo fervette, de hdna 'ngreda • O nigro chi 6 ptattecaue a" 1* ca(a foja fte In-^tce cajorde , che co fcu& de jMTtare ewMice , tt conctaiio ^ncotdovano Id^ nnote , e la iiita • Ota.&tto cb^ appe la Vec* tkiUt flo hnoao afficio , ^rnie tale faonno ipo-* teflatD a cfaille 4te la cafa , che paievaiie mtte-- /cannate ; fclimo Cantietelta ftava coir iKKcUe apbrte ; pe h quale cofa fentenno feaffare lo ^ pporte cottmienz^i^e a grtchre conime totta de fuQco y 01a noa c^ eia chi corredft a le bbcm ft* ift de manera tale , die Scioravante iettaje tot-- U le 1[ent porte a tterra y e ttrafuto drinto la catDmcia , s^afierraje Oinneteilia co tatte liaia-> tiuaase pe pportarefella : ma comme voze la": loorte ibja , cafcata 'nteoa la eartofeeUa cht ^ nee- ^ JORNATA JITt- ttf7) 'lice Bofe la Vecchia , e fparpogliata la porve* ra , ie fectaje totta la cafa, cbe ^enteqno K ^ ilrille de Cannetella , corzero tmte p« ff a li , cane^ ed a Ic |atte>^e,ddato de.mano, airUor* CO nne fecem tonmna , reftanno 'ncapp^to a la medefeflu ta^liola , ch' aVeva aparato a I* sfortanau Caooitelk > provaqno a ddanM 669' .^ ' ,. . . tA PSNTTA MAN0M0ZS5A ; TRATTENEMIENl'O IL ' Pjr»f 4f sdegna le nnozzi dt lo frate , r m- gliatose le mmano nee le mmanna^ ^mprt' stent . Is so la fa jefts^ drmpe na cascta 4 fnmmro ; e ^ata-^a ' na spiaggia , »» nigmmar^ la porta ^a la XJtsa seja , dove la mogtitfe ge- hsa la torna a gbiettare drinto la Hessa ea* stia ; e trovata da no Rr^ , se nee ^nzora ; nta pe ttrafanaria de la stessa femmenM mar- Vifisa, ^ eeaeeiata da h ^egno ; e dapb luan^ ^he travaglie i trovata da lo maritOj e da lo Frate , e restano tutte quante contientt , e eofpLolate. Sentuto lo euntp de Zeza^ dissero de com- mune parere , che nee voze ehesto , e foo 4 Cannetella, che eercava lo pilo drinto a/Puovo: puro avettero eonzolazione granne de vedtsreU seiarveglijita M tant^ affanne , e fu eosa da eonzederare ,y eie dove tutte Puommene /e spuz* Zastero , fosse arreddnna a ^ncrenarese a no chiavettkroyperchi la levasse da tanto trsvo" glio • Ma facenno lo Rre a Ceeeea , eie scO' polasseJo eunt^o su/o , essjt non fu tardaaffsr* tarcy eoss^ decenno* N£ It travagU« la virth ft coppeib , e k cannela de la 'bonti dov' i cckih fcaro , ccbiu flraluce^e le &ti«]ic partorefceno ioxnie« ^Mi€r^ f lo miereto fe porta ztt^luMo a lo TeU Jxcot9[M^nw>te : non trlon(| d^ fla co te mmap . no-' a^' anca ,' aia. ehr votta le inmefca|s., com- bine fece la- figlia de. lo Rri^ de Preta-Kcca., che ca fodor^ de fanga\ e co pericc^Io^ eke niorte 1^ •frsvecaie la cafa de lo contiento ,. |a fertuna & la quale • m' aggio miflo nchiivcoocola de v^ .erzb ^avenqb jnazzecato bu^no fionegOzio, aggio fattp d^o- l^felft de pigliaremea-tfe pje mmogliere^ per- I chV tii. il-fatta a'4o JTciato mid^tf iot facci^ \^ i Mtoxa toja Vcontentate* addprjca^* lare ffo ^p« I craflo , (la lega de poteca , Hi uniantur afia , \jRo mKfdl 6 fiat, {^to^ca farrimmo Puno^ e I' ,^Wtrq lo oaono juorno. Feata fentenna fio sbauo .,»> de qpinta., remafe fora de fe (lefTa^e noccv 'lore le iceva, e »' autro K trafeva^ chfc non ^^a'raverria credqto, fnaje y cKe 16 fiate fofse data- |';i;^fll iaiue,^e. ccerca][fe de darele no para d'oya ^fctftque^^ dbv^iflb2n*aieva abbefuo'goo de'cierito^ r.irefcae, e flata peno ouono pietzQ mut4,p^p. \zanno cwiniTii? dev^e refponnere a hademania accofsl 'mpertenenrej.e tora de preppfeto ^ all* ^utema fearrecanno la^ farma de la pacteiizia^ le ^'diffe ; S} Vu)^ avite perduto to finno , io non ! voglio pi?rdere la vrfgogha j. m^^ mafiiveglio SmtiiKmenteocdt fibti fongo muorzo accofsi goliirikjche fettia fpar- pfetiare fa gente : e Io Rri le decent: "Penfta mia, tu ft uutta bella, e ccompritada la papo a le pede ; ma ' la mano, It chella , che mtne . face fOpra 6gm au^ra cofa afcevoHre 3 la Kfa- IK) xacciacarne , cbe da Io piguato de fto ptetto moe JORNATA in. «7^ |! .snste tira le bifcioler.ia jnano Vorpftra,,cheda ^ Jo puzzo de (la vita n' auza lo cato idelP arma ; f M Mano Morza, dov'^ rreflritto fto fplceto , •mentre lo litnma Ammore : o Mano , <> beUa f Maiio , Cocchiara , che mmeneftra^ doctize : I Tenagiia , cbe fcippa voglie ; Paletta > cbe da polere a ilo core ; Cch'iU boleva dicere , quaik* no Penta refpoTe : Va ca v' aggio 'ntifo isfp^* • tate no poco, no ve fcazzecate nknte niente ^ ca mo nee revedim^ ; e ttrafata drinto la cammara , fece cbiammare np fchiavol » ch' ave^ va poco cellevrtello ) a lo qoale confegnato^na cortellaccio, e Ha mano de pataccbe ^ dii^e : All tnio , tagliare Qiano me^e , voiere &ce bella fe« cceta , e deventare ccbiti ghianca . Lo Schtavo^ . credennofe de &rele piacere , co dduje ciiorpe le tiagiiaje bello 'ntninco: ed e&i fatcete metteie «i9t no vftcile de fajenza^ k mfnaiina|e.a3pemca nsk tovaglia de-feta a lo firatej co na( fiatiakUMg .4;be ie gaiidefse ckello , che. cckiii ddefideraya I GO isanetate, e ffiglie mafcole. Lo Uri veden* note fart fto tratto y venne 'n tanca xirria. ^ che ' dette nne le fcartate : e f&tto &re fabeto nv < cafcia tutta 'mpcciata , nee fcbistfaie dtinto li» tote , e la fece jcttare a minara^ k quale vot« -tara da PoAae , ie» « na chia>a, dove piglia^ fa da cieitt marinare j che ttetavano na rezza ^ (e apertala , nee trovaro Penta ccbiii faella afstfje de la Luna quanno pare, ch'aggia &tto hqtfa-. Tefema a Ttaranto , pe la quale co fit fciuto h> M 4 ma- •fit f RATTEKEMIENTO If. wnmtcky ehe ttomaje a memre Peata drtnta Ibk cafeia , e la ffetta^ de nuovo* a mmato , dove Aattttfa dalt'onne, tamer icttt ftracortemio dm cdi , e da Mi , 6che fs fcontrata da no Vafci^L- lo J dove >eva lo Rrb d« Terra-v«tde » lo qiiale^ ▼iflo natafe Aa' cofa pe V onnr, feae calare fe bcle J e gUettare lo* vatttetio a miaaro , e pi- ffliata fla cafcia I'aperzeio, e trovannoce fla oe- igraziata- fegKoIa , lo Rri che bedde drinto a no tauto de morte fta be^iezza viya, ftimaje d' av«re afctato no -gran trefero , fi be le chtanae h> core, cbe no fcrittono de tante gtoje d'am- .»ore fofse trovaco feiiza maniglie, c pportatala a lo Regno fiijo , ia deze pe , danmeceila a la Regina y la quale tutte 11 (ervizie poffibele 6 a ccofire , 'n61are P aco , 'npofemare li collare , e ppettenare l»cape^.a la Regina, ficeva co li piede , pe- la quale cofa era cenora cara qtiaoto na figfia r trm dapb qoarche isefe > atata la K^ gina a ccomparire a la banca de la Parca a Epagate lo debbeto a la Naturar> fe chiammaia ) Kih 9 decennolc : Poco ccfaiit po flare W ar- ma mia a fcTogliere loi nudedb matrimoniaiefsa efsa, e.lo caorpo; fevh covernate maritd miot , e fcrevimmoce ; raa (i mme.vuoic bene^e dde- fidece ,.che baga conzokta alPamro Monna , m' aje da fare na giazia , Comraaniiamc, .mafso mio , difse la Rrfc , che fe non re pozzo dare li teftimmohie. 'n vita de I'annmore mia, te.dar- ^SSio figoo n morre de lo bene, che te v«* glip> Ora fufso , leprecaje la Regina ; gocca mme io ppromtette , to te prego quanto pozzo,, ehe dap^ ch' averraggio chiufo I' aocchie pe la Jbrvere, t^agge da'hgaudiare Penta, la qo^e b\ noiLfapimma tk cbi lia^ ne da dove \Ke- «e ptti(l» A^Io puercode li biibni coftomis^ fe co- .liolcetch'.b QolvMo <^ bona razza. . Campama purO (b tcA'a dent* anti&i, ^fpofe Id: Rii ; ml 'i^fuannapfiro avtfse da < dine bona'' mitte pe dtioft fe ne corcef» la* mogltere:^ (hitata 'rh'appe ia^Regfoa'la caaneiande U jaonko , fe |ttglta)e. Pehtsi pe mmogbere ; e la^ primma not* tcilm 'nzertaift a iSigUo naafcobi Msi aecorreano ia>Rrelde faro i^aiitra-velejata a lo Regno. d' Anitc«4ciioglio,* lecenzejatofo-da Peau « afsarpa- • je- lo fxerro y ma 'ncapo de ,nove mife fciuu Penta a Uucov 6ce no peatato Nenniilo , cbe . feircero lomnleniirie pe nma Ja Cetateye kvih bo|o lo'Coasu^O'fpedecte. na FeHuca a pofla por'danene'WSfo a k> RtV? ma^cofreno (la Var« ^ ca voiTatica!deMaMiQdra,.Q^mr fe vedde man-* tiata da Ponne., e sbanaataia le ftelle, mo vt6* ciolata 'htemo a- lo maro, . aU'utemb comme voze h> Cielos detto 'literra* a chella marina do- ve Ffcnia era (lata'raecouta'd.% la ccrtnpafTioney ds^ e^jommo,.e cacciata di la- canetate de na fcrnmeoa i e -tuoraro pe def|;raz«a la (lefsa Na{> cia a Uavare le ' rtiUicarelle' de lo ftigliuoio, ca- riofa de fapere li faue 4^ aiiHipy^omm'-^ nna- tiirade le fibmmene vdenuumaie a-lo Pacrone it la^felluca, da dove venefse v-dov' era 'avia- to, e.cbt>Io'manna£se; erlo^parrone deceire r lo vengo da Terra vecde>ie>'bao ad Anto-iciao* glio a urovaie lo Rr^ de'chUlo Paje(e,.pe da.. ;i^Ie na luftem ^,ps Isi^q/p^^ lg(> mwaimato a po. .1 M" 5 fta^ ♦ *74 TRA*tENEMiET, n(- &, che iQ'isM3efiDgaaf'oofr^^cor.la tttegi^ piMi^ /amvfl»pnf|^o. Sensvcd chefio 'Ja jdtha de -Nasr- cia, 'minitaje a-.ieveBV lo patriot, e ^borrac- dacoto fi dtinto atr aecchk h bvaje le Hem- «e da la feurcocciola , e CEinete Ii^'eie «» > cbe ii#a feotttte fiUaba, ciie non ghtetta^ no fotjpiro, ftee da lo medefcmo - flodiaiM aocilittd iiajjo-, che Ivfilefse Ja^fettera ^ AoBefecare ik matio^ « ferlterb <» * h- 'Regiaai avcva figlu^» 00^ Cane <^ttflz»:| «^afpemv3t comnMRittamietito de^belio^ sebe -ie >iie tbve&e ftre ; e ferittaU, % > iej^lljRada., fai • thefe ^a la ibccocciok de ler m^inaro ^' che fcec^to^ e' be- 4tnno io ttenapo accoociato, jette ^rsa. orea*a yigliaie Garbino ^n poppa ved anivataa loRi)^, « datale la. lettera i ifso refpofe , -che fice&no^ &iie alk^raraenteik 'Regtna^che Don 4fejiigih£> •ft manco'm dtaitMua de deffg«flo/o^ellefleecQ- & erana pemiffioiie de io Cklo , eroRiffioda iiene non deve ttietiefe saBietm a Je fielie , e •:^MKiuto lo Patrone, acriva^ 'ncoppa de doje fe- re a io ilifso iuogo de Nwiftck, !a qiKble iktte- le con»prlmiento granne^ e datole boooa^i 'A- rgorftre « toraaje a g^txt a f anmie ievate ; taiMO> cbe air- tttiax) t«do i ^fiacdvo Ai^'^re'* a -^hc- ^ . JOKNATA in, 175 .ftiiie s ^' Nnnccta poftoie mtito « lo coftiale , • froTaje la refpofta; e fattafella lejere , fubeto lece fcrivere P autra fauzaria a^ lo Cooziglio de • Terxft* Verde , zb^ ,' dbc abbrofciafTero fiibbeto fu- beto ia mafnma, e lo %lio. Comme lo Patro^ Be appe padiato lo vino, & partette ; ed am- vat# a Terra- Vtrde , prefentaje la lettera, la < ^oale aper ta 9 b no gran beshi§Uo fra chille^- pie VecchfiBne ; e traicorrenno affaie 'iitiiorno,a ho ]iegO0fo f concrufero 9 cfae lo Ktt fofle de« nntato pazzo » a a&ttoiato, pocca avenoo oa yeriia pe mmogli«e , e na gioja pe aiede , iflb nne. voleva fare porvere pe 11 diente de la mor« te -> pe la qaale cofa foro de parere de pif|ltare la via de nriezo , inanoannone fperta la ^m« Be CO lo.figlb^ clie non fe ne lapefle tnaje ne nsiova 9 lie becchia : e cefsl datole na mano de tomifielle pe caropare la vita > kvaro ia na cft- ) & riale no mf&ro^ da la. Gecate no lantemo- I ne , da lo Marito doje pomelle de h. fpera«t2» I fi>ja i La poveca Penta vedenoofe 4ai^e 1« sfrat* I tp, fi bit non era femmena defonefla, lak ppfh^ ' lente de BanuUo , ne ftudiante &ftidinfo , pigiik- I tcrfe loxetmlo 'mhraccio, lo quale adacquavade latse , e de, lagrttn^ y s' abbiaje a la . vota deLanh r'truvolo, dov'era fegnore ho M:igo , lo qua- vedenno fla bella (boppiara , die firopp&Va li core y ckefla dn fiaceva ccht& gnena £0 II megmme de le braccia , che Briatea ca cisnto inane, voze fentire ivtta &na, la ftoria de ie dde(g«azie , ch^ aveva paflato^ da che to fratt^', pe r e&ie negam lo pafto de cajrne ^ la* vole- * va fate pafto de pifce, Ir a cMUo juorno chf . aveva poofio pede a lo Regno fujo • Lo Nfagor ' fentenntf^tft'aBWiiaro cmito, jeHbje iagr^me fen- M ^ za %f6 TkATTBIRiflfiNTO IT. , lOL cmio f e la coiii|Kiffioi», cbe ttrnfera |ie*le- ■peitoTe dt P arecdne, ibafiMrai 'nTofpirc f^ ll» ^pki^lio dt la yocoL y alP^stono confokmaofai CO bone paiok ,. le dUse : Sta»de bona voefia , %l]a oua, cbe ptfiacefa, cite fia la caut de B*anna , lep^ icjeve 1i pcde co le feppoofe de- la fpeianza, e pperzb noa laflare sbemaie I'lneo «x>^ ca 1» Cielo tiia-iiiiaiche bota le dde%nizie «iiiaiie- a la ftreaameti de le nenie pe flfioee ccUir nuaTCglHiro lo ibcdeflb feJQ: noa dobeu tan addoDca, ch'aje tiovan^ bAamma , e Pa* tie, c t'ajmuragf^o co>io^iaiigo (BTso. La po^ veia Peata- lengnaiaiolo^, difle : Che noa fe- te deva na^ziibba, cbe loXiel* cUova de%iazle-, •^ gruMuaeia- loine, m^ cbe* flonca iotto ki. peanata de> la giazta voara-^io qom porite, e oaiite-;e fehiffD fta bella-'a£m2ia« nna^afiattoim; a dapb mtllt' paiole de cortefie- d» na parte , e de rengraziaiiieate daH' antra , To Mago le dese- no billo^appartaniieiifvi a- !• Palazzo^^ fujo ^ fck. feee coveroarc comrne- oa- figlkr, e? la matiaa appricib fece fpobrecaie no baano , cbe quale- icvoglia perzoaa Mk venota e ccontate a l;a Gorta foia^ia itfgmiats l^aveitia* dato na Oo- ^ax^iar, e-no'feettro^d'oro-y. che^ baiarano eeliiib de« not BttgnoL. B ccorrenno (kk Bova- pr ttoita 1^ Anpopa 9 ¥enn€CO genre- ccbiii de It VrnoGcoie a cchaila Corte- pe goadagnaie fla leocher^, e cbi confavavcb*'aveva,fenrtito *ilootte^tto io- tiempo^deiavitatfoiai^ Q^dapd pe>diato ia Ic-^ feb>. d la l&pone > la giovencii^i e.la fanetate^^ emiffato.pagato CO no calb-cavalkr..Chi dece«. VB. CdL IPiera-ftatta-fatta na 'Jogiafticta'- da no fb*' perior%, cbe noa fe ne poteva i9rettttie:;;tatttai^ ahcLvk hefognaiNTglion^re do.piitoio^aion pe- tir f Yer» vste6are la collera. Uitoft Iamenma,elk' {^ sveva* pQofto tutte le' flbftanzie foje dritno fla I ttaves e tio peqp de viento contrario 1' a^eva j I«vato lo ccBotre , e lo ccnido / N' aiitro'fe dd- ^ leva ch'aveva fpifotuttd I'aane a flarceziarelBt penna, e mmaje ^ ef^hrto d^ ntele na penn»,^ I e fopra tJHto ft dtfpellra , ca- h fiatkbe de la t penna foja ^vevaoo- avoto a^cofsl poca Ventura, I dove le mtnattrie* de-' li calamare eiano tanth j fortanate a lo itiantia. Tva chifto miezo^ toni% to lo Rii de Ternt-vetvlr, e* ttravato- lo beHb I iberuppo a la cafa , fece cofe da Hmie: fcatena« . CO , ed averria> &tto levare^lo* cvnko a^ll Con* zigUere , fi^ non uioftravano t% kttera foja , to ( qoale vifib la- iauzetate de la mano , fece chiao^ mare lo Corriero r « faMole oontare quanto ave» vst 1ai|o pe lo vtaggto , penetraje ca la inogli^- r€ de Mafielto I'aveva iatto fto dammaggio^; , eri. armata fvdxto na galera y jeV^ 'n pensona a , vohella cbiaja,. ettrovata (la femmena ,. co bello xDuodo te cacviate da cuor po^ lo- 'ntotco , e ''ntu fo ca n/i' era ilata caufa la gelofia , vo^e , che devemai(ife ^ooetamj cc<>sV&ctoU.^erare,e nze- •varc tutia, mettennola drinto^ na gfan catafla ^ de* legna sfomate , noe"^ mefe* fuocb^.e comn^e vedde-, chetofeoco co na lengua- roiTa da fq. fe^ s'aveva cannanato cMlaHocgra. iunmena , fece ^ehr # eflfenDo ad auto mare , fconcraje na Nave, che. portava lo Rrb de Pretafecca ; Ity wale dapb raille zeiemonie ,. difle a io Rrb de Tenafoverde-, comme navecava ala vota deLa^. ' l^tniyolo, pe lo baiino fpobrecata da lo Rri « cbiilo Re^no, dove, jeva a tentare la fclortc QMDise a. ochiilo ^cbe Don c^va pe mi^i: «7* TRAarTEHBikiwNfto II. fEutaiui a l6 cch^ adkiofortto' ammo tfomm^: s' ^ ipe cheflb^ t^tpi^ lo Kxh de Tci^ i»-veide , io te paife a ppiede «biap^e, e pox. tafo I che fia , « itove 1' antre mtteftiio li do* Ime a Uooemelle > io^ Je ppeezo mefiuaie a tcommoia • Perzb vc^fll vetiiie co ttico ^ a ffiicimmola 4a ^alaat' aommene , ogn' luio, .cht | hn^e de taay^ , fpartimroo da bnon com^gno ffi a no tKmcch\» la irenoeta. Dt grasBiadiA , lo Ri^ da Preta^ftcca , • datofe la 6de fia -loio , JHteio de coofenra a Llagi»*truvoIo j ad« dove fpootaift 'n tena^ fa prdtentaio 'onanze a lo' Mago , c^ 6ceimole gianse accoglienaa 4»»nm'a' tteftt Gomnaie , le neet fedete voUo a lo Ihyfrrhiao , e le dilfe » che foiSero pe mnul- 4e vote li bn&rm^^namt y e 'ntifo ca vettevano -a la piova dtlVwrnnnenc tiegrecate, vose la« peie lo M/k^ ^uale pfeaio de dotore le f&orf- te fuggeche a h fcirocce dc li .fbfpire • E lo ■Kt\ de Poeta-fecca comtnenzaie a dtccre, Pan- more , cbe pofe a lo fanga f^o , P aaztooe de .feQemeoa 'nnorata cbe ffisce la Sore > to cofode Cane , di^ liTo moftraie -a ferraiela drioto ni cafcia 'mpedata , e ghiettareta a mnaxQ ; de k quale coia da na parte lo fpeiciava la cofinoi- zta de ki prqjflio aitore, da Panrra k> pogne^ . va P affanno de k fore pcrchita $ fla cal to tor- mentava Ja vregojina , da 11^- lo daimo ; da ma: nera , che lutte Ii dolore deil' arme cchib. flna- gofciate a lo 'nfiemo puofte a tio kaoenttcco non fitrriano quintaflen/ia d* a&anne , cooam* a chille, che (enteva lo core, fujo • Scompmo de 'are flo KA f accoosmenzaje P autro • Oim^ ca •^a pysstfAfA lit %J^ ca le ddoglir to(« £9 insallueev de mc^m^'y fmnfeiUccne « #nifi)k , a paragooe de i(o ioio^ 4Ef ah"^ ib fence , pooea ^kelia Penta mano-aid^ ZM y cbe a lo 4boi:o «i^ mai puro^, a dtAnAOvm de lo «orrt mi^ ^ ^^Joloker^cH^ mm Ti>ene jpozzo (fere paoe !ai»- ^o data caffia a 4kmu di^e , mannaiiiiole fore 4e to'flato miot tale die hedeimome aH^g^rv- ti^ d'^^gse guto ,- new £Kcio cemme fotto a lo carceca de tanee pene fion cade V tAtiQ de fla ^ita* S«nttita lo> Man T uao^ a i^aatpa; ca- ^lofcietee-a la pont»^e lo nafo^jca H ono era 4d frato ) e Pafttro }o manto de ftnra , e fttto -ehiamiiiare Ntlfti^eUo to fegliulo , le -diils ; v^ , ^ h^ 41 ^Medea fatagnoce tttjo^4>e to peccerit- to 4^edeite lo Mago ^ e lo patse ^redenco la bo- «a creama ,, e la grazia Befpoimette , cbe 1*^ addemmaaaafle a ta mamflia . Penta da dereto i6 poitiero avemio 'iitUb totto lo negozio, feet* ie forft ,'e eomme cagoola , ch'^efseiinofe fper- Aiita ^ tfova dap6 tanta juorne lo patrone , P abba)a ^ lo Kcca ; cotoUja ia coda ,^e (9, - rmlie '«Li]ti:e %iv 4e adilcgtezzaf : accof^l dsa, xnoc«r. ♦8o TRA3rTlBNiMX«it6 ir. rtaoa a b- Fnne , na a lo MaritBi^. mo tltafitt. dft r affectD dcU* uoo^ mo da^it caxmer d^lV xm^ XxOp abbmcciava mo cbtfta ^-e mo <^tla. od ttaoto giirf)elp , che son fe: pot«ma ^nniageiisfe^ i€ ; h c«Qto 9 ^ fitCevAOo .n« coazt^rto a tern dc parole m^zcy e de (bfpitr 'ntermtte ^ nut fimo patt& a (la mudpca ;. te^ tornafe a li (:»• rizze de io ^linlo , e mo b- Patre ,-. e mo lo Zio a tyKeta. I9 ftcegaevano , e : bafavano*, dkt /e. De it^Nm^ 'nmoccolo > e dsupb che da cheda parte , e. da ^ella fe fece ^t i^, dibe. ,. lo^ Mar ^ cofiqrtire CO fte pparple : hxk sta lo Cielo « qiiaato pamjMiieja fto. core , de • vedeir coazolap* ca la Segnofor Piata, ia quale, pe le bone par- te ftie , mmeieta d' efsere tenuta 'a chiaota dc mana, e pe la qasAe ag^o cfrcato tanta 'oh naftria de: reducere a fto Regno lo Marito, e lo ^ Frate, ,cbea P oiio», e a/I' ancio, mme deist pe fchiavuottolo 'ncateriato ; ma/perck^ l^.oii^ mo fe lega pe le pparole » e Ja Voje pe ie ccorna , e la {irooieba de n' imtxiQ da bene k ftrommieofo^ iodecasmo , cbe ilo ^r^ de Tera^ verde da ftato veramente'da fckiattare , To ve ▼oglio premiere la pacoia , e ^t?b le dong# non fulo la Corooa, e lo Scettjo fprobecaio pe lo banno , ma lo Regno puro^v pocca nonaveop no ni ftiglie, nt- sfettigliei, co bona grazia .vofta 10 voglto pe fig^e adottiv*^ j9a^>ella-coo* chia de Marito, e Mogliieie, e^ mme farrite.ca- . re quapto a le ppopelle deW iiocchle > e jpefclvb noa ce iia cchih cbe - defidierare a lo guito de Penta y meluTe; 11 mpj^nune fotto lo Hioanie { cunnUe , ca nne caceiarra le mmano €ch«u bcA- j le, cbe m^ erano 'a primqna i- la quale cPfa. | fiuta., e. rrefciaia cprnmi^ difsc, lo Afagp, mgi ft Jqrnata III. ttl fe pb dire I' atlegrezza, che fe nnt iece-: fi cnn^ to ca /gotrgolaro de lo priejo,e pwticoIaraQMsn. . te lo Marito , che fttmmaje cchiti fla bona fbr- tuna , che .r autro Regno datofte da K> Mago ; e dapo che jpaflfattero co ffefhi granne na mano de juorne , lo Krt de Preta-iecct fe nne toma* ^e a lo Regno fujo', e ccHilIo de Terra- verde mannato lo parente a lo frate cchiti piccolo Be lo covierno de la ftato rnjo, fe refta)ec»Io • Mago , fcomperanno a ccaiuie de fptfso^ le dde- ut de travagho, e facenno teOcmmoiM a lo Munno , ca Non hn h ddo€e *f ccMf^ % lO L O V I S O . TRATTENEifllENTO HI. De la lomata IIL If^Iinm tHusm da h Wmrt a ns Torre ped* JEC eufere stro/scMo , cm avrua da mwire ft if msim masf^se mmammrra de »• Frencspept €• n* uosso portatoU da «• camo , spertasa h nutro ^ e se tme fuje. Ma 'uedewno P afndnit§ ^nzmrato .voiore la %ita,^ more de crepanttgUa^ 9 to Prenctpe pe U dot are ^ acfide . MeMre Caeca C0if cjfetto gramme cent ova srg tunto , se Dedde 9' t^lia pBtrita de piacere , # de desgusto f de comzoiaziome ^ e d*affamno^ de riso , e de chiamo , ie cii^nev^ de la desgrsk- %la de Pemta y se redevamklo fine ^ elf 4^p9^ fo U travaglie suoje » /- afannavano de vede* rela ^ tame perieple , se conzolavano y cbe fos» se CO ttantQ mmare ssnvata , ^ appe desgmstm de It trademiente ^ cbe se le fecero ^ e se semtette piacere de ta vennetta^ cbe mme soccesse • Frs $an$o Memeca^ la quale steva co lo miccie s la serpentima de cbiaecbiofiare ^ mese matee a ffierre , cossl decenno • Sole fpefle vote foccedere , che quanno creda 1' ommo de foire Hia mala fciagura , tanno la fcontra. Penh deve rommo fapio mettere 'n tnano de lo Cielo tutte V interefle fuoje , e non cercare chirchie de Maghe , e mma&re d' Aftrotache / percb^ «e)Ecaano de prevedere li pe- tf GMii^cimn^e pmdeHte , cai&a ne te trfiiiiecbaif hie bcfleia^le , e cite ^a 1o Verb , 'ftnttte. ' ; Era na vcfta M RA dc FuolTd ftritto , ch^^re- %^ na t>eila fegliola', e defederamio Bipire qoa- 1p fcTorta le f^fle fcritta a lo libro de le flelle, thiammaje totte K Ncgromantc, ARrolacfce, c Zingat^ de chilio Pajeie , H quale Ttnirte a la Corte Riaft , c Mftd , chi le ninee de la. raano, chi le (itigfae de la facce » chi li nieehe de la EerzoiVa de llenza ( che accofi) (e ' chiammavii I FigKa ) ogniiho difTe to j^rere fu}0 . Ma Ift [maggior parte cbncrtife, ca paiT^va pericolo de ^n^noffo maftro fpilarefe la cniaveca maeitra de la vita ; hi qtrafe cofa fentwo lo Rti, voze jet- tatefe *nnante pc non cadere, facenno fravecare na belia Torre , d&vc 'nchMe la Figlia cj^ ddu* dece DannneceHe, t na femti^^a de coviemo ^ ,cbe la feryeflere con ordmt 'lotto peiia de la Vttir',*cl!e fe le porrafle fempre came feirz'Moflo ^ ie^tate iflo tnalc CHianeta . Ed eSenno cit- fwita, Renza comoie ila Luna , trovannofe no fuMfl6a nal fcmeftra^ cteiv'em na cancel bta de 'fierro > psik)^ 'p6 ctheita tone Cecio , frgKo de la R^na deVi^a^Iarrjga , I^ tfttale^iredenho ac- ^coiis) htlltL cofli , pigttaje fc^o de caudb , e l>e- ^detinoft lennere^o faloitos che M fece, e 6re ^ f^GRo' ^ Hfcirbn^^, l^gitai^ - anno , e- fattofe ^ccMh ffiftirtfbi k .^efhra ^ le 4)0%: AcUKo , prota- enrflo i!^ tiSrtte le ^wi^leg|gfe' de la natura ^ ar- -chlfk)-^ time le cbnceffiune de lo Ciclo ; ad- dio, tavola.iineyetfale de tntte li tttole de la 'teHe5Aa-. ' Rehta'J^Wlcftnofe dare fle llaude , fe " fcce pe U vtegogHia cchiti bclk ,;c rrefennenno l^rta a W fJWfe "de" in. Hon bolenoor efl^e fenta.de cortefia- d^ Ctog^ , relpofcj fm^he jo t^oao-Veaiitpv o dd|ieti2» de lo compaiureco delle grazie ; o* magazzeao de le mercanzie de la vertii « o doana de le trafe* clie d' Ammore • Ma: Cecio leprecaje : Comcm iU 'ncbiafo drinto na torrf Id Cartiello de le librze de Capxnto. Comme ft^ coiisi^ carcerata la prefonia deir arrne ; comme Ai diinta a fi canceFIa de iierro do pammo d' ore : e (tecenno* le Renza lo fartq comme padava , Cecio le de- cetre, che kTo era Figlio oe Remna, ma vaA <o de la bellezza foja* e che u fe &ffe con- tentata.d^afufErennella a lo Regno fujo , P averria poda Corona 'a capo* Reaza y che eflen- no pigtiata de 'nchiuficcio drinto a quattro mo- ra , non bedeva T ora de fdaariare la vita , az- zetajV lo partito> e difse; fhe bttk tomato la [matina, (pipQa.rafba.cbianzm^ pe tefleinmo- nle I'aiicielle de la inagTiata ^^ che I'ha &uoP aurora , ca fe ne i^urriatio sbighate 'nfieaame i e tnrato no v^o da CQpjpa la leneSra fe ne tra* (ette, e .lo.Prenccpe fe reteraje a I'aliMgia* mieneofujo. Fa chifto mieao^ Renza Iteva penfaaQo Jo. moodo de peterefenne iffilare,egab- Mre If Ddammecelle , eaamio no cierto Csam .corzo, che.rt^neva Iq Rrb fni guaidia de Ul Torre, trafette drinto de la ,^inmera. ifoja iCO no graooe nofso nia(h> 'nv^cca, e meotre ie Ip (ofecava (bttfi a I9 lietto,. Reaza vafdata b ca- po vedde lo fatte-fefla^ e pacennoIe^cIie.lafoF- tdna lo mannaffe pe It befoogne iuoje , caaia- to lo Cane fbre> fe pigUajerr uofib , e dato a , rrentennere a le DdatpipeceHe » ca la dokfa la . capo , e peryb la , laffaffero ^^rxfiqflxxce fenza da- rele JafticUD^omellaije la, l^rp.,.^ femcfecoft' .^ iioflt -* JOf^NATiT III. ' ' iffs* ^ isthffo si faticare a ghiornate ,, e fcatrfonlanno'*ftf ' preta def 1o muro ^ tanto fece', che la fcavajd y ' e sfrkvecajc dejmanera, c!ie'*iKe poteva paflare*; ^ feh^ traraglioi e ftraccfeto no paro de lenzoiat' f ^ e fattotie no 'ntorciglio comme na corda,qnan- * -' »0 fe Itii'aje la tela delP ombre da la fcena d€ "; lo Cielo pe fclre- P Aurora a ffare lo Profaco ' de- fc Tragedm de k Notte ; fentenno fifcare a ^ Cecio > attaccato le Ca^ de* le llenzola a no * ftaataro, fc 4a(feje calare a la via de ▼afcio , ' iibbraccfata . da Cecjo , e poftola ncoppa ho ■'* ciuccio CO no trappito > s* abbiaje a la vota de Ji Vigna-lar^ .t:lVfe arrivate la fera a no cierto * lnoco cTiiaitirtato Vifo, H4 ttcyraro no belKfli- ' lifio Pialarzo , dove Cecio mefe lo tetmene a fta »* beUa maiffarh pe flSgnale de lapofleflione amo- ' rofa : n^a percn% la'fortuna ha lempre pe bizio * ^ goallare lo ffita^ y de fconcecare H jttoche , ^ ^ Yie dare de nifo a tutie li buone. fbnnamiente i dc ii 'linanimbrare , a le mmeglio de fi fpaffe f lloroj'icte arriyare flo Corrlere co na fettera de la wamiBa de^ Cdeto , pf la quale Icrtveya , che ft tkn corjtvst a la ihedefema pedata a be-* 4trt{sL i no 1* airema trovata viva , perchi tirava 'n pizzo d* aitevare a lo nimmo , c . buffo de 1* artabeto vitale.. Cecio a fla^mala nova, difse a Rrenza ; core mid , lb negozio ^ de mporrolam wa , c Mefogha con^re'le ppoftt pe iaVrivare i ttjempo ; perb trattieriete cinco , o feje joom^ ^ do Palazzo, ca-torno, o marmo riibeto;a pt^ gliarete. Sentirto Renza R'amara nbva, sbot^- tanno a chiagnere, le rcfpofe : O negrecata la Sciorte mia, « comme priefto i ccalata la' feci ciaa.layotte (fe lignft^ miejel comm'^ bafcia- '% a ia fonnftri^ia le pignat^dtli fpatse ! corri!i m'fc ^$4 TuAT'raiasMTSH'ro IIL m^k atfhaso « la renmufaglia lo fpoitfaae dm K cpoticDtr mieje ? fcvra ipe , ca fe nne vajBBQ M Paccpa abafciQ Ic fperanze ; mine lefceiio a prenna u defigne , c s% lefoJota 'o fonuiio c^o^* sfimone mtat am)eiia aggio Hizeccato a le Uavxa fla £w2a rtale , die m' k 'ntonato k> iiUK>rzo | ^pcna aggio pofto lo mds» a fla femaaa dt doceTza , cbe mm* \ iitrovohto la gufio^: ^p*- fia aggio vifio fpontare Ip Sole , che pozzo du cere iMna notte ^o (lagtiariccio : chefie ed aiitve •arole fcevano da ll'arclie torchifche de clieilf Ilavra a fpeiciace T arma de Cecio, avanao ifso le difse : Sta zkto t o belb palo de. la vita mia; o chiara laaterna de IPnoocoie ; o jacuHai con- fortativo de fto core , qi hxui§^io de pri^^o retuomo, e no ponuno fiure ixttgUa.de loota* nanza , ch'io mm'mafsa ao psumo da Isa beL la perzona ; non fonl fiire la frrza da lo tienK po, chMo faccia faiitaze la mammona toja da (la catarozzola; qoietate , repofa fto xellevrillA afclttca IVipocchie , e ttif neme 'jicote • Cofsl de* cennp , b ineie a CcavaHo ^ e coffimta^je 4 galoppare verzo lo Regno • Renza , che ib ved* pe cBiantata comnf a ccetmio ». s'abbiaje . lett^ mano pe le ppedate 4e Cecio , e fpaftorato no Cavallo y che ttovaje a pafcere. 'n mtezo a no prato, fe mefe a tonere pe la via de C^to -; e troranno pe I^ ftrata no goarzone de no Ro- mito, feefe da Cavallo ^ e datole li vt&t» im^ je , cV erano mtte goarniite d? oro , ft fepe d2|. re lo facco, e la catda, che ponava , e pno- ftofelo 'ncuollo , e centafe co chella fiina , che ccegneva II' arme eo lo lasExo d' ammorc , t ccornaie a ccravaccare, daaoo detarca^e a lo C4valip I taoto^cbt *Af9€0 tmnpo acrirajeCc- JOltNATA III. tjf do, e le Sxkt ben-trovato^. Gentilommo mio, e Cecio le itlpofe ; beD-venuto , Patrecteilot^ miOi d» dovf (e vene, t dow ice abbiato^ f' Renza refpofc; Vengo a 4 p^tfy sddove umpre 'n eitimta • S$ac^ ftM Dmna^ e ddice^ o iHMnaf viso^^ O0A chi me i* bm leiMto da U canto } Seiittito chefto CeciQ , cUfse % chiilo.,. cIk fe Ciedeva no gmgtioM • O bdlo Giovane' mio , * e quanto m' )t cam la compagnia toja ; perzb famine no piaccre ( e (Agitate le tnfole meje ) non me te pattire maje da lo fcianco, edavo- ta 'nvoea vamtne repetenno (li vierze » ca mme isUeche propio lo coie • Coisl co lo ventagUo de le chiacchiare vemoltaanofe pe lo cando de lo cammino , arrivato a Vignaflarga , dove tro- varo cfae la Regina avenno 'nzotato a Cecio , CO (la ra{a 1* aveva mannato a cchiamtnare \ e ^^ la 'Mogliere Aeva air ordene afpettannolo 9 dove arrivato che iii Ctcio, pregaje la Maxn<« iha z, ttcfhere a la cafa, e a ttrattare comme a no frattello fujo flo f gUuot^, che T aveva ac- Gompagnato.-*e rcmmala contenta la Mamma , lor fece fiare-fempre a ccanto ad ifso, e mma- gniare a ttavola foja co la Zita/. Conzidera mb, che core faceva la negta Renza , e li nnegliot*/ teva nocevommeca : co ttmto ichefto , de vota *a voca le{»ecava U vierze, che piacevane tanto a Gecio ; ma levato la tavola , e rriciratofe li Zite a so retretto pe parlare da Aib a fulo ; aveano campo Renza de sfocare fola lapailion^ de lo core, trasnta drinto a n'uorio , ch' era 'nchiaiio de la fala, e rritisatafe fotto a no- Cievozo , cofsl commenzaje a gualiarefe . Oim- XfA ! Cecio crodelf , cheiU ^ Pa mmilie gra. ^88 Trattbhemiekto Ilf. zk de i'^ammore', che te potto ? cheAa b U mn Rierzi de to bene che te vogllo? chiilo i To veveraggio, che mme lAereto de P ^fkztUy ne , che te moftro « Eccote chiantato patremo^ lafsata ta Cafa , fcarpifatd lo no6re , e Ie promcfse calatse a la feccia^ lo ppane de ki bont^ pigliafse de mxfk ? Bcdlo tratto d'oai- mo da bene : belle prove de perv^oaa *nnorau , bdio termsne dc FigHo de Kvlf coffiareme » JORNATik in. 68^ *mpapocchiareme , e *nfavorraremr, < fecetino. me la cappa: larga , pe ffareme trovare cmta lo idppone , proirfettereme niare y t •nitnunte , pe fctiiaffareme drinto "a no feuro fiioflb, fare- xne le ffaccc lavate , perch^ to mme" trovalTe to ' cav^ nigro . O ptDmefle de viento^ o paroled^ vrenna^ o juraroiente de meuza zofFritta : ecco- ' te ditto quatto *nnante, che fdffe 'nfacc^o , cccci- te ciento miglla da raffo , mentre io mme cre- deva effete arrivat' a ccafa de B^one : ben fe pare , ca parole de fera, lo viento le mmetia * Oirnm^ dove penzava eflere carne v ed ogne co flo crodele , farraggio cod' iffo comme cane , « gatte ; dove name ^mmagenaira d* eflere chillet^ c cocchiara cb ffo cane perro, iarraggio tod*i(- fo comme eervone, e rruofpPy pefehi nonpbrrag- ' fiio fofl&tre ^ ch' autro ico no cinquantackico St bona ibnima nnae leva de mano la primera paffantt de le fp^anze mere; m>n porragio fop- portare ych$ mme fia data no fcj^iacco matto ; O Ren'i;a mite «ibblafa, va te. (ida, va te *ax^ Eena de parole 4' uomniene fenza legge , fenzai le, negnr<^^ ^* ^^^ 'mmefea, trifta cbi ft 'nee attacc«> sbentnrata cbi fe corca a lo liet- to latgo t che te ibleno &re • Ma non te corah \ te , lo &;e,ca c^i gabba pecceriile , fi la moi^ ' ie de I.i GriUe .' tu faje ^ ca a la banca: dd to Cielo non- ce fo Satvain marranchine , cbft mhrodiaob le ccarie; e qtianno manco te cride, Tenerta la ibrnata toja, aveni^ iatto do juoco it mano a chi t'ha ilata fe fte& 'n credenza , pe rreccvete (la mala sfkztone ^ncontaate • Nb, lK>n me n'addono ca conto la ragione a lo tt€»» to , fofpiro 'nvacante , fafpiro n pierdeto , '0 want lameoto, ma fola« itta Ik kii titxm ti V >if(0 TRATTEKEMItNTO Ul^ euate co la Zita , e rrompe la taglia ; ed lo &c^ cio li cimte ca la morte, e pago lo debcto a la NaHiiar KTo iTarr^ a fio lietto janco y e aA iornfo. de colata ,- io dinto na Tcora vara , e &• tente d'accife: liTo joquard a fcarreca la vofr te CO ohella bom afi:iortata de la^ita' » ed it ^rraggio a. ccompagno mio feruto (o ; fchixt lanBome no fpruoccolo afypontuto a 11 Bel&tCi pe daic 'ipmafto a la ^ta : e dapb cbeffe ,' ei ^utre pparole de xrepanti^ia, efletmo ^raaiajc jr orfi de ^menare li diente , iu chiammata a k tavola, dove li ^ngrattenate., e K fpezzare V ^raito ATWKCo , e ttutomagHo ; avenno aotto ^ capo , che J)Qgtia de inaz2ea«re ,, autro le jc« va pe lo Aommago , chb^appetito de ^hiere ]o Oommaco^s caiita^ cbe bedennola Cecio aeoo^ Senzofa ,.fd appagliarUta , h diffet Cfae bd tre j che non faje nnore .a Ae bevame ; cbe d'afe, a che ppj^oze ? comme te iieiite^ Non me ;ferita njeDie bona^ refpofe. Aeaza, m fsaecio 'fi ^ 'ndegeilione , .o v^rriceoe . Faje bttOtM» a ppePi ideie no. paflo , kprecaje •Cecb ^ ca la dicta i jo cehiii ottemo tabatco d*" ogne aiinale j ma fi ;t' abbfrfogna jb Miedeco .^ mannammo a chiamt mare. no Dottore d^ aurina^ rfa^a ia facce folo, itmsL loQfsare io pu;eo , canofce ie 'nfermetate ^^ l^te* Non k mmale de rezetfe , fefpo- -4e Renaa , ca nefciutio fa ^ guaje de ia jMgna*. la, ii no la cocdilaNi. Ji^fce . siaraiento.^ k ccfaioechft de la Ztta, tf^ntocht k^D& e i^eW) e a 111 fittesbottafiDO diile vmca^ ^vitt^rntto lo tafioiariiO CO Ch ianeo vijfd : <^ iti^gea mufica ^ tfaefla? Qirnuije ^ tmnmix dt ncsfentem a d^utarela tanto : vaAa no poco : pb Exr» lo muitno>^ e eke P avite pigliato a (cA ^ «ap^ a Uebiecace fdoipre na ileiTa cefa > lo ■naie credeva oDrcarcmie^Go ttico pe (entire mi^ fkcB df Wtsemmiente^ « ooci trivoie de voce i- e bi fe^ir aie. pigliata menotellft a ttoccare Hmmt pio tado, die grazia noa ae fia x;chiti • Manfo mto , e ti» caglta.ea (]#t«> d' aglW , e kilace ar« 2|4iiaie no pofO. Stk zUto , M^ffiere isia , pofo Cecio i ea m# ronapSmpio lo ttio de lo l^ariare : e ncpkl 'deefnno, le dtioe no. vafo .«s^ / cofel thfttt oIm fe ientie no rrngMo'^lo fcbiailo; ' tanto cht la rernmofe de le lavfa lloio fii truo- ,iio a lo pietto de &eiiza, la quale appe tant^ I dolore^ che curze tutce le ipurete a dace foccui^ ; ao a lo coee^^ fececo eomm' a echiUo , lo ffi^ I percbio rompe lo pignato , e lo copierclito x I pocca fu ttak , e Kamo lo coneurzo de lo Cua^ g0, che areata U^-flefe li piede • Cecio comn^ a^pe fatto quattre gnuognple a la Zita , cbianir isaie fottp voce Renza , clie 1' scv^e^ replrecaco ckelie pparoU, die le piacevano tanto, manoa I {entmaoie fefpomiere comme voleva, tornaje a ! Mgarela, che le- deTse 60 jpqco de ^ufto , ma I Yooenno y che non fbceva manco na parola ^ I aMZjmnoie chia«io chiano , la tiraje pe no vrao* j cio ; e mtnanco tefponoemiay If meie matio . a I k» facce , ed a lo ttoccare de io nafo rriddofcid* dp^ TftilTTENfilOEKT9 IIL do, s'addonajt, cit'cn flataco lo fiMica del calore nanmk de -cUHo cvoifo • Fe Ik qoa) fisGi Aa^omno e attvmtto fecc vemre caomb t ibopiccto Ren^ , la canafccttt a no bello nie g», ch* avcva 'n mkzo a lo pietta , cd anm no li ftrille eommenzaie a ddicere: Che 'faUCf • nisfo Cecio ? che t^^ (bcde&o Afc n taia»i dK (pettaeoio tc da 'nntnze aH* ooochie f 6i twuxk V iuL dato '^scoppa a le ^onte f « fdore mio^ chi tMia coguvto ? o locerna wk , chi t' ha flotata'? o pignato de li jnfte d* ai» nioit, coBime fi fcinco pe SoolJ Chi t'hadcf' foparo , o bella caCi dc te coateRttzze m^ I cht t'ba ftfaeciaco, o caita ^anca de li pUdu ■wje ? cht V ha mam^tto a Ainao, o bella u ve de li fpalse de ciiifio Qore ? o bene mio ^ ch a lo cchtadcre de U belF a^ophiit b fiallata b poteea de.le belltzze : hannd" levato mano k flacenne de la gtazia ; •ed % ghinta a bomce «( fa a lo p(mte A«miore . A lo ppartine de b beU^arma y k pperdiita la ftmmeaca de 4e U* Je, s^^ faaflata ia (lamps de le eciaociofe , m le tiova .cefiih la vofciola pe lo nuaam de k ddo€ezze aaiofofe • O danno fenza ropaio ^ o ftl^ vevio fenza /comparazioae , o roina fimta mdtt* u « Va fltrate to t^ocio , raamma ^a , e*aji lafto na bella ptfova a {kafbcareme ^ perc^^ io perdefse fto bello trefero ? che ftnaggio , ami' cato , ^nzena^lio de piacere , QiSe^ de coblSb' xiofle , Jeggiero de gnfto, ^otie de s&aioae , sbrifcio de fpafso , icrefpato de conteoco i noo ^edere , vita mta , che bc^lla fenza te leflaie pa ftiintnolo a lo xnnnno, ca te vogUo fece- * i>t|Ua» nd afsedio dovoaca va^ , e a fef^S^^ de le ga^ de mofte^vflct ^ottjongnec. immo *nGetnmt i e & t* ftveva pigiiAto a com^ f^nat d* affitto a to lietn> ttAo^, te farnagtoca- atario a la febetota »'e no ftf&a fpetaffid coa» artSl ta defgrazia ^ tacte daje « Co^. cl^enao^ laze de mana a na cbinovo , a fa fi(^ na cina confortativa fotto la zizza mancina , pe la qua. :e fpUaie cq no corzo la ¥ita^ lafsafino la Zita fredda , e ghiekta , che cavime potte fciQglieira \a Idngna y, a fcapalare k voce , cbtammaje iM^ Regina y la quate corze a lo rommore co ttnP- ea la Cdrte » e biftt lo ntgro focciefso de le^ figlto, e de Renza, e fsentuto la caufa de flo fracafso ^'non ce la6aje zeruobi fana a la catair tpTLOla , e sbattenno comme a bpefce fefe da^ 1* acQua , chrammaje crodele le (wlte^ch' aveva* no cnittoppeto a la cafa io% taota defgraalfr ^ a ^nmardecenno- k fcura vtccKie^ea , che Pave- va ftipato a ttanta roine , e cfopb btto na^ fftaane firillatorio ^ stMretorio^, fetgliafiorio ^^ r i&iabaccorio, ficenno fchiaf&re ttKte daje' diiiw to iia fofsa, nee feee fcrivere tutta Pammata ftorla.^dr le ifenane lloro, ne Id' qfoale tiempo ' ^nce vanne arrivamio To Rr^^ Patie de Renza ;, lo quale ientio pe lo mtuuio cercanno la Fk I ^ta , cbe fe n^ era fojuta , fcontraje lo guanEOi^ tie de lo RomitO", che ghieva vennenno li va^ fttta ftioje , e fe difse lo bxto^ comme fecoteja*^ va : lo Prencepe de Vigna-rarga jonze a ttiemi E> , ch' avenno MMtuto le f]piche deir a(iQe oje , le bplevafio ^nfofsare ; e bedeonola , e ^ ccatx>fcenno]a , e chiagnennola , e fsofpiranno- ' la , jaftemmare 1* nofso niafto , cli' aveva ^ ! grafsato la xneaeftra de le rrofev-che avennot^-^ , N J tro» «94 THATTETNEMinitiO III. tmvM> a la GamDiim de la fi^ufc , c n Bofcmtalo pt ftnmnnknto de .ihi mboho ioi p0 , avevsi vtrificam flo dditte 'n g f tiicre ,- ; we in %r/te fo trito sqs^"* ^ cfaille fii^ie Bttncbc , K qnak difsero , cbe pe ir* «o6o Ito , avevi da moxiie , indttmmt C# fUMsmo to mfsJiPPto V9 ventre ' ■ Ttasc fc U sfac€MZ^ de Im fart^n SA. S A P I A L ICC A RD A TRATTENEMIENTO IV.. ; De la JorRata IIL : t!^Apia €0 lo 'ngiegno sujo ^ essennc^ loht0n$ /• j3 Patre , se mantene ^nnorata co ttutto ./• male Mempio de U ssore. Burta U >nnammo^ rato , e previsto lo pericolo^, chcpassMva , re- par J a fo danno ; ed all' autmo^ lo figho i» l^ Jir^ se la pigUa pe Trmoghere . 5*^ ^ntrovolafe tutto lo. gusffi de h cuntepas-r sate a lo caso mjserabele d^ sti poven 'nnam^ . moratey e.se stette pe no ht4ono pfezzo j comme nee fosse nata la figlia femmenav la quaUco^ sa iedenno lo Rre , disse a Tolla , ch' auessr 0Qntato qnarcosa de gusto , pe ttemperare P aj-^ frezzione de la morte de Reni^a^ e de Cecto^ Ijt ^uale recevuf lo ^ommanhamtento' se *^- . S4ife correre de la maners , ctr fsecota ♦ LO baono fotfzia de irommo V na 6rav* lantetna pe la notte de li ttava^ie de lo mtiiino , CO la quale ie fautano fiiofee fenza pe- sicolo, e fe fcorreno male pafse fenza paura , ' perzb i mmeglio alsaje a?ere finflo, dw ttos^ nife, ca chWe vanna, e beneno, c chilio te to tniove a tutte btfuogHr, de la quafe; cola ve- darrite na granne fperienza nne la per2Dna- m Sapia Liccarda , che ca la trammomtana- fecuM de lo jodtzio , fcennb da no guorfo granne , ft fWttce a flecuro puorto. _ » 4 xj»^ Era Ma vota no Mercante ricco ricco , cluft* nato Mattone, che aveva tit belle 6glie , Bef> la, CeQ;£oiIa, e Sapia Liccarda ; lo quafe aven- ao da ire fora pe ccerte mmercanzie , e ccano- icenno le ffiglie cchlh granae pe Ccavalle&e fe- Beilrere , le nchiovaje tutte le ffeiieftre , e Ha(^ laiHiole n^aniello ped'uno co ccerte pprete, che deventavano tntte macchie , chi (i le portaya *n dito , face'^a tritle vregogne , fe partette • B/b fion accofsi ppriefto fo aliontanato da VUla- aperra, ( cbie cofsl it chiammava chella Ttr* ra ) che accommenzaro a fcaiiare le fftn commenzajio ad azzeanrartfe coll'uocchie; da li zinne vennero a li vafamane, da li vafamane a le pparole, da U pparoie a 1^ prommefse , d» le pftnamefse a li fatte, tanto che na fera, quanno 1q. Sole pe son competere co la notte^feretira co le ^ntia^ te foje ; fcalaro ttitte tre la cafa de (le Ssore , « nfemmediatefe li duje Fratielle .granoe co k Ssore cchiii granne,' voienno Tore dare de ma- no a Sapia Liccarda , efsa sfojecre cotntn'anguiU J4 a na Cammara, pontelianBofe de mai^era ^ che non itt poHibele a ^ele aprire, tanto che lo fcuro pecceriilo conraie- U muorie a li Fm* te : e mmentre li duje carrecavano U facche de 1# JOltWA^TA lit / '^7 16 moKno y. kso tawtte la ani{a.r Ma venentu^ dell^ Arba fonanp tmt% a Ccav^Io-, Mrohl w mectanO' 'n> fella i'ore dt lo^iitorno , feanc jct« \wx9 chtllt mtte alKegie d^ k s&zioiift. tecevq. ta y « chiilo atttro (conn^lafo pt la. mataiiotte ^jpa&ata ; e. Ife ddoie foce fcettero fobcto pre&e ^ xmi (tt mmak prtbez^ pe .Ifeco, tainie nee ne clifse la. Sapia^ Liocatda , che noQ: tanto che le abbottinraod de juomo 'n jaorna^ ^jnamo. efla , sbottava d'-ofa* n\ora ,'Concrodeiin(viempre» c^ , dMlU pansSa^ de^ tamanira aveva da portara a llore gMenSf'-e rimoa; e che^ eomme- tprqava da» fota lo Pacfie »■ fe lamaiio vUte belle pecore abbatlare : ma cf^eeano tiittavia lo defedderto de TiKe, pa«re pe la bellezza de Sapia Ucaoh diu, pam perck^^ la pamva de reftare^tontatOi 9 ccorriv^, ft. cDnzerraje ca le Sso» graane de fiuala^ caden^ ^ la maftrilb' qaanna. maoce $' avefA ptDzatOi ehe I'averriano arredottaa ght* ralo a tray^e fi'drinto lacaia foja. Accof»l n^ )ttafiio chiatnlaata Sapta , W difTeto : Sore mia^ lo. fiuto- , &tta i : fi H cMzigtia fe. pagaflero « ^ Q- ^ofiarriaaO'echiil* ccai« >.o fsdrrtano cchiii lU- mate; fi aujc te 'iJitennevaoMh fanamenta , noil avarriamo ammoiciato la^noore de ili cafii^ ii% ^ngro&to lo ventre y.oone. ta vide^ma- cte itmmedio nc' i » 4o' eortiello i atrtvato pe fi a k maiieca, le ccofe .fo~ pafla'te troppo 'ntianzei % iatto lo becoo a Poca^; per& noa ce. potkn- mo 'inm^eaaie, che la.calera- toja&ccU fcaf« £os>a, e 'nee TO^Ua vedere. fer^v^e fto munna; e fi. non pa nnaje , a lo maiica pe fte cceejatu* ie, cfae.avtfDino a lo ventra,.te moverraje a- ^SQmj^oat de.lo>^fiata oiioftro.. Sa lo CTclot' N J, re- »9' THATTBNEMtETITO TVl tefpofe Sapia liccarda , (|iHuito mme chiagvel core de ft' Airom , A* avite fatto , penzaanv j la vregogna tHWfente , ed a la daimo , the t afpettate , qoantio tornanno Pattraio , o tiof- !ril fto mancainiento a la calk foia ; e y^aifc sio dito de la ifiano» e timt fbfk (occUfBb III negozio; ma pocca lo Diefcace }M^ cmam^ Vedite'y cht poizp fare; pore ^k^ net tfia PoM'i It mio : ca to fango non fr pb £m lafte tt» te, e all^ntetno deH'titeno Hiinv tfax Ir eamc^ t la pietate de io^ cafe .vnoftra ire ttllecca , che metterda la vita ftefla pe rvemmediatie aih 6no » Pa^rlato ch^appe Sapta > refpt^kto le Sto- re : con defederammo aatro fegmle de V aftc- ' ^ione toja y fi no cbe nc* siMaae no popo de )>ane de cfaello cfie mmagtla lo Rftf ; petch% ooe j)i' i bennto no tale sfirfo ^ die fi fion ce cat- \ciammo fld de^derlo , ^ ppettcob die nzfam 5iuarche ppanella 'iteponta lo nafo d^ li Neni3- e , perz5 ft fi criile/aBa, ctaje nunattno de not* ^e fan€e fto piaceiv, eie te cafartmtnd pe cbet ia feneftra isl dove fagtiettcro ' U iiglie de lo RA , che te Veftarrhnmo da pez«ente , e non Ikrraje conofctuta* Sapta Liccatda comp^jfnone- vole pe cchelle ppovere criatme , paonofe no veffito tntto cenciolirfo , e no pettene ^ Koo armacnollo > quanno lo Sole siixxz trofeje de lu- ce pe la vittoria gnadagnata tontra h itottt , jcze a lo Palazzo de lo Rri cercanoo no poco- xillo de ^ne; e mmeiftre avutar U kmmofena voleva fcircfenne .^Tore , che ffeva to la mafi* cia pe r appontamiento , fubBeto la canofcette ^ ma volenhofe dare de ttixho , e(fk tutta a no tiempo yotatofe de fchena le fcce dare de ma« 'no ixcoppa' a lo pettene , che fe fafcagnaje de iKma nnHMii , ^ma lehe -iin^ Aftte «• nano d« • Avui^ lo ppane le Ssore, nia cttTcitita k fiwnme a lepovso T^e » fe tothatwro ^g»9ii« : ft^fiiTO , e &a dule autre jnorne torji^ro iej^re* nie a fnire lo ftiptxiolo^ a. S^|)a , ca r era veno. to gelta de dofe pera,de io giafdiiio deJoRr^, « Ja fctiFii Soce pubftofe n^autra veAito deffe. rente ^ )ett» a lo giardiixb Rialev dove trovda . to Rr^ , lo qvate fobeta allosnaje I& pezzent^ - e 'nrifo ca cercava le ppeta , voze de perzona ^ iagibe neoppa a n^arvela , e timto lioL tnano p«a nziRp a Sapia ^ quanno iffc^ voze fcennete Sddarele de maiio ,. cif^ levaje la fisala la£- (inolo mpiei^lo a gridarr a le Gciaole , ci|e a n' artivava IcafuariBente no Giardenfcro a cco» gliere doje lattuche nconaccbiate , che I'ajmajl a fc&antti , tflb nee fleva tutta la notte > pe U arzl n' eca ilata di|^i» deart < itt lazaa, a la i^etcaie che ie fae 'ncoMa a lo Secto > de^e 4c catanizaola a la pceta de t^ k maneia » che fe fisce oe graoOb vmognoio • Fxa fla dcppa toraaje k Meicanu da £m« , fc qmk vifio 1' anejla de la. Sigtie > e ttimao* aa diUle de k d^ja ccbiti f^aaoa tiMa mac- dttaae « fece cofe 'auoaidette , e ^^ vplava cbc& fsrariiiana a ffiena, $ ttonaeniai:e,e'mfiiazxia> le tatta ae fcofmre la &tfo ^ qaviaa li FigUe ^ lo RfV k crrcam k Figlk pe avnoeUeic , lo ^nalfr oan f^pe, eke l*esa' f^cckflfo, a k Uneva dellegma. AH' itfieqsQ ntifa la acgozk l^ffato (ra Uoro » e de li Figlk aviite , se teaae ielict de la txMia fcieine , e s^appantaie la feca de tare le noozze. Sapta».che fe meoava k naaa pe lo ftoiniiiaGO« e isapeva iL ficane to te a Ttore > fi b^ fe ^ek tercara qo tunt^ fiaiizia , tattavota fe \nra4f enak > ca ogn^ er?a aon ^ aaieiua^ e ca non era fenza ptk looiaii- to » pa ia quale co& fece foheto na belta fk- tota de paila de zuccara, e poftok drklo oa granne fportone, la.poperze co cckrte teftite^ • fattofe la fera balle y a f&fle , e()a tiavatafr cei:ia kofa, ca I' era pigliato m^ Topciflkato de )»re, fe nne jeae *n primma de tiute a lo liec* tO^ dove fattofe porure k fporu co kufa de m ■ nmiMtdbf e €eoreata to flaiola dH«t«^ le Hm« B ml^y. effa-fe- mcfe dereto la fpa:(m«r» afpetta^ \M x»l-efeto dt lo negozioi; ma tfnuta Pora ^l b clic. B Zite fe vo«ero corcare , Tore^rrivato a li lolietto faj©', e cwdeiKioiB., ch« ncc fofsc Sa» !,» pia ceicata., te dec«ttiB r Mo mine p^ariaj* , «atra< pw»r B difaofte,j^che mm'aie dato; mo i?«derraj« qoaam 'mporta no GriUo a compete* x» CQ h^ Alifaote : mo. foontacd «aa tutte , • t^ vi>g}io albeordara 1» petteofi de ia Iliiio ,. b feala. levata daH^arvdio , c tutte I'kutte d«fpie|i; p te , che mm^aje fitto ; c cofsi decerino , cacciatt^ ,j tto-miano a no pogaale, la fpercia^ da banw ^. a^ banna , e non contentp dc chefto, difef anco- r»; mo mme ne vogtio zocate jporzl lo iango; Fevato to< pagnak de pietta a. la. ftatola ^ t Uec^ f caloio,feijtette fo ddjolcee racMore dt k) rifhiiiv jj ' fco» elie t'^ammorbava , pe la? mafe cofa pen^ 1 toto d^ avere sficeagliato na Giovsne ^ accofs!^ 2 'lizoccarata, t adcbrofa^ commfniaie a gualia- p • fife: de la fiiria foja, decenna parole de- fteanc- I tire ie ppiete ; chtammanno-dr fele lo core , dl» ( tuofseco t^ fieno , ch' avevano potuto afTednere na CO& acco6) dlfoce^ e ^fsoave^ e dapb. liion^ I j she lammiente , fattoft tiod^e pe ca{)ezza da lar. derp«azibnr, auzaje h netano oo I9 flt&a' pi»* gnai^ pe sbenn^narefe ; ma 9«»a fii liefta a tkk^ da doy^t fteva, te^ettnofe ia maniC»^ e de^ cennole ^ ferma Tore , vafcta fle mmano, ecco» no piesza de cttella , die chiagne ^ y«>me fa^ na ,, e btVa pe M^fete- vivo», e: berde , nt mmf teniae pe zerron^^ e cciioieto de montone , # I' aggio ^fttaziato , c fiatto ^narche defpiacere ^, ch* e. ftata folamente; pc fbu fperienza > e fcati-^ * \ g0« TRAir9rsfltMs:NT0 IV. ' ifaglto de h eMbiu , « de !» Me tbia , ft' ate. ma *ngMit» i* aveva pooflo no' opefs pe arren- aiediafe a h flbrie^de no cafe iaegntm y e per- 1^ It cercavfli perdooapza de qoaiico arm pa&a- to • Lo Ztto abbncciannola. co granne amma^ K ) se la iJBce corcarc af catitoy facenno pace> c lapennole dapb tante tisMragite cchiti ddoce lo gaflo ^ fUmmaie afsai ccbiil la poco retira- aiiento de la mogfiere , che la tanta proa* trzza it le Ceaiaate) perchV (tomdo difse cfail* to Pocu-^ ^ •* 10 M i; ,L O '» C A R A^F ONE •Lo Sorede, e fe-Grilfif. • TRATTENEMIENTO V. , , . De U Jonuu lit . . vA 1 tt9 ,a ffan' mtrc^tvzia to emm^ Jac^t&Js V9t0^^ t Mt$t9 ip-iatf accsttm mo m Sareee , ^na no Semafi/m'^ -o n^ no Grilloyt taccUu^ fe ceinro tUt lo^ P^ttf ^ mrrua^ dome sanstn^ f9 mmnzo de st* ^mmalc lit Figlia d^ no j^^ * Mofib vmrie me^hsse^ /r dei$oma Mmit0, Lsttdar^ mssap^ ior Ptemop* , ^ tm SthiavM ^ jh fodizh de S^fia-UccArdaiii^ oismje cchih * Ismdato Toltn^ cJ» m&fVM Mpm$o accossI buo- no pfofmtt'Sio^fiitto^ ckf p^rw ^d ogne tmo de mc^ es9$ft proseme ; # ferct^ seeotmnno /' or dene de la lma^e9€cedev0^Piip0 ^m fmriare^ essa Je porrsjo da Orianne ^ decern— de sta ntanera^ LA Fortuna % fiemmena pDift^Iioia , t fiife la faeoe de * li fapate , percMfc bMo cchitt ccQttto de le borate de carta ^ die de le grraib de na rotate ))er/6' pmtteca v^knticrc xo *gfi0- rante , ^ ' (k poco ^ e non fe ctira ped*^ avrt'e 'onore prebe6, de fpartkt li bene fnojt^ a bo2- zacchie de 1o miiodo, che ve farn^io AntiFe •tine lo ctinto , che (seeoreia. . Era na TOta a lo Voamiato is% tnafsaro rt^- ^ rieco cbiamato Miccone , che aveva no Fi- #P4 Trattenimiek¥o v. gllQ cMammato NafdiellOylo quale eralocchifi leiaumto ^accial^ appafc^ I cbt^k tr^rafse ma^ jc a la preminoBai^ de E vozzacshU ^ tanco cbe lo fcuro Patt^ pm fleva ^aunaro ^ e Unesreoi. to , che ncm fapeva de cbc muodo , n^ de die manera 'ndlii^sarelo a Ibxe oob, a ikviello, e che ffi>fse a Uenza : ^ jeya a la Taverna a fcm- foniare eo li compagne Aliyieiite,^a £itfo corrivo; fe prattecaTa co mmate feasinene, pi* Stiava ia pao cariie> e k pc^ra cotitr' affifa ; 'jequava. pe Ic bsratcarie » ^ facerano hi jSz^ za, lo »i«ttevaao 'nniiezo, e fe b- ptgKavano sfritte sfrkte de manera cbe de vaga, e derie- fto ne aveva IcofcUto la mmetate de la rr^bba patemar; pe )a (jiiale €0& Miceeae ficeva fen* {M» aime a Caftielie, -grktanne , ammeiiacciatt* na» e decetmo : che te j^nze to sban^liene: noir Tide ca la nobba rhia oiama|e fe. nam vaoe pe raeq^ abafda: bi6a^ lafsa Ae 'HmNHwiette Oftarte-f cbe foamemoim c6 iiofmine de neou* ce, e fenifceno ce f«|pe6cate de nyiie; kfsak ca sb Kningrama de lo cellevmlle>.* dreptfia de la Canna) r ceaeareiia de la wnsfr: laisa 1^ flo fcemmonecato >iieco > che mmette a friCeoe la vita , e fe rofeoa la frobba , che nne vona li comteBte, e mie .frulcia Ji^ comante, dovFf le zare tt arredueeno 'tmra » e. le ppftrole t'af. ibt^liano oifntn' a ppirolo Lafta.^. lafta de vordelliare pe fse mmti^ ra^cze , iigite. delo brut- to peccato y dave fpai^ne , e fpienne pe na per* ehk coafijiQiine li (i^ifclue, pe ta caroe smta fpafitecbe, redocemiofit dove n'uofsofpunteche.- ca non fo Meretrice , ma no maro trace , dove . 6 {^fafi» 4a Twchi : aUemaiiaie dair acca- / tiontf €0U Ujs^tfi^ da to vizk>; remottbamfii ( cUise chiUa yft jfenisiove Vtfktta: Ec^tat perz^ fli ctento doeate , var a la fera de SaKer* no^ e accanane tante Jencfae^ ea^Bcapc^detre, o qiiatto aiine farriivmd tania Vnoje ; fette M Vuoje , 'Bce mettammmo a fiare In fecet«ia . 'l^fsa ^e a Ro fufto , re>- I fpofe NafdUUo ^ ca mo faccio lo cuntccietio i mta, ca aggio fatto petmtte regole: Cofslvoi- I glio io , lebrecaje lo Patre : e sborzatole U tor- I nHe , s' abbtaje a la vota de la fcra ; ma nott f faarrevate* aiPacque de Samo ^ cbtllo beUo' I fciifinmo ,. c' ha* d^ Bomme a la famiglia atv I tica^fle li Samelll^Ae drintono belio vofciitt* t to d' untie a ped^ na preta, che pe remmedio ^1 de no retf orio perpetno d' acqua frefca , s' era H 'ntorneata de frqnne d- eliera , vedde * na Fata I cbe fe ioooUava eo na fcaiafoae « lo quale fona- ^ va de manera na 4:hitarflelta y,^c|le fe 1' avef^t ^ fentnro no Spagnuolo averria ditto ,.cb' era cofii fl foperofa ,, e granniofa : la quale cp& vifto'Nafw ^j diello^ fti fermaje, e conime 'ncantato a fsentt ^ re, dicenno ca averria pagaio na viibia, ed g ave&e aviito ni Anemate accofsl venoluib, a to u quale dlfse la Fata , che & 1' avefte pagato cien- I ta docate, nee V^^itns^ dato ; maje a nameglio ^ tienapo de chifto, refpoTe Natdletlo , ca- I'aggio- . giunULt e ^^^ t ^ ^^^^ decenno k jetuje^ii im6 Tratipjh*mmwo t. ««•: it ...citato docate , e ptgliatofe lo%:atafeQe dtnto a BO marzapaaieUo , corze a lo Pmtre ^co A'^lltgnezzai che le faglievada Tofla pejan^ilc; deeenno: of a mb wJarraje, mefsefe mio , s^' io fc ommo de 'nciegiio, e ifaccio &» lo iiatto isio , pocca fmxat fha/ctfaskrtm^ pe !S a la feca , agf^o trovaro a tnineza ftxada la fcioite mia , e pe cWnto docatr ag^«^avut0 (la gtoja • La Patre fenienno fto p{>arlare , e bed^nno la £a- lolcila , .tenne pe ccierio, ch'avefse aecattato Siatthe bratichilio de diamante , ma aperta ta atola , e biflo lo fcarafone , lo fcaomo de lo cQrttvo i e To doloie de lo 'ntereife fbro^doj^ manteee , cfae |o ficero abbottare coma)' a mio^ /po ; e bolenno Nardtelia contate la virtii de lo fcarralbne y noir fo poflibde maje , che k faceffe dire paTola , decennole (envpre ? fk\ zitftH «ppila , chiude fla vocca , ammatara , non pe- l^etare , rsKza de mulo, Jedbio de cavallOf oh Ji:> d' Afeao ,> ed a fla medefema pedata ttnit a fcarraibne a chi te i'h'a vennuta: eceoie eiento autre docate, che te dongo , compraae fiftte Jencbe , tomanna (iibetD ; e U cbe non te cecafi lo brutta fotto^ ca te ne faccio tnan* eiare le iilmatio a ddiekite. Naidiello ptgliafo- 4e K denaie , s' abbiaje verzo la X(|tre de SaF- fiOi ed arrivato a lo medefemo liioca, novaje n'autra Fata, cbe pazziava co^ho Soiece, cbe fbetwsL le cchiik belle mutanace de ballo ^ cbe maje potefle vedere » Nardiello ftato no piezzo canna*aptert6 a bedere It dainecte , le contenen- ssie, le ccapriole, le botate^ e le fcorzete de l*anemale , appe a fptretare, ed addeifimannaje a la Fata fi lo voleva vetmere , che 1' averria da* to cteato docate ; la Fata azzettaie lo partito , epU ^^Jmnimk til. sof & _ t ptgTuMcfe fi fiSftrie, le dtttee Jo S^ied dfih«. « to b fcatoki I e ttoenato a la oiOi ^foja , «ro« f firas^e a io nigro Mkcdfie ]a,"bd& compui lat« ,' A., Io quale ftce ce^ i^macdette ,- sbatteniMi I ominn^a no cav^dlo faot^fftcd^ e fi ooir tra pe I! fto cofUpare che £e trovajr a fio grec^Ka^ ik* r mv^rfia jrigliato bona ta ineftiea da: Jo. feaftteKoji AIU. memo Ub ' Patve, ^ ch'^ eca. Womiato ^ boaa \ ^ ^anera , piglia^ ciento aotre docate, 4e difle : I avierte a non &Fe ccbiii de fe (coje* ca noit \ ^ ce Fefce la ter/a : Va donca ajlaUarBO^eccoin- i pra ii jencfae, ca pe Parma de li muqM^ miav 1^1 fi tn hi fgarre , negra mammara, che^tefi- ^ > #ia^ . Kard&Mo co ta c&po yafcia , sfilaie a^ la vara de^^Srimno ^ ed amvato a lo iliilb itio- go ) tmv^ o' antra Fata ^ eke fe pigliava s& . I eie CO no Grtlla^ to x^oale cant^va cofsl ^^doce^ xsMdite, che ficeva addicainaiitare le ^erzone ; Jfardiielto , cWfeneette fta- nevar^ggia de ro*- feegocMfio , fe vense fiibtto ^otio de &re fia^ ie«fo ii^e d^nrto na'gajMilhi &tta 4e cofsoviiit ^8^ 9 ? rprocenfe^ V i% nne ^nrnaje fi iio^ Pj^ «e , b qoafr vedmno to 'teiiO' nale iarvizkiy. lie fiijippa^ la paeienm, e ddato ie maao aai^ >#iitaii» > U> frofciaie de faaii» tnaneca ^^cKe 6^ 4cbiili de Rodsmome. Nacdiello ciiani|o Ie.pot«> ae impaie da le gratiie , ^glktew totte tie ft' ansRiale, etrattaie da chtllo pajeie, e tt^ccajea ia vota^ Loraffmrdii», dove ac^em iia gnui Signore chiatiunata Cenzone^ k> Male aveva IM H§^ oneea, cli'ave^ra sonnne Milla , che pi ccerta 'nfimnetate I' eiia vennta lanta ^Ien« coma ; che pe 1q fpaxio de ictt'aiune cootioove fioii s* eca Tifta ctdece ^ tamo , che de^tato la pa. ^ foi Tratt«n»mxiwo v. Mre , 4fi^ avere tentato imlle remomfie j. t iptfe la ccttorto y e io cxnido , feoe jettatse no (NmiN>, che cKT t^avtflb latta ridere , hce 1* averria data pe tninogliere • N«idi«Ilo , che fpn^ lette fto bannO) le venrte 'ncraptccio de tentaie la fciotte Ibja , e ghtvro /i^iiafite a Censone , s* effme de Aie ridere Mifla ; a ia^iiafe refpofe Io Sefnorr, fta *n oetievriello', p cammanita, ca I! pngo ommo de conzomare la matremonio , fi« glieta , e mrra la cafa toja. Adaib, ca jiimnuk dilK cartaRello , ch* a la prova fe canofceno H mellttoe . Fatto addonca la feAa ,- e beimta k fera, quanno Io Sole convn^a niniariaolo^p(M>> tato CO ta ca^pa Waocta a te^ ccareere de IPoo eldefite , li Zire fe jezero a ccoijcare . Ma per* cK^ nMleziofamente Io RrV fece dare V addnob- bio 4 Nnsfdiello , noa fece autro tatta. ta tm* It, . JORKATA III. , %69 * let degronfiai-e y la qual cofa continiiAto lo ^ fecttano, e lo tefzo juorno , io Kxt lo fecejet* '} tare a \o ff^rcagUo deli Linae , doye Narjlella y^ennoTe arredutco , ajierze I9 fcatola de 11^: ' luiemale , duenna : pocca la fciorte mia m' ave carrUto ^o n'ami|iaro ilraolo a (lo nigco paSq, VQUravehno smxo ckt «6 Ufllare,.^ belk ane* male jmiej«9 10 ve faccio franche, azzb pozzate ire dove ve pare^ e piaee^ L'aoemalc comme [ foxo fcapole , e cotdmenzaro a .fifaYc tanta ba^ gatjtelle , e ghioqiiarieUe , 4he li 'Ltune .remafe" TO eomxne natole ; 'manto parlaje lo forece a I Nafdiello, ch' era gii co lo fpicetoa li dknte, ^ decennoie : Allegramfime^ patrone , ca ii be * 'ace aje dato liberti , attje te Tolimmo eflere ^ echtti Xcfaiave ,. che mmaje , pocca 'see aje cOi- Vato CO ttanto ammore , e ccon&rvato co tanta I affezioae; edjUl^nte^o iK:e.aje moftrato iigQo ^' de.tanto stHfciolacQiento , co ffaiseiice francl^ / f ma noil dubetare^ ca.cM beije fa ^ bene a^ua^ ^ ia bene^ e fcprdatenne : Ma &cce ^ che auje ' fimmo otate ;- e pe fatete vedei^ Q potimmo , > e balimmo , vienence apprtefso ^ ca te cacctani- mo da fl9 pencolo;ed abbiannofe NarcfieUo de- letOj la forece fece fubbeto no pertufo quant* nee capefse n'oniniOy.pe lo quale co na fa- Sliuta a fcaletta la portaro .^ncappa a Lo fsarVci^ Eive metteanolo drinto ^ na paguani » le difie* m, che lU comnmtuiafse t^to ciiello, cbe de« lederava , ca no averriano {a&ato cofa da £u» Sdarele ga(lo ; Ip.^ufto mio farrii^ , se^e atdieilo , che & lo K£t ba data autto asUHrito a Milla , mme facifsevo taw> de pUoeie '^ de lion fare can;£omafe Ao jmacremmoim , jmKUt kah 00 conzommaie (la itegiEa iriia.. Ciiefso ik aaieo- 913 TuATTENiMIfiNTO V* nmeote , ^' nttto and , rd^pof^ro V am^nale ^ fti de tMNHi'artno , ed ofpettace a Ibt csifwanat^ , •a mo nae cacciarriBkno to ffiaceto ; ^ ablna^ tofe a la Cone , tr^at# , cbe lo Rri. a^rev^ mmaretata la Figlia co no gcsHi Segnove 'Nf^ fe , e hi fen ftei^ ft taetteva mano a la ^^ocit; pe la quale cofa Panitnak ttttftue ddkaoiam a la Cammara- de U Zit€ , afpettano • ia feca , cbe fornwo lo baachetto^, Manaoi efi» la lA»m a ppafcere de fo&ra k ftUtatlk, ft i fto a \o ra6fiarfo de lo Zko , fsrveimok ckfop* poTicorto 'nforma tale , the le fpilaje do manen lo c«orpo, ciie pone dtceve co io Petrarca.* jD' ang^r fra^se tndi u» lifiade sa^tile . : La Zita , che ntefe lo ^uacifaarara^deio vefeo- tiefio^ Uaura , /' odore, U rrfrigerh j e P ornira* feetaie lo maiito,lo qiiak vt^o con qaa4e fj^of fammo atvevt ^ceazato I'Uotor fojq, appe a mmomte 4e vi^^ttB, , ed a ciiepantare de coi* kra ; cd aiH»tc^^ da lo lietto , e 6n<^ na co- bra ^ tuna la perjsona , mannaie a chiamniaw U Mkdeee , li^quale detteto la caofa de ihi de* fgrasia a lo deforiene de lo banchetio {Miftato ; «Gomiiie fir la ftra appriefso , tofnatofe a con- ' figliare CO li CanM»»r!ere, foro tonede parere^ the fe 'mbfaeafse de bu^ne pamse , pe rremme- ^tare a quairte ti^ero 'h(^mvemefiir 3 la q^^^ ; €0& JORNATA.ni. . 91 1 D& &tta , fe jeze a ccorcare y ma addofmeom^ Dfe de- miovo , e tomato lo fcarrafone a flard* e lo fiecunno corrivo , trovaje ammariatv li ftafse: pe U quale cofa toraaje male contento i K cocnpagne » decennole , comme lo Ziio s* iveva £uto Kparate de £afciat»re, argene it.' filltcarelle , ' e ttrincere depezze. Lo fbrece', rfae fentette chefio, difse : Viene co mmico, • ledarraje li fo buono gaallatpt« a fiarete la fchia- nata ; «d arrivato fopra la facce de lo looco , commenzaje a rroiecare'Ii paone y e a fkreleno E' enufb- a llevielio dell'autrot pe daye tralenno > fbanaifene, le fece n' antra cura medecenale, de man«ca che fece no maro de iiqiiide topazie, % I'Arabe iiimme ^nfettaroas lo Palazzo; de la quale ^o(a fcetatafe 1' .ammorbeta Zita , ed a lo delluWa^itriiio ch' aveiNi fatto deventare le^ IleDzoia d^Olantia, Tabbia de Venezik giall^ . tatiato, iMiiannofe lo iiafo, fojette a la Cam- inara de le Zitelle ; e lo nigro Zito , £biam- mapno li Camtnarkre > fe itce na longa lamen- tanone de la deigraztafofa^^he co ffonnamien- to accoftl lobreco aveva cpmmenzato a fermare le ffrannezze de la cafa ioyk : li femmiliaie luo- ie To confortavano , configtiannoio , eke flefse *n cellevrtello la terza notte, c^tamnole lo tim- to de lo malato pedccaro , e de IcTmiedeco mOK- zeeutolo, lo quale avennole laftato fcappaie no vcrnacchio , lo miedeco pi&Etlaiiiiole lettewmnit- co , difse ; Sanaatibus , ma arseconoamio a' iwttra > ifso leprecaje , ytntashatiiitsy roa conti- nuantio la terza , ifso afierze taoto de capna , c, difee, Asimtati&us . Perzb, fi lo primmo la-* vore a mmufaico fatto a lo lietto nozzistle s' % ^ncorpato a lo defoideor de \m mmagnare , ki ^ fe. 31ft TJtATTEHJBMIENTO V. fecuflcw a lo male Aato de lo ftoimnaco ^ pelo quale (^ W era tcommnotso lo ctiorpo 4 Ja tec- zo ie mputarrsi 41 nuatura cacaaezura ^ e {»ra^ cacclato a ffieto , ad a bregogna. Noa dnbeti* re , 41f$e lo Zito , ca fta notca^, fa dovefse c^^ pare , voglio ft&ce fempre ^il^erta ^^on Is^ai* noire vencere da Ip fuoQno; ed ptra a cdaA^ penfarrimmo che remmedk) potuxiaso £iie iJ apptiare lo conautto naaiftro -, ai^b n^n aae fe dica , Tre volte cadde\ ed a la uma ^taefue. Co {l'appontaiBmnto.addoaca, comme Tennef avtra notte , cagnato ^atnmara , e Uietto ; It Ztto fe chiatiimaje It Csunnaarate, cercawioie condgiio cicca I' j^nma&rare lo piorpo y cbeooi lafacefse la terza biirla,,che 'nqiaanto alofe le fcetato, no I'avertiano addortneauto vm It papagne ^ die sb a to munno . Era fra cki- £b Servit^re no |;iovaoe^ che fe delettara deP acta^ de pommardtero .; e perictii ogn^ uno exam de Jo meftiero fujo , configliaie a lo Zlito a 6- refe no tappo de ligno , comme fe & a li iit»- (che, la quale cofa fii ftibeto ftampoLta /cd accoo- ctatolo cemme aveva da fiare, fe ^tte a ccoc- carC) non toccaimo la Zita^ pe paura de noi Are forza , e fnaikrt la 'nveazione , e mm cbtudenno i' uocchie , pe ttrevarefe lefto aJ ^giie lecercata de fiommaco : to, ibarafene 9 ck aott bedette maje. dormire lo Zito > dtfse a it conapi^ne : Cim^., chefia > la vota ^ che m- Aammo cfaiarite , • V acie noftra non nee ferve pe^oniente; pocca lo Ztto non dorme» e noo m&da Inoeo a ftecotiafe la ^mpcefa • Afpetta » Ai&^ to grillo^ ca mo ce fetvoi e commeofiiii- M a ccaotai^ docesomie , fag«tte addorm«iiaic to JOl^NATA IIFfc ^ 313 lo Ztto ; la quale cofa vida lo fcaVrafone, cor-r ize a farefe de fe,fttrso ferenga ; ma trovata chink ffii^a porta, e 'mpeduta la ftrata, tornaje de« fperato , e confufo a li coropagn| , decetmocbtl-' ^lo 9^ che 1' era focciefso . Lo foirece , eke Hon 'iiveva anno fine, cbe fservire, e contentare 3|4ardi6lIo ; a chella medefema j)edata jette a la >< Aeffven'za, e addoranno da fefina a fefina , nvat* I tctte n' arvaro de moftarda de fenapa , dove 'm- } rofcioatofe co la coda, corze a lo lietto de lo ZIto . e niie fodonfe tutte ie .fibrgie de lo oaTp « de lo ntgro Ngre(e , lo Guale accooimenzaie ^a i fiernutare accofsl forte , cne sbotcaje la tappa t CO ttanta furia , cbe trovannofe votato de fpal^ i le a ia Zita , le fchiaiT^e 'mpietto accofs! fu*« I. ' rittfo , che V appe ad ^accidere : a le OriUe d« f la quale corze lo KrV , e domatinanno , che co^ ( ia aveva; difse, cbe I'em (lato fpara^o no per, \ dardo 'n piettp • Se maravtgiiaje fb Rr^ de Ao I fprepofeto , che co no pedardo 'mpietto potefse ! par tare; ed aozatb le ccoperte, e le Uenzole , I trovaje la mena de vrehna, e lo tappo de lo mafco, ch* aveva farto na bona molegnana a la Zita; • fiBoione deventafe no bello giovane , che numii. aato a chiamnaie lo pitre da lo Vommaio , iltttero 'nfiemme felice, e coonteUte; piovani» dbpo miUe ffienie, e mnulle afiane, 4 Cm vene cciii n$ra fi^ cratch ^ncie m\ n m9 . - . • . LA JLA SERVA D' AGLIE. TRATTENEMIENTO VI. De la Jornata III, * , ^Siiiucl4 , figiia d" AmfiryojQ de U Varrs^ ^ ped* tssere obedient e a h P^tr^^ fiicenna lo gusto safe ^pe portarese accortamente '» cM* io , cAe P era stato con^mannato , devenia mma*. t^ata rUca ricca co Narduccio primmagtneto de JaiasJllo Quaiiecckif^ ed e ccausa,. ehe P autre ssi^te pcvere4U si/tno da lo medeiemQ dn^ tape , e dati pe mmogliere a /'- sM%e figlh suofe . . No» tanto se c apt tap lo mgroi Zito ^ quanta f^ phciarq de riso , quanno^ sentettero La kur* la 9 cie le fese lo s^rece ; e ,sarria dmrato U Xrideve nfi a Pautra matina^ s$ lo Prencepe non facei^a cMlleto '» mh^o^ ax^z^ sedeise mrecckia Denna^ Antonella ^ ck* era lesta d^ chiac^ chtare'fareyl4i quah ^Hi^toss} commtnzaje a rra^ giotiare • L^ OMienzia ^ na mdrcanzfa fecora ^ tbe fa guftdagno fenza p^jicola ; ed i pofseffione trie , che ad ogne (ticione te renne frutto . Ve lo pprovarri la fi|Ha de no povero parzonalc, cfae pe mmoftrareie obcdicnte a !o patre fujo , rtoli fttla^ajjre la ftrada de fe bona fcibrta'd'eU * mmedcfema, ma ddl' autre fiore , cfcc "p^ ccaufa foja ^ro mmaifctate ricche . ' Er^lnaP^^t^^-a^'tokGaifaie de la Varra n'om- O a RHi |I^ TllATTBKBMlENTO VL mo mfleco thiamafto AmbrnofQ, lo q«aiTe aveva fette.figHe femixMQe, e xBtto chetlo^ che pote- va aveie pe mnuatenereie a lo nnore de b Mnnno « eca oa Serva (P agUc • Aveva (P om- «io da bene n* anamecizia giamie co BiafiUo GuallecfiUa , ommo ricco 'n funqo de Refina , lo quale aveva fette figlie mafcole , de li q^ . leRefK^iIlo, ch'era lo primaiogeneto^ t P •ocdTio deritto ftijo, cafcaje nialato, enon U trovava remmtdio a lo male fmo^ 4i b^ la vor- aa UfAeva fempre apena. Efsenno juto Am- brtiofe «a bffirarelo , k -fa ademannato da Bufil- lo aqaata figlie aveva , lo quale vergogoMrfe de wele cotnme aveva ''azenato a tanto fqnac- £re , le difse , aggio qnattto tnafcole , e tie imene. S* % <:oh\ , lepiecaje JKa.^Uo , maa- |ia uno de ^tli ijgUe tuoie a tftenere fcomcnerzie- ce a Ffig^iemo, ca mme ne faje no piaceie frannt* Atubraoib, che fe yedde pigliato 'nfer* mone , 'tton ieppe , che^e refponnere , (i no az- xettaie cb la capo, o uornatofenne a la Vana, fe tncfe na maianconia de crepare, non fapenho eomme coniparire addemmanaje ^msSs de Ipro fe coateatafse tagliarefe li captlle « beffi- xefe da Oi^mo , m fkgtkHeh mafco)o,» pe ttene- re comroertazione qo la Figlio de Bia^Uo, chf (leva malato ; a le >qj|aie parole la Figlia gr^m* ne , ch' era Annuccia^ re(pofe : da quanno nnie- c^^ m*^ miiorto patremo, che tnme voglioi:a* sofare*? Nota) ch'4era 4a feconoa , refpoM^jaft- ' Cora aon ,(p lamaretata j mme vitoje vedm c«p rofa? Sap'atina^ cb^eta la. terza!^ di(^ : aggio fempce ientttto di^ere , ca am ^fpno. h |em« JOltKATA HI. 3If 'nese oiuzare vrache. Rofa, ck'em la qmrtt Ftespoie; Merregiuo:, no mmenee p»fee a glii<* 1^ re cercanne chet^o, cfae non hanno ii Spr/iak ^ pe ttrattentmiento de no malato ^ Cianna , ch* ^ era la quinta difse : d)* a fto malato , che fe faob ^ cia aaxiira , e 'nzagnafe, ca nen darria no.ca* '• fiillo dc 11 fnieje pecci^nto fila de vita d^uemi- 2f ineae : la feRa/ch^ era Leila,. dffse y-iaf^'pa^ s ta femmena^ vivo da femmena^.e bojjtio m^ I flEtre* da femmena ; e non vogUo pe tfasformaM^ t xne 'nommo iauzaria, perdere to nomine de bo* t na ftnunena.. L' Htema cacantdo1», ch' eta Bel* t Inccia 9 vedeano io Patre, cbe ftd ogne^rrefpo^ H fta de le fsore jettava no fofptrOrJe refponnet. I te ; fe non ba(Hi trasformareme da bmmo pt fwrvirete ^ deventarraggb n'Anemale , ^ mrm I, ^fiirraggio ho pizzeco per ddarete gufto* O dm t iin^Be benederta, ^cette Ambraofai ca inn» I daje la vita ^nx^agno de fo-^laiigo^che t'aggio I iaio. Ora fii&o • mm perdimmo ttentpo^i a lo f moffio fc ianno le nromfriola re taglbmnO cliit» t Je eapille , ch' erano fiiniceltef 'nnaorate de K' I sbkre d'Ammore, e arremediatole no- iFtfthiei- I lo ftra(;ciato da onuno, la pmtaie* a- Rrefina ^. 4ove fb necefttto da Kafiilo^, e da lo^Ftglio , che ffeva % io ftetto, oo Umaggittre cartzzede lo mimno, e toitratofenne Atnbmofo ,v lafsaje Bellttccia a^rvire Nardttcdo lo malm> ;^ I# finale vedenno ftraliicere fra chelle pezzerfia beK tezza da fhafecolare^ mrrannoia^ e^ flramiranncu la, e fchindennofa tntta, di6e fra fe mcdeiemoc t' 10 non aggto le bottelle all' nocchie » chcte abbefogna, che fia femmena; la tennerumina n« la iKcia r accnia , k> pparlaie lo cconfenna , lo ccamminare T attefta^ .lo* core rame lo dkr, Q J Am- yi8 TRATttolWJBWTO VI. Amcnafe nine lo fcoprC ^ ^ ^ennu^oa fans' «a» tf« i t iani beanta co fia (Icata^cnuna de Te» ilife xia omno ,. ^ &^« >^ 'ffv«i£Gau a ilo co» re y e- fprofimaamiofe tuito drinto Ao pen&te « It caf recaje taato la nulancoma , che V aggr»» vaje la freve , e. li Miecfece io trovaro a mnuk le tcrmtne : pe la quale cofa la mamvia ^ ck ailummava mtta die V ammore fuio , le com- Vftenaaie a dkere: Figlio mio , lapteraa a boa e{b mio, paria, sbotpa, sfiKa* fpj^uta / diamK {f^tito 9 che t^ abbiefegiia , cbetto che berrite^ e lafsa &re a Ckola , ce tup lafamaggio xieda- lete tutte li gufte de lo munno • Nardbccto h^ coraggtfttD de fie beUe parole, & la&aie comrea $ba&re^ le patejene de V aimo , decenaole , chol- ine tentva; pe ccierto , che chillo figUdodfAoi* braofo fofse ftomeoa ; e che ie nwm le ft>&Hb' ca nt mmogliere , era prDjnp resdUita i^ fbal» le 1». earw de la vita. Chtano., disse ia>Mafli-, SDa , ca pe qoetavete (so cellevrietlo, volimiM Cue qiiafche prova pe fcoprire s^V femtnena, • nafeolo, s*k catnpagoa rasa, o arvaHata: & cimmdb feennere a la fialla , e ccravaccace quarche pollitto de chtlie, che nee songo , lo ccfaiit ssarv^teco : perch^ 6 farr^ femmena , es- Unno ie fiemmene de poeo fpireto , la vedar- laje filare fottile, e fubeto fcanagliarrimmo iU pi. ^ JomiataIIJ. si? ife : aditcqii^fte a lo NpigKo (to pt»c|im» e iitta icennere Bellucda a la flalla , b c(>aze« Caro QO male fru&oto de Pollitro , dave '»2el« :olo f e paoftofe a ccavallo co n' armo df lejone , commenzare a ^re fpaffiggie de dvipo^ m , bifce de flordire , rote de' ff>anca , repolttw ia ire *nn eftrecce , crovette de rautro munap^ e canrere de fcire da ti paone: pe la quale co- fa difle la -IMainma a Nardaccto : kvate Figlia Olio iTa irenefia da lo chirecttoccoi0 ; pocca vh- fie ccbiti flaudo a cavallo fto Figlmlo , cfae Jo^ chih biecchio cacafella de Porta-riale : roa noa |>e cchefto fe ievaje da (ieflo Narduccio , ciie flecotaje a dicere» ca clieAa ad ogneccunto era femmena y e eke non 'nee 1' av^rria levato da^ chtocchia Scannarebecco • La Mamma , pe He* -varele fta sfioto, le- difle : adafo m^why car fyrnmrnO' la fecontia ptova> pe ecbtarirete y. # 4kuo venire na fcdppetta y addove ftevano >^ chiammaro Belluctia oecennole ^ che la carm* caflTe ^ e fparaffe : Ta quafe- jMgimno 'ti' maiio< cfaell'' arma , inefe la porra d^arcabufce a la >€anna de la fcoppetta, e la porvere de zanne *'n 'Cnotpo' a-Nardnccia, mele io- mkdo a h •ferpentiiui > e l0^ ffiioco a la core de lo malito: ma fcarxecaimo lo cuorpay carrecaje lo pi^ir de la imeerecato de defiderie ammonife • Lft Mamma , cbe bedde la grazta , e de(h«zza , i' attellatara; con the fpanaje io fegliuolo , difle a Narduccio ; levate Aa doglia de cUpo r ^ penza mro ca na femmena non j^ ^re . tanto • MH Kardaccio letecanno fempre non fe poteva datb pace, ed averria ^nguaggiaro la' vha , die flia bella Rofa n' aveva mazzaoccolo , e deeeva a h Maimna : Crideme , Mamma .mia., ca &-fio 04 W- J «ft6 Tkattknemiewto vr. hello arrolb de la gram d'aifimott dani a do maiatD, fid inalato farrl^ na iico a tf Mitdeoo : pefsb yedimmo ^ ogtie. canto de fi^ .pere la ccierto : fi nb mme nne vao » fpmbm^ do t e pe non trovaie la ftrata de na fotta , Mme M jar nigf>io a no fupffo . La negra Mam* ma , che Jo- vedde ccfaiii oftenato ^ cbe 'ifimajt ,* die avenno 'iBpontaio li piede, faceva footfect faorfece , le djlfe : vuotene chtarm megllo : rrtalo CO ttico a noatare e Uoeo ft ved^rti i arco felice , q ntruglio de Vaia >* s' V chtazza K^a o ibrceUa ; ^h cctreo Diaffimo y o Cotoo* na trojana. Bravo , refpoT^ Nandtacdo y non c^ i die ddicere , a^ cuaiH>to *!i ponta : ogge fe v^ derri s' ^ (fito\ o tteUa ; laganaturO^ o crivo; ibfillo , o vc^eta • Ma Beiluccia , ch& addoojt flo negosto » maaaaje a chtammare fiibero oe guar/ope de fo Fatie, ch'era afiaje uincatOi .ed ecciacnonro ^ lo quale 'nfrocecaje , che coi» me. la vedeffe a la marina pe fe fpogliace , if portade no«a^' ea lo Patre taceffe io trarto, e la voldle vtd^m ^nnanxe , che io ftrammolo d» la vita facefl<: la fitta : b quale ftaifoo cot» la flccozione parata, comme vedde arrivato a io jnaro NardjK;Mo, e Bellucda, e comfmen^aiefe ia fpogttare, kce fecuiuio 1' appontamteutQ » few vennola 4 la primo taglio .*^a ouals fentenna fla Aova , cercato lecienzia a Naixniccio , s^ abbiajt .a la vota de Refioa ; ma tomato lo malato a la IVfamma ce lo capo vafcia ^ V uocchie (Ire* veliate^ io coloze gtaUuorecQ^ e te liavra mor* ticciey le dtfle ca lo negozlo era juto contra acqna,) e pe la defgrazia, che I'era fecqeffa , aon aveva potuto &re V fitema prava • Nou'te dcfpexaie , xefpoie h Mamma,, ca iiefogaa pi- JORIVATA III. . 3*t glbre lo Itbxro co lo carro • Tarraje a dRonca de fi^o 'nnccor'a Ucafa d'Aiiibraoio,echtam« manno lo figilo, a lo fcennere pieflo , o a k> ttardave t^1sridollarraie de T^giiaitov e (coDimo« -^ianafe lo ^Atrico. .A fte pi>arole tomato a mtnagriarefe ie miiiafl:li6 de Narduccio^ ch' era- no jancijiiate, t la matmafeguettte, quanno Iq Sole mette niiaiio a it lagge, e 6 sbaiatto de le ftelle , letre-de pixzoe ppefole a^ b^ cafa d* Ambruofo, dov^ cmamiiiannoto* diflfe, cte bo- leva parlare decoia 'mportante^alo-Fi^liO) lo ?[ii4le cttito fe wedde^^ loongo ft vedde : le dlC Ci chVafpectafleno poco,, ca I* avarcia 'fatto fubeto ftennert ; e Beilttccia pe o* eflere tiovata CO lo delitto 'h genere , a lo ftiflb tiempo fpo* gliatoft la gonnellaty & b ^orpetto /fe mefe lo veftito d'ommo, e ^rocioliatofe a bafcio, fa tanta la prf&, che fe fcordaje I'anellette a I* arecchie ; la quale co(a vedenoo Narducdo ^ cols) comm'a P arecchie deli' Afeno (e canofce^ lo male tiempo ^Jffo -a. 1' arecchie de Belluccia appe 'nnizio de la fevenetate', che ddefedetava; ed aflftrratala comme a Ccane Corzo, di(|^ ; voglto, cbe mnfie-nngheL moglfere a sfadtdio da la 'nTidta / a defptetto de la fortona , anche nne pefa a la merte. AmbrttofO) che bedde la bona irolontate de -Narduccio , difle; puro chePatre- to nne fia conteiito , i6o co na raano , ed io CO cciento : e oofsl time de- commegna , jette- to a U cafa d' Anmono ,.dove la M^mma, e lo Patre de Nardnccio y. pe b^dere lo^- 6gli6 fa* no , e ccomento , recevettero co no gofto fora de jofta la Nora, e boUnnolTapere perchb> fa« ceva fte gnattaietle a mmaanarela veftnta isL 010X90}^ e 'htifo ca nne.fii caafa pe no fcoprire, O S: chf Bda . TRAtTENEMtENTO ¥U ch'-fta (bto no GualkcclHa a fare fette iemme^ ne, ABtMOO dtfiie ; pocca lo Cielo t'ha datt tante femmene , «d a mm^ taote maicole , afi> ca ^limino fare no viaggio , e fsette ^vizie : Va carreale addonca a fbi cafa , ca ^ k bo^ addotare, pocca laudato fia lo Ctela^ j^^ agrefta , ch& baila pe ttaiUe fta^agiie : Aaabiao- ib lententio cfaello , mefe Tafcelle a i>|»^iaie tutte I'aiitxe f&glie, ed a carriarele a la cafad* . Antttonb , dove fe fece na fefta de fette a kvi- re, che le mmttfechekt e it &one jera fi a k flette Celefte, e ftaoinautiiue all^raBeme;^ k ▼idde a&ie chiaro. Cm mm ^arJ^ra mafe graxk devin^^ 1X>ft. C^ p R T E T T O ^ \ TRATTENEMIENTOTII. Stt la Jornat^ IIL ^ diato am It Cortescsanc de to Rr^^ t " mmofmrnto-a deverz^ ptrieoh^ e sctutane co^ fran onore fe mmaggiott crepanttgiiM de // 'nemmice suoje^ P ^ ^dats la Nfanta p9 mnn- gtiere. S^ erano toss) ftraformate P audhurg , nefP axzinne de Betiuccia^ ebe fuawte la vedders m^r^tata , se fecero aecessl allregre , & ffestan^ te J comme si fosse hata da It tine loro ; ma io desideritt de fenfire Ciulla fece fare pau- sa a l^appldusp^ e, stare sospese P arecchie a io moto ae le llavra ^sojt , cBe accossl par* datfero » SEntette na vota dice^e, che Gionone pe ttro^ vare la Boicia jette 'n Cannla . Ma fi uno tnme dicefTe , dove veramentc fe porria irovare lo fegnemiento , e h fraode , io non faperria ^m^zzarele autre luoco , che la Corte ,, dove fanno fempre mafcare j la mormorazione da Tra^* ftullo, la maledecenza^da Graziano, lo trade* tniento da Zanne^ e la' forfantaria da Polecenel- lat dove a no diffct tiempo fe taglia » e ccofe^ fe jpogne, ed ogne : fe rompe^ e 'ncolla : de le quale cofe ve ne modrarraggio fchitto nare* 'taglia a lo cunto > che ve farraggid 'ntenncre . O $ Era 3^4 TEATTSHB»mitro yiC Efll ■» TCUa U fcrruiede lo ConrctiD 9 b qoalc pe B In fiioit , dEnio tcnpto dxiolD lo cove da lo |»- mme , en pe fb caa& odiiio , e tt ewo *A monio da tnrte li 'onteKJaDe v B q«le cfiom IpoctcgBaoe da 'gomaiBia 9 doB' potevano nnia- i€ lo llnflio de la mA de Conrccto , die a ddmm cmtaate de boooe tenneae s*accart»«an la gpfia de la Pamae. Ida Pane de k&M- ' ae ,. clie le faoera la Rr^ , eiaoa Idiocciie a k caallara de li crepata de 'ovidia., tale ebe aep Iiccvaaa antSD pe ttorte. It cantanieL do* la Rh lazzo, cd a tune I'ore de mormorare, cata- Biane , nenrcfiare , 'mbrolbliuaie ,. e sferfcocbiaR fd^ flo. povcr' ooDiDo , cbcaniMh; Che fim- chiaria ba fiuto a lo Rr% fio Cacda-P appafa- «, cbf IcL vh uota bene? Cbe fibrtooa i h fi>ja, cbe non i gbiuonio ^ che neo aggia qov- cbe reibia de bvwx? e nauj^ fempre jaimna alParreto cgmmt a 11 fimaie, fempre fcapecam- mo de connezione, puro fervimmo comm'a oca- ae , poro fodammo comm' a zappatore , e ccor« rimmo comm' a ddlimme , pe- 'nzertate a pUo a I0 floftD de \b Kii . Veramepte befogoa. aa(ce- le tortimato % St mnnno , e cju a' ha ventnca (t jetta a mmaro : alPtiremQ ^ i^rza. i^re;, e ccvepare «. Chefle , ed^ aatre ppaiok itevano dall'arco de la vocca Ioro,Je cqjxaie eraqp ftezze otofTecare:, che. d^vano a lo verzagliode h roina de Cprvetto* Q negrenato chi c con- nannato a fto 'rifierno de k. Corte ,, dove lello* • fenghe fe vennono a ouatretro ,, le minategQ,eta- tp , e It male afiicie (e mefurano a ttommoia , IL 'ngmuia^ e li trademiente fe pefano ^ ccao- tftft. Mft* €ht pi> dire le fcorze <{e' nieUiine M «naqUi$e ^ cbe le poftfO fotto a ii med^ pe fl^ • refa feiuliare .^ chi pb fprecarc lo traponrele I« faaziti, che ontaro a la feala de TareeGhie de lo Ri4 pa;(fereIo fcap«z2are.,e rrompece-he n#* cede lo C4ioIlo ? chi ph nanrare le fofle d^'ii« vgarin^ feavate driato a Id oelievriello de la Pa^ tfonoc, e le ccoperte de fpioccda de bueno z©. lo, pe |^lo>defcopaie ? Ma Corvetto^ ci'era fatdto^ e. bedeva fe ttrapde, e Febprev* letas^ polle., caaofeeva le mtnataffe , e s addonava « li ntriche, de P acguajete , de !i maftrille, de It tramme, e de le 'mbrogtie de I'avverzarie | flova fetnpte^co P arecchie pefi^ n « co T uoc- chie. apiesre^.pe no sgarrate la ffilato, fapen* na, feire, la Fomma de lb Cortefciane- > burto- la: ma quanto cchib flecotava- a Hagliie fto Giovanej tanto crefceva lo defcenza , ela fee- ia,(copefta deirai||fef che tioti (apenno atl^ttr jno de cbe irmodo levaretou de pede^pocca 1%^ ddirene male non^ era credma, penfarro pe la ftra« ta de le llatide vottarennillo a no precipuio , (. arte 'nventata a ccafa cauda , ed afiinata nne la Goiit^ ) la quale cob, teutaro de la mahera^ Stara lontana dteee migfiajda Scozla^, dov^ era.lo Sfeggio de fto Rri , n' Uorco la cchiii beftiale , e ^arvateco^ che^ foBe ftafb maje aH* Orcaria, cbe ped^ efseie ptrfe^^petaro da loRrV, si era fetto forte- drinto^ no V©fco«defierto *iKop. pa na Montagna^ che minancanoe volavano l*" AucieHe : lo quale eiatanto 'ntrkato , che non poteva maje recevere la vifta r4e k> Sole ; ave- va tt» Uorco no belliffimo Cavalla> che pareva too. CO Jopenniello, jt tra P^atttie beUizze^, / 3^ TRAT9SNMflSmO VII. 4ion le omctva nmco Im parola, percb^ pe Snmm f^bva OGoin'a'aniie amre • On K Cortefctaae', cht famerafio qaaaco era inarva(0 1' Uoiop , ^foaUfco mro lo V ofcb y e quaiit'aiita la mcMM , e la deflecmti^ d* avere fto cavalla » it iwe jttteio a. lo Rr^ , decenople meiintaiiien- te le ppitftvAoot de ft* Anemafe , e che era a»- ia de^M de Rr^ , pe ia quale cofa deveva pro- curare ntt'ogiie bia, e nuBtnera de levatelo da kuk le graote dell' Uorc6, e cite 6arria Ibto bHono CoTfetro a ccacciaiene le mtnano ^ paf «(scre gtorene foieno, ed ano^ a fcire da lo mio- fio . Lo Rr^ 9 Che non £ipeva, ca mo fotta h icioce de fle pparoie oc'em lo ferpe , chiammfeh Je -fiibeto Corvetto , e le di&e : fe mine vooje beoe, Vide ^n ogne canto d^avere lo cUvalfa dell' UorcO nnemmica tnio ^ ca te chiammaraje contento, e cconfolato d'avereme iatto flo fer- .Vizio. Corvenro U'cattofcett^ ca fto tamiiinrn^ «ra foitato da chi nude fe vofeva^ paro p'obediie a io Kri , s' abbiaje pe la via de la Monagm, f po trafenno f|«atto guano a la fiaHa dell'^uoJr- CO, fe 'nfeHaje lo cavallo'^^e paof lofe 'h feUa cb ii piede brtt a la flaffi^ pt^imje la via da ti- porta y ma lo cavallo vedeiinofe fperbnare fbia de lo Palazzo; 'gridaje, alleita, ca Corvetto inmc ne porta. A la oaale veoeTU'orco co ttatte P anftnale , che lo fervevano , tanto che da ccl te veifere d» gatto mdmone ^ da Nl a* taccuoe , pe la quale coia fe fiece na hosiaioiitit ' de (jsi^^tta air abtto ide crepamiglia de li coitQ- * fcia«ie , e ,dov« pritoiiHi abbotuvaao a cfiaoael^ ' la^ mb: CifaiattavaiM a fiinofciaia de mantece ^ * vedenpo ca 11 fciamarrt , eoA ciie penfavaio de ^' a&avecare la txma fcic^e de Corvetto , ferveVSi* " utt pe icJiianare la Asau. pe 11' oseje ftioi^ » > Tuna vota lapenMy- ca ao a pttmioa toezat» '' cfe inaecbeoa de faeria ie rompe la nuitaglia^ ^^ ^ T«^i9 tentace la &G#nBa fbrtima, dicenno a Jo ' KrV; fia GO la biMa'oia lo belio cavallo , ciie ^ beraaiente (arr^ T oaore de la. fblla Heale^ac- i a>fsl avifeeva t» paraffiieeto dell' UoncD j lo qidiK k ^ na cofa > che nan ife p^ dken ^ ciie ia . f lammft vofla porria ire jpe le ffisre ^ e fiadcitBiD V antro porria. accfeTceie^Aa rtcchezxa a-lo tfe(b- i so ^oollra,. antro cfae Corvetto ,, lo quale 'nee. t mt na.mano pagarella a &fe fie (ciorte ik i ' eetviaie • Lo lurb, clie balkva ad ogne ..ftuotio, j « de (li imtte ammace, ma 'aeuGearate , BUk^ [ gnava fchiuo la fcoria , cUamniaje Corvatto , ' piegaanolo a fcrele avere, lo paisamiento Adir ' Uosoo, lo quale fenxa lepcecare patoU^ 'nqu«ft> t to ptzzeche III a la Monsagna. deU' Uorco- , ir ttraiato fenz'e&en viflo a 1» Cammara dov» doxBieva , fe* naTcoimette fotto a lo lietto y ed' afpettaie acoovato,^ afr che: la iH>tfe pe &re li- dert le fkiCe^ & m Ubro de Caraevale 'n 6a. xie a io Ciele , quaano ^aaoft ejosacatoPUor- €o, e la mogKere /f{>iica}e zttto Mto la Cam^ mara, e.bolenno cottiareae la cotia db lo lief- to per^^ commenaaje a ttirare dnaoo ebiano » ma icetatofe fubetp- V Uaseo ,. dUie \ la moglie- 8«8 TllATTfiNKMfEMV> Vll^r. tt^ die noB tir«6e ttfit, e la cottura, die n^appero^ ll^C^tefca- tie, ch'enmo fchiatute pe h fciaiiche. Cottia- to che6o facevano petiuero de dare addu^fee a Gcorvetto co la retroguaidia de le ferfiiatarie , a ttrovato lo Vofij ch^era mtto cuecolo, pelo gufto avnto de le^paraimefito, li qaale , cm dt^ierano de feta leyimate d'oro', 'nc'erano it eclitti flotiate cdu&de nriliania 'mprefe de va> rie craj^cde, e peimere.; e tra'Tautreyfi ma- ie npn me allecofdo, Wera nitirsevo credere li C^rtiglie , li* Supfpaoi^ ttclie , le t^ggette , li gai6 , le Hatrine a car* Mkcb , e le cceniiDenefe 4 ttnfola, che 'nee feis go CO tanta Anrdietcttiira , cbe I'arte fenepic^ , ca ^ la natwa se ne cor re , e lo (lupore nne I fgVBL'izsL . Lo Rrk dk* era de cellevriello figtia- nriO) che fsubeto fe ^prenava y chiammato .Corveno , h difse lo golio , che l^era venuto , de lo Palazzo" dell- Uorco, e che tra tante giK ^^ fie 9 che r av:eva^ dato , 'hce agghiognefse ftarei^ I*! fofe^ ea Paverria icritto co lo carvon» deli' '' obpeco » la Tavevna tie la mammoria • CorveN co^ ch'era np zorfkriello, e ffaeeva ciento mt« ^ gHa l^oia, fe mefe fubbeto k ganune 'ircuolloy |j^* ed arrivatd a- to Pj^azzo delP Sorce- tmvaje ctf : vlsenno figliata T Orca^ e &tto no bello Uor* ^ checteilo , era juto lo Marito a commetare H I pariente, e la figliata avzatafe d» lo Itetto, era ' «tiitta a&cennata ad apparecchiare lo mazzeca- ^ topo , doM tra&to Cforvetto co . na facce de ! martiello,. dtfee ; ben troYato magna femmena, / bdla mafsara^.e perchb ftraziarete tanto fia vU " ' ta? Jere figliaile-, e mmo fatiche tanto, e non ^ aje compaifione.de le ccarne foje * Che buoje ,. ^ dn 'nee* &cqia , ( refcofir l^Occa ) fi nonaggio ' * chi mm*ajuta? So oca io(feprecaje Corvetto) ' pe ajitrarete a ccauce, ed a nunuonce^^: Singhe 10 bnono-venuto ( difse POrca )^e pocca mme te fi benuro ad ofTeriie co ttanta anunorofanza; aititame a (paccare ooal^o piezze de legna . De graua ( lepKcaje Uowetto ) fi non baftano qiutto fiano ctnco, e pigltata n'accerta ammo- • l^a dc fcifco'iicagRO dfi dare a lo ligno, dette a io ISO Trattenimiento VII. a lo to^tMB ddlt^tca, e la fece cadcie emnsP 9 pifo 'n tenra ; e cemzo (iibeto: a^ k ^trua dt U forta fece bo iiiofso fato fiito , « 'copicrt^ dc frafciie y e tteneso, fe mefe a fare le .^iia^ urelle pt ddertto la perta , e -qnaodo v«d tutte 'nzkme fchiaffaro de pede a U foila, c broctolate a bafcto , dove a cuotjio de preta- te nne fece na pizza , e chiuta la porta , porta- ie le cchiave a h Jlre , to (|ii&te vifto lo ga- lore i e lo 'nciegno de fto giovane , a k gai* ge de la fortuna , a ddefpiettb de- la aiFtdta , a tfa(tio:de It Cortefctane^ le dette la Ftgiia pe f^mogllere , e&anale (late li travierze de la '» vidia &langhe da varare la Varca de la vita b- ja a lo maro d^ le gcai!m22e , e K nnemniice Itto je reftanno confute , e caepau i lero a ocoi^ ;ear«le £»za caanek, Gkr la fmrn de n^ommo trino assjife U> L O G, N O R A N T E TRATTENEMIBNTO VIII. De'li Jornau IIL . . JkMQTtiQ^e i nrtnarmato da U Patre jt fare JiwA ^tkefcanzie « /o Cairo ; pe smammareh ds. Iq Titto , dove era »' arcaseno , < ttrovarmo pe l/i strata de pas so ^n pas so perzune vertolose , j# le ppor$a. cod*, isso , pe, mmiezo de It quate^ ste ne tarn a a la cdsa carreco ^nfw9n.o d^ argien* $0 y e d^ oroj, . . N^n ce manegro CortesclatH ^ntuomo a /ir •" frenctwe , cbe avefrtsno mostrato la coUera dt vederw taccato^jt lo bivo^ n P artt Uwonon ^tse stata a p^nto de semm^lare : n^ sapeva* 90 a dicerey se te dene cchilk a lo naso lode* spietto de vederese. jettsfo a facce la traf0na» ris Uoro , o^ la *nwdia de sentire la ftlhets* te de Corvettp ; ma ccwnmenzsi^n^ a ^arlatt faUa^ tirade fore da lo puzzo de la passiom fr^r^a^ P^rm9 lhr9 ^ /' 4m9im de^tte pp4^ . fgie* FU icmpfe landato aflaje ccMh bo 'gnonuite de la practeca d* uommene vertolu^ , che n^cmfiso fapio , pe la fcommeraone de Gente da poci^ ; pocch^ qoanto pe ccaiifa de chiffe pb gaadagnare commodetate , e grannizze, tanra pe ccoepa de chiUe po ^fcs^^etare de troU>a , ed onore , e fi a la prova de io fpnioccolo fe ca* nAfcc la prefacto \ a la cafaV cbe vft caotaN rag- $3% TaATMNBMIEltTO VUT^ lagfito, ctiiofaanite s'^ bero chello ^ ch^to yt Jiggio propQoftor Era na vota no Pktrt , riceo quaitto a lo Mu fo ; ma percli^ non,k pb; avere felicetate fans a lo Munno , aveva no Figlio cofsl (ciattrarcfi t da pocot che non fapeva canofcere le fdo^ fcelle da le ccetrcrfe : p^ fa qoate cofa non po* tenno padiare cchiu le 'gnoranzie foje , darole na bona mano de fcnte, lo mannaje a fare mei- canzte ▼ierzo Lerante , fapenno ca lo bedere fa- ne patfe , c lo pprscucare deverz* 'geate , km lo 'ngiegno , afnla lo iodizio , e fa- I** omiao fpierto • Mofcione ( cbe accofsl fe chtamimvi lo^ Figlio ) puoftofe a ccavallo , comnaemaie a cammenare a la vota de Venezia , Arzetuie^ dr ie mmaraveglie de lo Munno, pe 'nvarcaivfeco qvarche Vatciello , cbe gbtdle a 1^ Qmo , t eammenito na bona j6rnata , trofaje uno , cb fteva fitto a pede no chioppo , a lo qnale de- cette ; comme te cbiannne »* Giovene mto ; cb dove (i ? e che arte i la toja ? e chilhx xe^f^ mme chiammo Futgolo; sb d^ Sa^etta, e fie cio correre comoie a no lampo • Nne* Tocnt ▼edere la prova, leprecaje Moftione; lo Air* goto dtde : a(petta no poco , ca vide mo s**) p|>orvera , o"" ntrina • E ftanno ito poconlto* lb* Ipife , ecco na Cerva pe la • campagna , e Fwf- golo laflannola paflare no ^ ptezzo *nnante , pe ddarele cchiti bantaggiQ , fe mefe a cocrtre com fpoteftato , e ccoTsl lUeggio de pede , cbe &r* na into pe coppav no femmenato de &rioa*ieQaa laflarence la foima de lar fcarpa ; taato che 'n ^uatto faute- la jonze. Pela quale cofaMofcio* oe mara^vigliato le diiTe, G voleva flare cod' it fo 9 ^a C avertia pagi^to. dc tnafco ; e Forgole coo- JORNATA HL 9fi fOtMntmnaoU , s^ abbtaro de compagnU :. tna non atnmenarb qoatt* airtre miglia, che ttrovaro n^ latro giovane., a lo quale Mofcione diffe : com. tne aje ncittme , eamtnarata ? che pajefe i lo Knio ? e^ che arte aje ? e chilb refpofe ; me chiatiuno Anceccliia a llepah> , (o de Valk-cu<* Mofa , e iximettetmo i' aurecchie 'a tepra, fenza pitttreme da co koco , io fento quanto fe fa Slo imnino, avdenao It monepofie^ e^confar* ) che faaoe 1' aitefciane pe^aut^are li priez- ze de le ccofe , li male afiicie de K Cortefciane, li trifte configlie de U roifiane , P appoptamien- te de li 'anammorate , Ji conzierte ae ii ma* 4^Qole , e H lamtenre jde li (erveture , li reppr* tamtente de U fpimie, li vifTe vifle de le Bec« ^hie , le jaftemme de li Mariiiare i che non taa«* M vedeva lo Gallo de Lociano, e la lucerna 1^ lo Franco , quanto vedono ft' arecchie me« > je • S' % lo vero ch^flb , refpofe Mo&ione : dim- I me, che fe dice a la cafa^ mia ; ed iffa puoflo t P arecchie 'n terra , decette : no viecchio par la CO la mogUere , e dice : Sia laocfato lo Sole le* jone , ca nP aggio levato chil^io Mofcione da aanze a V uocdiie : cheUa facce de giarre a 1' arnica , chiilo chioovo de io core mio , ch* a lo mmaiico cammenanoo (To munno , fe &rr^ om« mO) e nop fariii accofsi afeno beftiale, vozzae* chio , pierde ^rnata ; no ccbiik ^ no cchiii ^ diflfe Mofcione , ca dice lo veto , e lo ccieo ; ^ perzb viene co mmico , eh' aje trovato la ven« tura toja . Vengo , diCe lo Giovane , e cofsl abbianoofe 'nfiemme , camjnenato diece autia migiie, tcovaro n'autro a lo quale liifle M^ fcione; comme te faje chtanrnat^'omitib d* bene vmi dove li nnitfo? e cbe cola -faje fait a io 3IB4* Trattbkbmiento Vin. a lo Monne ? e chiilo lefpofe ; mme e tiiainMo Ceca^dedno , fo de Caftiello Tia iafto , e /jk- do 'nzertace acco(si a P^^o co na vaiefiza^cis do mmiezo a no imlo fchioccolo • Vorria vede* re fta prova , leprecaje Mofctene, e chiilo cu- Tccata la vaiefha , pigliato mira fece fantsnend a^e da coppa na preta, pe la qiiafe cds ofcione k lopigliaje comme PamepecooBi> pognia foja; e ccammenato n'antia j fe ik no lippolo , e pe tuttfe 'noe yi. Acdofsl efsenno la ciiazza ^iuena de' Cinte, pe faedei^ h ciozera, cbe 1' ■^ uom- QomoMne fao#vano comme a fionmcbe, ek4Sb« Mfti?, f Taftrecbc era«f chiene jcomme uevo^ compar^e Fttrgob, lo quale fe inefe.a lo capo df ia chiaz'ia ^ affetunno ie mmoppeie , ed ^cc- core ventre CiaaaettfUa.cflt^ la gonneila aococcia- ta pe. (fi a mme^e gamine , e co oa fcarpetetia a una Ibla, bella >^ atrillata , cbe tion pafia- i va diece ponte^ e ^puoftofe de fpaUa.a fpalla , e (s%ntu,t0 Jo taiantftEa > « lo tb tii de la tron- ' nietta ^ fe mefero a correte , cbe tt tallane k toccavano le fpalle ; ia cunto > ca ^tatevano Ii^ pare fecuute aaievriere., cavalle fcapolatedab , }lall4,cane.co le beffiche a4axoda, Afene c« i lo fpru#ocoio dtreto, ma FurgolOj^cfac n'aveii { lo nomme > e li iatte y la lafsaje cchii^ de w Krma dereto, ed atrevanao ime lo termen^t »co te ientifle r tflhicco , Pallaio^ £recigtioy le (hiHe , li '^fche ^ b sbfttterede mTRif> , Jt tte 'ncoppa a ViliteDO 4e i'^^Qkbir , ton»p 10 r JORNATA III, 337 ro 'ntatnpo , e dato lo iokto figni) , accommen- ^aro teva movere pafso^ ; ma Ceca-deritto , che bedde lo pericolo *de lo t VOTzacchio, lo trinnfe de no eaccialappa- ' (c€te^ fccc gran penziete fi do^evaie dare , 6 m la FigUa ; e fiafto.coozi|^ co It (apote de la Gbrte foia, le fti refpoo^,che Ciadnetella noQ I crik voccohe pc U divnte de tib Sctuza-Cane , e * de%' Anciello plerde jomata; e che fenxrmac- chia de mancatote-^potcva commutare la proa- nefsa de la Fi^lia a no donative de Sbite> cht larria ftato echtb s&zione de fto bnttto Pez^en* tone .9 che ttutte le femmene de lo mmmo ; piacqnette a lo Rr^ fto parere , e fece ntenae^ le i Mofcione, che dewue volefie *a d^no de la mogltere^ the Tera i&ta pretnmefsa j ed lU fe tonzegliatofe co T aetre , refponnette : to lN>gfio taato oro , ed argiento «i.qva«it(r rnie -p^ portare *n cuollo M compagno rho ; e ccemtii- tatofe lo Rrl , ftcer» venire Forte Scbena , fo^. Klo quale accot»meii29iie a carrecaai^ forza Jk gKe d( docatqar, facche de Pataeche , ton MssiU T.L P ztBu 3j8 THATTBNMflENTO VTIL zAne de ficate, vanile 4e mooete d» feritfOfie de €attaK , cd aptlle cddil canecavaoo t ftcva cc^i £ndo tone, tamo che sod iMUIaun^ U tnfyreoM , S faaache , li fauavocte 9 e 1i SRcauifte de ca» imo de h Ceiate , oaamje pe ttone li C4fa- licw a xoque ^n pridlo caaneliere , vacile, v«e- cade , £Mt»ttiglifl^ M< aTifaje Ji cenpagne , meatra fa pokeie 1^ awava a lo Cieb fm lo shatieie de^le txatca- gna de jchi ^eaeva. a -ftanecaie Aa ricca faroia ; Scioioaritllo ^ cbe l«dde U i^oCa «3ale parata , CftoUBieassaie a ^iofctaie de fiiaaam t che free con Alio feWafliife dr facce^n terra tatte le gea* le» noe^miclie , 4[»a ie jnmanaaie coaune fiwiio li TiCDts Sattiemdooale a dii ?ace pe ebdia c^pagna, ccht^ de no nai^o Jontano; pe la (}ttale coia fenza aveteaotsa .'mpedemieoro, ar« nvato a la Cafa de lo patre , dove fiu^nno paiw tt a li cQoips^t de lo guadiigoo ( peidit ft JORNATA IIL 339 Mt dicere : a cU te fii guadignare )o tortaflOt c nr dalle l^afca ) nne fefnmannaje conzolatt, e contiente ; ed ifso reilaic co' lo l^atre ricco ^^nfunnoy e'fe veddt n'afeno caneco d'oro,non fiiceniio bofctando lo mxxto ^ " V .. £ .,,'■■'■ •' ' ■ rV ' *''~'EO. \VL O ^ "E % L^ A ^RATTENEMIENTCt IX De Ja Jornau III. JT O Cfsn Turco f^ fan^e n» vsgMO de smt' JLl go de S ignore , fa pigUare no Frencepe f is figita se ne nnsmmora , e se nne fujenoy U Mamma l^.arriva y e U sb tt agitate le mmano da lo Ptencepe , 4o Gran Turco nne more de crepanthglia \ ma jastemmata la Figlia dS la mamma ., lo Prencepe se ne sfrda ; m/e daj^ vaarie astuzie fatte da essa , toma m mmam' meria de lo mar ho y e se gaudeno contienUm Fu sentuto eo granme ^azione lo cunto de Paola^ e disseft tutte ^ eP aveva raggione lo fatre de njolere vtrtbtme It figHe , si k^ can- ,taje ped*isso U^ fMulo , e se c hi lie menaro la pasta , isso nne scervtfcchiaje li maccarune ; m^ teeearmo a Ciommetella de dire lo /m/« , ^«r« laje de jta manera* NQn p% iQortfc bene dii male vive; e £ quarenno feappa da fla featenza, % ccnonFO janco; percb!^ chi femmena luogiio, noo pb xneterc gcano', e chi chHlnni tiitomagUe , noa pb raccog]iere vrocfccole (picate • Non me &rri trovare bofciarda io cunfl^, co io quale momme ne Tengo : pagateme , ve prego , c% le fpapsF ranzate de arecckte » I'aperte de vocca , mentie io mme sforzarraggio a dareve sfazione • Eca aa vota m.gran Tuico, lo quale aveo- JORNATA H|» . ^ J4f im U lebbim ^ nm ce tmvava fMeilkr neiciu* no, tanta che li Miedece aon lapenno chefpeT di^nte pi^^iarence^ pe ft levsot da cuollo I0 ftimoio de -Oo- tnalato , co ppiopoiiere na cofa mpoifibeU , le flilTero-, ^^ era^ aacffarie brefe no vagao die lo ftngo dr iio Pi^acepe gastm % XiO .Gran-Tufto fenteoflo ila rizetta farvatecsPt^f ^federanno la fcnetate , fped^tr fubbtto: nji grofla armata pe mtnatt cofBmanoatino «i cfa* fcorteflero ped'ogni pparte^e po^ mifMjexO d^ fpie r ^ ^® groflfe promm^flfe r procttv»(Ier« ^ avere quarcbe Prencepe^^ le mibano , li,iq^a&^ 4coftianno le pparte deFonte-cbiarD^ fcontratta^ ro na varchettavciie gbieva afpafld^-driati^ la quate eni Paulnc^io ^Jbdio de lo RrV cte chiUo Pajefe 9 I(V«quale smpaTiato , portat^de aeppa-, e pe peftle a GcQuanteeopole , la qmle calk vedenno li Miedece , non tanto pe ccompaduh . Be d#^ cbillo poverorJ^rencepe , qnanto pe nte»» zftfle llcM-OrpetGhi non jjovafuio lo vagno » n' '. avemano eaeaco lton> la p^ettn^>:iEQleiinci fere:tieI»po a4o tietiipo> « t^vate^ ^ INbig^^ negpsio, dettero a restenhn^ a lo Grai»- Tarco ca fto Piencepe fteva cofececode la It- benate y. die $^'fveva joquato a tre fette , e cha lo faage IbtrovoIata'Paverria fitto ccbiii ddaa* no y cAe^beneficio ; e peitb era neceflarto , che fa fofpenneOe fto remmedioy^fi cbe a lo^Pren«> ccpr K>fle paflato'l'omorr malaiiconeco>. ^p«^ 8.b eia neceflario tenerelo alliegro , e darete cira de. fo(buizia> pe ffiire buono fango^ Lo Gran* Tiire& feotmo Aa cofa , penzaje de &reio (larf f llegramente , chiudennolo drinto a no be'lli^ Ciandino , che fe L' aveva pigliaro a ccienzo per* petuo la Primniavera^dcMre4e. Ffonune faceva- 94^^^ TRA-TTKKfM»HtO IX. mo a defpocare co I' andeUe , e co li &he cU mtglfo faprffe s^rgogiiafe , e iBmor« BMmurf, foettenoece drinto RmcIIs la Figlia , CO ddaiele a fnnteiiiiefr ca nee la v«kva dace CnmogHcvr . Rofelia fiisbeto , t^be beikfo k liz2f 4e le >PieflCtpe , fii annadccata co m giunniafia d^atnniore , e iacenao ila bella oa. ra de fe faoglte foje coe>ccfaelle de PankKoa^ nciaftiro time dnie a tf amello 4t no fli& defedderio . Bfia venvto to tiempo , cfae le Car- te Tanno gneRa, e lo Sole Te ptgiia gsOo de Are a no^n^nartino co to pieooio CeleAe » Hofella iceperze^ ch^eAenno la Primmaveia *| cfae li fiuM^ s6~ de meglio tempera , svenae concmib n fyfiadece de fcaanase Paofaccio , e fire lo ¥amo a k> Gian-Titrco, che fi bb fe iparre n^ r aveva XfWKo nafcnoAo » turf a von pe la 6ta2teBe avnta da la iBainiDa , ftppe lb trademiento » che fir teflefa a lo \uiamnonll fiijo , pe la quale cola detole tia beUa fpata | te dt(ft : .Mnflb imo., i moje (uytat la flbe^ tl i eke \ ttaoco cara , ^ k vita, ^% ccofil doce , non peideie tieapo: agge li piede a He- paro, e battenne a fa maiina, doi^e eroMmife aa vaica , ttafe tl^ dfimo^ e Afoettano, «a pe bermte de fta fpata ncantata , nrniie feeeraio CO lo nnore, cne mmiettte da cbHle tviariaar^ comme fl fofle lo ^mpetatore. Pankicrioy eke ft vedde tmpriie cofsd oomia ftrata a la farvae»»> nr feja , piglfatofe la fpata , s^ abbiaje a la Ma- flna , dove trovata la vaita , fb raccnonto oa gran ieverenzia da ciiille che la gUtdavadOtRo- Mlla fra tanto fttto no cterto fpercanto a nt caru, la fchiaflTaje fenza eflere villa, n\ fiento* U drmto la facca de la Mamma » la quale fu- .* JMNATA HL 84 S. ticio fcl^btaie a* dcMmire de Totte talci ohe non tt (enuva n^ da pede , ni' da cajpo, e fatta cbellb 9 p^liatoTe na mabpata de woje « cc^zff » la varca, e iketo vcbir. Fra cliifto mUzo , ircnn* lo Gran-Turco a lo Ciatdin»^e non tro- iFSnne la Figlia , n^ lo Ptencepe,:mefe a rrtm^ I m0re lo Muriao, e^^nrzo a ttrovarc la mc^ . 1^ tlratt de nafe , penzaje ,xhe ^rcbe defcen^ xd 1' avefle bvato la rentemlento » e- chiammate I le Dammecelte, ta'fece fpogliaret ma levatate I la Gonnelta^cedajeWncanto, e- fe fcctatle i gtidanno;: oimt, ca la traditora- de Hgliama nce t*ha crfata,, rfe n'i fojuta calo Prence* [ pe ; ma noa fe' cara , ca m sfirta*, chutvate afta Poppa , comtne (iente? lemmore^ de Cateae, e tf anciRe: pe ^ncroccare fla varca , tira ad aoc- cUe de pnorco y a cKi cuogUe caoglie, t- z^ta dii *nf«ddar, fi nb fimmo peidiitt', «'Mc''i *n^. torzato lo-ffbire. Lo- Prencepr perch^ nee jevn pr la pellecchra foja ,, Rette fopra- l*^avifo>, e fn- bcto , che *hzeccata^ a la varca fa GraniTordiftf- fa jettaje fc ccatcner co li^ grance^,, tiiajr ha gran revierzo , che pe bona fottuna^ iSignaje tw- to a no cuorpo^ ie: mmano* dt b, Sordana , che ghiettanno Antle- commf atna dannata ^ iaflenpi* P 4 m^r 344 TuATtSNVMIBNTO IX. BiaK h FigKa, ch^a b primma peckiat ch* avefse poofto la Prencepe a la Terra foja , (« feise foordato A* efsa , e ccor^ia > Torcarb ca U mognutai^ tutte fcolanoo &ngor, fe prefentaie 'anatue de la manio, » moQoftrafMioIe oUlla JogJtaTo ^ttacok>^. le difse: ecco^ marko waiOf ch'a la tavola ck la fon^na nc' avimoao jo- fuato k) , c 4UC0 ^ tu la fanetate y ed lo U vi- ta . Cofs) e lo fclatOy e ghiectG a pagare la nnaroia a lo ma- fhro^ che raveva ^mme-iszato Parte: pe la cpa^ it cofa \^ appa lo pede 'd terra, che le fcette dc jnaote Ko^Ua,. ad a.riavato a Im Palazzo nejale^ fXL recepitto C0 ttama carizze da lo Patra , e da ]a Mamma i cba non ft pbtm mniagenare t facennafe fefle , a Umnaaenarie ds^ ftvniite la jpfiuaao . Ma Rofella , ch' ecajao pafsMe tre ghilio^ 2» ,i afpattaoo mpterdeto Paniuqcto ^ ie allecor- daie de la jaftemma , e fe mozzecaje le 4iavta , ca aon penzaje a retnmodiartiice : perzb cotxnn^ a ffemmena defpea:ata fmontata 'n t<»-ra , ^glia> je no Palazzo ^ncantra ia cafa de Lo Rr^ , ^ bederede cha manera potefse tornare 'a mam. jaaorU da lo Prenoepe Pobreco, cbe Taveva* li Segnutt da la Cone, che bonno mettere lo nafo pe ttQtto, aliommato ft'aucietlo naoya vcBttto a chtlla cafa^ e coatempranno oa bel- lez- ' JORNAfA ICT. S4S Iezza> tli^ ttirsanno tun« Hcfi>te> fceira' lift, it mefara, ttmcotxevn 11 termeiie, dev& zk^^m^s ve de la maraviglia^ faceva fcafsoae de- floi{i#A xe, e fe ebiammava forede lo ^rt^colavc^m^ nenzaro a &rete lo Biofchito ntuorno^, m n^ attuerno. , e.lo 6Mrvettiaiiifriia»6 pt ahartte'lM cafa • I^i fbiricttt ^vano a^ Ma , ie <»fMiafcia«i ft^Uava^ 1# mimifiche a ftcKVtUftreeciitvH ^ famaae a ffmrdamieato dt mfti»6^e 4'4lli#^^ famnap de 1' aucro , tatte tiravaod a W ▼erflT^ ^o ,. e tmte cerca^iino > eomm* at^'iMictedir'tf Ammore , dt fj^boiaie fta h»lh HBtte • 4MMA die %€va dave lepn 1h ^mMf a fBtf6«M«' va tM>na cera, a tmta dtiPadiMteiieiiitdiitoytiit^ ft manteiMva de fperanza ; atKw^tila v^mmt uttnfgacn H iacche , s' acccftai^a itc wtamewi to «o Ovdieio de gran porttta, ^he* daMiiMi auUe dacatf^y a bo veiMto dt tatto paora, felft fa vtisHta la aotta cd Ta^Ptrria^ iHMftt# lo Jdiii Cftto ck )* alTetfione ibja .. Lo nigro ntpliiiafl itftrrv cV aveva* Ir ptaaa air^aocciifa lb' 'kl' pi^fBone, pigtiajt fabetc a< ntere&e? lb maiSk^\ ^ fatiolt ctadtnua co no aMKante, fe fat^Alti «K> dicco fagHO'da 'iiibvdacam ficdd ftpy a^^ CIO, • nen beddt I'bra, cha lo Sole facefte a bota e pe fi^m-cacta. de Jb Qomie/Iwie •^!lW#t ta bmva k^onatada lAlUb^^^lMBraPiiRote iiEitfo €aprp0 » eke vm cm.fiiito,^ IMII0 4f 4inare ita ponar^ # pf^ i|qfie«lL<4iuprii» M Scrauoiip daU guOe A* Aimtm^Amio (Ac lo sTorumaro cotrim^cBib •7d^f 6:ed4at0 da..^ddit A £iia U fatte fiu^e • La AffttHM f«Raipi|tiaif amoiH9iniMta<;$o a* mmtm mwrntcmsatith failfaiKfe docate^^e uteitfa ItAtti^f e cinlia WMBiuija a 'i&piegiiare lutto F ' argicfM 9 f i^«tH> ( chUvjo^a a I? Aknaiai pa £»* d*&«il %:0O deradtiio , clia pacia 'uipoMa a la 9«fbi;io p«iiiantttfita> a canwaa fa ootte coa^ taU.ipcHr<«ra n^q^Apo^ ^e nMta. ok Ip aancb pn^.fticir a cercaie IraHn^ratt^idf.feleiiaiQ , fe coar i^fHiiia^ la cafa. da M^okll^ , .ia ame .afteoca lo liatta \ e lo CairaUeia lav^taGr Capp^». a ;b' ^paia , oommcnzaia a fiEioTcsara la canaeia, m\ 4]QantD atUh tt 4podttiava , ilpiuii iUlIomiaava, ch^ k hantolMUa da k aaeca £oja. facavatia 1' effctto da^Jo manfeeqa a la fMfxo da ia. fariaBFOci.,ae let qnak &iofciai> aaiaato fpe& tntta k bouq » e pt ftoute aa auttial^v, (a Aai&e. cotaaMia ccaaaek. Maqaaa* na k BOtta pf aaa bedata. k da^mfe pazsda 4rii\ uommaaa- fa nafisMm >4a nifix^ dallegiua "^ : ca ^ Vautita fcevDp^t^ de 'ngiiiiie ^ f onttiM rilf «iitro-, fe ne jette ; i benuta I9 iett^ Aotte, fb ^feee -'nnanze k> terza luuuniwiato co imU'antrc doeftte pigf iate Jul itfoni , e co no t«f&to abboi> fcato de fcmocco, e laglii^dfeiine'^giMrto gtM-* to dove Rofella , prhnmd la capo ; lafsatdlo £ite a mme , it^hnette to ! Cavatitro i e fitttafeUa feder^ co k apo Mfino I tredannofe anoKait aanno Franztfe, conrnien^ . nje a ftdcair li capille co Id petten^ d\ivolto? i ma quanta ccli& ft sforzava de fgro|ipolaTe cH^ t; la capo fcigliata,cdiiil %tricava lo pai6re;tair* ) WH die penzonejaje tvttai la notte Aaza Att cl^ fr pe dderitto, e pe aIMm na tefla $ dfefordfr I iiaje de Cciorte la capo foja ^cht t^'^^i^ a sbat* i fere de pietto^ a no nuiro^,^ ccornmefa ftkM i lo Sole a: fentire teiinonna tenuta de I^a«Ckl-^ f It, e CO la^fparmata d^ li ragge mazziatoMi 1; erille^ che avevano nfettato la fcola de li Canl^ I pe 9 cb n'^antra ^mbrofoliara a doje fole^ fe nn^ ' I Ibennette dar ckella caiS^^ fridEio , e glielato^ Mk ^ trovatofr a fcpntmerabne a la 'nnante Gamnra- § ta de'lo RrV dove fe taglia, e ccofe^dove-ti^- I Ka la. ihamma ,. che nee ha (k^Figltaydove ft ineriano li m^ntece de 1' adolazione ,r fe tnn^ 1 mano le ttele de li %ganne , e fe toccano^ fi I tafie de la monnoradore , fe ragliano li rAtt \i hone 'nprova de la 'gnoranzta : iPntemo Cava- ^> lieto contaje ttitto le foccfefso^decenno le trai- ls to 9 che P era llato htto ; a la qnale refpofe lo i fecunno , decetjno ; to zitto , ca s' Afreca chiarf- f zey Talia noil rife , ca' ie:^^iird io pparsate p^ i fto culo d*aco , e perS' trl?oIo conimune fc - I iBifliezo gtiidio • A ck^ lefpofe lo titrzd : Vi i P 4 ca 948 TRATnvBMifimro IX.. €4 t«Mt ihnino maccUate de na pece^ e ^mee foCKniQO coccare la mana r^n^ui 'nvidia de na* feivno , €a fta tratoora ?nc' ha lavcvata .tnctc a j4>ilo 'nmUrzOi joia. n'^ bone a gliottere iio pa* mIo (cnaa ^^^iiarcbc relantemieoto ^ m>n fimiM ■QommcAe iniie da efsere comvate^ e psofle a jM» faccD f ptrzib iaciioinonncUa pentkt fta Var- ;vera^ fcorcoglia peccerille ; e co&l acconiatofa jpficDima, /iep^ni a h) Rr^ , ^ceataooole tntt# lo fatto , lo ^ualr mafii»ie a chia^maft fisbett Kofella , dcQBnnok : dcive ^je 'nvezxato fto tn^ aitne de tmfiare U Cortefciane BaiejaJ non cd- da ca ic ficcio fcrivera a la gabbella , perciiia^ f ua^una^ MttolcUa • E Urofella fcnza cagm^^ 1^ Bifote df colore , le xefpofe s chello ch'lagsit knoj^ e fiato oe venoecannie dc oa tuorto te- tome da uno de. la dorie Tofira, fi bb aon pfr. Ilia iate cofaa lo inann», chc bafiafse a foo» yetare 1;^ agiuria di' 9ggto recevata; e coi»- jBfiannata da la Rr^^.clie docefse rQ(EKfa^ cbc rera ftata &tia ; efsa contaje *n tecza penona ^ qi^o aveva operato 'n fervizia de loPxeacepc^ ccmtne P aveva cacfiato da fchiavetiideoe « Hbe- zatolo da la morte ^ icaoolatbla da. lie jfiocol^ de na Maga ^ e perutolo (abp , e Isarvo - a h Tetca foia^ ped' efsere: pa^ta co na votau de fcena , e co ao cafe-cavallo ; cofa ^ cbe noq ft ^aaveneva a la ftato iiijo ped^ efsere feqiineiia it gran fango, e figlia. dU coi cominannava &6- gne : lo. Rrt fentenno fia cefa , la facette (iib^ EetD federe ico.granne nnore ^piegafinola.a (com- mogliare chi tofst ftafib lo iiiamioorato ,. lo (ca> npfqeate^ cha I'avc^va^ fatto do bello corrivo ; «! ei^ kyittole n^aniello da le ddeu , dtise : a cbiila iarci a ttzpvaie A' anictUo ^ chilla i la Id tt a J ctoge nfidek , che mm' ba patfchU* ta, • p^tetta^Bio I'anieUo b jette » 'mpi/zare a lo dtto de lo Ptencepd , che fteva 11^ prtfkn^ t« t cotnme no flaotaro , che pafsatolt fubeto la V€Ttik de r anieltb a la eapo , le tornaie la inaxKuaoria perduta , fe 1' aperzero i' iiocchie , fe le zcfcot^ttc hM^fangjO, e Q:e:sLt^ li ^trere , e correnao ad abbracciare Kofetta,. nbn ie. faztajt d%' ftftgii«t« ta catena! dellf aana toi^ ,. n&tp % firacqo^va id* vafiure lo vafi| de li contiaate (vu>» i^^.e caccaoBde p^rdonanzia de lo dpfgafto ^ che- Tayotvai dato, efla re^ofe ; ooa. ferve a cceiw cace pMrdaono de cfaiile .arciire > che oon ibngo agriato: da k volonttie. lo faccio. la caaTa , perch^ t^jj^urr fcordeto de kofeUa ta>ja , ca ocni aam* ^ imta. dki manta: la jafleiama , che ta ■uimaje chaU* «'raa perza da Mammanu , f^ik ib te fcuTbve te eoiwiattlco «* e coT^l pafibmitt iniUe parole amtnoro(e% L» Rr^ fefHiiCo^ la )e»- tfttrnma de Rofella , e V ohreco che te pormra , pe lo bonaficiD iatto a la iigIio» appeCf ccam cbei ra.io§oe6eco nfiemme^je iaitst fare rjittii nat a Rrofetik,. nee h deze pe mmogliereirSft ftettero cchib fates&tt6 de quante portaro maje kt iiiiro>da la MatremmomQ , e bedeitexa Ji. i^ Cht swtpte ca /i titmp^^ e co la pagirs, ¥$4$- akt / smiasiHrsM U nnospoU • t3L- J56 L E T R E FF JPT E TRATTENEMIENTO X. De k loonta U^ ^i#if ^ #]v MfM€ , cii»//«^ hmMfm mew fmmmm WFi^mj At nr recevmsctmmw^f^JU ^iude €9sm mmmst^ Im ¥igli*nra st^ gmmdmn jPMfvif , n m ^ mu m mmor m W9 gtw/t. Sefwmn^ W9S fe mmmlitis de ia^ Matwtjm y. /' i dsro ncs» g^ U jigliM bmnm^ e Umum Idfglimfra dtim^ m nm ifmt9 f la scMudsrr^ L» SigKn tc^fn h tr Mdmmitm ^ , ncrwtene U ^Ii0 ^ 'vmt Im Mmwfa^ h sfrpm cv t^mapim ctmd^^ 9 sc^ fierf l^arpwe , /' accid^ • Fm mmat0 U €mm^ de ChwmmelU de' H ,^Mh heUe J the ^ etmf cemme ^ tsmm ck9 Qj f M eei M vedmmo 4mu ammisu fe h it ^ rn^ dteeme. ST ndn htst lo cmhtnannaiiiicnto de Id Piea* cepe, e de la Pie^cepefai, lo quale i a'ar- gano , chc mmc tirt , c no ftraolo , che mme flrafcina , io farria pmito finale a le cchiacchia- re meje ; parennome ttoppo chdleta de mcttere lo Colafcione fcafsaw) de la vocca mia , cd P arceviola de le ppaiofe de CbnimeteUa ; pmo , ! perchi cofsl bole fto Signoie , mme sforzamg- pio de farcve na . reccicatella 'ntuorno a lo ca- ftico de na Jemmena *nvcdiofa, che bolenoo fptoSbnare la Figliaata, la portaje a le fielte. JmifATA in. SSI Era HM I0 CaTale 4e Mireiinlft iia Vedob chiammau Cftnui(Hua« 1a quale era la mafmnft ^e Im 'avidU 9 cli« non bedeva mat bene a qiiar* c^e hfcimk , che iumi k Qlorzafl!^ 'n caaiia, non fenteva mah la bona .fcioru de quarciie caiio^ (bcate « die m la ptgHata tramrzp , nb bedev» iaannena , «l d(timo cottttnto > tka nan le ve* tteJAio li ftiaiigQ^iiinr^ ^ Avttva. chefta na figliolar femmena cUatnma* Ik Grafmi'zki ^ ofc^fta la qniata cflSsiu&ia de la ftUnaoia.^ lo prisinio taglio de: I'Orche-maiii m , Taccoppama de le butttir fchiattace: aveva )a caAO lmtttQiofa9,li*capllr fdgHait^ lecbioc* cfca iptniHite^ la fionarle nu^ia^ Pnaccbta a^^gmilacclla. Iff aafe .a brogoMa ^ it dkntc 'n* CHicinalre> la. focca de Cernta, k wkeva da »Wio aa caiwi de iatta tyuttte, ahe fa^* 15^ TuATTSNEMIBltTO X. ceva^fj^tKart ie gmte ^ ed era Infontnac^ ctancipfii) laporita ^ ioqwurella /e liccarefia ^ cd aveva tj^ fqi»$)le , gnuoccple , vnio«cdc ^ iriem , e ccaflefie ^ che (ctp{>ava li cofe,. lia it SMtte > ma che tante 4icote,9 e diiTete , Yafb icese , che pareva 6tta co lo penniello , che no 'nee 4ifciav« no pieeeo; ma Vedenna Qxa^ denia > ca la iiglia le mdhava a piette dot^Q- celia comma no cofcmo de vellnio 'b qvaiaata, a patagone* dl»- no iin^lo dt eocinaV n» cola de riella^ Admita ^ a faccie de no fcic^o V^ . neziqgpor na Fata Mocgana a refpeteo de o'Ai^ pias commenzaie a goatdarela co ia gcoaaa, c4 a teaeffeiia 'nvoaaa : n^ floraette lloa^ io chta- jeto J ca sbouanao* foia la pofteoma iatia a lo^ coie^ n^ |>oiei»na ccbih flave appe^ a ia cor- da f p^ian^^ tmtmwoa^ a ccaita fcopccta fit Une^caia feUota : pocca la figlta fiicesra ire co.iia fonnelk de &ja 'afempata , r ecftpeola de feiefduglfa> e ia^ negnr hghaRn, co- le f^)co ftandi^giir, « pettok de k cm r a la figlta de*. va lo ppane janco eoHnae^ a :le;lcii»e, a la fr fliafbra toaw de fime .toofto , e operato ; a b glia fiiceva fiaie eomme P aaspoUa de> lo Sax* vatot«9 e la iigitaftra 6'oe?a ire comaa' a oa .iFettoIa , fiicennole fcopare* k ca(a ^ f(»i^aro It piatie , fare lo Hetto,^ lavatr h co]ata>chre a nnnagnafe a lo Puorco , ^vemaie V Afeno , e elitettare lo beofiprode ve &ccta. Le quale coTe k bona figHok* folleceta , e pioveceta iaceva cod^ogne preftevza, no fparagaliiiio fattca , pe dare » P'omoriB* de- lap inacvafa Matxeja . Ma comma vose k bona iciorte, je»no la fcoca f^ gliok a ghiettfre k moiiiievza fora de la cafi^ at no* laoco dov' csa no graniie: fcaxtopo > le ca^ fca%^ JOmNATA III. »SS Icatte k» euo&oa a bafcio ^ ed Hk octbiann^ mente de che manec^ poteffe peiMidio da cbi^ ' |o fourfaponev^nasto cfae 4'^, ofiie d'e^ vcd- B^ ctt no* nigto fcirptoy che ooa ^ive «'em Pori-. )* genAtr dc Jafuopo^ o la-copia 2cii€e: chiAo era n'UoxcOy la quale aveva fi ^ capvfle, che €«in«ie afetele de PaofcO' ui^jm k liif^re ^ 1* arrivavano n6 a W ofla pezzella ; hi I ftofite ncrefpata , ch* ogne chiega ncrefpita pa« B rtvat. fmco fatto pa to vommaro , le cciglie 'ii-f fi griccate y. e peloie ; P uocchie gazze , e ttrafutt I ^Mknt^j e cchiae de comtne fechtamtna , cht n pttretaite poteche lofde fatto dSje granne peiv I Hate ^ parpetole ;: ia vocca fiorta t e bavola ^ da la quale f^Atavaqo doje fanne comm' a 1 Puofco larvateco ^ lo pletto yn^nolufo , e 'ni^ I niUffcaco de^iie, che ne potive 'ochire no na» i tarazzo , e lOpra tatto era a^t« de fcartieilo ^ f graniie de panza, fottile da gamna , (htoito d» ^ . pide , che te &e^^ florzeUau-e hi vocca de la $ paupa: ma Cecelia co tunc cbe bedefle nH II mal' Ombrar da fyketare, iacenao btxm^armo , i le diiSK: OiaiDo da bene mb^pra^^me efaiilo Cuofino, ehe mm' V cafc^to , ene te pozza ve« dere 'flzorate rkcp lAtco ; e ?Uof€0 re^xmoe!*' i te, feinne af bafcio, figliola mia^e ppigUatii* lo ; e la bona peccerella ap^cecannofe pe !# rradeche , e afierrannofe pe le pprete, tamo few ,ce, che. nee fcennette , dove arnvara ( cofa da Hon credete > trovaie tre Fate , ana. cchiU bel*^ la delL'ktttca, chaavevano K capilled'orofilata; fef&cce de Luna. *nquiiitadeceiiia,« I'uocohie ^ che te parlavano , le bocche, che zitavano fo^ pra tenore de Arommiento adefTere fodesfattede vafe 'n^oqparata* Cbe cchiU? na csywi wMikft , «o t54 TRAtTEKKM«NTO X, 99 piiCIo cerftra^ aa maoo ptfiolkt ae fMcitf tieoMfo, enin grazta 'n fomoia, ch'era aa cw- nioe nnomta a tante Mlizze • Avette Ccoclte 4a dicAe ^ats carizae e gnaoccofe , che n«i fe riia 'nmiai^iiire ; e^MgltataEa- pe la matio » pottaftero a na cafa fottcr chUle fcaiacvoiico* k , che 'oce avtrtta pomto^ abauxe no Rr% da corona ; dove arevate cl^ &fO , e flednte.^ft^ trappite totchif^y r ccofciiie de velhtto cina- 110 CO fciaocche de filato, o coealto ^ p^e It ccapo *n fmo aCecellx^fe feoetteio le F&re pci- tenare li capflle-, r mnieiitre co na dellecatvia granne efla co no pertene de cmimo de V«fr- ro ftraiocente ^ceva lo 6tta fl^, b dfwnrim iraoo le F&ti^: Bella- figRola jRiyCiie acetnio- ¥e a ib capozzella; -ed ella co no belio pioce* dere re^ponneva , Bce trovo feanetiielie , podoc* cbtei>e> e pernr, e granatdle : Piacqoette a le Ffate cehil^ de 4o cdmh la bona ceaanaa de Ce- celia , e & ntfnagiie fimmeotr imaszaR^e fi €% l^lle , che e^ra&o fpacpq^ate > la poitaio co llo- ro , tnoftramx)(e de t&aiio< *n maao* mtto P itdm Wlltzze ^ die erane^ a ehillo patazz^ fecaaa : llo» €0 ac* erano ferittorie co taglie faeltkliaat deca- ftagna, e de carpane r tfoco fej^ar coptette de CBoiero de cavalur, co^ le chtaftnr de fia^no , Uoco taroie de noce > e6e te ce (jbecchiave dria* to , lloco repsofte co caQelleie iie privko , che ^ abagliavano : Moco ^ovtere de panno veide fjoriate: Hoco feme de enoferoco Tappojanh tp^ , e rant* autre sraorgie che oga* aatro *n ve< dennole falo nne fsrria redafo ammHTo • Cecel- ia comme non fofTe fka^o fatto faio, merava te Ktanai-zze de chella cafa fenza &seiie U miraeo> k 9 e li ipanta vlUane . AiV atemo trafiitola dria- I iAnto »k cnardatobba seppa z«pps def veftire I fforsiate , fe facertero vedere camorre de t^htn I . ie lo Spagnnolo j Rrettie co iimrnneche a pre^ I fatto de Telioto . a futirvo A'^oro ^ coperre 4t I '^atalnfib fj^rnim ee pptnitSfede finauto,nioi> I cite de tmeci a la nterfice ^ Atmtere de fciorit* le natmaie , e fcifctole a Hfiroftte de cercola , ii qvaqniglta , a tnineza Luna , a Meogiia de fer- pe : granniglie co pontafe de vnto totchine, e ghianche , fpicbe de grano; giglie * e pennac* chiei^ da portara 'n capo , granarelle de fmatsto ncraftate d'argienta, e mtlPamre figure > e 'i»- tn»!ie da portare appefe 'n canna , decenno a Tik feguola , cne fceglieOe a tioglta foja , e pigtiaF* fe a bttonne cchtii. de chelle ccofe : ma Cecelis^ ch' em Qixiefe comm^u(^Ko> , laflanna cfaelto , che cchth balevi , detie de mano a na gonnel- la fpetacciata, die non tHftv»tr» ca?alle» Che- tio vedenn# te Ffite , reprecatten^ ^ pe quale porta te nne mojir fcfre sapbrtella mto ? e efGi «bbafetaitMfe fotfo terra * « qvaTe' ^nbrofcionan** Dofe tutta 9 dilie , me vafla (cire pe la ftalla ; tanao le F(tte sMraceiahnola ^ e mmtlle vote irafamfiola, le mefero^tior veflita a^ trinca , M ' era tufto teoMDato d*^6ro ^ acoonciannofe la capo a (a^ Scazzefe , ed a eaneftrielle , co tanta ctof* 4e , e zagarelle , che bedive no prato de fciure; lo titppo a petictiitto co kt ^vottonatara, e le ttrezzdie a ghietta, ed ^ccompagnannola pe ii a la porta , ch'era aaaflficcia d^oro, cole ccor- mice Hicralltte de cravancbie , le dtflTero ; va Cecelia mia , due te pozza vedere bona mmare- fata ; vl , e qaanno u fora chefla porta , auza P uocchie ad auto , e bide che nee (!a 'n cop- pa • La Figliola , fatto belle leverenzie , fe par- teu S5^ Trattikbwiento X. tettei e atome fa ibtto a k Potta , Mtt>e U capo , e le cadette m ftelja. d^oco 'nfronM y che era na bellezaetudeiie cofa, tale, cii* flellatacom- me a ccavallo y e llenta , e penta , >ecte 'nnan. te a la Ma^ja , coiitanno)e dk capo a pede la fiitto • Chifto n«» fa cumo , ma fa^toccoUta a fa^ femtnena Jiottofa, cbe non trovanno abiento^ iiibete fattoie mmrzzare lo luoco de le F&te , jice akbiaie la ^ktoio, de U Figlia, la quale ar- itvata a \o palazzp n^aatatp, e tiovate cnelle tre r' je de le rre Fate 'n primniQ y ed amemama dezero a cceicate la. capo y e denunannatola che ccofa trovava , difle , ogne peducchio i , quanto a no cecert ^ ed ogne lennene ^ qttaa- to a na cocchtara . . Appero ie F&te crepantt- elia ; ed^ annozzaro pe lo tertnene rufteco de^ la faratta villana , ma (emmolairono » e canofeetter ro da la matioa lo male juorno^) perch^ porta^ tala a le cammere de li sfiiofgie, e decennole, die s'accapaffe lo megUo. Granaizia ▼edenno* fe o#erire lo dit^ , fe piglj^je tatta. |a mano , afi^rcanna k cchiu bella guarnaccia, che era drtn- to n iKpe. Le Maghc vedenno tale cofk le je^ ysL oghwrmo pe le mmanot reftaro ammeffe, ca tnrto cfaefto nne vozero ^ere q^nto nee n'eia, decennoUy l>e ddove ajp giifloi de &ire> o bella Suagnona mia , pe la potta d' oio , o pe chella elP oorto , ed efla co na ftcce de pontamlo , refpore pe la m^io , che nc' % • Ma le Ffiite vifto la prefonzione de fta pettolella » no le dezero noanco fale, e Jine la maonara^ decent nole » comnie fi Tsotto la porta^ de la fialla , auza la facce 'n Cielo, e vide cfce te vene ^ la ^uale fcittta fora pe mmiezo la lotamma , auza* je la capo , e le cafcatte *a fronte no tefticolo ^d'^fe. JORNATA III. 357 i^ Afeno > cV afferratofe a ia pelU , pareva go^ "lio ventuo a h Mamma qaanno era ptena^ k CO fto bello guadagno adafiilo adaitllo tornaje 9, Ccaradoma;ta quale comme a cana figliata , jettanno fcumma pe bocca » fece fpogtiare Ce- ^Ua , e ccinrole no panno a cculo , la mannaf je a guardare cicrte puorce, 'nclricclanno de U veftite fuojc la Figlia ^ e Cecelia co na frem* xna granne , e co na pacienzia d'Orlanno fop^ Iiortava fta negra vita . O canetare da movere e pprete de la via, e chella vocca •mmerdevole dire conciette d' ammore , era sforzata a fonare na Vro^a , ed a gridare Cicco^ Cicco , enze , cnze : chella bellezza da ftare tra Pruoce , era pofl^ tra Puorce ; chella mano degna de tirare pc ccnpezza ciento arme , cacciava co na faglioc- cola ciento Ycrofe , che mmannaggia mille vote li' Vifcfie di chi ia commannaje a fli vuofcfae , dove fotto la pcntiata dell' ombre ileva la paur^ ■ € lo filenzlo a repararefe d^ io Sole ; ma lo Cie« lo , che fcarpi&i fi Drefenjufe , e ^ngricca Tume- le» le manna j^ pe aan^nte no Signorf de graa portata , chiairimato C^ofemo , lo quale veuen- no drinco la lota lU gioja, tra ti Puorce na Fe- xiice, e tra (^ nniiivol^ rotte de chelte brenzole^ , no bello Sgle, reftaje de manera tale ncrap^* ctato , cb^ ^tto addomnaannare chi era , e dovie teneva la cafa , » la ftefsa pedata parlaje co la Matrcja , ^ la cercaje pe Mogliece ^ .promeften- ao contr^otarela de niillanta docate : Carado- nia nee appi«4zaje T uoccliie pe la Figlia , e dif- fe, cbe rornafse la nbtte, ca voleva 'nvitare li Pariente . Cuofeoib tutto prrjjato.fe partette , e le parzc milPanne, che fc corcafse lo Solcalo Ucttt/Mprttnto, ^e l*appa»cchia lo^ Scium- ^ mo ^5t TXATTfiNSMltNTe X. mo de i' InnU , pe cconcareie eo chilld Sok ^ the r ardeva lo core » Aveva Caiadoola 'ntanl» fchiafiato Cecelia drimo na vgxt^ 9 « ^ntompat gnataia, CO ddefigho ^e fiirele no fcaiKiatielio,c giacchi^ aveva ^^bannonate fi Puorce , Ja VQie- va fpennaie comm^a Puorco co 1' acqoa caudai «)a ^flenno on maie abrocato. j*ajero > e frtto lo CiAo •ccHiinio a 1>occa de Lnjpo , Caofirixio ch'aveva Ji 'parafifetxM > e mosoteva alikocato pe elle2ze a' allargata a PappaUnonato core, co Jia prejezza granne abbiaonbfe y. accofsl deceya.- Cmfta I P ora apponto da ire a ^ntaccare Patvolg^chc la chUntatp Ammore diaiito a fto pieno , pe cac- ciaifne manna dc docez'zt ammorofe^ chefia I V ora appunto ds ire a fcavare lo treforo , clic m' ha promif^e ta Fortulia j « perzb non per^ dere t]cmf>o,. o Cuofemo » qnanno t' i pFomif- fo lo porcieUb , cuire co io ^neciello . O no& te, 6 felice none, t> ammica de 'nnamosorate, o aroie, e cttorpe ^.o chOIete, e cocciuaia , o Amtnore, cnrre, curre a ^rociolune , paxhi . fotto la tenna deli* ombre toje pozza reparaie- me da lo caudo , cite mme confomtna ; cofi) decenno , jonze a la ca& de Caradbnia c tro* vaje Grannuia a Ikioco de Cecelia, n' Afcio 'iicagno de na cardillo, if erva noale , pe na Kofa fpampanata : che fi be s'avea puofto It panpe de Cecelia , e potive dicere viefte Qp. pone , ca pare Baroiie , cp ttutto chefto pareva no Scarrafone drimo oa tela dM ierecubatma mine pttliaje pe ccaona; non % cheAa la^nuci^iiie, cne m' ^ ivftata |itnta a lo core: Che facrk eheflo , o Forrmia ? dov'k la boliexza? Paacino, che m' aginnje? l'argaiio,^cke me teraic?Ja frezza , cha ne flnafaraje? la fapeva, pai2e de tro- vacefe a la fltarina de .Oiiafa 1^ tm ^ quanno* cheile nmafae fenMnene ^natio lo tribmo a lo maid , d'antro, 4:be ^s^dme d' Arabia : ma percbk lo Gielo pe pareit fiovene^ s^ avcva fat- ta la tenta aegra a la vami janca , e la Terra . de fla Swnore ara muto deAante, fii afhitto il portare&lla a na cafa poco lonrano da li confi^ ne de Paoacaocolo pe chelte imt% ;dove accori- oatofe w iamae fcpia dm cafet, ft «orcaie '- CO S^ TBATTEliEMIKHfO X. m b Zka«.«Hi dn pb dicae b aalm none , 4^ poiBm Pvw, c i^mo, chc fi bi fii 4e Ibnfa de hnrkiB^. La Zitai vcnoca dft 'te raionra, tobna, tifava qaancbi CperaYa , c CD pomk mote ccncavai lo dt la cad afkma; ma io CaoiiBrao bc«va ienta dt mnfast , e tnuRo fe flcmaic ^ ^ lo lieOD, ne ssB-MccsreGtaiHiizia^che oniiaa- caSDlc lo tittQooe ^ ichnfiiie 'ooofipa no -piteia- tmo 9 c ncfide Is cofa a teo « e a hra g B s na . O qoanci voielo Zko jafkannaie fi ■mort^tfe loSolepclie pcncemava tanto pe tteneic-foisckn UooDfD tfcmpo a ila fbnKie(sa ; qoanfio pnfi- va , Jdbt fe w tt ipe fc e lo codUo la oflUe , « ^ aafeimirrfia k^eUo, ^ kvarefe da canto coh oeiiBia«de lo jaoiao diUlo male faorno ; aia fioo tanto fmOo fireite i' Aiba a caccube k £aUioe, ed a Icecnc & GaUe^ ch'ite 4Mtai» da lo licoo y « appiatafcfe appeiu Ic 'htack , •jette de canera a la 9 I'aivro CamcMero^ Cojite , tt £mW vcAutecda. YitcGhifi . Uafakum. 1 j6gm:a^.che.&e60Vu > LA 3^^ I^ A S T U F A E G R O C A Ciallahe^ e CColaJacc^ve* tSrh C^In^e lo ben trovato, o Cola Tacov«« e. \^ SiDghe lo ben ve^mo , o GiaUaife • Dimixie da dove viene? Gia. Da la Att&* C. Co tso caudo a la ihifit ? G. Qiyanto cchii» ccaoda face « Tanto meglio . Co/. E non crie|K f G. Creparria , Frare mio , fi Qon ce ie&c r C. E che guho 'nee truov^ ? G. Gufto de temperare ^ Le ddoglie de do mumio^,^ Dove abbefogna d' abboctafr' a fstzi i CV pgne cofa eramaje vace a' la ftbra • C#/. lo creo> ca mme ooSie : Pieifze che (ia cocozza, ,£ ch' ip non pefca a fianno ; C ha dta fare la lfai& co la maniiof C. Quanno cride pefcare manco pifcber Pienze tu , ch' lo tt parlo De diella floik , dove fi fchiafiato Drinto a no Cainmariello faudo faodo, Che re 'hce afTuocke y e nfnniiorence decaodd^ Nb , nb ; parlo, de chella y> Che ppenzanhoce fcbitto Se fmesa ogne ddolore De fta vita angofciofa , Che qnanto veo^ m'abbotta cieOa cofir; Ca/. lo fenro cofe x^ve j Q z Mme 3^4 L A g^ T U F A . Mmc &jc ftrafecolare , Non (i aCeno afi> > qoanto mme part • €ia, Agge donca a fsapere Che na Stpfa % (16 Munno , Dove vace a ccolare e mmale , e bene, Agge gufto , e piacere a hotta fafce , Agge grannezza a ppxetto de cavallo, Ogne cofa' te ftufa , c te sfeftedia : E e fe *nce abballk, S'afpetta *ti fomma co cchih ddefedderi% La Mocte , che n' afpetta Viento lo Marenaro, Lo Screvano -remmore , , Lo lattro folia, -e chiajeto lo Dottore* Ecco vene la notte , Notte de male agurio, Che la grammaglU nnegrecata porta ^ Men* EGROCA. ^ i^i MMtre la liberti ( fcuro ) I'^ 4Timorta. ' Lo ftregne la.inogliera co le braecia, N% s^, ca sb ccatene cb Gakra; . ' Ma darano tre jaotne Li gnuognole, e ccarbze^ Li vierre ^ e ccafsciie ; Ma noil jogne a lo qiiarto ^ Ch^ fsubeta fe Att& : JaftemiDa quanno maj* nne fis pfMioIa f 'Mmardice mille vote Chi ne fu ccaufa . Sr ta fcnm ]^Ia ^. La piglta pe ttravicao, Le fa lb gnigfio , e mmira co la gronna: Fa L' Aquela a doje tefie fi (e corca ^ Se torce & lo vafa^ £ non g' % mmaje cdiii^ bene ^ cchella caft • Col. Sfortunato Ortolano ^ chi fe %zora , Schitto na notte femmeoa contiente y Po isete mille juome de toomeDtft « Gia. Na patre mo fe vede Nafcere no NenniUib , O che gttdo , o che fpafso., Subeto lo fa flregneie Co ccotriello de icra^ e de vamiaace Coittin'ajk) Pifatoro, Lo ncericcia, ^ I'appenne Tante eofe a le fpaiie , Diente de iiipo , fico , e tnmeze *hine » E ccoralU^ e mmotogne , e pporcdluzze,. Che pare fpkxecato . Chi accatta ZafTacanar r ' Le trova la notricciaf Non vede ped^ aittr' uocchie ; * ^- 1^ paria ctancioTiello , . Comme. za^ teUo Ukam I ^ ^ . ^• - Q J Te i66 L A S T U P A Te vollo tanto bene ; Tu u cole de tata , ^ Zaporielio vie mamiBft : E mmentre ftace attoneta ^ Co flo parmo de c^n'na , Sentenno caeca , e ppappa ^ Raccogiie nzinp quanto a cciiillo fi^ppa • 'Ntanto fe creifce coiranc la mai' erva ^ E Te face fpicato comm^a bniocciria, Te lo manna a la fcola, E 'nee fpmnt le bifole , E Quanno ha ffatto cuota Vederelo Dottore , Ecco I'efce de niano, PigHa la trtfta via , Sc 'mmefca co guagmne , Tratta co mmalantrine , Fra fcogiiette ^ e berrille , o leva , o dace ; Contra& co Barviere, e toScrivaoei Pe fla caufa ftofato O lo caccta ^ o mmardloe » pe mettese a fliedo K' ammaro cellevriello , Lo fckiaflfa carcetato a no cafHello • ^ * Cc/. Prefonla , che te vooie , no figiio trifto^ C ha le bote de Luna , Se crefce o pe le rimmo 9 o pe la fooar » Cia. Che bnoje cchili ? lo mmajgiface « Ch' i ccofa neceflatta de la vks^ , Puro vene 'n feftidio , 'Nnorca, glintte , ngorfifce» e fchiana, e pettenai Scrofbneja , C9nna3?eja , raena le 'mmafche , Miette fotta a lo niTo^ inchte U raoffole De cofe diice, ed agre> e^mraagre, c oaflt Da puro lo pottamfi a l«W8Qi&# EGROCA. %6f VI pe mmazzecatorie , e bazaiey Ca air atemo deir memo TrovaDoote lo Rommaco 'ndegefio^ Fafe nzorfare Ui ttconola, Lri gmtte d^ova fracete, Te vene 'nqapetaizia > E de fciiorte te Huh , Che te iete la cariie^ T' ammoina lo p^fce - Le ccofe dace (b noaicvenzo , e fKFe , Lo vino t' i nDemmico , £ te mantene appena lo ferzico * 6ol. Cofsl non fofle vero , . Comme la mala regola , Cchiu che d* ogne aucro a b^fenterio matni% £d ogne mmale vene pe la camu • Gia. Si juoche a ccarte^addale^ trucche^ sbriglic^ A ccetrangholle , a fcfaiaccbe , a le ffiirinole Se nee fpenne lo ttonpo , Se nee arrifeca iV axmsL , Se nee meue lo linore & ccompromift)'^ Nee lafle lo deaaro ,. Kce pierde 1* amecizia , I^on duorme fnoniio 'ncMno/ Non ma^ne msorjo 'ndero> Semite co lo penzii6fO A itommaxditto vizh^ Dove duje fo d' accordio Pe te mcttere 'n miezo £ fparteno a tnmetate lo guadagno f Ptird quanno t' adduone Ca til iKe ft 'ngarzato y e fi ceomvo> . Sm&to de !e pperdttc y * Qiumio^ vide lo juOco ^ Vide jufio ia gliipQob > e W ffooco n 3^1 L A S T U F A Co/. Viato chi lo fuje, * ArrafTo (ia da me, pKuda la gtmniay Pierde U juorae y fi Qoii pterck afgtahma ; ^/i?. E li trattenemiente , Che fo de manco riftco , t ccliiti giiflo ; Puro te danno fofta , / ; Le Ffarze , le Commedie , e SagtiemmaQdi^ La femmena, clie flanta pe^Ia corda, Chell'autra co la varra, E chell' antra eke fcefe co li piede » Li mattaccine co le bagattelle , La crapa cbe l>a 'ncoppa a H roeclrielie , 'Nzomma (lofano tittte It folazze , E bofliine , e b,%tiA , e fciaocche , e ppaz2e« C^/. Perzb folea cantare Compsl Jmuio ^ Non \ gufto durabile a fta maimo • Gi'a. La mufeca lu cofftt cbe te vacr Pe ii ftlPofla p^zelk Co ttanta variety de gufbe , o iniiode^ Trille , fughe , volaie, e gai^rifemc , £ ieuze , e rretopiinte> e paflacagite y Co boce malanconeca, ed allegra,^ O grave , o a (TaiitatieHo , Ped*ajero , o co la parte 5 De vafcio , o de fiuizettd , o de teium , Co flordemiento da tafto , o da &iatoi?^ ^ E CO ccorde o de nieryo, a de metallo. Pure ogne co(a flnfii , E fi no ftaje d'omore, £ t' abbottana nieate li' permune, Scaflarrifle teorbte , c ccaBfcinne . QoL Quanno 00 fta io cellrneilo a ffieilo , • Cc'lnta , e berna , che buoje , '^ ' C^nta puro la Stella , e lo Giaminaegb , £ peo aa Siafania , ^ lo fcialKiccd • tGROCA; 85> GIm. 'De lo ballare non te dico niente .*. Vide faute rotunne, e ttravocchette,, E ccrapiole, e ddaine, E fcorze , e ccontenenze , Pe na poco te piace , e te d^ gufto > Ma po cnra i d^ Agufto ; Quatto mutanze (lufano , Ne bide 1' ora , che fe caccia 'n camm Lo ballo de la ntorcia , o lo ventagfio > Pe appalorciare ; fcomputa la fefta , Stracqoade ptde, e fnfeto de fe(la« QoL Senz' autro ^ ttiempo perzo , ^ Ed a ffare catubba^ Se ftnide aflaje , nt ^ guadagna zubba. Cia. Scommerziune , e pratteche , E fpafse y e commenelle Co 1' ammko y Lo Devere , e sguazzare Pe driiYto fse Traverney £ lo sbordellejare pe fse Q:eu2e/ . E'inmettere ta chiazza fotto fopra Go sferrecchie , e ccoplerchie de Utrine ? Mon Aare abbiento maje, > Lo cellevriello ad argata , E lo pore a ccentimmolo ; ^ Pafsato chillo fciore QHamio lo Jfango voile , Te ftufii cchiil d* ogn* autro- , E bafcianno la capo , Ed apf>efa a lo fummo la fctofcella^ Te retire, e te^je to fatto tujo, Stufato de cbiH* ajine , Che (knno ombre de gafla, e bere aftanne* Co/. E quAnto piace alPommOy Comme fuoco d« ^aglifi, ' ** Che pafsaj e Iporcluaj e fparafonna , e fijuaglia. \ Qia. sro L A S T ir F A Ota. NoQ c i fenfe a la capo> ^ \ Che n' ag^ U capqcce , * ' ' Ma fabeto le ftaSi ;' L*iiocchie de remiiare Cofe {>emate , e belle 9^ Sfnorgie, belllzze, quatre, Spettacole , Giardine , ftatiie^ t tfnivedie» Lo riaib d' addorare Garuofane , viole , to(e , e Gt^ie 9 Ambra^ mofco, abetto, Vraodo c«mciato , e arrade } La maso de toccart Cofe molle, e ccenere, La vocca de gtiftare Voccune cannariite, e mt^uorze glinttSa L' arecchtft de feotire Nove frefche , e gazxette • Nzomma, fi (ajelo ciiato co le ddeta, Quanto faje , ^nto vide , e <^uaato fiente, Ttttto'vene 'niaviiQmo , e fpaise , e ffieate* CoL Tpppo (larria • e ncraftato co la terra y ommo, ch'^ fatto fchitto pe lo cido : S* avefse a cchtfto munno 1 Siazione compnita 9 Perb te fchiafTa 'n vocca L'afTanne a fporta^ e ii |Hactre a fpracca/ C/4. $ulo na coCi i cchella 9 Che non te fluia maje, Ma fentpre te recreja 9 Sempre te face (lare Contento, e cconzolato, £ chefto ^ lo fsapere 9 e la docato ; Perzb chillo Poeta Grieco , deceva a Gtove , Co ' EGROCA. 371 Go ccaude prieghe da lo core fclute, Damme, Segnqre 1910, purchic , e bertme. O/. Aje no cantaro , e mmiezo de raggione , ~ Ca non te faAsr maje V uno , ni V autro : Chi ave agreda , e fsale , Pc I'oro i granne, e pe bertb 'mmortale. Fu ttanto gcstosa P Egreca , cte a gran pe» nm ^ncsnfau da lo piacere , s* addonatte* TO ca U Sole stracquo de fate tutto lo juorno Canario pe li campe de lo Cielo , avenne caC' ciato a lo hallo de la ^ntorcia le stelle , s^era reterato mmi^tarese la cammisa : peri^ com* me veddero vriUBCo /* ajero , dato II* ordene so* let^ de tornare , /e retiratter» ogne nno jt le cease lloro^ FINE DEL TOMO I. r * V 4 '. '* ^^ r f< 1: 'jC'/t V*' ""'.=•* .» . 'k t* * . V >" ^ -'Vrv. y \ — ' >-1- .1 * *• ..- "V •!